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Autore: ryuzaki eru    17/04/2012    11 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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Ho un ritardo di tre giorni… È accettabile? No… Quindi non mi dilungo…
Buona lettura e grazie…



Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



27. Il colpo di grazia


Emma aprì gli occhi...
Una sottile lama di luce si intrufolava tra le pieghe delle pesanti tende che non si erano perfettamente sovrapposte al centro dell’ampia finestra e lasciavano filtrare quel raggio di sole mattutino, che illuminava la moquette della stanza e mostrava il pulviscolo sospeso dell’aria…
Sole mattutino?
Emma si girò intorpidita nel letto verso quella luminosità che riusciva a definire i particolari di una camera che altrimenti sarebbe stata nella completa oscurità.
Allungò la mano sul comodino e controllò l’ora sul cellulare che era rimasto acceso. Era quasi l’una… Niente sole mattutino…
Fortunatamente era domenica.
La sveglia doveva aver squillato ugualmente perché nella nottata inquieta precedente aveva dimenticato di disattivarla, ma fortunatamente Emma non l’aveva sentita o, se l’aveva fatto, doveva averla spenta per riflesso condizionato, senza nemmeno ricordarsene.
Spense il cellulare, esattamente come invece in genere lo accendeva nei giorni lavorativi. Il week-end funzionava al contrario.
E non appena fu in piedi e realizzò di nuovo cosa fosse successo nei giorni e la notte precedenti, sospirò pesantemente.
Il sonno a volte è un rifugio. Impedisce di fossilizzarsi sulla vita “vera”, lascia un break ai pensieri, consente l’illusione che quella “realtà” possa attendere. Poi però, quando si riaprono gli occhi, tutta quella “realtà” si ripresenta improvvisamente e violentemente davanti, con tutta la sua crudezza, dissolvendo l’abbaglio momentaneo del primo risveglio che possa non essere mai esistita…
Ma Emma voleva veramente che tutto ciò che le era accaduto non fosse mai esistito?
Certo che no…
Adesso era così tanto coinvolta da quel mondo, era così profondamente incatenata ad esso che non avrebbe mai voluto lasciarlo… mai e poi mai… Si può essere sconvolti da un cambiamento improvviso, si può essere soli in un luogo o in paese sconosciuti, si può desiderare il ritorno alla vita che si conduceva prima di quel cambiamento… ma il più delle volte l’essere umano si abitua, si assuefa anche alle situazioni più spiacevoli, a quelle più difficili… e le affronta. Donne e uomini comuni hanno affrontato nel corso della storia del mondo situazioni che altri, dall’alto della loro condizione privilegiata, non crederebbero mai di riuscire a tollerare. Ma anche questi ultimi non sanno che poi, anche loro, messi di fronte alla difficoltà, agiranno di conseguenza, si caleranno in quella nuova complessa situazione capitatagli e la vivranno. La vivranno perché è l’unica cosa che possono fare. Chi non riesce a “viverla” va incontro ad altro…
Ma non era quest’ultimo il caso di Emma.
Soprattutto perché lei non si stava limitando a “vivere” tutto quello che le era capitato, non si stava limitando a tollerarlo. Emma, nonostante le avversità, i dubbi e le paure, iniziava ad amare profondamente quel mondo ibrido e non si rendeva conto che, arrivata a quel punto, non avrebbe più potuto farne a meno…
Aprì la tenda e fu invasa dalla luce del sole tiepido e vivo di quella domenica. Socchiuse gli occhi, infastidita.
Gli aveva detto che Ukita sarebbe morto. Che secondo quanto sapeva lei, lui sarebbe morto…
Questa sua scelta cos’avrebbe comportato? Elle avrebbe fatto qualcosa per impedirlo? E se lui non fosse morto? Se Ukita non fosse morto, Elle non avrebbe avuto la prova tangibile che il secondo Kira poteva veramente uccidere conoscendo solo il volto della vittima… ed Emma avrebbe saputo che c’era la speranza di salvare anche Elle…
Aveva fatto a bene ad uscirsene così?
Sì.
Nonostante i timori, Emma sapeva che non avrebbe potuto fare altrimenti, che qualunque altra scelta non avrebbe saputo tollerarla, che quei gesti istintivi erano sempre stati dettati dal suo inconscio più profondo nei momenti in cui non riusciva più a sopportare determinate situazioni. Che se anche fossero risultati “sbagliati” per il mondo intero, erano stati “giusti” per lei. Per Emma come persona. Conosceva i propri limiti. Non poteva pretendere da se stessa ciò che non era. Non poteva essere qualcosa che non riusciva ad essere.
Questa, non considerata dal punto di vista delle conseguenze, era forse una delle qualità più grandi di Emma. Quella di accettarsi per quello che era. E questa era una delle cose per le quali Elle le aveva detto, una volta, che non era così insicura come si professava…
E adesso lei si chiedeva cos’altro avrebbe dovuto dirgli…
Avrebbe dovuto attendere l’esito della “vicenda Ukita” prima di decidere?
Come posso pensare a questo in modo così cinico? Mi faccio ribrezzo da sola… l’esito della “vicenda Ukita”… È orribile solo nominare in questo modo il rischio che corre!!! … Oddio… Elle avrà già visto il video con la mia confessione di ieri notte?
Cos’altro doveva dire Emma ad Elle, quali altri eventi futuri poteva raccontargli?
E percorrendo per l’ennesima volta nella sua testa tutta la trama di Death Note, la sua mente divagò verso qualcosa che non era esattamente un evento. I suoi pensieri si spostarono su qualcosa che non avrebbe dovuto essere in discussione, almeno per il momento…
Shinigami…
Elle non li aveva mai nominati. Nonostante i disegni di Emma li ritraessero e li definissero come dei della morte dei rispettivi Kira, lui sembrava non esserne minimamente interessato… Ed Elle aveva visto quei disegni perché con essi Emma aveva voluto creare un precedente. Ma quel nome lui non lo aveva mai nemmeno sfiorato…
No… Non posso parlargliene… Tanto più che non li ha nemmeno mai nominati neanche lui! Assolutamente no! Come non posso dirgli il perché io sappia quello che so… È un campo irrazionale che lui non può valutare seriamente, ancora… Non sarebbe caduto dalla sedia altrimenti, solo sentendo nominare gli dei della morte nel secondo nastro di Misa… e ancora deve arrivare il primo, di nastro, sempre se a questo punto arriverà…
Questi sono pensieri sterili, non devo rimettere in ballo le cose che avevo già stabilito! Avevo deciso che gli avrei parlato di tutto l’aspetto “sovrannaturale” solo a partire da “quel” momento! Perché solo allora lui potrà veramente sapere tutto! Ma ci arriverò mai a “quel” momento…?

Quelli sugli Shinigami erano pensieri sterili in quel momento, almeno dal punto di vista di Emma. Ma la mente a volte è portata a farne, è una cosa che avviene spesso in un naturale e libero flusso di coscienza.
Riaccese il cellulare.
Stranamente lo riaccese…
Telefonò a Misao e si organizzò per un pomeriggio di passeggiata e chiacchiere con i suoi amici…

“Quel” momento. E quale momento sarebbe? È sempre il “punto X”, il punto cardine che secondo Emma potrebbe essere decisivo per le indagini e per Elle, di cui vi parlai tempo fa e del quale non ho intenzione di parlare ancora, almeno per ora.
Io non so dirvi se Emma stia facendo la cosa corretta, scegliendo di tenere ancora per sé la faccenda degli Shinigami. Mi potreste dire che io conosco il “punto X” e che quindi sono avvantaggiato rispetto a voi nel giudicare le sue scelte. È vero. Posso solo ricordarvi che Emma è stata in grado di pianificare un progetto intricato e di interessare Elle. Posso aggiungere che ormai le cose si sono messe in un modo tale da far pensare che effettivamente tutto potrebbe cambiare rispetto alla trama che Emma conosce bene… Però, come ho già fatto molte altre volte, io aggiungerei che Elle è sempre Elle…
Quindi?
Quindi dovrò scomodarmi a mostrarvi una cosina che è successa un paio di mesi fa, quando ancora non avevo l’abitudine frequente di raccontarvi i miei scorrazzamenti in giro. Ve la dico per non lasciarvi troppo nella nebbia ad annaspare e perché, a modo mio, inizio ad abituarmi a voi.
Prendetela per quello che è e per la sua esiguità. Se non ne trarrete nulla, pazienza, limitatevi a tenerla a mente e non lamentatevi.


Emma era uscita da poco, accompagnata da Watari e diretta alla Todai, nella sua prima giornata da trascorrere sotto l’occhio e l’attenzione costante del grande detective del secolo.
Elle, rannicchiato sulla poltrona, accese il pc della sua “sorvegliata speciale” poggiato sul tavolino, affianco al proprio instancabile portatile bianco e ad una confezione di fine cioccolateria.
Sorseggiò un po’ di caffè tenendo la tazza in punta di dita.
Poi iniziò a smanettare sul computer di Emma, provvedendo contemporaneamente a fare un back-up completo dei dati che conteneva.
Mentre spulciava le cartelle una ad una, scartando a prima vista quelle inutili, diede un rapido sguardo al monitor del proprio I Bite. Il GPS del cellulare di Emma mostrava che lei e Watari erano quasi arrivati all’università. Così Elle alzò il volume degli altoparlanti. Da quel momento in poi non ci sarebbe più stato il sig. Wammy ad ascoltare le parole di quella giovane archeologa ed Elle ora doveva e poteva provare le sue intuizioni su di lei e voleva iniziare a conoscere “chi” Emma fosse veramente… così come lei mostrava spudoratamente di “conoscere” lui…
Perché Elle non avrebbe mai potuto essere da meno.
E subito dopo, col sottofondo dei piccoli rumori che provenivano dalla Rolls Royce in cui lei ancora si trovava, Elle individuò sul pc di Emma una cartella che lo interessò, lo incuriosì, solo dal titolo…
Death Note.
Protese il collo in avanti e si portò il pollice sul labbro superiore…
Probabilmente una cartella così denominata attirerebbe l’attenzione di chiunque, soprattutto se non si ha la possibilità di collegarla a nulla di conosciuto… il solo leggere “quaderno della morte” può essere inquietante…
Quella cartella era inserita però in un contesto tutt’altro che serio. Era insieme a tante foto, disegni, amenità, interessi e divertimenti della parte “giocosa” della vita di una ragazza di ventiquattro anni. C'era anche He...
Elle allungò la mano e prese un cioccolatino, lo avvicinò alle labbra e aprì la cartella.
…Dagli altoparlanti si sentì il rumore della portiera della Rolls Royce che si chiudeva. Emma era arrivata alla Todai…
E davanti agli occhi di Elle si definirono le piccole anteprime di cinque disegni… cinque disegni in stile manga...
Elle si avvicinò ancora di più allo schermo, tenendo il bonbon di cioccolata fermo davanti alle labbra…
…Emma salutò Misao che iniziò a parlare…
Lo sguardo di Elle cadde immediatamente sul disegno di se stesso… Perché era proprio lui quello rappresentato su quell’immagine…
Controllò immediatamente la cronologia di creazione del file…
E poi ci cliccò sopra.
Con lo sguardo concentrato fissò il proprio ritratto…
E subito da questo fece scorrere la successiva immagine della galleria ormai aperta.
Light Yagami = Kira.
Interessato allungò il collo e poi anche qui controllò rapido la cronologia.
Io sono Elle, così come Light è Kira... Come immaginavo, Emma… tu “conosci” anche lui come “conosci” me… E ti sei costruita delle prove tangibili e inoppugnabili da mostrarmi… Interessante…
…Emma e Misao continuavano a parlare in sottofondo. Ma non dicevano nulla che il grande detective non si fosse aspettato. Emma se la stava cavando omettendo e mentendo appena un po’…
Lo sguardo di Elle era sempre più intenso e attento al monitor.
Leccò il cioccolatino.
Continuò a scorrere la galleria.
Misa Amane = secondo Kira
Sollevò le sopracciglia e corrugò la fronte…
Buttò perplesso il cioccolatino in bocca…
Passò all’immagine successiva, masticando e fissando il monitor…
Ryuk = Shinigami di Light
Nello stesso istante Elle sgranò gli occhi, sporse il collo in modo sbilanciato in avanti e deglutì. Ma che...? Immediatamente iniziò a tossire convulsamente, la cioccolata gli era andata di traverso. Gli scossoni della tosse improvvisa destabilizzarono la sua posizione precaria e per non cadere fu costretto a mettere le mani avanti e poggiarle sul tavolo e a portare un piede a terra.
Continuò a tossire col capo chino.
Poi risollevò lo sguardo ancora sconvolto e si ritrovò a fissare di nuovo la lugubre e minacciosa figura di Ryuk spiattellata sul monitor…
Cosa vuoi dirmi, Emma? Dovrei prendere in considerazione anche questo?
Si ricompose e si riappollaiò sulla sedia. Ora poteva di nuovo ragionare…
“L, lo sai che gli Shinigami mangiano solo mele?”. Di nuovo. Due volte sono fin troppe. Light Yagami, Kira e gli dei della morte. Kira uccide a distanza conoscendo nome e volto. Non c’è nulla di universalmente e razionalmente conosciuto in questo operato. Il potere di uccidere. Un potere. Il potere di conoscere. Non il potere, la conoscenza. Emma “conosce” senza aver avuto alcun mezzo logico di “conoscere”. Sono due casi diversi. Tuttavia… Dovrei accettare che in entrambi ci sia qualcosa di sovrannaturale fino a questo punto?
… La voce di Misao si impose nel silenzio della suite di Elle «Sono contenta per te… Perché tu lo adori…»…

Elle ha continuato a ragionare naturalmente. Ma credo di potermi fermare qui. Escursione nel passato terminata.
E ora ritorniamo da Emma, alla domenica di Aprile in cui l’avevo lasciata.
Cos’è, vi danno fastidio questi continui spostamenti? Non è un mio problema. Ma sappiate che se non ci fossi io a definirvi queste cose, voi capireste molto meno di quello già state intuendo. Anzi, per la verità, se non ci fossi stato io, tutta questa vicenda non sarebbe mai esistita.


Alle sei meno un quarto Emma rientrò nella sua stanza. Ricordava che il video di Misa alla Sakura tv prevedeva per le sei l’esecuzione dei presentatori tv… e già da tempo tentava di ritornare per quell’ora o comunque di tenere accesa in quell’orario la piccola tv che avevano nel laboratorio da tempo. E ora che sapeva anche che Misa aveva spedito i nastri, la sua dedizione in quel senso era aumentata a dismisura. Sapeva che non avrebbe potuto fare nulla, tuttavia…
Non voleva perdere quel momento, voleva vedere quella scena terribile, voleva assistere alle eventuali differenze… Sempre che Elle non fosse intervenuto in qualche modo, cancellando completamente quell’evento dalla trama…
Accese.
Ma per quella domenica pomeriggio non morì nessun conduttore televisivo e ad Emma non restò che continuare a pensare e a chiedersi se Elle avesse visto il video con la sua confessione su Ukita...
Di notte, dopo aver visto anche un film in seconda serata ed aver chiacchierato a lungo con Viola su msn, Emma si alzò, andò a lavarsi e prepararsi per andarsene a dormire.
Si sfilò i pantaloni della tuta e rimase con indosso solo la deforme t-shirt con cui dormiva e che, nonostante le dimensioni, arrivava a coprirle solo in parte le lunghe e snelle gambe sopra il ginocchio, perché Emma era alta.
E mentre sollevava le coperte per intrufolarsi e accoccolarsi, per l’ennesima volta bussarono alla porta, riproducendo una situazione ed uno schema ormai noti e ripetuti in tante occasioni…
Emma sobbalzò.
Perché la situazione e lo schema erano noti e ripetuti, ma di certo mai privi di emozione, aspettativa e… sollievo…
E per l’ennesima volta lei andò ad aprire e, coperta dalla porta che tenne appena socchiusa, sbucò solo col capo per controllare chi fosse, se mai non si fosse trattato di lui… ma naturalmente, sempre per l’ennesima volta, si ritrovò il suo Ryuzaki davanti, con le mani in tasca, fermo davanti a lei, nel corridoio.
E allora aprì la porta completamente e tranquillamente «Hai visto il video di ieri notte…» gli disse subito con aria turbata e intimorita, senza neanche salutarlo. Sapeva che lui era lì per quello…
Elle la guardò da capo a piedi, non si scompose e non rispose.
«Mi hai visto centinaia di volte così. Non è che adesso improvvisamente mi faccio il problema di mostrarmi solo perché mi stai qui davanti.» disse Emma sorridendo e cambiando tono rispetto a prima, esplicitando ancora una volta il suo essere contraddittoria e apparentemente volubile negli atteggiamenti.
Elle entrò e, raggiungendo il salottino, le disse candidamente e con quel modo bambinesco e pensieroso «A ragionarci su, suppongo che in questi casi la realtà potrebbe essere, ad esempio, differente da un video… Sì, immagino proprio che sia così…» si voltò a guardarla in faccia, con gli occhioni innocenti di un bambino che avesse appena scoperto ed incamerato che, se si addentava una saponetta, si sarebbe rimasti delusi, nonostante il buonissimo profumo. Gli occhi di un bambino che impara.
Emma rimase spiazzata. Si divertiva a giocare, da sottile bugiardo, o era sincero?
«“A ragionarci su”…» parlò finalmente Emma, in piedi davanti ad Elle, ripetendo le sue parole «…Generalmente la gente normo-dotata non ragiona molto su queste cose… anzi, nella maggior parte dei casi, tende ad imparare poco, a pensare ancora meno, a ripetere spesso innumerevoli volte gli stessi identici errori o avventatezze, e sicuramente non ragiona affatto… Perlomeno a caldo…» commentò Emma le parole di Elle.
Lui si portò il pollice sul labbro e la guardò pensieroso, con la medesima espressione candida, poi parlò «Uhm. Temo che sia come dici tu. Anche per te è così?»
La spiazzò di nuovo «…Be’… Non sempre…» e abbassò lo sguardo, ma questa volta non lo fece perché voleva mentire, ma semplicemente perché la sua schiettezza poteva vacillare o comunque essere meno diretta «…Diciamo che anche io tendo a ragionare un po’ troppo su queste cose… ma a volte pure io, in effetti, agisco senza ragion…»
Si bloccò. Sentì i capelli di Elle che le sfiorarono la fronte… era rimasto fermo ma aveva proteso appena il busto verso di lei, mantenendo le mani in tasca.
Emma alzò immediatamente lo sguardo e incrociò quello intenso di lui che la fissava da vicino...
Un istante dopo lui posò delicatamente le labbra morbide sulle sue… e chiuse gli occhi…
Fu breve… brevissimo… Emma aveva continuato a scrutarlo, emozionata e spiazzata allo stesso tempo, anche nei brevissimi istanti di quel bacio fugace.
Lui si riallontanò poco dopo, continuando a tenere le mani in tasca e riprendendo a guardarla.
Emma era senza parole e non smetteva di fissarlo… Si portò le dita a sfiorarsi le labbra…
Ma cosa diavolo ha fatto? Un esperimento? Sono una cavia? Sta testando se stesso su queste cose con me?
«… Ok…» cominciò Emma «… era un esperimento?» gli chiese diretta.
«Uhm.» commentò lui «Effettivamente è vero che in questi frangenti tu stessa tendi a ragionare, invece di lasciarti andare come in genere fanno, a detta tua, le persone “normo-dotate” »
Elle aveva ragione, Emma stava ragionando… Ma forse sarebbe più corretto dire che si era fatta prendere dalle paranoie e dalle elucubrazioni sul significato di quel gesto di Ryuzaki, mettendo in ballo ciò che lei sapeva di lui…
«Comunque» riprese Elle con una tranquillità disarmante «quando mi hai aperto la porta, naturalmente ti ho osservata non perché la realtà sia diversa da un’immagine-video.» si voltò e si andò a sistemare sulla poltrona, come suo solito «In quel momento stavo solo ragionando sul tempo che adesso ci vuole per raggiungere la tua stanza. Quando ho lasciato la mia suite non sembrava tu stessi andando a dormire, ma eri ancora presa a chiacchierare con la tua amica.»
Discorso chiuso.
Se quel morso alla saponetta si fosse rivelato deludente o meno, se quella saponetta fosse stata amara o si fosse rivelata invece solo una gigantesca caramella dolcissima, Emma non poté saperlo, ovviamente.
Così lei lo raggiunse e si accomodò, come al solito «…Naturalmente non lasci cader nulla, eccetto ciò di cui non vuoi parlare… E non stento a credere che tu stessi ragionando sui tempi di percorrenza da una stanza all’altra. Come avresti potuto fare altro… Però…Vorresti forse dirmi che se avessi visto che stavo andando a dormire, magari non saresti venuto per non disturbarmi? Faticherei a crederti, onestamente, se così fosse…» chiese Emma provocatoria e mostrando con naturalezza la sua consueta conoscenza di Elle, scacciando in un angolo quello che era appena successo, di nuovo tendendo inconsciamente quel filo sottile di parole non dette che li legava in modo ambiguo e sempre...
«Ovviamente no. Anche perché comunque ti avrei “disturbata”, visto che stavi parlando con Viola.»
«Appunto.» annuì diretta Emma.
«E comunque, per rispondere alla tua domanda iniziale: sì, ho visto la registrazione della tua confessione di ieri notte.» all’improvviso serio… l’ altro Elle…
Emma sospirò e lui continuò «Hai cominciato a farti venire i sensi di colpa?» le disse in modo insensibile.
«… Come? No… è che… insomma, io non ce la facevo a tenermi questa cosa… Però adesso sono terrorizzata…»
Elle non la interruppe ed Emma proseguì «… insomma, la morte di Ukita sarebbe stata per te la prova che il secondo Kira può uccidere solo conoscendo il volto… ma io come posso decidere per la sua vita? Non so più cosa devo fare… Io ho un obiettivo preciso, che tu conosci…» e lo guardò intensamente negli occhi «ma adesso…» tentennò.
«Ma se il presunto “secondo Kira” apparirà, io saprò già che può uccidere solo grazie al volto. Me l’hai detto tu. E riguardo ad Ukita ho già preso le mie precauzioni proprio in base a quello che tu mi hai detto.» semplice e logico.
«Precauzioni… Sì ma… Se le cose cambieranno rispetto a ciò che so io, forse tu…»
«Morirò?» le chiese freddo e rilassato Elle.
«Forse… e se anche le cose continuassero ad avvenire come io so, tu potresti morire ugualmente all’ultimo, nonostante i miei sforzi, come è successo con Naomi Misora… Quindi la morte o meno di Ukita…» e si bloccò, disprezzandosi da sola per quello che aveva iniziato a dire…
Ed Elle proseguì per lei «Quindi la morte o meno di Ukita sarebbe una cartina da tornasole per vedere se si possono cambiare gli eventi oppure no. E se tuttavia essi potessero cambiare, i successivi potrebbero essere differenti da quelli che tu conosci proprio perché qualcosa è mutato a monte. Sono questi i tuoi timori Emma?» le chiese fluidamente ed in modo calmo.
Emma annuì, in parte sollevata ed in parte tentennante…
Ed Elle proseguì «Poi, sulla base di questo, hai iniziato a sentirti in colpa. Hai iniziato a sentire il peso della vita umana che poteva essere stroncata se tu non avessi fatto nulla e hai deciso di dirmelo.» fece una breve pausa «Perché vuoi che lo faccia io. Vuoi che sia io a decidere. Hai scaricato il peso di questa decisione su di me. È giusto?»
Era verissimo… però…
«…Forse volevo condividere una cosa che mi angosciava tremendamente… però sì… credo che tu abbia ragione… in un certo senso hai ragione… ma io non sono in grado di sostenere un peso così grande, non riesco a sostenere la responsabilità della vita delle persone…»
Elle come una lama si intromise nuovamente «Io invece sì. È esattamente questo quello che hai pensato, Emma. Io riesco a sostenere quel peso perché ho scelto questo nella mia vita, perché io sono Elle, sono freddo e cinico, e per me il fine giustifica i mezzi. Perché tu mi conosci. Sbaglio?» le chiese gelido, senza lasciarle il tempo di rispondere «Ma anche tu ci sei riuscita, Emma. E non te ne sei nemmeno accorta. Non sei così diversa da me.» la gelò.
«…Io? Ma…» tentennò, perché inconsciamente sentiva che lui la stava “spogliando” di nuovo su qualcosa che fino a quel momento non aveva avuto il coraggio di ammettere…
«Sì, proprio tu Emma. Tu lo hai già fatto, hai già deciso della vita di molte persone. Tu vuoi salvare la vita di Elle. E hai costruito il tuo piano solo con questo obiettivo. L’hai fatto perché credi che la mia esistenza sia indispensabile a questo mondo e che io dovrei vivere per continuare a salvare vite umane dalla follia di Kira o dei criminali come lui in futuro. Quindi hai agito per l’umanità. Ed hai deciso che c’erano delle vite sacrificabili per questo fine più grande. In realtà avresti potuto architettare il tuo piano semplicemente per sconfiggere Kira, senza pensare alla fine che avrei fatto io, preoccupandoti solo di distruggere lui. Ma non l’hai fatto, perché per te la mia vita è importante. Ed il tuo piano è stato lungo, molto lungo. Ancora adesso non vuoi dirmi tutto e lasci che il tempo passi. E i criminali continuano a morire. Sono quasi cinque mesi che le loro esistenze sono mietute senza sosta. Anche adesso stanno morendo. Solo perché tu non li conosci e non sai nulla di loro, non vuol dire che non stiano morendo. Tu vuoi salvare me e ora ti sei svegliata per Ukita. E tutti gli altri?» la trafisse nel profondo dell’animo… «Anche tu sei cinica e distaccata, Emma, proprio come me, ma non te ne rendi conto.»
Fu il colpo di grazia, assestato con una calma ed un gelo sconvolgenti.
Emma si sentì sprofondare…
Era così tremendamente vero tutto quello che Ryuzaki le aveva tranquillamente detto…
Poi, lentamente, iniziò a pensare… «… È vero… non me ne sono resa conto… ma l’ho fatto perché non ho mai pensato di potere entrare in ballo in modo serio…cioè…io non posso battere Kira… insomma, sono una persona normale e tutta questa vicenda… be’ io l’ho sempre osservata in modo quasi distaccato… è difficile spiegartelo ora, però…» si irrigidì «Non ha senso dirti questo adesso. Ed io credo di dare l’impressione di non voler ammettere quello che mi hai detto e di voler arrampicarmi sugli specchi. Ma non è così» si era ripresa.
Elle la fissava.
Ed Emma proseguì «Però anche tu stai temporeggiando. Stai accettando i miei tempi. Lo stai facendo anche se potresti obbligarmi a parlare nei modi più impensabili. Ma dato che sai benissimo che non ho prove per dimostrare nulla di quello che ti dico sugli eventi futuri e che quindi non potresti comunque incastrare né Light né Misa, mi lasci fare. E questo dimostra che neppure su questo mio orribile e cinico comportamento mi stai giudicando. D’accordo, sono una schifosa “bastarda” anche io. Ma a te va bene così. Giusto?» lo incalzò.
Elle abbozzò un’espressione quasi soddisfatta «Mi va bene così. Mi va bene che tu stia temporeggiando perché, per il momento, non ho bisogno di sapere altro, perché so che non hai prove e soprattutto perché tu non hai ancora capito che non potrei commettere gli errori che tu temi io possa fare se sapessi di più. Te l’ho già detto. Ma lo capirai.» enigmatico come sempre.
Emma assottigliò lo sguardo. La conversazione era diventata interessante e lei ora poteva tastare un argomento che le premeva molto, qualcosa che avrebbe facilitato il suo piano a partire dal “punto X” in poi.
Quindi allontanò completamente le sue paure e le sue angosce e, come aveva fatto di fronte ai due energumeni del The old docks, riuscì ad affrontare quel momento in modo distaccato, almeno all’apparenza «La gente continua a morire, ma tu ed io stiamo aspettando di avere delle prove schiaccianti… Dici che per me e per te il fine giustifica i mezzi… Secondo questo ragionamento Kira potrebbe anche avere ragione…» lo provocò.
«Dove vuoi arrivare, Emma? Io non credo proprio che tu non sappia come la penso a riguardo. Arriva al punto senza perdere tempo. Cosa vuoi sapere di me e dei miei pensieri che ancora non sai?» ovvio che Elle non si facesse provocare scioccamente su nulla e intuisse subito il fulcro dei problemi.
Emma sorrise «D’accordo. Allora, se Kira sbaglia, ed io sono assolutamente convinta che sia un invasato criminale disumano in questo, perché tu accetti che lui possa essere giustiziato nel caso in cui tu lo riesca a catturare? Il giudizio di una pena capitale, la condanna a morte inflitta dalla giustizia accreditata e legalmente riconosciuta di uno stato sovrano, è diversa dall’operato di Kira?» concluse osservandolo seria e combattiva.
Elle rimase impassibile «No. La presenza di una giuria, di una difesa e di un regolare processo non rendono la pena di morte diversa dall’operato di Kira. Ma non è solo questa banale e scontata risposta che volevi avere.»
«Non è banale. Per molti non lo è… E allora perché hai annunciato in diretta tv che il giorno della condanna a morte di Kira era vicino?»
«Perché siamo in Giappone Emma. Perché Kira sarà giudicato qui, perché in questo Stato la pena di morte è legale e riconosciuta, perché io sono Elle, ma non è mio interesse cambiare il mondo secondo un ideale di Stato perfetto. Sono un detective, non uno statista o un rivoluzionario. Gareggio contro i criminali, ma non sono in prima linea per la salvaguardia dei diritti umani o per la pace nel mondo. Mi adeguo e sfrutto le realtà contingenti, giuste o sbagliate, in cui mi trovo a operare. Non potrei fare altrimenti, almeno su questo campo. Tuttavia...» e la osservò allora in modo vagamente provocatorio e beffardo, con l'impercettible fine, forse, di continuare a metterla alla prova...
Ed Emma proseguì al suo posto, poprio come lui aveva voluto «… Tuttavia, nel silenzio della tua stanza, senza striscioni o manifestazioni di popolo, senza istigare le folle, puoi dire di essere “Tu” la “giustizia”...»
Era così. Ed Emma in quel momento seppe che lui era veramente la Giustizia… la vera Giustizia… e che proprio per questo, forse, sarebbe riuscita a salvarlo…
«Tu invece vuoi cambiare il mondo Emma?» le chiese poi Ryuzaki, in un modo poco definibile, a metà tra il candido ed il provocatorio.
Lei sorrise «Non ne sarei in grado… Ma tu in parte puoi. Per questo devi vivere…»
La loro conversazione si chiuse così…
Quando Elle lasciò la stanza di Emma, lei arrivò lentamente nella camera da letto.
Spense la luce.
Si sedette sulle lenzuola.
E rimase immobile per parecchi interminabili minuti.
Poi iniziò a respirare quasi affannosamente…
Un nodo le arrivò a stringere la gola…
Inghiottì…
Cercò di trattenersi ancora…
Poi portò le mani a coprirsi il volto…
E iniziò a piangere sommessamente…
Scaricò tutta la sua angoscia, il suo orrore per ciò che Elle aveva messo in luce di se stessa, svuotò tutta la tensione che aveva accumulato cercando di acquisire la sua indole combattiva e diretta nel fronteggiare Elle e nel tentare di scoprire cosa lui pensasse riguardo quell’argomento che le premeva tanto…
E pianse…
… Sono un mostro…

Elle, già davanti al monitor, osservava Emma singhiozzare nella penombra della camera…
«Sei rigida anche tu nelle tue idee. Ma non sei così gelida come me. Non è necessario che tu lo sia.» disse sussurrando lapidario.
E poi si portò il dito indice a sfiorarsi le labbra…

Emma continuava a copiare l’inventario dei materiali sul computer.
La televisione muta era accesa e sintonizzata sulla Sakura tv. A Kei non era sembrato vero di ottemperare alla richiesta di Emma, vista la sua fame di notizie e gossip in generale.
Ma nessuno la stava guardando.
Il cellulare di Emma vibrò. Il promemoria era partito. Tutti i giorni alle 17:55 il promemoria scattava.
Lei lo spense. Si alzò con noncuranza, aprì la finestra e si accese una sigaretta, fissando lo schermo muto.
Né Kei né Misao ci fecero troppo caso.
E poi, dietro ai presentatori comparve il cuore alato di Kira…
Emma afferrò il telecomando ed alzò il volume…
«…ora manderemo in onda il messaggio di Kira…»
Kei sollevò di colpo lo sguardo allibito…
Erano le 17:59 di mercoledì 18 Aprile del 2007.
Elle non si era intromesso. Non aveva bloccato l’arrivo dei nastri all’emittente televisiva…




Seguirò anche stavolta il consiglio della mia Luara-pulcino e mi starò stizza riguardo le mie deliranti ansie ^_^
Perdonatemi la filippica sulla pena di morte, non so se effettivamente il personaggio L potrebbe pensarla così… e chiedo perdono per questo e qualunque altra cosa abbiate trovato discordante, scorretta, poco piacevole o poco chiara. Ma la questione della pena capitale era una cosa cui avevo già accennato tempo fa e dovevo ritornarci; in entrambi i casi l’ho inserita con un preciso fine che si svelerà poi. Lo steso fine di Emma suppongo ^^,
A proposito, so che non ce ne sarebbe bisogno, ma ci tengo a dirvi che in questi ultimi capitoli e nei prossimi, ogni dettaglio è determinate per l’intreccio della trama. Non che prima non fosse così, ma diciamo che ora questi dettagli sono aumentati e magari si potrebbe dimenticarli, tutto qui ;D
La volete conoscere una curiosità inquietante…? (forse è anche un po’ nerd come considerazione ;D)
Comunque, cercando sul calendario i giorni della settimana del 2007 per evitare di accorpare una data ad un giorno della settimana scorretto (sono maniacale, non badateci troppo), ho scoperto che quest’anno i giorni sono gli stessi del 2007, coincidono… Già è alquanto inquietante che io stia pubblicando per puro caso questo capitolo proprio oggi, in un momento in cui i tempi praticamente coincidono… insomma, domani sarà mercoledì 18 Aprile, così come lo fu nel 2007… Brrrrrr… Va be’, ma tanto la Sakura tv non esiste ^^,
Alla fine ho delirato lo stesso, non c’è speranza per me ^_^
Grazie a tutti!!! Vecchi e nuovi!!!
Qui di seguito un altro disegno di una di voi… Ma volete farmi piangere ogni volta?? *__*
Questa voglia di disegnare Emma o Emma ed L insieme mi riempie di gioia… sono onoratissima…
Si tratta del momento del bacio nella suite di Elle… Grazie infinite Hanny!!! È fantastico…

Eru


   
 
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