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Autore: Jules_Black    18/04/2012    9 recensioni
Courtney, giovane avvocato, vive una vita sentimentale eccitante come quella di una frittata. Le cose si complicano quando viene invitata, in qualità di testimone, al matrimonio di due vecchi amici.
Il Destino decide di metterci lo zampino.
La camera 130C, qualche bicchiere di troppo, una cugina intraprendente e i soliti parenti-serpenti, saranno il mix perfetto per far uscire Court fuori di testa.
Dal capitolo 1:
"Non credo che esista parola peggiore di “orripilante” per descrivere il luogo dove la Gotica ha deciso di sistemare tutto il parentado più i suoi magnifici testimoni di nozze. Siamo in qualcosa come una landa desolata del Canada, circondati da pecore e arbusti. E le pecore puzzano. Sento la rabbia crescere ad ogni chilometro macinato verso il nulla mentre cerco disperatamente di non guardare l’abito orribile steso sul sedile posteriore dell’auto. Sono nel mezzo del nulla e dovrò resistere in questo posto ai confini del mondo fino a lunedì mattina – come se fosse umanamente possibile. E sono sola, cosa più importante."
Capitolo 1: Sabato [Pubblicato]
Capitolo 2: Domenica [Pubblicato]
Capitolo 3: Lunedì, epilogo [Pubblicato]
DuncanxCourtney; TrentxGwen; Un po' tutti.
Dichiaro senza paura un po' di OOC.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Courtney, Trent/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Sono venuto stasera perché quando ti accorgi che vuoi passare il resto della vita con qualcuno, vuoi che il resto della vita cominci il più presto possibile."
[Harry ti presento Sally]






#3.Lunedì.

Sinceramente, siamo solo persone. Inizio a pensare che amiamo illudere, illuderci; che siamo macchine da guerra che su quest'immensa arena amano distruggere. Quante vite ho distrutto io? Quante famiglie ho diviso in tribunale? Quante figli sono stati strappati alle loro madri, quanti uomini alle loro donne?

Siamo, sinceramente, solo persone. E ferire, ferirci, è talmente naturale che dopo un po' si inizia a farci l'abitudine.
***
Mi sveglio mentre la luce filtra appena dalla finestra socchiusa.
Non c'è nessuno in camera; l'unica valigia posata sul pavimento è la mia.
Credevo di sapermi difendere, e invece sento qualcosa bagnarmi le guance.
Fingo di non vedere il tuo biglietto lasciato piegato a metà sul lato destro del letto.
"Principessa, scusami".
Cliché.
Fingo di non essere delusa, o arrabbiata, perché ho sempre creduto che fosse solo sesso.
Fingo di non sentire le rassicurazioni di Gwen o i pettegolezzi mentre scendo nella hall; qualcuno mi saluta senza capire.
Fingo un sacco di cose, ma le tengo per me.
Mi avvio in silenzio con la mia valigia verso l'auto.
***
- Ehi, Court! Court!
Le parole di Trent mi raggiungono proprio mentre sto infilando la valigia nel portabagagli.
Mi volto, giusto in tempo per trovarmelo di fronte, arrossato e nervoso.
- Trent? C'è qualche problema?
Alzo un sopracciglio e scaravento la valigia dentro.
- Volevo solo scusarmi a nome di Duncan...- inizia lui, ma non voglio sentire ancora il nome di quel deficiente matricolato.
- Ah sì? Cos'è, il suo cervello si è dis-evoluto fino a quel punto?
Trent è visibilmente scosso; forse non dovevo essere così acida con lui.
- Scusa Court, ma...
Lo abbraccio forte, davvero forte.
Escludendo il fatto che nell'ultimo week-end si sia comportanto in maniera un pochino timida, rimane sempre quel gran marito rompiscatole della mia migliore amica.
Trent scioglie l'abbraccio con un sorriso.
- Court, se vuoi puoi venire a stare da noi per qualche tempo dopo la luna di miele- esclama, e sembra davvero sincero e preoccupato.
- E rovinarvi il primo mese di sesso violento?- domando, ironica.
Trent arrossisce imbarazzato.
- Beh, mese più, mese meno...
Scoppiamo entrambi a ridere.
- Davvero Court, se hai bisogno, se vuoi parlare... Anche se vuoi solo portarti Gwen per un sabato sera in discoteca... Non ci sono problemi.
Quanto gli voglio bene?
- Ti ricordi quello che mi hai detto quella volta che tu e Gwen avete litigato furiosamente e ti sei accampato a casa mia per tre giorni?
Annuisce.
- "Io la amo così com'è, anche se non sempre è da amare. Specialmente quando lascia il lavandino sporco di dentifricio".
- E' stata una frase terribile!- commenta lui, passandosi una mano sulla nuca.
- Il punto è quello Trent... Io lo amo così com'è, anche se non sempre è da amare. Specialmente quando mi tratta come una vecchia ciabatta.
- Sei terribile, Court!- decreta lui, accarezzandomi una guancia.
- Credo sia ora di andare...
- Fai buon viaggio e facci uno squillo quando sei a metà strada e quando arrivi!
Istinto paterno mode-on.
- Certo Trent!
Mi sporgo per dargli un bacio sulla guancia.
- Ti voglio bene, isterica- sussurra.
- Anche io.
***
La strada verso casa sembra interminabile.
Ogni chilometro che supero, mi sento meglio.
Vuol dire allontanarsi da quella diavolo di stanza, da quel diavolo di albergo, da quelle lenzuola che stamattina sapevano ancora di noi.
Salvatemi da questi sentimentalismi.
Salvatemi da quel rozzo economista.
***
Raggiungo la stazione di servizio di Bancroft con anticipo rispetto alla tabella di marcia.
Questo posto mi fa schifo.
E' in questo momento che lo noto.
Un biglietto microscopico sul sedile posteriore, piegato con cura.
Lo apro, con un po' di titubanza.
Un indirizzo scritto a penna e giusto due parole.
" Chiedi della prenotazione per Court".
Saprei riconoscere la sua calligrafia fra mille.
E l'indirizzo mi lascia alquanto perplessa. La gioielleria?
***
- Buongiorno!
- Salve!
Quell'uomo già mi sta irritando.
- Lei... Lei è la signorina delle fedi? Sapevo che sarebbe venuta, prima o poi.
La cosa sta diventando davvero sospetta.
- Dovrebbe esserci una prenotazione a nome "Court"- spiego, avvicinandomi al bancone.
- Certo, certo...- risponde evasivo il commesso.
Sparisce nel retrobottega lasciandomi con i miei dubbi.
Quando riappare, ha tra le mani un pacchetto.
- Questo è per lei, è già pagato!
-Scusi?
- Deve avere una persona che la ama davvero là fuori...
- Mi scusi, io non ho ordinato niente!- protesto.
- Non ho mai detto che sia stata lei!
Esco dalla gioielleria con quel pacchetto che mi pesa tra le mani.
***
Essere a casa vuol dire essere nel proprio rifugio personale.
Vuol dire sentirsi bene.
Sentirsi liberi e felici.
Apro la porta, finalmente pronta a vivere senza quel deficiente.
Non ho aperto il pacchetto.
Credo che prima mi abbufferò di gelato e poi lo aprirò.
Il tutto per la mia sanità mentale.
***
Sto correndo furiosamente per le strade di Ottawa senza sapere bene perché.
Sarà stata la lettera, sarà stato l'anello, la gioia, l'amore...
Sono un avvocato in pigiama che sta per salire su un vagone vuoto della metropolitana.
Sono un'isterica innamorata di un uomo deficiente.
Sono una cretina che vorrebbe riuscire a far muovere più velocemente questo convoglio per raggiugerlo.
E, davvero, non è solo per l'anello che brilla sul mio anulare.
Non sono una materialista fino a questo punto.
***
Busso a questa stramaledettissima porta con foga.
- Apri, troglodita, apri!
Busso più forte, anche se sono le undici.
Busso troppo forte.
- Duncan, porca miseria, vieni fuori!
Ed esce sul pianerottolo davvero; mezzo nudo, con i capelli bagnati.
- Sei un cretino- esordisco.
Mi guarda stranito.
- Odio il tuo maledetto anello, odio il tuo sorriso, la tua faccia da schiaffi...
- Court...
- Sei un emerito coglione!
- Senti, Court...
Si stropiccia un occhio.
- Oh, vieni qui!
E mi avvento su di lui, fregandomene se mi voglia o meno.
Ma, da come mi bacia, credo proprio che mi voglia.





#. Epilogo.

No, non ho imparato ad amare i matrimoni. Tuttavia, da quando sto organizzando il mio, inizio a tollerarli.
La mia testimone indosserà un abito blu scuro.
Owen mi ha promesso di iniziare la dieta così da officiare al meglio il suo ruolo di paggetto.
Lindsay curerà il trucco e tutta quella roba con cui sono negata.
Heather sarà relagata al tavolo con mia zia svitata.
E Duncan mi sposerà e vivremo per sempre felici e contenti.
Dopotutto, non lo amo solo per l'anello che mi ha regalato.





   
 
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