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Autore: Lady_Capulet    17/04/2012    3 recensioni
La timidezza colorava il sorriso negli occhi suoi. Buffi, impacciati e a disagio. Cominciavamo che ci si sfiorava appena, una mano nella sua e l'altra sulla schiena. E allora le guance arrossivano, ma si cercavano le labbra e in un gioco acrobatico si contorcevano. Senza sapere che fare, ma senza farsi vedere ci si emozionava..
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Vorrei che non finisse mai

I giorni passavano, così come le settimane e i mesi. Passavano anche gli anni e noi continuavamo a vivere la nostra favola fatta da dolci baci alternati a teneri abbracci innocenti. Non passava istante in cui non eravamo insieme: a scuola, seguivamo gli stessi corsi ed era bellissimo quando Jasper mi prendeva la mano da sotto il banco e teneramente me l’accarezzava, suscitando in me le stesse scariche elettriche che provavo i primi giorni. Passavano gli anni e cambiavano molte cose, solo il nostro rapporto non cambiava.. Erano cambiate varie cose nella mia famiglia: Emmett e Rosalie avevano scoperto il tenero che c’era tra di loro e ora erano una felice coppietta segreta. Proprio come me e Jasper. Nostra madre credeva che fossimo maturati mentalmente, non sospettava che adesso non litigavano più perché c’era un conflitto di interessi. Credeva che ciò era dovuto  a noi che eravamo cresciuti ed avevamo messo da parte le cose infantili come i litigi e i dispetti, non avrebbe mai creduto che ci coprivamo a vicenda “per difendere le nostre relazioni”. Anche Edward aveva trovato la ragazza che sembrava adatta a lui. Si chiamava Isabella, detta Bella, e devo dire che tutti la preferivamo rispetto a quella smorfiosetta che aveva prima: Tanya. Bella era okay. Stava simpatica a tutti, soprattutto a Emmett e a mia madre. La loro relazione era bellissima e la invidiavo solo perché potevano tutto allo scoperto senza nascondersi da nessuno, ma a me, la relazione con Jazz andava bene così. Ormai eravamo arrivati al quarto e ultimo anno di liceo; un mese e sarebbe finita la scuola per sempre. Già mi immaginavo al college di Darthmounth con Jasper, Emmett, Rose, Edward e Bella.  Tutte le mattine a mensa avremmo occupato un tavolo solo noi e i Cullen sarebbero stati certamente i più numerosi. Sicuramente avrei condiviso la stanza con Rosalie e Bella, ora le mie migliori amiche. Edward, Emmett e Jasper sarebbero stati nella camera accanto oppure nella parte dedicata ai maschi del dormitorio. Insomma, da settembre a seguire avrei vissuto un sogno e nulla sarebbe potuto andare storto. Niente doveva andare storto. Era tutto perfetto e così doveva rimanere. In quei giorni stavamo preparando la festa per la consegna dei diplomi, insomma eravamo in quattro che ci diplomavamo della famiglia. Io, Jasper, Bella e Rosalie. Ebbene sì, Bella ormai veniva considerata una Cullen. Era come se si fosse sposata con Edward infatti passava tutti i pomeriggi fino a tarda sera in casa nostra e il venerdì alle volte si fermava a dormire da noi. Un venerdì, dato che Edward condivideva la stanza con Jasper e io ospitavo Bella nella mia, ci eravamo scambiati di stanza. Io ero andata in camera di Jazz ed Edward era venuto in camera mia per stare con la sua Bella. Io mi ero accoccolata a Jasper e mi ero addormentata beata con il braccio di lui sotto la schiena. Beatamente attaccati senza nemmeno un centimetro tra di noi. Però posso giurare che non era successo niente di più che dei semplici baci. O almeno, per quella notte non era successo nulla.

Era sabato mattina e di pomeriggio ci sarebbe stato la cerimonia di consegna dei diplomi. Di mattina sarei andata dal parrucchiere con Rosalie e Bella a sistemare i capelli per essere perfetta di pomeriggio. Trovavo che mi stavano davvero bene con quella acconciatura, anche Jasper lo pensava, ma il suo parere era di parte. Era quasi ora di pranzo e stavamo tornando a casa, fino a quel punto della giornata era andato tutto ok, liscio come l’olio. Dopo pranzo salimmo in camera per vestirci e andammo a scuola dove indossammo quelle odiose tuniche gialle corredate di cappellino da “diploma” giallo. Tantissima gente e parenti c’era lì a scuola pronta a salutarci e a farci i migliori auguri. C’era gente che non ricordavo nemmeno di conoscere ma tutti mi chiamavano “Alice, tesoro..” e non potevo certo rispondere scortese. Ad un certo punto trillò una campanella e tutti ci accomodammo nelle scomode sedie pieghevoli dell’auditorium per sentire il discorso di ringraziamento di alcuni degli studenti che si erano proposti. Io ero troppo timida per parlare davanti a tutte quelle persone. Dopo il discorso di Angela Weber e Jessica Stanley ci fu la consegna dei diplomi. Non stavo più nella pelle e quasi quasi saltavo sulla sedia. “Alice Cullen”, pronunciò chi parlava al microfono. Cercando di non fare la figura della persona fuori di mente, mi alzai e passi lenti raggiunsi il palco. Cercando di contenermi, salì i tre scalini che c’erano alla base del palco e misurando passo dopo passo mi avvicinai a ritirare la pergamena. Strinsi la mano al professor Barney e riscesi dal palco andando vicino mio padre che era sotto il palco, pronto ad abbracciarmi. Subito dopo la voce parlò ancora: “Jasper Cullen”. Poi “Rosalie Cullen”. Ed infine “Isabella Swan”. Eravamo giovani, belli e diplomati adesso. Cosa potevo volere di più dalla vita. Dopo che tutti i diplomi furono consegnati, uscimmo in giardino per scattare alcune foto di famiglia. Prima io, mamma e papà, poi tutti insieme, poi Jasper e papà e a ruota tutti i turni. Tornammo a casa che era pronta per la festa fissata per la prossima ora. L’atmosfera di casa era bellissima, indescrivibile. Migliaia di festoni penzolavano giù dal tetto e miriadi di rose rosa ornavano i davanzali di ogni finestra. Dopo tanti altri baci e abbracci decisi di salire su in camera per vestirmi per la festa. Mi tolsi la camicetta un po’ sudata e la buttai sul letto, andai in bagno e velocemente mi feci una doccia. Quando finì mi avvolsi nell’asciugamano e andai in camera a vestirmi. Dopo aver indossato l’intimo, mi toccava scegliere i vestiti: ardua quanto difficile scelta. Solamente in intimo e con l’asciugamano avvolto addosso entrai nella cabina armadio per la scelta e la porta si chiuse lasciandomi al buio. Cercavo i vestiti alla cieca, ma conoscendoli bene se mi sarebbero capitati sotto mano li avrei riconosciuti. Ad un certo punto la porta si era aperta e in meno di un secondo Jasper era entrato. “Jazz”, dissi dolce. Gli misi le braccia al collo felice di rivederlo. Quel giorno, a causa degli impegni, non eravamo stati insieme per nulla. Senza dire nulla, gli mollai le braccia al collo e lui mi cinse la vita con un braccio, iniziando a baciarmi. Quel bacio era diverso dagli altri, come se lui fosse vorace. Mi mise una mano sul sedere –cosa strana, dato che era sempre “gentile” nei suoi baci – e notai che era molto insistente. Mi baciò il collo non muovendo la mano che risiedeva stabile sul mio sedere. Solo ora mi stavo accorgendo che lui era senza maglietta e senza malizia accarezzai i suoi addominali. Si cominciava che ci sfioravamo appena, una mano nella sua e l’altra sulla schiena. Poi la musica –nella mia mente- cresceva insieme alla paura che qualcuno interrompesse quel momento perfetto in cui finalmente –dopo quattro anni- i nostri corpi si sarebbero uniti e avrebbero combaciato alla perfezione.  Un bacio e una carezza, e poi Emmett che chiamava Jasper interrompendo il nostro momento di.. amore. “Jasper. Ti chiama paaapà”- aveva iniziato Emmett. Jazz, sciogliendo in nostro abbraccio, aveva sbruffato ed era uscito dalla cabina/nido d’amare. Una volta che Jasper era uscito dall’armadio, avevo preso un top nero con delle decorazioni sulla fascia del seno e degli shorts rossi di pelle. Vi abbinai sopra un paio di scarpe nere vertiginose ed ero pronta per la serata, anche se sapevo che non mi sarei divertita alla festa. Nervosa com’ero.

  
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