Anime & Manga > BeyBlade
Segui la storia  |       
Autore: Iria    16/04/2012    2 recensioni
"L'odio deve rendere produttivi. Altrimenti è più intelligente amare." -Pro domo et mundo, Karl Kraus.
Dieci one-shot, per mostrare un amore maturato nel tempo.
L'altra faccia della medaglia di "Ten little things that make me love (hate) you ♥".
[Kei x Yurij]
#1- Pride; #2- Coldness; #3- Silence; #4- Winter; #5- Darkness; #6- Christmas; #7- Sunrise; #8- Gloom; #9- Scars; #10- Promises.
Aspetto le vostre opinioni, spero che questo lavoro possa piacervi! ^^
Un bacio!
Iria.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Hiwatari, Yuri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ten little things that make me hate (love) you

#8- Gloom [1330 parole]

Per Yurij lo stress alle volte poteva dimostrarsi una bestia pressoché invincibile.
Gli uncinava il cuore e, premendogli con forza le tempie, lo soffocava con lentezza: le sue dita lunghe ed artigliate gli avvolgevano il collo; il gelido alito gli mozzava il respiro rubando ogni singola boccata d’aria ed i denti affilati come rasoi bucavano la candida cute del giovane, succhiandone via ogni energia.
Yurij allora cercava un posto, uno qualsiasi, dove, sedendosi, avrebbe potuto nascondere il viso tra le mani per provare a calmare l’opprimente disagio che gli azzannava l’anima.
Completamente solo in quella trappola mortale, si ritrovava a cadere a corpo libero in un gelido abisso di timori, dove non c’erano né le calde mani di Kei ad intrecciarsi con le sue, né il tepore del corpo del giapponese a rassicurarlo d’esser vivo. Quindi, il male acquistava una forma ben più perversa ed insidiosa che si depositava sulle membra del giovane uomo al pari dell’umido terriccio su di una bara.
Il profilo di Kei si faceva evanescente, e al suo posto si imponeva una piccola scatola di antidepressivi che il russo rigirava tra le mani senza aver davvero la speranza che quelle pillole potessero aiutarlo.
Era sempre stato restio a chiedere un parere medico, soprattutto se ciò avesse riguardato la sua condizione psicologica, però in quegli ultimi tempi aveva finalmente compreso che da quel punto di vista necessitava di un aiuto.
Yurij non era debole, per nulla, ma il nemico più mostruoso che avesse prendeva le semplici sembianze del suo stesso subconscio.
Lo scuoteva, lo rivoltava e lo riduceva a brandelli.
Quando calava le difese, troppo spossato dal lavoro o in seguito ad una violenta lite col compagno, ecco che nell’angolo più recondito e segretamente marcito del suo cuore lo stress iniziava a germogliare coi propri velenosi  frutti.
Rabbia, rancore, frustrazione ed infine depressione.
Lo inasprivano, succhiando via ogni traccia della gioia di vivere che aveva scoperto solo in quella manciata di anni e Yurij si vedeva strappar via anche il piacere di poter ascoltare il respiro di Kei.
Già, le sue sensazioni si ovattavano, restituendogli solo quanto di più doloroso potesse erroneamente captare: la solitudine dei propri tormenti.
Hiwatari, in quei momenti, assumeva le sembianze d’uno spettro e, divenendo assolutamente impalpabile, non poteva; no, anzi, proprio non riusciva ad afferrare la mano di Yurij caduto nelle fauci di un marcescente abisso.
Ed il russo, allora, gridava il suo nome fino a sentire i polmoni bruciare, fino ad avvertire il proprio cuore esplodere…

Kei lanciava silenziose occhiate al compagno che, accomodatosi, scartava le due pilloline di cui, a detta del medico, aveva bisogno.
Nel mutismo dei loro dialoghi, il giapponese da tempo stava soffocando con Ivanov fra le deterioranti catene di quella meschina trappola psichica.
Hiwatari c’era.
Si proclamava presente col suo silenzio e legato con un grumo di carne e sangue –dicesi cuore- al caparbio russo che lo ripeteva, lo faceva sempre…
«Sto bene.»
Ma non ci credeva più neanche lui.
L’unica debolezza di Yurij si era sempre concentrata nell’equilibrio psicologico del ragazzo e Vorcov, a suo tempo, aveva notato tale particolare, per poi tentare di cancellarlo con assurde diavolerie.
Bhé, bisognava dire che per un po’, in effetti, il monaco fosse riuscito nel nobile intento.
Però, il giovane Ivanov aveva ormai liberato da anni la propria mente da simili vincoli ed era tornato a riacquistare e a tenersi stretto quei difetti che lo rendevano umano.
Eppure, non poteva e non doveva continuare a precipitare nell’infinita e meschina trappola tesagli dal suo stesso nero ego…
Kei gli prese una mano e, restando zitto, raccolse tra le dita le due pasticche; poi si inginocchiò di fronte al ragazzo che, seduto a volto chino, non aveva mosso un solo muscolo.
Il giapponese lo percepiva dai suoi respiri, lo intravedeva negli occhi azzurri che azzardavano un’inutile fuga, lo comprendeva grazie alle sue gelide mani: Yurij, con la sua ben nota testardaggine, cercava semplicemente di tenere Kei lontano da quel suo universo di cristallo, rigettando l’idea che anche il giapponese vi rimanesse legato… e, no, si rifiutava di accettare che Hiwatari, con le sue fredde attenzioni fatte di indifferente amore, si fosse già immerso fino al collo ed arrancasse per portare in superficie lui legato al fondo.
Kei conosceva la causa del malessere di Yurij –almeno di questo ne aveva intuito il principio-: il Giappone non era la terra ideale dove vivere, non se fin da bambini non si veniva abituati ai suoi folli ritmi.
L’educazione di Ivanov, di tipo militare, sarebbe potuta calzare a pennello con lo stile di vita del paese del Sol Levante, se solo il giovane avesse continuato ad inibire le proprie sensazioni o a subire gli strambi trattamenti che lo facevano tanto rassomigliare ad una macchina…
Ma Yurij era umano, straniero, ambizioso e certamente non poteva godere di una salute invidiabile per i suoi oscuri trascorsi.
E se un avvocato giapponese impiegava dieci ore per concludere con successo la stesura di un’arringa straordinaria, il russo avrebbe dovuto impiegarne venti per farla apparire quanto meno accettabile alle orecchie dei giudici; ed era già notevole che avesse conquistato una carica tanto importante in un Paese dove i forestieri erano tenuti discretamente alla larga –come anche addirittura certi stessi compatrioti..!
“Yurij, basta che tu lo dica e torneremo in Russia anche solo per una vacanza.”
Quel sussurro fece sorridere Ivanov che finalmente sollevò gli occhi per fissare le iridi scure di Kei ben piantate –con fare neutrale- sulle sue.
“Sei preoccupato?”
D’istinto, prima che Hiwatari potesse fuggire, Yurij gli prese la mano dove l’altro stringeva le medicine e le lasciò cadere a terra.
Alle orecchie del giapponese, il suono sordo delle pillole che rotolarono sul pavimento bianco sembrò assai simile ad un lontano grido di rabbia.
Già, parve quasi che quelle pasticche si stessero ribellando: desideravano e pretendevano di poter piantare nel russo non solo il seme dei lori benefici, ma anche il virus di un’ulteriore e collaterale corrosione.
In cuor suo Kei gioì.
Quello schifo che Ivanov tanto tentennava nell’ingurgitare se ne andava al diavolo.
“Sì.”
Schietto, non aveva distolto per un singolo attimo lo sguardo dagli occhi appena velati del compagno.
Nel loro profondo vedeva vivificare un’inquietudine che, lo ammise, lo turbava ed alla medesima maniera accresceva una sorta di astio nei confronti dello stesso Yurij.
Oh! Perché il suo compagno s’era rassegnato, lasciando che le chimere fameliche della propria fragilità lo tormentassero?
Hiwatari lo chiedeva con ardore, precipitando nell’azzurro cielo del russo…
“Mi dispiace.”
Il bisbiglio di Ivanov fu ancora più rumoroso del lento scivolare delle pillole; gli si insinuò nel petto, scavandovi piano ogni singola sillaba solo per poterne dimostrare la disperata sincerità.
Yurij cercava il suo cuore.
Nient’altro.
Yurij desiderava il suo calore.
Nulla di più.
“Nei miei incubi ti ho visto sparire.” Aggiunse, poi, d’un tratto, in aggiunta alle sue non dovute scuse.
Kei fu decisamente colto di sorpresa a quell’inaspettata rivelazione e si chiese cosa avesse mai potuto spingere Yurij sulla soglia di simili timori. D’altra parte, il giapponese non aveva mai neanche sfiorato la possibilità d’abbondare il russo e, forse, in quel caso sarebbe stato Hiwatari stesso ad impazzire per primo..!
Allora, Kei sospirò e, poggiando la fronte contro quella del compagno, gli concesse di intrecciare più saldamente le loro dita; gli permise di ricercare la sua presenza nella maniera più concreta che potesse.
“Sono qui, anche io ci sono.”
Parlò a voce bassa, timoroso che persino i muri, ascoltandolo, avrebbero potuto ridere a tale sfoggio di altruismo.
Però, questo bastò affinché un sorriso si dipingesse sulle labbra di Yurij, lasciandolo confrontarsi liberamente con gli occhi di Kei.

Non percepiva più i pestilenti respiri dell’ansia sottrargli l’ossigeno: quell’oscena creatura senza volto e dalle fauci nere e marce si era dileguata in un soffocato gemito di dolore…
Ora restava solo Kei che, nutrendolo con la sua presenza, gli si imprimeva sotto pelle, nell’anima, sul cuore ed ovunque quel calore, o meglio quella consapevolezza d’avere una speranza, volesse lambirlo con le proprie incandescenti ed inoffensive fiamme.

*I was alone, staring over the ledge, trying my best not to forget all manners of joy, all manners of glee and our heroic pledge.*

*Owari*

*Ero solo, sporgendomi oltre il davanzale, facendo del mio meglio per non dimenticare la gioia, l’allegria e la nostra eroica promessa*

Come nella raccolta precedente, le ultime tre shot presenteranno una strofa di un testo dei Placebo e questa è la meravigliosa Meds
Ooooh! Ed anche questa arriva dopo secoli… mi perdonate? =D
Se penso che ho pronta solo la prossima shot e la decima è ancora da ideare… argh! Non voglio pensare a quando aggiornerò! XD
E dire che nove su dieci capitoli li avevo pronti e comunque sono una lumaca.
Sigh! T^T
Bhé, spero comunque che anche questa storia possa esservi piaciuta, personalmente ho cercato di impegnarmi il più possibile per rendere verosimile la situazione, da tutti i punti di vista, come ho tentato di fare in ogni shot.
Well, vi saluto, allora, augurandomi di ricevere un vostro parere! =)
Un bacio!
Iria.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > BeyBlade / Vai alla pagina dell'autore: Iria