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Autore: Padmini    19/04/2012    3 recensioni
Sherlock è tormentato da uno strano incubo ricorrente. Non sa ancora che quel sogno presto avrà una parte importante nella sua vita e lo aiuterà a capire molte cose di se stesso. Perchè non riesce a fidarsi delle donne? Quali dolorosi ricordi sono racchiusi nella sua anima?
Non mi ricordo da quando ce l’ho. Forse da sempre. Ciclicamente è tornato per tormentarmi. Quindi, ciclicamente, sono ricaduto nel mi vecchio vizio. Non è sempre stato così. Mi ricordo che quando ero bambino c’era mia madre. Lei veniva in camera mia e mi consolava.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Violet'
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Non so dove sto andando. Mi passo velocemente la manica sugli occhi per asciugarli dalle lacrime. Quante me ne hanno fatte versare quegli egoisti! Troppe! Non voglio più stare al loro gioco. Mai più. Voglio essere io a decidere della mia vita. Ho passato troppi anni chiedendomi se là fuori c’è qualcuno che possa amarmi. I miei genitori, i miei veri genitori, non sono stati in grado di farlo.
Avrei capito se Arthur si fosse fatto vivo prima! Lo avrei perdonato! Avrei almeno avuto la consapevolezza di avere un padre amorevole, da qualche parte! Invece no! Non so se mi voglia bene e francamente la cosa non potrebbe importarmi di meno, in questo momento.
Non so dove andare, cosa fare, cosa pensare. Ho tanta di quella rabbia, dentro! Devo sfogarla, in qualche modo. La scherma non va bene. No. Ho bisogno di far del male a qualcosa. Con passi rapidi mi avvio verso la palestra. Un bel sacco da pugilato, ecco cosa mi ci vuole!
 
Eccomi qui, mezzo nudo davanti a questo sacco che, per sua sfortuna, sta per sorbirsi tutta la mia rabbia, tutta la mia frustrazione. Un bel respiro e via!
Da ragazzo ho tirato di scherma ma non ho disdegnato nemmeno la boxe. Volevo essere più agile ma anche più forte, per poter incassare meglio i pugni di mio padre. Devo dire che mi è servita molto.
Il sacco dondola sotto i miei colpi. Ho tanto odio da buttare fuori! Così tanto che mi pare di scoppiare!
Mi dispiace per John. Lui non ne può nulla. Anche lui è una vittima di tutto questo. Almeno lui, però, ha avuto una vita normale! Non ha dovuto continuamente elemosinare un po’ di affetto da suo padre! Avrà pure i suoi incubi sull’Afghanistan, ma almeno quelli sono tutti derivati da una sua scelta! È stato lui a voler partire per quella missione!
Io no! Non sono io che ho deciso di nascere! Mi ci hanno messo di forza in questo mondo! Mi avete voluto? Accettate le vostre responsabilità! Se fossi stato cosciente, allora, di quello a cui andavo incontro, mi sarei sicuramente rifiutato. Ma come può un bambino capire le idiozie degli adulti, quando nemmeno loro sanno quello che fanno? Maledetti! Maledettissimi adulti! Maledetti uomini che pensano solo a soddisfare quel coso che hanno tra le gambe! Maledette donne che mendicano amore a destra e a sinistra senza preoccuparsi delle conseguenze! Maledetti tutti!
Sottolineo con un pugno ogni parola che mi passa per la mente. Ogni parola. Mi fanno male le mani. Mi fanno male le braccia. Mi fa male la testa. Mi fa male il cuore. Maledetto cuore! Perché sei lì? Perché non puoi semplicemente sparire?
Sono completamente sudato. Mi manca il fiato. Mi aggrappo al sacco come se potesse aiutarmi a rimanere in questa vita. Ansimo forte. La rabbia non è ancora smaltita del tutto ma il mi corpo chiede un time out.
 
“Pensavo che fossi solo cervello. Evidentemente mi sbagliavo”
La voce di una donna mi coglie alla sprovvista. Mi raddrizzo e mi giro. Chi è?
Nonostante il travestimento la riconosco subito. È lei. La Donna. Cosa vorrà da me, proprio ora?
“Cosa vuoi?” le chiedo bruscamente. Rabbia e odio scorrono come fiumi di lava. Io sono un vulcano che non ha ancora terminato di eruttare.
“Carino!” dice lei. Non coglie la provocazione.
“Cosa ci fai qui?” le domando di nuovo.
“Come saprai, grazie a te sono riuscita a tornare in pista. Non ti ho mai ringraziato a sufficienza per avermi salvato, quella volta”
“Non dovevi ringraziarmi. Piuttosto, non dovresti nasconderti?”
“Non più. Un certo signor Holmes mi ha aiutata a rifarmi una vita. Sono sotto stretta sorveglianza ma posso permettermi di girare per il mondo senza il pericolo di essere uccisa”
“Dovrai startene buona buona, allora. Niente più ricatti? Niente più estorsioni tramite prestazioni sessuali?”
Voglio offenderla. Voglio farle male. Come lei ha fatto con me.
“Non mi sfiorano nemmeno le tue paroline acide. So perché mi tratti così e riconosco di meritarlo”
“Davvero?”
“Si. Comunque sappi che so come ottenere le informazioni che voglio. Il sesso aiuta ma non è indispensabile. Ho saputo di tuo padre”
“Vuoi un aggiornamento?”
“Cosa vuoi dire?”
“Voglio dire che Siger Holmes non era mio padre. Mia madre lo aveva tradito. Mio padre in realtà è Arthur Watson. Si, il padre di John. Siamo fratelli”
“Chi l’avrebbe mai detto! Pensavo che foste amanti! Tutta quella intesa …”
“Allora non ne sapevo nulla. L’ho scoperto giusto oggi”
“Bene. Mi fa piacere per te. Quindi … se non siete amanti … io ho qualche possibilità!”
Sempre diretta, lei. Non ha mezzi termini. Non come Molly. È per questo che mi piace. Va subito al punto. So di cosa parla. Lo so perché quello che prova per me lo provo io per lei. Avrei dovuto lasciarmi andare, quella volta. Dovrei lasciarmi andare anche ora. Purtroppo non posso. È così tanto l’odio che sento scorrermi dentro che mi sembra di impazzire. Lei, come sempre, sembra leggermi nel pensiero.
“Lo sai che la rabbia è energia? Puoi trasformarla, se vuoi. In qualcosa di più bello ed appagante!”
Mi guarda. Uno sguardo che vale più di mille parole. Detto questo si allontana con la sua solita eleganza.
 
Basta. Per oggi basta. Dopo che se ne è andata la Donna, ho continuato ancora un po’ a sfogarmi con il sacco. Ho bisogno di una bella doccia e di tornare a casa. Subito.
Mi lavo e, quando apro la borsa per prendere i vestiti puliti lo vedo. È un biglietto da visita di un albergo. Il Grand Hotel*. Lo giro e dietro, scritto a penna in una grafia bellissima e molto femminile, c’è segnato il numero di stanza. Mi mordo il labbro. Cosa devo fare?
Mi rivesto lentamente. Devo riordinare i pensieri.
Per adesso non ho spazio per i miei genitori. Scusami, John, ma non ho spazio nemmeno per te. Sono solo io. Per una volta voglio essere più che egoista. Voglio vivere. Voglio godere. Voglio sentirmi bene, appagato. Che senso ha la mia esistenza? Quello che pensavo fosse mio padre mi odiava perché non lo era. Quello vero, quello che mi ha concepito con mia madre se ne è altamente fregato di me. E allora? La mia vita deve dipendere da quei cretini? No! Certo che no! Deve dipendere da me e dalle mie scelte.
 
Sono ad un bivio, nel senso stretto della parola.
Sono uscito dalla palestra lavato e con i vestiti puliti. Mi fanno male tutti i muscoli per lo sforzo eccessivo. Mi fa male la testa. John. Penso a John. Sarà preoccupato?
Se vado a destra andrò verso Baker Street, verso John.
Se vado a sinistra andrò verso il Grand Hotel, verso la Donna.
Che destino! La sinistra, la parte del diavolo, mi tenta. È lei il diavolo, la Donna. Vorrei andare da lei ma qualcosa mi blocca. Non riesco a muovere un passo. Sono qui, in piedi come un cretino in mezzo a questo incrocio e non so decidere da che parte andare.
Mi sento un gran ipocrita. Sarà giusto agire così? Non me ne frega niente. Ho bisogno di contatto fisico. Lo voglio. Ne sento urgente necessità. Vada come vada. Allungo il piede e faccio il primo passo … a sinistra.
Mando un SMS a John. Non voglio che si stia in ansia.
Dormirò fuori stanotte. Non preoccuparti per me. Starò bene. Niente cocaina, tranquillo. Ci vediamo domani. SH
 
 
 
 
*Nel film “Sherlock Holmes” con Robert Downey Jr Irene Adler gli dice che alloggia al Grand Hotel dove le hanno riservato ‘la loro vecchia stanza’. Può starci.

   
 
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