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Autore: Rox the Fox    18/04/2012    2 recensioni
Cosa potrebbe succedere se il freddo e donnaiolo generale Marian Cross prendesse sotto la sua ala protettiva un altro allievo oltre Allen?*parte musica inquietante senza motivo* E cosa succederebbe se questo "allievo" nascondesse un segreto terrificante?
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marian Cross, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II
Debito
 
Ti andrebbe di diventare un esorcista?
 
Quelle parole risuonarono nella mia mente per istanti che parvero infiniti. Non sapevo cos’era un esorcista, non sapevo cos’erano quei cosi, quegli Akuma e non sapevo cosa avrei dovuto fare in quel momento della mia vita. Ero rimasta orfana in meno di dieci minuti, pensare al mio destino in quell’istante era davvero impensabile. Dio, perché mi hai fatto questo?
Ero ancora scioccata e vidi un Akuma fermarsi davanti a noi, sfuggendo ad Allen. Io ebbi paura e nascosi il viso nella giacca del generale Cross, aspettando che se ne liberasse. Ma, con mia sorpresa, non fece nulla. Mi prese da sotto le braccia e mi tirò su, voltandomi verso la direzione dell’Akuma, quasi a proteggere sé stesso come scudo. Che diamine stava facendo?!Mi resi conto che l’essere stava per attaccare e mi dimenai, scalciando. Alzai lo sguardo, disperata, nuovamente sul mostro e sentii il bruciore che poco prima avevo percepito agli occhi. L’Akuma s’incenerì sotto i nostri sguardi e rimasi sconcertata, ancora a mezz’aria grazie al generale che dopo, con un sorrisetto soddisfatto, mi lasciò andare, facendomi cadere senza preoccupazioni a terra. Allen intanto aveva fatto piazza pulita e tornò da noi col fiatone: << Maestro… e il Conte del Millennio? >>
<< Quel pallone gonfiato è sparito. >> rispose il rosso, accendendosi una sigaretta. Io mi alzai, dolorante e ritrovai una mano rossa a darmi aiuto: << Io sono Allen, piacere di conoscerti! >>
Presi la sua mano e mi presentai a mia volta, sfoggiando il nome falso ed improvvisato. Lo vidi avvicinarsi a me piano e mi mormorò qualcosa all’orecchio: << Fuggi finché puoi dal generale Cross. >>
Si allontanò poi di scatto e mi sorrise, tranquillo. Io rimase interdetta per qualche istante e li guardai entrambi: << Si può sapere chi diamine siete?!E quei cosi?!Cosa volete da me?! >>
Finalmente scoppiai e non in lacrime, bensì di rabbia. Ero in collera con quel Dio che mi aveva abbandonata, ce l’avevo anche con quell’odioso uomo dai capelli rossi che mi aveva usato come scudo subito dopo avermi salvato. Poteva essere considerato quello un atto normale?!Allen mi guardò, con un sorriso malinconico che nascondeva una tristezza recente ed una forza impressionante allo stesso tempo.
Con pazienza mi spiegò tutto ciò che dovevo sapere, mentre ci allontanavamo da lì per trovare un posto dove dormire la notte. Mi parlò degli Akuma, del Conte del Millennio e delle cose terribili che facevano a delle povere anime che chiedevano solo la pace che nemmeno in terra, forse, avevano potuto avere. Con tristezza pensai ai miei genitori ed una mano mi fermò, poggiandosi sulla mia spalla: << I morti sono morti e tali devono rimanere. Non bisogna mai rievocare il passato, ma nemmeno dimenticarlo. Non dobbiamo essere egoisti. Loro stanno bene lì. >>
Loro stanno bene lì. Questa era davvero una grandissima bugia ed io, anche se avevo solo dodici anni, l’avevo già capito. Una splendida bugia in grado di coprire la triste verità. Abbassai il capo e continuai a seguirli.
 
Dopo aver vagato inutilmente riuscimmo a trovare quella che sembrava un’ottima locanda, quasi lussuosa per dei tipi come noi. Ero distrutta, psicologicamente parlando ed avevo bisogno di una bella dormita per cercare di digerire ed accettare definitivamente ciò che era accaduto, per quanto difficile fosse. Il proprietario, un uomo grande e grosso, con la testa pelata ed un paio di baffi foltissimi e biondi, ci accolse e ci diede una stanza. Dentro vi era l’essenziale: tre letti, tre comodini accanto a quest’ultimi, un armadio ed una finestra. Notai poco dopo la presenza di uno specchio proprio vicino l’armadio. Il generale Cross non perse tempo e si tolse il cappello, mettendolo in testa a me, facendomi cadere addosso anche l’enorme cappotto da esorcista. La vista infatti mi si oscurò e riemersi dal buio, infilando le braccia nelle maniche, che erano terribilmente lunghe e larghe per me: << Non perdete tempo e andate a letto. >>
Allen, semplicemente annuendo, fece per cambiarsi, mentre io mi andai a guardare allo specchio. Le mie mani non uscivano nemmeno dalle maniche e mi resi conto di essere molto piccola, nonostante i miei dodici anni. Il piccolo golem dorato, Timcampi, si posò sulla mia testa, anzi, sul cappello ed io non mi trattenni dal sorridere. Il cappotto di Marian Cross non avevano un buon profumo: era impregnato dell’odore di fumo, ma non mi dava particolarmente fastidio. Tolsi cappello e cappotto e li poggiai su l’unica sedia della stanza, preparandomi poi per andare a dormire. Prepararmi…?Semplicemente m’infilai sotto le coperte, quasi nella speranza di sprofondare per l’eternità in uno splendido sogno, pur di sfuggire da quell’incubo di realtà.
Il giorno dopo mi svegliai molto presto e la prima cosa che feci fu guardarmi attorno. Prima notai la figura di Allen, ancora nel mondo dei sogni e poi… vidi l’altro letto vuoto. Dov’era finito quell’uomo?!Mi guardai attorno ansiosa e poi sentii un violento bussare alla porta: << Ehi, vi siete svegliati?!Aprite! >>
Un po’ intimorita ed ancora assonnata, andai ad aprire e mi ritrovai davanti l’abnorme proprietario della locanda, che mi sventolava un foglio sulla faccia: << Pagate. >> fu la secca parola.
Io guardai il foglio, perplessa. Era un messaggio da parte di Cross, almeno così vedevo.
 
“Andremo via all’alba. I due ragazzi pagheranno il tutto.
 
Marian Cross.”
 
La firma era seguita da un autoritratto in piccolo del rosso e lasciai cadere il foglio, indietreggiando: << M-ma io non ho soldi con me! >> esclamai, scioccata. L’uomo baffuto però non ebbe pietà: << Il tuo amico ha come pagare? >> chiese, riferendosi ad Allen. Io corsi subito da lui e lo scossi, frettolosa: << Allen!Allen!Svegliati, ti prego! >>
Lui si mise a sedere stropicciandosi gli occhi: << Che c’è, Andrew? >>
<< Il signor Cross è andato via e… e noi dobbiamo pagare l’alloggio! >>
Lo vidi sgranare le iridi improvvisamente e saltò giù dal letto: << Ancora no! >>
<< Ancora?! >> mormorai io, sempre più spaventata. L’uomo pelato non ci diede il tempo di ragionare e ci afferrò per le magliette, alzandoci: << Allora? >>
Era parecchio arrabbiato. Allen cercò di prenderlo con le buone: << Lavoreremo qui per ripagare il debito! >>
Ci lasciò andare e ci portò nelle cucine. Lavorammo per tutta la giornata, fino a tarda notte, ma ci impegnammo così tanto che alla fine l’uomo ci pagò anche. Da una parte ero felice: quello era il mio primo lavoro, il mio primo guadagno!Dall’altra no… mi ero spaventata tantissimo. Allen mi spiegò che quella era una cosa normalissima per lui e Cross lo faceva sempre. Che uomo spietato. Uscimmo dall’edificio ed io, spaesata, lo seguì, dandogli la mia completa fiducia. Entrammo in un vicolo illuminato a malapena e riuscii a notare l’alta e slanciata figura dell’uomo dai capelli rossi: << Signor Cross! >> corsi da lui, tenendo stretti i pugni, convinta di potermi fare sentire. Notai in quel momento che era in compagnia di una donna e guardava me ed Allen con aria di sufficienza: << Quindi? >>
Vidi il mio ormai amico porgergli ciò che aveva guadagnato in quella giornata e mi stupii. Poi gli occhi scuri di Cross si posarono su di me, scrutandomi e attendendo i miei soldi. Mi ribellai arditamente, ma alla fine dovetti sborsare comunque, mentre lui si allontanava con la donna per divertirsi. Rimase con Allen nel buio di quel vicolo, senza dire una parola, senza fiatare. Finché lui spezzò quel silenzio: << Dovrai farci l’abitudine, mi spiace… ed ora che siamo in due, il maestro spenderà di più. >> sospirò e mi passai una mano fra i capelli corti: << Lo odio. >> dissi, decisa.
Oh, sì, ai tempi odiavo il generale Cross, nonostante mi avesse salvato, nonostante mi stesse offrendo la vita. Una vita piena di sacrifici, ma che adesso mi rende completa, in un certo senso.
 
Avevo accettato di diventare un’esorcista. Un eroe capace di spazzare via il male. Quella era davvero una scelta libera?Cos’altro voleva togliermi Dio?
Durante il periodo di tempo in cui rimasi con Allen e il generale Cross, continuai a mascherare la mia vera identità splendidamente. Ormai ero Andrew, anche se mi stavo stancando di quel ruolo. Per questo un giorno decisi di andare via. Decisi di andare al quartier generale per diventare a tutti gli effetti un’esorcista.














Note: Che dire?Cross è cattivo çAç" Davvero tanto cattivo y_y" Però noi gli vogliamo bene lo stesso, no?No. *coff* Comunque ringrazio ancora chi ha la pazienza e il desiderio di seguirmi!Grazie grazie e grazie ç***ç *inchino*
   
 
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