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Autore: Aoimoku_kitsune    18/04/2012    7 recensioni
Ti posso sentire e so di amarti.
***
E' una MPREG: Gravidanza tutta al maschile.
Dopo una serata il legame di Naruto e Sasuke sembra spezzarsi sempre di più, ma una maledizione (Da parte di Naruto) o uno splendido miracolo (Da parte di Sasuke), renderà le cose più complicate o semplicemente riuscirà ad aggiustarle? E Naruto si troverà davanti ad una scelta difficile, che farà provare a Sasuke, di nuovo, il dolore per la perdita di una famiglia.
***
-Sai..
Disse Naruto, fissando lo schermo colorato.
-.. Stavo pensando..
-Tu che pensi?
Lo sfotté Sasuke, quasi serio, nascondendo il divertimento.
Naruto alzò lo sguardo, fissandolo di sbieco, reclinando il capo verso di lui.
-Teme.. Smettila di prendermi sempre in giro.
E la linguaccia fu inevitabile.
Sasuke ridacchiò, sommessamente, appoggiando il mento sul capo di Naruto.
-Su dimmi.
Sentì un piccolo sbuffo dal basso e poi Naruto parlare.
-Il nome per il bambino. Non lo abbiamo ancora deciso.
Sasuke fece una strana smorfia di disappunto.
***
-Cosa c’è?
-Mi sento sempre appesantito.. È strano.
Rispose, incerto se i termini che aveva espresso potevano giustificare quelle strane sensazioni.
-E’ normale.. Ormai sei alla fine.
Naruto annuì, guardando, con i suoi formidabili occhi azzurri, Sasuke.
-Tsunade ha detto la prossima settimana.
***
Era leggero il suo bambino, fragile tra le sue braccia.
Genere: Fluff, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: OOC | Avvertimenti: Mpreg | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'd come for you'
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4 giorni prima.

Il sole splendeva alto nel cielo terso. Poche nuvole, bianche, ne solcavano il paesaggio primaverile, dove alberi verdi, crescevano rigogliosi.
Un ragazzo, dai capelli brizzolati castani, camminava tranquillo sulla via del suo villaggio, nascosta nel bosco, canticchiando un motivetto felice.
I lunghi pantaloni grigi, all’arabesca, gli coprivano le gambe snelle e toniche, e la fascia in vita rossa, metteva in risalto la sua magrezza. Il busto del ragazzo era nudo, abbronzato, coperto solo da un gilet grigio aperto e corto, con un colletto a revers rosso scarlatto.
I suoi passi erano lenti, mentre il viso era rilassato e gli occhi grandi e verdi guardavano il paesaggio intorno.
In mano, stretta con presa ferrea, trasportava una cesta di frutta e pane.
L’aria gli accarezzò il viso, e sorrise, chiudendo gli occhi, alzando il viso verso il cielo limpido.
-.. SCAPPAAAA..
Un urlo disumano gli fece spalancare gli occhi, e guardò davanti a se terrorizzato.
Un uomo, dalla capigliatura bianca correva verso di lui, scappando dal punto in cui ci sarebbe stato il villaggio.
Stranamente si ritrovò a tremare, mentre guardava il corpo dell’uomo attraversato da ferite superficiali, e gli abiti impolverati e neri.
Lo aveva riconosciuto dagli strani tatuaggi del viso rugoso.
-Ryu-Sama.. Cosa le è succe..
-Scappa ho detto, Kotetsu.. Vai viahrghh..
Kotetsu vide come Ryu allargò gli occhi, un’espressione di puro dolore che si dipinse sul suo volto, e come cadde a peso morto davanti a lui, mentre un kunai gli si era piantato nel retro del collo.
La cesta gli cadde di mano, ribalzando al suolo, e le verdure e il pane si riversarono fuori.
La bocca gli si spalancò, così come gli occhi lucidi e rossi, per le lacrime che tentava, invano, di trattenere.
-C’è n’è un altro, capo.
Tuonò un uomo, comparso dietro di lui in batter di ciglia, che lo immobilizzò.
Cercò di scalciare, provò disperatamente di sottrarsi da quella presa ferrea, ma tutto quello che il corpo fece, fu tremare, quando davanti a lui comparve un ragazzo, circa della sua età.
Lo sguardo del tipo era sprezzante, minaccioso e derisorio. I capelli dritti, azzurrini gli ricadevano sul viso spigoloso, facendo risaltare le iridi nere/grigie.
Le labbra erano tirate in un ghigno sadico e divertito.
-Ci sarà utile..
La voce del ragazzo era glaciale, bassa e minacciosa, e gli fece nascere un brivido di puro terrore nel corpo.
Il ragazzo fece un cenno del capo all’uomo che gli si era posto dietro, e quello che vide Kotetsu dopo, fu solo il buio.

***

-Voglio starmene per conto mio. Devo assimilare bene questa cosa, ok?!
Le parole che uscirono da Naruto erano incerte in alcune parti, e lo sguardo saettava per la camera, incontrollato, per non incontrare le iridi nere.
-.. È stato tutto così veloce, ho bisogno di pensare.
Sussurrò, prendendo la borsa e appoggiandosela sulla spalla.
Sospirò, quando attraversò la distanza che lo divideva da Sasuke, e sorpassò il moro, entrando nel corridoio buio della villa.
Sasuke aveva seguito ogni suo singolo movimento, e non era riuscito a dire niente, se non afferrare il polso di Naruto, e sbatterlo con violenza alla parete di cartongesso.
Naruto aveva mozzato l’urlo di sorpresa e di paura in gola, mentre guardava con occhi sbarrati il viso di Sasuke.
Sentì la presa intorno al suo polso allentarsi, e una mano afferrargli la spalla.
-Perché..
Sibilò il moro, guardando con sguardo infuocato Naruto.
-Te l’ho detto, ho bisogno di assimilare questa situazione con calma. Se sto qui, con te, non c’è la faccio. La tua presenza m’innervosisce.. Devo.. Staccarmi un po’…
Rispose Naruto, guardando in quegli occhi scuri, spegnendo quel fuoco incandescente.
Vide il moro mordersi il labbro inferiore, già graffiato, con forza, e si sentì il braccio, ancora nella presa ferrea di Sasuke, essere portato sopra alla sua testa.
Il corpo di Sasuke era immenso, e si sentì mancare il fiato quando si avvicinò al suo, spingendolo sempre più vicino al muro, surclassarlo.
E sentì il battito del suo cuore aumentare sempre di più, quando gli occhi neri si avvicinarono ai suoi, e qualcosa nello stomaco muoversi, riscaldandolo.
Sasuke lo baciò con forza, premendo con disperazione le labbra sulle sue, e gli occhi ancora puntati ai suoi.
Naruto leggeva tutto e niente, in quelle iridi nere, e si sentì nudo davanti a quello sguardo penetrante.
Mugugnò, quando Sasuke si spinse ancora verso di lui, e cercò di staccarsi dal bacio per riprendere aria, inutilmente.
Fu solo pochi secondi dopo che Sasuke si staccò, guardandolo senza lasciare la presa.
-Rimani.
La voce di Sasuke era sempre così calma e quieta, e Naruto ne rimase sorpreso.
Scosse il capo, abbassando lo sguardo, divincolandosi dalla presa senza forza del moro, e, respirando a fondo, si diresse verso la borsa, raccogliendola.
-E’ meglio per tutti e due.
Cos’era? Si erano invertiti i ruoli adesso?
Sasuke, in piedi sulla cima delle scale, guardò la schiena di Naruto, allontanarsi sempre di più da lui.
Era questo che Naruto aveva provato quando lui lo aveva abbandonato?
Si sentiva vuoto e freddo, ogni passo che Naruto compieva verso l’esterno.
Solo quando la porta di casa fu chiusa, Sasuke si permise di far crollare la sua maschera, e di tirare un pugno al muro. Si concentrò sul dolore che gli partì dalle nocche, coinvolgendo, vibrante, tutto il braccio, per fermarsi come uno spillo nella spalla destra.
Chiuse gli occhi, respirando profondamente, mentre tra le labbra aveva ancora il sapore di Naruto.

Si appoggiò per pochi secondi sulla porta d’entrata di Sasuke, guardando verso il cielo azzurro, e respirò a pieni polmoni.
Abbassò il capo, stanco, e si diresse verso casa, dove il sigillo di Tsunade si era infranto.
Non si sentiva ancora pronto a restare con Sasuke, eppure, si ripeteva, era stupido. In grembo stava nascendo il figlio del moro, suo figlio.. Il loro bambino. Ma stando nella stessa casa di Sasuke, lo innervosiva.
Dopo qualcuno avrebbe fatto troppe domande, si sarebbe fatto troppo curioso.
La paura di esser scoperto lo assalì ancor prima del pensiero stesso. Prima o poi la cosa sarebbe balzata fuori, spargendosi per il villaggio come un’epidemia.
Era passato come fantasma, a mostro, per poi esser acclamato come eroe della foglia e ora.. Doveva ricadere in quella dimensione di solitudine. Perché sapeva - ne era fortemente convinto- che nessuno avrebbe accettato la cosa come fosse normale. Avrebbe rivisto quegli sguardi derisori e sprezzanti. Disgustati da lui e si sarebbe, di nuovo, ritrovato solo.
Sasuke gli sarebbe stato accanto, era vero, ma il moro non poteva diventare tutto quello di cui lui aveva bisogno.
Ora non era suo amico e neanche un fratello. Ogni giorno della sua vita aveva voluto dare un significato al loro strano legame, e ogni volta che sembrava azzeccare l’aggettivo giusto, ritornava sui suoi passi, ripensando attentamente.
Quando erano piccoli, lo aveva considerato meno di un amico, ma poi la loro amicizia era sbocciata, fino a diventare, nel periodo genin, un sentimento di fratellanza. E poi era sempre di più cambiata, rafforzandosi a ogni imprevisto e situazione, finché non erano arrivati a quel punto. L’ultimo.
L’amore.
Naruto non ne sapeva niente. Aveva scambiato l’enorme affetto che provava per Sakura, in amore, nel primo amore. Ma non era Sakura che lui pensava costantemente, e non erano per Sakura, le lacrime che lui versava. Non era lei la protagonista dei suoi sogni, non lo era mai stata. Era sempre stato, solo Sasuke. I suoi occhi erano quelli che lui desiderava vedere la mattina, quando si svegliava, ed era il suo calore che voleva percepire, quando sentiva freddo.
Prese le vie più nascoste, e meno abitate, e arrivò a casa.
Prima di uscire dal vicolo, guardò verso sinistra e poi destra, intimorito degli sguardi con cui la gente lo avrebbe potuto osservare.
Si sentiva sempre di più oppresso da quella situazione.
Claustrofobia.
Era quello che sentiva in quel momento.
Quasi corse per le scale del suo appartamento, cercando di non far troppo rumore, attirando così la curiosità della signora di sotto.
Arrivò al suo piano, l’ultimo, e s’infilò in casa, prendendo fiato quando si chiuse la porta alle spalle.
Ora si sentiva al sicuro, rinchiuso da quelle quattro mura, dove tutto era familiare e non era intriso dal sangue del passato.
Guardò il monolocale con occhio critico, non sapendone neanche il perché, e si fermò sulla cucina, esattamente su un armadietto.
Ora non c’era nessuno, e poteva..
-Si!
Urlò, forse con troppa enfasi, accantonando i pensieri deprimenti di prima.
La sua scorta di ramen era lì, oltre quella porticina di legno colorata.
Camminò veloce, e rischiò di inciampare nel tappeto, e quando arrivò, e aprì l’anta, il sorriso che aveva in volto, si spende, e sgranò gli occhi.
Il suo amato ramen non c’era.
Al suo posto c’erano pacchi di riso, frumento e soia.
Terrorizzato, aprì il frigo.
Non lo avesse mai fatto.
Voleva tanto urlare, e distruggere qualcosa. Forse sarebbe partita da quelle cose verdi ,che lui non riusciva a chiamare con il proprio nome, che se ne stavano tranquille nel SUO frigo. Era inconcepibile una cosa del genere.
Delle verdure, in casa sua.
Questa era guerra aperta contro chiunque c’è le avesse messe.
Dovrai mangiare sano.. Lo ha detto la donna umana.
Ringhiò, e chiuse il frigo con forza.
-Non ti ci mettere anche tu. Io non mangio le verdure. Non l’ho mai fatto e non capisco perché devo iniziare adesso.
Forse per la creatura che porti in grembo, moccioso?!
La voce della volpe era derisoria, ma non maligna.
-Sai dire la parola “bambino”?
Domandò sprezzante Naruto, dirigendosi verso la stanza da letto, aprendo le finestre per far entrare dell’aria fresca
Se eri tu quello che voleva eliminare la “cosa“?
Sul viso di Naruto si dipinse un’espressione amara, e non rispose alla volpe, che si rintanò nel suo subconscio.
Si fermò al centro della stanza, e si portò una mano al ventre, appoggiandola sulla maglietta, e guardò in basso con sguardo abbattuto.
Lo voleva uccidere, ma solo per salvarlo.
Per salvarlo da quel mondo che, mai, lo avrebbe accettato in pieno.
Non voleva che soffrisse come aveva sofferto lui.

***

Cercare strade, sempre meno affollate, era un delirio, e un problema, poiché era primavera.
L’ombra lo avvolgeva in pieno giorno, e con passo mal fermo, si portò alla fine del vicolo umido, e guardò verso le strade affollate di Konoha.
Tutti ridevano, parlavano e camminavano tranquilli. Chi soli, o chi in compagnia.
Era da una settimana che non vedeva Sasuke, e si sentiva un po’ perso, in quel villaggio.
Era come se tutto quello che prima gli era familiare, ora sembrava solo una cosa nuova, imprevista. Come la signora mattiniera del piano di sotto. Sempre pronta a fermarsi per far due chiacchierate con lui.
Era stato solo qualche giorno fa, che l’aveva incontrata per sbaglio.
Proprio mentre stava attraversando il suo piano in fretta e furia, la signora lo aveva chiamato con un sorriso, e lui non aveva potuto fare altro che voltarsi, cercando di comportarsi come il solito.
L’odore forte dell’anziana lo aveva infastidito, e un senso di nausea lo aveva colpito, quando la donna era uscita dalla sua dimora con dei dolcetti fatti in casa.
-Naruto kun.. Tieni, prenditene uno e dimmi come sono.
Come dire di no al sorriso familiare della donna.?!
L’ho aveva assaggiato, mandando giù l’acido del vomito, con quel pezzetto di dolce.
Non sapeva che faccia aveva fatto, perché la donna aveva smesso di sorridere, e lo guardava dispiaciuta.
-Non sono buoni?
Naruto allora, aveva scosso il capo, forte, e l’aveva rassicurata che erano buoni, ma che lui aveva qualche problema di stomaco negli ultimi giorni.
A ripensare a quell’episodio, la nausea gli ripiombò addosso.
Se non fosse stato male, o incinta, avrebbe festeggiato per aver ottenuto un fiuto così sottile.
Sbuffò, prendendo il cappuccio della felpa, coprendosi, e si diresse a testa bassa verso l’ospedale, dove avrebbe avuto appuntamento con Tsunade.
I suoi passi erano leggeri sulla terra impolverata, e si sentiva soffocare dagli sguardi che la gente gli mandava.
Ma era solo la sua immaginazione, era solo la sua mente che creava quegli occhi, che gli vorticavano intorno.
Si sentì così oppresso.
-… guardate.. Il mostro.
-Suo figlio non sarà da meno..
-Un uomo che porta in se una creatura demoniaca.. Dobbiamo ucciderlo.
Si fermò, al centro della via, e si guardò intorno con occhi sgranati.
La gente sembrava non calcolarlo, intenta a fare spese per la via del mercato, o semplicemente per una passeggiata.
   
 
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