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Autore: Rupertinasora2    19/04/2012    1 recensioni
[Sequel de "Il progetto segreto del Ministro della Magia"]
Hogwarts. I giorni della grande battaglia sono finiti ormai da anni, e tra le mura dell'accademia magica più famosa passeggiano i figli dei più grandi maghi che presero parte alla battaglia.
Dopo che Hermione ha scoperto il doppio gioco di Belial, e che Draco è morto per vendicare la sorte di Scorpius, la vita ad Hogwarts pare essere tornata alla normalità... solo per essere di nuovo stravolta.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dark, secret destiny '
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8.
Una notte insonne per Hogwarts


 
A tutti è dovuto il mattino,
ad alcuni la notte.
A solo pochi eletti la luce dell'aurora.
[E. Dickinson]
 




.
 
Le nuvole ormai avevano lasciato Hogwarts, regalando una notte insolitamente limpida e stellata per essere ottobre. Non era, però, il cielo a preoccupare Scorpius, bensì quello che  il buio nascondeva. Erano i sotterfugi, i marchingegni, gli inganni che facevano tremare i nervi deboli di Scorpius.
Alzò gli occhi al cielo, e non vide nessuna luna che spuntava in cielo. Era una di quelle notti di novilunio. Dei passi dietro di lui lo costrinsero a voltarsi. Un ragazzo, alto quanto lui, con gli occhi blu della sua stessa forma, lo stesso mento e lo stesso naso, lo guardava fiero. Aveva i capelli neri che gli arrivavano lunghi quasi alle spalle, e il torso era nudo.
- Oberon -, lo salutò Scorpius, lanciandogli un maglione, che il ragazzo si affrettò a mettere. – Vedo che continuiamo a portare la stessa taglia- aggiunse il biondo, quasi compiaciuto.
Il ragazzo annuì.
- Già, una bella fortuna. Peccato per me che posso vestire questi panni solo per poche ore al mese-.
Scorpius sospirò, incapace di rincuorarlo.
- Papà sbagliò su tutta la linea con te- ammise.
- E con la mamma-, aggiunse il ragazzo, incolpando Draco per tutto quello che gli era successo. – E’ stato inutilmente brutale, un animale. Lui…-
- Oberon, basta-, intimò Scorpius. – Quello che è successo, è successo. Ora dobbiamo vedere come rimediare-
Prima che Oberon potesse rispondere, entrambi sentirono dei passi.
- Presto nasconditi!- sussurrò Scorpius al bruno. Aspettavano qualcuno, ma conosceva molto bene quei passi, e non erano della persona che stavano attendendo.
- Non ci penso neanche. Già lo faccio per ventinove giorni al mese, e poi credo di aver aspettato sin troppo-.
Entrambi non ebbero tempo di fare niente, che sbucò dalla porta una ragazza, dai lunghi capelli neri.
- Scorpius!- chiamò lei, riconoscendo il biondo.
Il Serpeverde le sorrise.
- Michelle, che ci fai qui?-
- Sempre molto simpatico, Malfoy-
Si fermò accanto a lui, con il suo commento sarcastico che ancora aleggiava nell’aria, e osservò attentamente il ragazzo bruno che stava parlando con Scorpius. Il suo volto riuscì a non tradire alcuna emozione, se non un po’ di perplessità prima di nascondersi dietro la sua maschera di freddezza.
- Non credo di averti mai visto ad Hogwarts-, disse rivolgendosi al ragazzo.
- Non credo che a quest’ora dovresti essere qui-, rispose lui con lo stesso tono, lasciandosi sfuggire lo stesso sorrisetto di Scorpius.
- Non credo che siano affari tuoi, questi- replicò Michelle, divertita, poggiando una mano su un fianco, e l’altra al braccio di Scorpius.
- Touchè- capitolò infine il suo interlocutore, alzando le mani in segno di resa.
Scorpius sospirò rumorosamente.
- Michelle, lui è Oberon. Oberon, lei è Michelle, la mia compagna di Casa-, li presentò.
Michelle lo guardò sorpresa.
- Piacere mio, Oberon-, ammise, stringendogli la mano. Oberon fece lo stesso. – Scorpius, dovrei parlarti in privato, ti dispiace venire con me?- chiese poi.
Scorpius la guardò attentamente. Nei suoi occhi leggeva una certa impazienza, come di qualcosa che la preoccupava, e premeva parlargliene. Il biondo sospirò, sapendo che non avrebbe saputo dire di no a quelle due perle verdi che brillavano in quella notte senza luna. Adorava perdersi in quegli occhi, anche se sapeva di non poterle dare di più.
- D’accordo. Aspettami in sala comune, va bene?- le propose.
Michelle stava per replicare, ma alla fine annuì. Gli disse di non fare tardi, e di nuovo sparì dentro il castello. Scorpius tornò a dedicarsi di nuovo ad Oberon.
- Credi che sospetti qualcosa?- chiese il bruno dagli occhi blu.
- E’ probabile. Michelle non è mai stata una stupida, ma non credo che abbia capito-
I due ragazzi si guardarono, e in quello sguardo intenso si dissero molto più di quanto sarebbero riusciti a fare con le parole.
- Andrai da lei?- chiese Scorpius. Oberon annuì, e lui gli posò una mano sulla spalla. – Un altro po’ di pazienza, e tutto per voi si renderà normale. La tua maledizione svanirà-
Scorpius cadde in un profondo stato di depressione dovuto al pensiero di quello che invece lui avrebbe dovuto passare per tutta la vita. Oberon parve accorgersene, e quindi gli battè una mano sul viso.
- Sei sempre stato più bravo di me a trattenerti, e forse potresti fare più di quanto tu stesso possa ammettere. Lasciati andare un po’ di più, e magari capirai che questa tua “maledizione” in realtà è solo un dono-.
I due si scambiarono l’ennesimo sguardo, penetrando l’uno nell’anima dell’altro, e rispondendo a domande mute, e discutendo con la sola forza dei sentimenti che in quel momento provavano.
- Se fosse così semplice…-
- Lo è, Scorpius. Sei tu che ti lamenti più di quanto dovresti fare in realtà-
- E tu allora?-
Oberon gli scoccò uno sguardo pieno d’ira.
- La mia è una realtà, la tua una possibile realtà. Sai controllare ciò che sei, puoi farlo. Io sono condannato. Hai sempre avuto un’abilità speciale a piangerti addosso, ma è ora che ti scuoti un po’. Guarda me, non mi sono lasciato scoraggiare. Tu lo fai ogni volta che apri gli occhi dopo una lunga nottata di sonno. Lo vedo, Scorpius. Vorrei parlarti, e non sono in queste notti, ma sai bene che non posso. Tu puoi vivere convivendo, io devo aspettare-.
Il rimprovero del ragazzo diede da pensare a Scorpius, il quale scrollò le spalle. Stava per replicare quando udirono di nuovo dei passi, stavolta più leggeri e titubanti. Qualcuno bussò alla porta per uscire.
Era il segnale.
Il volto di Oberon si illuminò. Scorpius comprese che il momento della discussione era finita. Si avvicinò alla porta e aprì.
La ragazza che stava dietro la porta aveva dei lunghi e morbidi capelli rosso fuoco che le ricadevano sulla schiena, sciolti, e un paio di occhi castani che aspettavano ansiosi che Scorpius parlasse o dicesse qualcosa. Rose Weasley. Lo sguardo di Scorpius si addolcì nei confronti di quella ragazza. Adorava il suo sguardo perso e incerto quando si scambiavano gli sguardi.
- E’ qui?- chiese lei, a bassa voce, come se avesse paura di essere sentita, come se temesse una probabile negazione.
- E’ qui-, confermò lui.
Senza indulgere oltre, Scorpius la scavalcò e si allontanò velocemente dalla torre di astronomia, lasciandosi dietro tutto ciò che al mondo amava, o credeva di amare. Era di fronte a lui il suo futuro, ma si sentiva così solo e incerto che ne aveva paura. Per un attimo lo sguardo di Rose balenò nella sua mente, puro ed innocente. Si chiese come mai lui non potesse essere così, come mai il destino aveva scelto per lui una strada persino più tortuosa di quella che Draco aveva scelto per Oberon.
 

***
 
 
Michelle scese nei dormitori di Serpeverde, la sua Casa da ormai cinque anni. Conosceva e sapeva il nome di chiunque stesse lì, chi a leggere la gazzetta, chi invece a parlottare. Nessuno, in quel momento, era degno della sua attenzione.
Senza altri indugi, quindi, salì le scale a chiocciola che l’avrebbero portata al bivio: da una parte i dormitori dei ragazzi, dall’altra quella delle ragazze. Le finestre filtravano la luce verde attraverso le acque del lago. Adorava quella sensazione che la prendeva quando guardava attraverso i vetri. Era come se si trovasse d’improvviso in mezzo alle acque, in balia della corrente, eppure perfettamente immobile, e l’unica in grado di respirare. Paradossalmente, quella sensazione di poter respirare la costringeva a trattenere il fiato.
Per un attimo i pensieri che le affollavano la mente si zittirono, incantati anche loro dall’acqua calma del lago.
Solo in quella calma, e in quel silenzio, sentì delle voci ovattate parlare concitatamente. Incuriosita, si sporse verso i dormitori dei ragazzi, ma le parole non erano chiare. Aveva la sensazione, tuttavia, di conoscere le persone che stavano parlando. Mosse qualche passo verso il lungo corridoio illuminato dalla pallida e debole luce delle candele che aleggiavano a mezz’aria, dando un’aria malata a coloro che venivano illuminati nel piccolo cono di luce. Proseguì, il rumore dei passi attutito dal lungo tappeto dai toni verdi e argentati. Si appostò alla porta da cui provenivano le parole indistinte.
- quindi non c’è nulla da fare, Blaise?! – chiese una vocetta stridula piagnucolante.
- Quante volte te lo devo dire? E’ finito. E’ tutto finito- rispose il ragazzo. Pareva calmo e risoluto in quello che diceva o faceva.
Michelle subito pensò che fosse una delle tante ragazzine innamorate di Blaise, che lui stava lasciando. Stranamente, volle continuare ad ascoltare.
- Non ci posso credere. Eppure me l’avevi promesso- esclamò la ragazza.
- Mi dispiace, ma sai bene come la penso-
- Come la pensi! Ti fai semplicemente influenzare. Io ti conosco bene, e posso dirlo-
- Ora basta!- sentenziò Blaise alzando la voce.
Il silenzio calò, e Michelle sentì un brivido lungo la schiena. Le molle del letto si lamentarono. Qualcuno singhiozzò, probabilmente la ragazza.
Avrebbe dato di tutto per cercare di capire o vedere cosa stesse succedendo. Chi stava insieme a Blaise? E perché aveva l’impressione che conoscesse la ragazza?
Si sentì gelare quando una mano le si posò calma sulla schiena. Saltò su, voltandosi di scatto. Stava per parlare, ma appena vide chi aveva di fronte si zittì, e tutti i pensieri che aveva dimenticato erano tornati come un’onda a stravolgerle la calma.
Scorpius sorrise. Era un sorriso stirato.
- Non dovresti essere qui- disse con calma.
Michelle farfugliò qualcosa di incomprensibile. Non capiva come mai riuscisse sempre a sconvolgerla in quel modo. Il ragazzo le rivolse un sorriso compiaciuto, e lei si infuriò. Stava per lamentarsi, ma in qualche modo non riuscì a trasformare le sue emozioni in una frase di senso compiuto. Abbassò le spalle, in segno di una resa temporanea.
Senza aggiungere altro, Scorpius bussò alla porta.
Si sentirono dei passi raggiungere l’uscio, e la porta si spalancò.
- Era ora, Scorp! Ti stavamo aspettando-, fece Blaise. Non si accorse di Michelle, che venne coperta dal biondo quando oltrepassò l’uscio. Non appena anche Michelle ebbe messo piede nella stanza, Blaise grugnì, ma non aggiunse altro, e chiuse la porta dietro entrambi.
Michelle si guardò attorno. Non era mai stata in una stanza come quella. Ovunque c’erano foto di famiglia, articoli di giornali che parlavano della famiglia Malfoy, che li vedeva al centro della situazione. Gli scaffali erano pieni di trofei, coppe di Quidditch che avevano vinto i Serpeverde, e coppe delle case. Solo in quel momento capì dove erano posizionati i trofei: era la stanza del Caposcuola.
Blaise Malfoy era il Caposcuola dei Serpeverde, e quella era chiaramente la stanza perfetta per un Malfoy, dove ogni cosa urlava con una gran voce silenziosa la superiorità di se stesso.
Una grande finestra dava il colorito verdognolo ad ogni cosa e persona che si trovava nella stanza. Fu allora che si accorse di Bella. La ragazza era seduta sul letto, con una mano a coprirle la bocca, e i capelli portati avanti a coprire il resto del viso. Michelle aveva sempre pensato che Isabella non fosse per niente una Malfoy, e che non era neanche in grado di portare quel nome. D’altro canto, lei stessa aveva sempre dichiarato di non essere d’accordo con quasi tutte le convinzioni dei Malfoy.
Michelle era rimasta sbalordita quando la ragazza era stata assegnata a Grifondoro, ma col tempo aveva capito perché il Cappello Parlante avesse trovato quella Casa più consona alla ragazza.
Scorpius la riscosse dai suoi pensieri, parlando a Blaise. Non riuscì a capire cosa gli chiese, perché le sfuggì la domanda.
- Non ha capito niente-, fu la secca risposta di Blaise, che prese una sedia e si mise a cavalcioni. Unì le braccia sullo schienale, poggiandovi il mento, e aspettò che Scorpius continuasse.
Il biondo sospirò e si avvicinò a Bella, sfiorandole delicatamente la schiena con la punta delle dita. Michelle guardò tanto intensamente quel tocco che riuscì ad immaginare che Scorpius stesse sfiorando lei a quel modo, e questo le provocò un lungo brivido.
- Bella…che cosa ti turba?- le chiese dolcemente.
Non aveva mai visto Scorpius comportarsi così, ma evidentemente aveva un debole per l’unica donna di casa Malfoy. Si percepiva che provava qualcosa di profondo per lei, e Michelle ebbe un moto di gelosia, che non avrebbe ammesso mai di aver avuto. Scorpius la attraeva intensamente, ma era troppo cupo e misterioso per i suoi gusti. Non voleva vivere con una persona che viveva di segreti.
- Tutto, Scorpius. Mi chiedo se ci poteva essere un’altra conclusione, se tutto questo si sarebbe potuto evitare. Io..- si morse il labbro inferiore. Le guance rosse, e gli occhi azzurri e grandi le donavano una sensualità unica, una sensualità che avrebbe fatto cadere ai suoi piedi una parte dei ragazzi di Hogwarts. L’altra parte già era ai piedi della stessa Michelle, dopotutto.
- Shh… non piangere, Bella. Non è successo niente.-
- Niente? Tu, come puoi dire proprio tu una cosa del genere! Scorp, tu e Blaise mi avevate promesso che non muovevate un dito, e invece non l’avete fatto!- sbottò lei, scoppiando ancora una volta in lacrime.
- Oh, andiamo Bella! Non abbiamo effettivamente mosso un dito, e comunque mica è morto qualcuno!- sbottò Blaise.
- Ah, no? E di Anne che mi dici? Lei non la conti come morta perché, essendo vampiro, era già morta?- urlò la ragazza verso il fratello.
Michelle sentì il pavimento allontanarsi da sotto i piedi, e le gambe estremamente molli. Di che cosa si stava discutendo in quella camera? Di assassinio?
Sbiancò involontariamente. L’ultima cosa che ricordò prima di cadere nel buio erano gli occhi glaciali di Scorpius fermi su di lei.
 
- Potevi evitare di portartela dietro, mio caro-
- L’ho trovata comunque qui-
- Oh, zitti tutti e due! Lasciatela respirare…- esclamò una voce di donna.
Quando Michelle riprese i sensi, si ritrovò tre paia di occhi che la guardavano attentamente.
Si mise a sedere faticosamente, e bevve l’acqua che le porse Bella. Subito si sentì meglio, ma aveva una gran confusione in testa.
- Voglio sapere che succede- biascicò.
I tre ragazzi si guardarono intensamente, Blaise scosse la testa. Scorpius stava per replicare, ma Bella precedette tutti.
- Mettiti a sedere, Michelle. La storia non è lunga, e credo che comunque tu debba conoscere la verità-
In quel momento era Bella che teneva le redini della situazione, e per un attimo riconobbe il carattere austero e autoritario di Scorpius. In fondo, era pur sempre una Malfoy.
- Io non credo che debba sapere- ribattè Blaise.
- E invece sì. E seppur non fosse stata amica di Scorpius, non la si deve lasciar credere una cosa che non è vera-, fu la risposta di Bella. Era come se stessero parlando di lei come se lei stessa non fosse in quella camera.
Non sapendo cosa dire, o fare, si mise seduta, accorgendosi solo in quel momento che era stata adagiata sul letto. Appoggiò con cura la schiena su un cuscino e guardò a turno i tre cugini.
Scorpius abbassò lo sguardo, e si allontanò dal letto, fermandosi accanto alla grande finestra, assorto nei suoi pensieri. Blaise mise una mano in tasca e ne estrasse un pacchetto di sigarette. Se ne accese una. Solo Bella era rimasta sul letto, a guardarla intensamente con gli stessi occhi grigio azzurri di Scorpius.
- E’ una storia che ti lascerà perplessa, ma è meglio che tu sappia. Non voglio che tu pensi che mio fratello e mio cugino siano degli assassini-. Quella parola fece rabbrividire Michelle, che sentì subito la gola troppo arida per urlare. – Loro, però, ci hanno messo lo zampino, nonostante abbiano agito contro il mio volere. L’hanno fatto solo per me. Mio malgrado, lo devo ammettere.-
Michelle aggrottò la fronte.
- Continuo a non capire- affermò.
La grifondoro sorrise sommessamente.
- Ricordi quello che è successo a Mielandia? Ricordi che sono finita in infermeria?- le chiese.
Michelle annuì senza aggiungere altro.
- Credo che è stato perché Angel ha visto me e James che scherzavamo e ridevamo-
C’era qualcosa che a Michelle sfuggiva, e che Bella sapeva. Le sorrise piano.
- Angel ha paura che io sia l’amante di James-
Michelle sgranò gli occhi. – Oh-, fu l’unica cosa che riuscì a dire, ma si mise meglio a sedere. La storia poteva non essere lunga, ma pareva interessante.
- Quando Angel ci ha visto, deve essersi comportata da sciocca, e Murtagh, per ricucire la ferita causata dallo “sgarro” di James nei confronti dell’onore della sorella, ha messo su una rissa. Da lì sono uscita indenne, cosa che non credo che fosse stato nei programmi di Murtagh. Angel non si è data per vinta, e non ha permesso a James di lasciarla-
- Stop, ferma qui. Quand’è che James ha lasciato Angel?-
Bella perse il sorriso, e i suoi occhi si riempirono di lacrime. – Quando più o meno ha capito che non provava più niente per lei. Angel però è legata morbosamente a James. Credo che abbia chiesto aiuto a Murtagh-
Una lacrima le scese lungo la guancia.
- Perché piangi?- le chiese Michelle con voce tirata.
- Perché è tutta colpa mia, Michelle. Ho spinto io James a lasciare Angel-.
Michelle scosse la testa.
- Ancora non capisco-
- Murtagh è un pazzo, è uno di quelli da cui è meglio stare alla larga- intervenne Scorpius, in aiuto della cugina, che per trattenere le lacrime non riusciva a chiarire il punto della situazione. – Era convinto che Bella era la causa per cui James ha deciso di lasciare Angel, cosa che invece non è- ci tenne a precisare, nonostante le parole di Bella. – Se ho ben capito questa parte della storia, James ha chiesto consiglio a Bella, e lei le ha suggerito di fare quello che si sente di fare, e non di lasciare Angel, cosa che invece lei continua a ripetere. Se Potter ha deciso di lasciare la Portbell, è stato un suo pensiero, e non tuo-, precisò ancora una volta, stavolta rivolto alla cugina. -Ma a quanto pare, Murtagh è riuscito a convincere persino Bella che James voleva lasciare Angel a causa sua- continuò guardando Michelle dritto negli occhi.
- Quindi, fammi capire. James non ama più Angel, decide di lasciarla…e Murtagh dice che è stata Bella a convincerlo di ciò? Perché mai?- chiese, sempre più perplessa.
- Perché è convinto che Bella sia innamorata di James- fu la secca risposta di Scorpius, come se volesse chiudere lì il discorso.
- Bagginate! Mia sorella non può innamorarsi mica di un Potter!- sbottò Blaise, accendendosi la sua seconda sigaretta. Era parecchio nervoso.
Bella abbassò lo sguardo.
- E non è tutto. Quella del bar non è stato l’unico tentativo del ragazzo di allontanare Bella da James, ma ci ha provato in tutti i modi, a volte usando anche la sorella, senza che Angel se ne accorgesse a sua volta-.
- E come?-
- Emma. Angel ascolta moltissimo Emma, che è pericolosa quando Murtagh. E’ stata lei infatti a ferire Bella nella lotta al bar-, rispose Scorpius.
- Non mi ha ferita!- esclamò Bella, volendo puntualizzare.
Scorpius decise di ignorarla completamente.
- Emma è la ragazza di Murtagh, giusto? A quanto ne so io, è innocua- obiettò Michelle, che ogni tanto aveva avuto qualche discussione con la ragazza di Tassorosso.
- Per niente. Credo che a muovere Murtagh è stesso Emma, che è più furba di lui. Ad ogni modo, non voglio entrare in certi dettagli oscuri anche a me- concluse Scorpius.
Michelle ebbe la sgradevole sensazione di essere più confusa di prima.
- Ma cosa c’entra tutto questo con…quello che stavate dicendo prima?-. Non aveva avuto il coraggio di dire la parola “assassinio”.
- Per proteggere mia sorella, le abbiamo messo alle calcagna un vampiro- fece Blaise, la cui faccia sembrava galleggiare nell’alone di fumo che lo avvolgeva.
- Alle calcagna di chi?-
- Di Bella, ovviamente. Anne Hudgens aveva il preciso compito di sorvegliare Bella-
Michelle sgranò gli occhi.
- Anne Hudgens era la guardia del corpo di Bella?- chiese incredula.
- Io non ne avevo idea, e né ne sapevo niente!- precisò Bella, che sembrava volersi difendere così.
- E certo, perché altrimenti non avresti mai accettato!-
A Michelle tornò a girare la testa. Scorpius se ne accorse e le prese la mano.
- Blaise, controllati.- lo rimproverò.
Il ragazzo sbuffò, tagliò l’aria attorno a lui e a grandi passi uscì dalla stanza, chiudendosi la porta dietro con forza. Scorpius guardò la porta come a volerla sostenere per evitare che cadesse per la forza con cui era stata sbattuta.
Bella tirò su col naso e si asciugò le guance con le mani.
- Non avrei mai accettato perché non credo sia giusto che qualcuno mi protegga fino a morire, come ha fatto Anne-, disse piano la ragazza.
- Anne voleva proteggerti da un eventuale attacco da parte di Murtagh?-
Entrambi i cugini annuirono. Erano fisicamente diversi, ma in quel momento le loro espressioni erano uguali.
- Solo che fu Angel ad attaccarmi. Ero andata a chiedere aiuto quando sono stata attaccata. Anne intervenne e mi protesse fino all’ultimo incantesimo, mentre io correvo a chiedere aiuto. Incontrai la cacciatrice, la Fowl, ma lei era convinta che stavo farneticando e che Anne avesse attaccato me ed Angel. Il resto lo sai-
Michelle aggrottò la fronte.
- L’hai detto a Potter?- fu l’unica cosa che riuscì a chiederle. Angel Portbell era davvero una pazza come diceva Bella? O era tutta una storia inventata da lei per coprire qualcun altro?
Bella scosse la testa.
- Ho provato, ma James non ha alcuna intenzione di darmi ascolto. Ha offeso la mia famiglia, ha detto che noi  eravamo gli stolti che non capivamo, e che Angel avesse “ingaggiato” Anne per ucciderla, ma che la cacciatrice fosse intervenuta appena in tempo-.
Michelle aggrottò la fronte.
- Allora è proprio scemo!-
Scorpius trattenne a stento le risate, mentre Bella lo fulminò con lo sguardo.
- No. La pensa così perché non sa la verità. Nessuno deve sapere la verità, o Murtagh e Angel verranno espulsi da scuola. E non mi va-
Michelle la guardò incredula, spalancando la bocca.
- No? Allora scusa, ma la scema sei tu! Hai la possibilità di buttare fuori a calci Murtagh e Angel, e di fargliela pagare per quello che stai vivendo!-
Bella abbassò lo sguardo, e scosse la testa.
- Michelle, io vado a cercare Blaise. Vedi se riesci a far ragionare tu questa sciocchina- affermò Scorpius. Arruffò amorosamente i capelli scuri di Bella, e si allontanò, chiudendosi dietro le spalle la porta con classe ed eleganza.
Michelle temette di arrossire, e non riusciva a capire perché. Eppure, in qualche modo capiva Bella.
- Ti piace James?- le chiese a bruciapelo.
Bella arrossì. Incredibile. La Regina di Ghiaccio stava arrossendo. Forse la situazione era più grave di quel che pensava.
- No- fu la breve risposta di lei.
La serpeverde allungò una mano verso di lei, e le sfiorò la spalla.
- Ti giuro che non ti capisco per niente, Bella. Tu sei bella, splendente, e potresti avere tutta la scuola ai tuoi piedi se solo lo volessi. Ti potresti innamorare di chiunque, e scegli proprio la persona che tuo fratello disprezza di più al mondo. Eppure, nonostante tutto, hai la possibilità di eliminare da davanti a te le uniche persone che ti remano contro, cioè i Portbell, e hai così la possibilità di far aprire finalmente gli occhi a Potter, e non fai niente? Perché?-
Bella fiondò i suoi profondi occhi chiari nei suoi scuri, e Michelle vi lesse un’innocenza ben preservata, nonostante le macchinazioni di Blaise, Scorpius, Murtagh ed Emma che vedevano lei al centro. Provò una profonda invidia per quell’innocenza.
- Perché non riuscirei mai a ferire James- rispose piano.
Michelle rimase spiazzata da quella risposta. Le chiese ulteriori spiegazioni.
- Hai ragione quando dici che provo qualcosa di più della semplice simpatia nei confronti di James, eppure come potrei far soffrire James dicendogli cose così brutte? Preferisco che pensi male di me, piuttosto che soffra per chi ama-.
- Se James non ha capito questo, Bella, o è profondamente stupido perché non ha capito quello che provi, o non ti ama quanto te. O entrambe-.
Bella si strinse nelle spalle.
- Mi basta sapere che è felice per essere felice-
Ancora una volta, Bella riuscì a spiazzarla. Era la prima volta che si trovava di fronte a un amore profondo, vero e puro come quello della ragazza.
Non poterono continuare la discussione perché Scorpius e Blaise erano tornati. Con lo sguardo, Bella la supplicava di qualcosa, probabilmente le stava chiedendo di non dire niente agli altri Malfoy. Lei le strinse la mano, per dirle che non ne avrebbe fatto parola con nessuno. Bella le ispirava una tenerezza infinita. Era come una bambina, che non si era ancora accorta di quanto il mondo fosse marcio.
Scorpius rimase sulla porta.
- Vieni, Michelle. Andiamo. Lasciamo soli Bella e Blaise, hanno tanto di cui discutere-
Scorpius lasciò intendere quello che tutti sapevano. Pareva che solo James non si fosse accorto della verità.
 

***
 

Quella stessa sera, James Hammer era andato nello studio del professor Mason per la punizione che avrebbe dovuto svolgere. Era pieno di sé, perché era convinto che avrebbe potuto estorcere qualche informazione utile sull’alchimia e sul Libro Mastro di cui aveva tanto sentito parlare. Ed inoltre voleva chiarire il perché di quei poteri, e perché Mason fosse in grado di contrastarli. A quanto pareva, anche lui era un alchimista.
Arrivò con qualche minuto d’anticipo, ma non se ne preoccupò. Bussò alla porta ed attese che Mason lo invitasse ad entrare.
La porta si aprì bruscamente, e comparì l’uomo alto, robusto e con la barba bianca che James aveva visto tante volte dietro quella copertina del libro che aveva letto e riletto fino ad impararlo a memoria.
- Sei già qui. Entra- disse burbero l’uomo.
James non se lo fece ripetere due volte ed entrò. Rimase per un po’ a guardarsi attorno. Sperava che ogni cosa trasudasse alchimia, ed invece era un semplice studio. C’era una scrivania di legno dall’aria pesante vicino a una finestra, una sedia dallo schienale anch’esso di legno e alto che dava le spalle alla finestra e due altre sedie più moderne dall’altro lato della scrivania. Le pareti erano coperte da scaffali colmi di libri sulle antiche rune. C’era anche qualche volume di trasfigurazione sul tavolo pieno di carte, ma di studi alchemici neanche l’ombra.
Mason prese a sedersi sulla sedia. Con un gesto della bacchetta accese tutte le altre candele presenti nella stanza, e fu come se qualcuno avesse acceso per la prima volta la luce nel buio di quella notte senza luna.
- Siedi, Hammer- gli intimò, mostrandogli le sedie di fronte a lui.
James non se lo fece ripetere due volte.
Notò sulla scrivania una ceneriera, e un sigaro appoggiato lì, come dimenticato, che emanava un odore pungente. Era un odore che aveva già sentito una volta, molto tempo prima, ma non riusciva a ricordare quando di preciso.
- Bene, bene. E’ ora che qualcuno ti insegni le buone maniere, eh?- ridacchiò Mason, appoggiandosi allo schienale come se fosse molto comodo.
James fu riscosso dai suoi pensieri.
- In che senso?- chiese perplesso.
- Nel senso che non è bene origliare le conversazioni altrui-
Il Corvonero si sedette meglio sulla sedia. Era stato colto il punto della situazione.
- Professore, come ha fatto a capire che ero lì?- chiese, avvicinandosi di più.
Il professore unì le dita tra loro, e sorrise sotto i baffi bianchi.
- Ah, Hammer. Hai ancora molto da imparare. Ti dirò poche cose, ma voglio che tu ci rifletta molto bene. L’alchimia non è altro che un ramo della magia, che si fonda su alcuni concetti che la magia di per sé non accetta. La Pietra Filosofale: la vita eterna; la Trasmutazione dei metalli vili in oro; l’onniscienza. Finora solo uno è riuscito a creare la Pietra Filosofale, ma è stata distrutta. Nicholas Flamel-.
Era tutto magnifico, ma lui queste cose le conosceva già. Stava per dirglielo, ma il professore non lo lasciò parlare.
- Come ben sai, Nicholas Flamel è morto da un pezzo, e con lui il segreto della vita eterna. Ma Flamel aveva creato una copia della pietra filosofale. La vera pietra è ancora oggetto di molti studi. Per quanto riguarda la trasmutazione, che per certi versi ha le stesse basi della trasfigurazione, credo che sia la tua arte più consona, non credi? Sei capace di trasmutare le cose a tuo piacimento, non è vero?-
Hammer era senza parole, e si limitò ad annuire. Quello che stava dicendo il vecchio era quasi senza senso.
Mason sospirò.
- Ma, al contrario della magia, l’alchimia richiede un prezzo, e non tutti sono disposti a pagarlo. E’ per questo che la tua arte deve essere fermata, ponderata in qualche modo, Hammer. Tu hai delle doti innate, e come te ce ne sono altri di alchimisti. Ma devi stare attento. L’alchimia lascia sempre un segno dietro di sé-.
Mason aveva lasciato James Hammer a bocca asciutta. Non sapeva che dire. Il suo cervello funzionava velocemente, cercando di recepire al meglio tutto quello che stava dicendo il professore. Forse era stata proprio quella “traccia” che lasciava l’alchimia a far capire a Mason che c’era anche lui in quella stanza, dopotutto.
- Professore, mi scusi. Cos’è che esattamente chiede l’alchimia?-
Mason lo guardò attentamente, con quei suoi occhi scuri capaci di scrutargli l’animo. Aveva l’impressione che a guardarlo fosse la sua amica Evelyn quando voleva dirgli che aveva colto il punto della situazione ma che non c’era molto da fare.
- Un prezzo equivalente. Se chiedi la luce, vuole le tenebre, se chiedi la felicità vuole tristezza, che chiedi il sole vuole la luna. E’ il principio di equivalenza che è alla base dell’alchimia- gli rispose.
James stava per chiedergli come avrebbe potuto pagare il prezzo all’alchimia, ma Mason si alzò e gli diede le spalle, guardando fuori dalla finestra.
- Buffo, questo tempo. Lì c’è qualcuno che chiede oscurità, e qui qualcuno che chiede l’esatto opposto. Ma c’è anche chi non chiede niente, ed è costretto a farlo-. Allungò una mano sullo schienale e lo strinse forte. Le nocche sbiancarono. – Non fermarti alle apparenze, James Hammer. Un giorno capirai le mie parole, ma per ora non badarci. Sono semplici farneticazioni di un vecchio.- Lo guardò con quel suo sguardo profondo e tagliente.- Ma adesso pensiamo alla tua punizione!- esclamò allegramente.
James rimase a bocca aperta.
- Ma credevo che fosse tutta una scusa per parlarmi!-
Il vecchio gettò la testa all’indietro e si mise a ridere.
- Dopotutto sono un professore, Hammer. Non posso non darti la punizione quando penso che lo meriti, non trovi?-
James sbuffò. Aveva pensato di passarla liscia, e invece per quella sera avrebbe dovuto rimandare l’incontro che aveva in mente.
 

***
 

Un leone. Ecco cosa pensava Emma di Murtagh in quel momento. Il ragazzo copriva la distanza tra una parete e l’altra nella stanza a grandi passi come un leone furioso. Aveva ancora il mantello poggiato sulle spalle, bagnato della pioggia che c’era a Londra. Era appena tornato dal San Mungo, dove aveva passato tutta la giornata, in attesa che Angel fosse fuori pericolo. Se in quel momento era lì, significava che il peggio era passato. Eppure, Emma aveva visto il corpo straziato della sorella del suo ragazzo, e sapeva che Murtagh non l’avrebbe facilmente dimenticato, e che sarebbe andato a capo di tutta la storia.
- Qualcuno la pagherà. E se non è stasera, sarà molto presto!- digrignò rabbioso tra i denti.
- Murtagh, ora devi solo ringraziare Merlino che tua sorella se la sia cavata- disse Emma a bassa voce. Anche lei talvolta aveva timore della furia incontrollata del ragazzo.
Murtagh diede un pugno al muro con forza, facendo rimbombare il suono nella stanza.
- Mia sorella se l’è cavata, sì, ma a che prezzo? Resteranno le cicatrici, è stata sfregiata permanentemente. Tutta colpa di quella vampira! Ma io se la prendo…-
- La vampira è morta, Murt-, gli ricordò Emma a bassa voce. Non voleva contraddirlo, ma non voleva che andasse oltre. In quel momento aveva la pelle d’oca, e non era solo per l’aria gelida e umida di quella sera.
Murtagh pareva incontrollabile, come se fosse fatto di pura rabbia e terrore. Aveva il viso distorto dall’ira in una smorfia che incuteva più timore delle sue minacce, le quali, Emma ne era certa, non sarebbero state fatte a vuoto.
- Ah già. La cacciatrice mi ha preceduto. Peccato. Avrei voluto sentire urlare e supplicare quella puttana succhiasangue-
Digrignò i denti. Sembrò che ringhiasse. Emma trasalì. Con lentezza, Emma scivolò dalla sedia su cui era seduta e si avvicinò piano a lui, cercando di non fare passi falsi, come se avesse di fronte un toro inferocito.
- Murtagh-, gli sfiorò il braccio titubante. Il ragazzo voltò con uno scatto felino il viso verso di lei.
Emma sentì il sangue gelarsi nelle vene. – Va tutto bene, per fortuna…La vampira è morta. In qualche modo hai avuto la tua vendetta, no?-
Lui l’afferrò per le spalle con forza, facendole male.
- Vendetta? No, quella mi è stata preclusa. Ma riuscirò a salire in fondo a questa faccenda, Emma. Stanne certa!-
La vista le si annebbiò, e sbattè velocemente le palpebre, cercando di rimettere a fuoco il viso pericolosamente vicino del ragazzo.
- Murtagh, ora devi solo calmarti, amore mio…-
- Calmarmi?  Come posso farlo sapendo mia sorella in ospedale? Dimmi, Emma, come?- le urlò in viso.
Emma tremò di paura, e gli occhi le si inumidirono. Lei sapeva cosa stava succedendo, ma aveva paura a parlarne con Murtagh. Eppure, doveva farlo. In un modo o nell’altro doveva pur riuscire a calmarlo.
- Murtagh, siediti. Devo dirti alcune cose, e non ti piaceranno-
Murtagh irrigidì tutti i muscoli, rafforzando la presa sulle sue braccia. Emma non riuscì a trattenere un lamento, e fu forse quello a farlo tornare in sé. La lasciò andare e si sedette sulla sedia, come se si fosse seduto su un letto di spine.
- Sto aspettando-, la incitò.
Emma prese un profondo respiro, e si tenne a debita distanza da Murtagh.
- Prima che succedesse l’incidente di Angel, Potter è andata a trovarla.- Aspettò qualche secondo, nel quale l’espressione di Murtagh mutò improvvisamente dal rabbioso al furioso, ma non parlava aspettando che lei continuasse. Così Emma decise di andare avanti. – Potter le disse che era meglio se si fossero lasciati, perché non poteva continuare a dover combattere con te, e perché non era sicuro dei suoi sentimenti  verso Angel. Dovevano chiarirsi, andare avanti, ma non insieme-
- Saggio, Potter, a lasciar stare mia sorella. Non è abbastanza per lui-
Emma annuì piano.
- E’ quello che Angel mi ha detto che le ha detto. Ma tua sorella, come ben sai, non riesce più ad essere lucida. Ama te, ma ama anche lui. Era convinta che Potter non avesse parlato con lucidità con lei-
Murtagh aggrottò la fronte, improvvisamente preoccupato.
- Che cosa intendi dire?- le domandò.
Emma si strinse forte nelle spalle. – Era convinta che Potter fosse stato manipolato da qualcuno della sua famiglia. Era convinta che Potter non intendesse veramente lasciarla. Era andata a parlargli, quando è successo il fatto. Voleva convincerlo che non era un bene stare lontani-
- Sciocca!- esclamò Murtagh, battendo con forza il pugno sul tavolo vicino a lui. – Più gli sta vicino, più si farà del male! Questa è la dimostrazione!-
Emma provò ad avvicinarsi piano a lui.
- Amore mio… non ti sembra strano che abbia incontrato la vampira? Non ti sembra strano che la Hudgens sia intervenuta proprio quando Angel voleva tornare con Potter?-
Murtagh assottigliò lo sguardo.
- Stai dicendo che era una specie di trappola?-
- Sto dicendo che qualcuno è intervenuto prima che Angel raggiungesse James-.
- Ma chi? E’ possibile Albus Potter?-
Emma scosse la testa. – No. Ero con Albus quando abbiamo scoperto il corpo della vampira. E’ rimasto scosso quanto me-.
- La sorella?- provò allora Murtagh.
Ancora Emma scosse la testa. – Lily Potter è innocua. Non riuscirebbe a far del male a una mosca, figurarsi a Angel, quando, dopo tutto, non le dispiaceva neanche che suo fratello la frequentasse-.
Murtagh si toccò la fronte, perplesso e confuso.
- Chi, allora?-
Emma si avvicinò di più a lui, si accoccolò davanti ai suoi piedi, e appoggiò le mani sulle sue ginocchia.
- Isabella Malfoy- sussurrò lei con odio.
- La Regina di Ghiaccio?- esclamò incredulo Murtagh, non credendo a quelle parole.
- Sì, Murtagh. Pensaci. Quand’è iniziato tutto? Quando la Malfoy è entrata a far parte della squadra di Quidditch! Sta sempre azzeccata a James, e questo ha sempre fatto soffrire Angel. E’ stata lei a insinuare in James il pensiero che Angel non va bene per lui-
- Almeno lei ha capito qualcosa!- sembrò difenderla lui.
- Ma non capisci, Murt? Quando lei ha saputo che Angel voleva tornare da James, ha scagliato la vampira, sua amica, contro tua sorella!-
Murtagh sbiancò. Finalmente aveva compreso tutta la faccenda.
- I Malfoy…-
Murtagh si alzò di scattò e tornò a girare in tondo per la stanza.
- Metterci contro i Malfoy non è saggio, Emma-
La bionda annuì, e il silenzio calò su di loro. Qualsiasi cosa avrebbero deciso, non sarebbe stato facile.
Murtagh prese il mento di Emma tra le dita e le alzò il viso.
- Per prima cosa, mia cara, dobbiamo accertarci che i Malfoy ci hanno messo lo zampino in questa storia. E poi ci regoleremo di conseguenza. Se sono stati loro, saggio o meno, dovranno pagare. E se non vogliamo inimicarci Scorpius e Blaise, ci converrà fargli aprire gli occhi sul carattere debole e infetto della piccola Malfoy, non trovi?-. Un ghigno malefico si dipinse sul suo volto.
Emma sentì lo stomaco stringersi, e non riuscì a trattenere anch’ella lo stesso ghigno sadico.
- Nessuno può far male alla tua famiglia senza nuocere anche me. Sai bene che puoi contare su di me-
- Alzati- le ordinò Murtagh.
Emma si alzò, e gli sfiorò la mano che teneva sul suo viso con una sua. Bastò uno sguardo per capire che erano sempre stati fatti l’un per l’altra.
La bionda Tassorosso si avvicinò al ragazzo e si lasciò andare in un bacio che suggellava così la loro promessa di farla pagare ai Malfoy.
 

***
 

Anche nella Torre dei Grifondoro, però, c’era chi faceva fatica ad addormentarsi.
La piccola Lily sorseggiava tranquillamente il suo tè, mentre sedeva tranquilla sul letto accanto al fratello maggiore. Albus, invece, era seduto ai piedi del letto, con la schiena appoggiata ad uno dei pali del letto a cui erano poggiate le tende.
Entrambi sorvegliavano il sonno di James, che dopo tanto sbattersi, aveva finito le energie ed era crollato in un sonno senza sogni.
- E’ incredibile quanto riesca a dormire bene James quando è stanco- fece allegramente la ragazzina, portandosi dietro un orecchio una ciocca di capelli rosso fuoco.
- Già, è quello che stavo pensando anche io-, ammise il secondogenito di casa Potter, guardando il fratello con i suoi occhi preoccupati.
- Non so che pensare di tutta questa storia, Al. Sembra un brutto sogno. Vorrei svegliarmi domani e sapere che nulla è cambiato-, ammise Lily affranta, appoggiando la tazza sulle ginocchia. Il tè era ancora bollente.
Albus osservò attentamente quella ragazzina che stava crescendo a poco a poco. Per lui era sempre una bambina, nonostante iniziasse a capire che il mondo era tutt’altro che felice.
- L’anno è appena cominciato, Lily. Tutto si sistemerà-.
- A me Angel è sempre piaciuta. Mi dispiace così tanto che sta male, e per di più si è lasciata con James. E’ un periodaccio per lei. Spero che non sia stata ferita in modo molto grave-
Albus ricordò l’immagine della vampira.
- C’è chi non tornerà più. Le passerà-
- Ma come puoi essere così freddo?- chiese incredula, sgranando gli occhi. Si passò una mano tra i capelli rossi. – Angel ha sempre amato James, e sono sicura che anche James la ama!-
Albus la guardò con tenerezza.
- Non dirlo a James, Lily. Sono tuoi pensieri. Devi lasciare che trovino da soli la loro strada-,ribattè il fratello, per niente convinto di quanto la ragazza dicesse.
Lily si accorse che il fratello non la pensava come lei.
- Albus, vorrei proprio sapere chi ha messo in testa a James certe sciocchezze-
Si zittirono entrambi quando James si mosse sotto le coperte. I voltò dall’altro lato e continuò a dormire.
Lily gli sfiorò i capelli. Sbadigliò, mettendo una mano davanti alla bocca.
- Spero che capisca che non gli fa bene allontanarsi da Angel-
- Da quando Angel è entrata nella sua vita, James non è mai stato tranquillo. Vuoi questo per lui, per il suo futuro?- la rimproverò il fratello sveglio.
- Angel l’ha reso felice-
- Per un po’ di tempo, è vero. Ma ora non hai notato quanto James sia nervoso quando deve stare con lei? Non hai notato che non le parla volentieri? Che riempie le sue giornate sempre di più pur di starle lontano? Non hai notato tutto questo, Lily?-
La ragazzina strinse le labbra, e afferrò con più forza la tazza. Si alzò dal letto.
- Credo che andrò a dormire-, sentenziò, allontanandosi a grandi passi dalla stanza, lasciando dietro di sé la porta aperta.
Così Albus fu lasciato solo a sorvegliare la notte di James. Aveva tanta voglia di dormire, eppure non voleva che James si svegliasse nella notte e sgattaiolasse via da Hogwarts fino al San Mungo.
Rimasto solo, rimase a pensare a quello che stava succedendo nella vita del fratello in tutto quel tempo.
Da un po’ di tempo si era accorto che il cuore di James aveva cambiato direzione, e lui solo da poco si era accorto in che direzione andasse. James è sempre stato una di quelle teste calde che segue ciò che gli dice il corpo, e non la mente o il cuore. E’ sempre stato uno spirito libero, fino a che non aveva incontrato Angel.
La ragazza era bella, ed era molto simile a James caratterialmente. Dietro il suo sguardo si nascondeva la conoscenza di qualcuno di più adulto e maturo, e quella stessa conoscenza non doveva celarsi in lei. Quell’incontro con James le ha fatto perdere la strada. Entrambi l’hanno persa. Hanno incontrato il proprio ego, amandosi e odiandosi. Era un’unione voluta da loro due soli. Fino a che James non ebbe incontrato qualcuno che gli aveva lanciato inconsciamente una sfida, e lui, sempre inconsciamente, l’aveva accettata.
La Regina di Ghiaccio. Isabella Malfoy. La bella di casa Malfoy, la cugina del suo più odiato “nemico”. James si era sentito subito attratto da quella bellezza glaciale, quasi eterea. E quella corazza fredda e indifferente a tutti e tutto aveva sfidato a gran voce il fratello, sempre in cerca di nuove sfide, facendogli dimenticare tutto quello che credeva di provare per Angel.
Dal canto suo, non credeva che Isabella si lasciasse comunque avvicinare da James, anche se aveva espresso interesse per il fratello. Forse ella stessa non se n’era accorta, ma ad Albus, attento osservatore, non era sfuggito niente.
Come se avesse indovinato, sentì bussare alla porta aperta. Quando alzò lo sguardo, Albus si trovò di fronte Bella.
- Posso entrare?- chiese lei, piano.
- Certo-. Le lasciò fare qualche passo, la osservò attentamente. – Credevo non saresti venuta-
Bella stava guardando James con un’aria afflitta. Sembrava divisa e incerta sul da farsi.
- Non volevo venire, infatti-, convenne lei. – Ma sulle scale ho incrociato Lily. Mi ha detto che James, dopo una brutta serata, finalmente si è addormentato. Mi ha chiesto di fare a cambio con te, così da lasciarti dormire-.
Albus scosse la testa. Nonostante quello che Lily diceva, pareva che i suoi gesti riflettessero quello che Albus pensava: anche la sorellina più piccola aveva intuito che la “migliore amica di James”, come chiamava Bella, aveva molto a cuore il fratello.
- Non preoccuparti, Bella. Ho sonno, ma ce la posso fare- ammise. Voleva vedere dove Bella potesse arrivare.
La ragazza scrollò le spalle.
- Come vuoi. Tanto non credo che riuscirò comunque a dormire questa sera-.
Osservandola attentamente, Albus notò quanto fosse pallida, con gli occhi cerchiati come se avesse pianto, e le labbra rosse come se le avesse truccate. I suoi occhi azzurro ghiaccio erano fermi su James, ma non osava avvicinarsi più di tanto a lui.
- Hai l’aria stanca, invece-
Bella spostò lo sguardo su Albus. Aveva le labbra serrate come se si trattenesse dal piangere. Pensava che non gli rispondesse, e invece lo fece.
- Sì, sono stanca. Ma non ho sonno-, ribattè. – Te l’ho detto: se vuoi resto io con James-.
Albus comprese che era ciò che voleva lei. Così annuì e si alzò dal letto.
- Bene. Allora vado a dormire, così domani non sono costretto a saltare altre lezioni. Buonanotte, Bella-
- Buonanotte Albus-.
Bella lo seguì con lo sguardo fino a che non rimase sola con James. Si coprì il viso con le mani, cadde in ginocchio, e tornò a piangere.
 

***
 

Michelle si rigirava nel suo letto, ma ancora non riusciva a dormire. Quello che aveva scoperto quella sera era stato più di quanto avesse mai immaginato. C’era una macchinazione dietro ogni mossa di Scorpius che la turbava. E, tra l’altro, non aveva neanche dimenticato quel ragazzo sconosciuto con cui il suo compagno di Casa stava parlando sulla torre.
Stanca di stare stesa, in attesa che il sonno la vincesse, scese da letto.
Non appena mise piede sulle gelide mattonelle, rabbrividì. Cercò le pantofole e le infilò. Prese la bacchetta, si avvolse nella vestaglia e si avviò verso il dormitorio dei ragazzi, cercando di fare meno rumore possibile.
Passò oltre la porta della stanza di Blaise, fino a che non giunse in quella di Scorpius.
- Alohomora- sussurrò. La porta si aprì docilmente, e lei sgattaiolò all’interno della stanza. Senza sorpresa, vide che Scorpius dormiva placidamente e solo nella stanza. Non si chiese dove fossero finiti gli altri, immaginando già la risposta.
Coprì velocemente la distanza che la separava da Scorpius.
- Ehi, Scorp. Sveglia!- disse, scuotendolo piano ad una spalla.
Il biondo si svegliò di soprassalto.
- Cos…che succede? Un assalto?- chiese lui. Le coperte gli scivolarono di dosso, cadendogli sul grembo.
Lo sguardo di Michelle cadde sulla pelle diafana del ragazzo dal collo fino a che non si andava a nascondere sotto la camicia abbottonata del pigiama. Si riscosse in fretta, senza perdere eccessivamente il controllo. Era lì per avere delle spiegazioni, e non per altro. Così prese l’espressione altezzosa e sprezzante di sempre.
- Non mi piace come ti stai muovendo, Scorpius. Odio che hai segreti anche con me- ammise.
Scorpius sbattè più volte le palpebre, per riuscire a mettere a fuoco la ragazza. Si stropicciò gli occhi e fece un lamento.
- Michelle…ma lo sai che ore sono? Domani avrò una giornata pesante, da passare tutta dietro i libri, e tu mi svegli per queste sciocchezze?-
- Non sono sciocchezze, Scorp!-
Il ragazzo grugnì qualcosa in risposta, e tornò a stendersi. Michelle rimase seduta sul letto accanto a lui.
- Senti, parliamoci chiaro, Malfoy. Io ho accettato di essere tua amica, ma voglio che tu sia sincero con me-
- Accettato?- chiese incredulo lui, strabuzzando gli occhi. – Scusami, ma nessuno te l’ha chiesto…bel culetto- ghignò infine.
Michelle si sentì travolgere. Aveva sempre odiato quell’appellativo che le diede lui tempo prima, ma in quel momento le regalò la strana sensazione di essere a casa. Strano a dirsi, ma le era mancato che lui la chiamasse così.
- Smettila, Malfoy. Lo so che ho un bel fondoschiena, ma di certo non voglio che sottolinei la cosa-
Michelle guardò il ragazzo sbuffare, come annoiato, ma non rispose. Così approfittò del silenzio del ragazzo per chiedergli tutto quello che le passava per la testa.
- Chi era il tipo sulla Torre?-
- Sulla Torre?- ripetè lui, come se scendesse dalle nuvole.
- Ma sì, Scorp. Quel tipo che mi hai presentato oggi!-
- Ah..- sembrava a disagio. – Te l’ho presentato, quindi sai chi è-
- No, Scorpius. Voglio che mi dici la verità. Chi è quel ragazzo? E perché non l’ho mai visto prima?-
Scorpius si voltò dall’altro lato, tirandosi le coperte sulla testa, rischiando di farla cadere.
- Ma che vuoi da me a quest’ora, McC? Tornatene a dormire- le intimò.
Michelle gonfiò le guance. Certe volte Scorpius si comportava da insopportabile Serpeverde, per l’appunto. Non le dava soddisfazione proprio di nulla. Così decise di sfoderare le sue migliori arti di seduzione, alle quali nessun ragazzo era riuscito ancora a dire di no.
Iniziò a sfiorare con le dita quei soffici capelli biondi di Scorpius, fino a scendere piano sul collo, premendo dolcemente con i polpastrelli. Si avvicinò un po’ di più al ragazzo in modo che il suo respiro gli accarezzasse la pelle.
- Rispondi a queste poche domande, Scorpius, e ti lascerò in pace per tutta la notte- promise, abbassando la voce.
Scorpius sembrò ignorarla, e lei gli si strinse un po’ di più. Più che lusingato, il ragazzo pareva ancora più a disagio di prima. Intuendolo, Michelle si ritrasse un po’. Si chiese come mai Scorpius era a disagio con lei che tentava di sedurlo, e le balenò nella mente uno strano pensiero, che scacciò sin da subito. No, Scorpius non poteva per niente essere omosessuale! Era contro tutte le logiche, e sarebbe stato davvero uno scherzo della natura veder sprecato tutta quella classe innata.
- Michelle, per piacere. Non ho voglia di rispondere a queste domande ora-
Michelle si snervò per quell’ennesimo rifiuto, e mandò all’aria anche le tecniche di seduzione. Gli si sedette a cavalcioni, e si piegò in avanti per costringerlo a guardarla.
- Scorpius Hyperion Malfoy, io ti sono amica, ti sono vicina, ma voglio da parte tua un po’ di collaborazione! Devi essere sincero con me, ed evitare tutti questi segreti. Io sono tua amica, e sta’ sicuro che non andrò a spifferare niente a nessuno!- sbottò, spazientita.
Il biondo la guardò attentamente, e la ragazza vide varie espressioni passargli davanti agli occhi. E poi tornò lo Scorpius di sempre, quello che tendeva a reprimere ogni emozione.
- Io mi fido di te, Michelle, ma non sono ancora pronto a parlartene-.
Quelle parole ferirono Michelle più di quanto lei stessa avrebbe mai ammesso.
- Scorpius, credimi, se davvero tu ti fidassi di me, già me ne avresti parlato. E invece no, anche questa volta tu ignori le mie domande, ignori ciò che faccio, e non ce la faccio ad andare avanti così. Saremo anche amici da quando abbiamo messo piede ad Hogwarts, ma anche nel nostro rapporto di amicizia io voglio sincerità, Scorpius! Lo capisci?-. Sentì gli occhi bruciarle, ignorò il fastidio. – Sei sempre più riservato, ed ora inizi anche a parlare con persone che non sapevo neanche che esistessero! Parli più con loro che con me, e tu non vuoi capire che mi dispiace, Scorpius! Io sono sincera con te, perché tu non puoi esserlo con me?-
Prima che finisse di urlargli contro l’ultima frase, il serpeverde la prese per le spalle e la scosse piano. Aveva gli occhi ridotti a fessure e le labbra sottili e stirate.
- Non posso parlartene perché tu scapperai via da me- sibilò.
Michelle lo guardò incredula. – Andare via da te? Ancora credi che possa scappare via, Scorpius?-
- Non sei pronta!-
- E invece sì. Credimi, sono più pronta di quanto tu stesso voglia ammettere. Chi è quel ragazzo? E perché ho sempre l’impressione che tu non ti sia mai completamente aperto con me?-, tornò ad attaccarlo.
Lui la spinse via in malo modo.
- Va’ via, Michelle. Per piacere, vai via!- suggerì con voce sforzata. Stringeva talmente con forza il lenzuolo che le nocche gli divennero bianche, e il volto sembrava sempre più cadaverico. Quella trasformazione preoccupò Michelle, che sentì il cuore batterle in gola.
- Scorpius…-
- Vai via!- le urlò contro per la prima volta da quando lo conosceva. In men che non si dica, Scorpius la raggiunse, e la afferrò per un braccio. Michelle era incapace di muoversi. Era terrorizzata da quegli occhi sempre più bianchi, dal sangue che sembrava non affluirgli più al viso.
Lui la sbattè con forza contro il muro, e le si avvicinò ringhiando.
- Devi stare lontana da me!-
Michelle era terrorizzata. Voleva parlare, dire qualcosa, ma le parole le morirono sulle labbra. Perché Scorpius si era arrabbiato a quel modo? Che cosa aveva mai potuto dirgli?
Osservava con paura e disgusto la saliva che si era addensata vicino ai denti e ai lati della bocca di Scorpius.
La stretta sul suo braccio divenne troppo forte e insopportabile, e piagnucolò.
- Mi fai male, Scorpius! Lasciami!-
Ogni parola che pronunciava tremava, incerta.
Scorpius iniziò a inspirare a fondo, e troppo velocemente. Un sordo ringhio gli riaffiorò dalla gola. Le narici si dilatavano sempre di più.
Gli occhi terrorizzati di Michelle si erano ormai persi in quelli dell’amico. Era la prima volta che Scorpius la trattava a quel modo, era la prima volta che vedeva Scorpius trattare qualcuno a quel modo. In quel momento non riusciva a dispiacersene, troppo preoccupata a capire perché la pelle le si era accapponata.
Scorpius le girò il braccio.
- Va’…via!- le urlò contro, e lei non riuscì a trattenere un grido spaventato.
- Va-vado via.. lasciami… mi fai male, Scorpius- gemette.
Sentì da lontano una porta sbattere con forza.
- Scorpius! No!- urlò qualcuno.
La vista di Michelle si annebbiò per il dolore dello strattone di Scorpius, che la stringeva sempre di più al muro. Altre mani cercarono di staccarla, e solo dopo vari tentativi riuscirono a liberarla.
La ragazza cadde a terra, disorientata, cercando di capire cosa stesse succedendo. A liberarla era stato il ragazzo dai capelli bruni che, ne era certa, aveva incontrato sulla torre.
- Scorpius, calmati. Respira. Michelle sta andando via. Stai calmo, Scorpius. Non mandare all’aria quello per cui hai sempre combattuto!- gli ripeteva.
Scorpius si piegò in avanti. Michelle sobbalzò, credendo che volesse afferrarla. Invece il ragazzo respirava con forza, tenendo gli occhi chiusi con forza, e trattenendosi ad Oberon.
Con uno sforzo incredibile, Oberon trascinò nella stanza Scorpius. Prima di chiudere la stanza con un incantesimo, si voltò verso Michelle, guardandola intensamente.
- Vattene, e non tornare. Non dire niente a nessuno. Ma vattene, e subito- le ordinò.
Michelle sobbalzò quando sentì la porta sbattere.
Il corridoio cadde in un silenzio tombale. Solo allora si accorse che aveva trattenuto il fiato per tutto il tempo, e aveva gli occhi sbarrati. Ancora nelle orecchie aveva l’eco dei ringhi e dei gemiti di Scorpius, e ancora aveva la sensazione di quello sguardo candido che la osservava famelico.
Michelle chiamò a raccolta tutte le sue forze, e cercò di alzarsi. Le sue gambe tremarono. Si appoggiò con la schiena al muro, chiuse gli occhi e inspirò a fondo cercando di calmarsi.
Era tutto finito. Tutto.
Si ripromise che avrebbe chiesto a Scorpius anche il perché di quel suo comportamento.
Impaurita, ma testarda, radunò tutto il suo orgoglio e, stringendo i denti, tornò al suo dormitorio. Cercò di fare il minor rumore possibile, per non svegliare nessuno, e scivolò sotto le coperte.
Ancora tremava per lo spavento che si era presa. Maledetto Scorpius, questa non gliel’avrebbe perdonato. Avrebbe avuto bisogno di un bicchiere d’acqua, ma non riusciva più a muovere un muscolo. Chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi, e pian piano scivolò in un sonno non poco agitato.





Spazio riservato all'autrice:
Con questo capitolo credo di essere giunta a una svolta: o essere chiara, o non essere chiara. Mi sembra che da questo capitolo, apparentemente "statico" (come direbbe qualcuno), dovesse svilupparsi più di quanto non si sia sviluppato finora.
E' la storia che mi parla, e mi chiede una decisione. La mia decisione verrà nel capitolo 9, che posterò a breve perchè già lo sto scrivendo.
Ringrazio le vostre recensioni, continuate a scrivermi! Un bacio.
  
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