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Autore: MedusaNoir    19/04/2012    1 recensioni
Esistono gli amori platonici, quelli immortali, perfino quelli che durano solo qualche giorno; e poi ci sono loro, gli amore preconfezionati. Si tratta di "amori in scatola" costruiti su misura per unire i rampolli di due facoltose famiglie.
Ed è proprio questo che accade a Draco Malfoy e Asteria Greengrass: si ritrovano fidanzati fin da bambini. Inutile dire che questo a Pansy Parkinson, che è sempre stata accanto al ragazzo cercando di conquistare il suo cuore, proprio non va giù...
Tra una Daphne pasticciona innamorata del sarcastico migliore amico Blaise, una Millicent intelligente che non riesce a trovare un fidanzato, un Gregory ancora depresso per la morte di Vincent e un Theodore esperto nel risolvere le situazioni, Pansy e Asteria si daranno battaglia, senza che l'opinione del codardo Draco venga mai presa in considerazione.
[ATTENZIONE: il capitolo III (escluso il prologo) è stato aggiornato quasi un anno fa; a partire dal capitolo IV si sta tornando ad aggiornare ogni settimana]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Millicent Bullstrode | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo IV

Quando Thedore Nott bussò alla porta di casa Goyle-Bullstrode, Millicent gli venne subito ad aprire, evidentemente sollevata dalla velocità con cui l’amico aveva risposto alla sua richiesta d’aiuto.

- Grazie, - sussurrò, rivolgendogli un enorme sorriso. – Fra poco devo andare a lavoro, Peterson mi ha già fatto una lavata di capo l’altro giorno per essere arrivata in ritardo per la terza volta in una settimana… Ma non posso lasciarlo solo, non me la sento.

- Fai bene, - concordò Theodore, dandole una pacca sulla spalla per rassicurarla.

L’interno dell’appartamento a Tottenham Court Road era pressoché impossibile da descrivere con un solo aggettivo; il primo che veniva in mente a Theodore ogni volta che entrava nella casa dei suoi amici era “eterogeneo”, ma non era sicuro che bastasse a riassumerne la particolarità. Non poteva essere definito né ordinato né in preda al caos: semplicemente, la zona abitata da Millicent – la sua camera da letto, il bagno e lo studio – era immacolata, mentre quella in cui si trascinava Gregory – camera, cucina e l’ingresso che fungeva da salotto – non avrebbe potuto versare in condizioni peggiori.

Millicent, nonostante la giovane età, aveva fatto carriera in fretta al Ministero della Magia, lavorando nell’Ufficio Internazionale della Legge sulla Magia: gli erano valsi gli studi di tedesco e russo, oltre al tempo speso a Hogwarts sui libri nel tentativo di ottenere più E possibili ai M.A.G.O. Nella vita privata, come nel lavoro, era ordinata e precisa, non c’era una sola cosa che fosse fuori posto nella sua stanza e solo grazie a lei la montagna di piatti accumulati da Gregory ritrovavano il naturale colore perlaceo a fine giornata; tuttavia, nonostante l’intelligenza e l’incredibile voglia di fare, Millicent non era ancora stato in grado di trovarsi un compagno. Ad ostacolarla, un tempo, era stato il fisico pesante e la diffidenza verso il prossimo; negli anni era maturata, si era aperta e addolcita e aveva perfino perso qualche chilo, ma aveva cominciato lei stessa a tenere i ragazzi alla larga: non reputava nessuna delle sue conoscenze degne di più delle attenzioni che avrebbe dato a un rapporto su una proposta di legge del Ministro Bielorusso. Ovviamente i suoi ex compagni di scuola, gli unici amici che avesse mai avuto, facevano eccezione ed era proprio per il tempo che dedicava al suo coinquilino che rischiava di perdere il lavoro per cui aveva tanto combattuto.

Dalla morte del suo migliore amico, Gregory sembrava avere perso una parte di sé. Millicent, a sua detta, era fantastica, sempre pronta ad aiutarlo e a cercargli un lavoro, ma non era Vincent, non lo sarebbe mai stata; con il tempo Gregory stava cominciando ad abituarsi a vivere senza di lui, però l’incapacità di trovare un impiego lo portava a passare le giornate in casa, mangiando tutto ciò che trovava; Millicent doveva lavorare per due per potere procurare da vivere a entrambi, ma Gregory era diventato talmente apatico da non riuscire a muovere un muscolo senza essere spronato dai suoi amici.

E poi c’era lui, Theodore, il “buon amico”: allampanato, orecchie leggermente a sventola, colorito pallido, Theodore era sempre disposto ad accorrere alle richieste di aiuto degli amici, proprio come quella mattina.

Pansy si lamentava delle poche attenzioni che Draco le riservava? Theodore le portava una confezione maxi di Cioccorane.

Daphne veniva bocciata all’esame di Materializzazione perché finita a due chilometri di distanza dalla destinazione giusta? Theodore le accarezzava i capelli finché non smetteva di piangere.

Gregory si sentiva inutile e incapace di portare a termine qualsiasi cosa nella vita? Theodore lo spronava a farsi coraggio, aiutandolo a cercare gli annunci più adatti a lui sulla Gazzetta del Profeta.

Blaise… Ben, no, Blaise non aveva bisogno d’aiuto. Mai. Ma era un ottimo giocatore di dama.

- Greg, guarda chi c’è! – esclamò Millicent, affacciandosi sulla soglia della cucina.

- Non parlargli così, non è un bambino, - la sgridò scherzosamente Theodore. – Ehi, Greg, come va?

Gregory sollevò svogliatamente lo sguardo dalle ciambelle che stava mangiando; dai lati della bocca colavano cioccolata e crema e su una guancia c’erano residui di zucchero a velo.

- Mh, - si limitò a mugugnare, mostrando di avere notato il visitatore.

Theodore trascinò subito via dalla cucina Millicent, preoccupato.

- E’ in condizioni pessime! – sussurrò, cercando di non farsi sentire da Gregory.

- Aveva un colloquio di lavoro ieri pomeriggio, è andato malissimo. Ha passato la notte a ingozzarsi di tutte le schifezze che è riuscito a trovare nella pasticceria qui sotto…

- Vorrà dire che non era il colloquio giusto per lui, tutto qua. Non ne avevamo trovato uno adatto alle sue capacità? Doveva solo trasportare dei mobili da una stanza all’altra, ce la potrà fare…

- Theo, - lo interruppe Millicent con un sospiro, - era quello il lavoro che non è riuscito a ottenere.

- Ah.

- Senti, io vado. Se ritardo ancora un po’ Peterson affiderà l’incontro con il rappresentante tedesco a qualcun altro, quindi…

- Sì, non preoccuparti, va’ pure. Qui ci penserò io.

Theodore la salutò con un veloce bacio sulla guancia e poi tornò in cucina, sfregandosi le mani.

- Allora, Greg, sei pronto per andare a correre?

Gregory si limitò ad aggrottare la fronte.

- Beh, ok, scherzavo. Troviamo qualcos’altro da fare e intanto togliamo queste ciambelle dalla circolazione.

 

Crack.

Daphne sobbalzò sulla sedia, perse l’equilibrio, allungò le braccia in cerca di sostegno e cadde a terra, trascinando con sé il libri sulla scrivania a cui si era aggrappata nel tentativo di salvarsi. Pansy osservò l’acrobazia in silenzio, alzando gli occhi al cielo, poi si lanciò sul letto di Daphne e incrociò le braccia, offesa.

- Ti odio, - dichiarò, riducendo gli occhi a fessure. – Perché non mi hai detto niente?!

- Non volevo farti soffrire, - si scusò Daphne, tirandosi in piedi e riprendendo posto sulla sedia. – Cosa ci fai qui? Vattene, se Asteria ti scopre…

- Non mi importa niente di quella Banshee!

- Banshee?

- Draco la chiama così, - chiuse il discorso Pansy, mostrando ancora una volta che ciò che diceva Draco era per lei pura verità, anche se non aveva capito cosa intendesse o se la realtà dimostrava il contrario delle sue affermazioni. – Che significa che “non volevi farmi soffrire”? Lo sarei venuta a sapere comunque!

- Ti prego, abbassa la voce! – la supplicò Daphne.

Pansy fece un profondo respiro. – Va bene, - acconsentì, regolando i suoi acuti isterici, - ma tu dovrai darmi una risposta soddisfacente, altrimenti comincerò ad urlare.

- E’ stata una decisione presa tanti anni fa, pensavo che Asteria neanche se ne ricordasse; poi c’è stata la guerra e i Malfoy sono caduti in rovina…

- Diversamente ricchi, preferisco chiamarli.

- Non credevo che i miei fossero ancora intenzionati a stringere quell’accordo con loro! Asteria però si è messo in testa di volere Draco a tutti i costi, penso sia stata la tua reazione a spingerla a portare avanti l’idea del matrimonio.

- Non dire fesserie, l’aveva già deciso: è arrivata a casa nostra…

- Vostra?

- Beh, di Draco, ma Narcissa ha detto che è praticamente anche casa mia! E’ arrivata a Villa Malfoy con arie da gran signora pretendendo di sposare Draco, ma chi si crede di essere?

- Siamo ricchi. Potenti. Mio padre è un pezzo grosso al Ministero.

- Sì, va bene, era una domanda retorica! Il punto è questo -. Pansy si alzò dal letto e si avvicinò a Daphne, appoggiando le mani sui braccioli della sedia. – Devo trovare un modo per toglierla di mezzo.

- Vuoi uccidere mia sorella?!

- No, mi basta farla finire in Siberia senza alcun mezzo per tornare indietro! Devo impedire il matrimonio a tutti i costi, Daph, e tu mi aiuterai.

- No.

Pansy si ritrasse, aggrottando le sopracciglia. – No? Sei la mia migliore amica, dovresti appoggiarmi in qualunque decisione.

- Ma Asteria è mia sorella, non posso certo mettermi contro di lei.

- Traditrice.

Pansy aprì l’armadio di Daphne e afferrò uno dei vestiti che le aveva prestato.

- Pan, - tentò Daphne, preoccupata, - non prendertela con me, ti prego. Non fare la scena “non siamo più amiche e mi riprendo la mia roba”.

- Mi serve solo un abito per stasera, sono a cena dai Malfoy. E non posso litigare con te: mi serve un’alleata nella tana del nemico.

- Beh, ti ringrazio!

- Figurati, - rispose Pansy riponendo il vestito in una busta, senza notare il sarcasmo dell’amica. – Porto questo a casa e poi passo da una certa parte, allora, e tu non osare schierarti con Asteria.

- Rimarrò neutra, basta che non mi mettiate in mezzo.

- Non contarci: ho già in mente come riuscire a farti combattere per me.

Senza aggiungere spiegazioni, Pansy si smaterializzò.

 

Decisamente Draco aveva la testa tra le nuvole quella mattina.

Harry aveva cominciato a sospettarlo quando lo aveva visto entrare nel suo ufficio, rendersi conto spaesato di essere circondato da Auror e fuggire nella stanza accanto, la sua sede: l’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia.

La convinzione era cresciuta notandolo scontrarsi con diverse persone nel corridoio, lo sguardo fisso al pavimento.

E ora che gli stava rivolgendo un enorme sorriso Harry non aveva più dubbi.

Qualcosa non andava.

- Malfoy? – esordì, titubante.

Draco parve improvvisamente riprendersi dallo stato confusionale; scosse la testa, si rese conto di essere di fronte al suo nemico di un tempo e assunse un’espressione contrariata.

- Potter, - sibilò, - cosa vuoi?

- Mi hai sorriso per cinque minuti esatti, - gli fece notare Harry, controllando l’orologio di Fabian Prewett che teneva al polso. – La promozione fa questi effetti?

Draco inarcò le sopracciglia. – La… -. Si bloccò con la bocca ancora aperta. - … promozione, - concluse, lasciandosi cadere sulla prima sedia libera e affondando la testa tra le mani.

Harry si guardò intorno in cerca di un qualsiasi aiuto. Draco non era suo amico, non lo era mai stato, ormai si limitavano a salutarsi silenziosamente quando si incontravano al Ministero, ma non potevano certo definirsi “amici”; non si lanciavano incantesimi, ecco tutto. E adesso perché si ritrovava ad essere l’unico presente in un corridoio sempre trafficato mentre Draco sembrava sull’orlo di una crisi di nervi?

Sospirò e alla fine si decise a sedersi accanto a lui, battendogli una mano sulla schiena e ritraendola in fretta.

- Non… ehm… non dovresti essere felice della promozione? Capisco che ora avrai un sacco di lavoro in più, però sei così giovane e già hai raggiunto…

- Se stai per dirmi che posso esserne orgoglioso, tappati quella bocca, Potter! – sbraitò Draco, riemergendo dalle mani che gli stavano nascondendo il viso. – Sono rovinato! Completamente… rovinato!

- Non ti seguo, ma forse è meglio così. Torno in ufficio, mi aspettano per…

- La mia carriera è finita, - si lamentò Draco senza nemmeno ascoltare le sue parole.

Harry dovette sedersi di nuovo, maledicendo l’attimo in cui aveva pensato di fare un pausa e prendersi un caffè.

Illuso!

- Tu cosa faresti, Potter, se una ragazzina di cinque anni mai vista prima ti annunciasse che sarai sua moglie?

- Una ragazzina di cinque anni? Beh, è una bambina, non la prenderai sul serio!

- Quasi quindici anni fa non lo feci, ma adesso la situazione è tragica: la “bambina” si è presentata a casa mia reclamando la mia mano.

- Ami un’altra?

- Che c’entra? Non voglio sposarmi per interesse, io nemmeno la conosco! L’ho vista ogni tanto a Hogwarts, ci ho parlato ieri per la prima volta dopo anni. E cosa mi chiede? Di diventare suo marito, altrimenti la mia famiglia perderà tutto: la villa, i pavoni… tutto!

- Hai dei pavoni nel giardino? – chiese Harry, sorpreso.

- Mio padre li adora. Quella pazza ci porterà via tutto!

- E questo cos’ha a che fare con il tuo lavoro? Non può certo interferire, no?

Draco gli rivolse uno sguardo sconsolato. – E’ la figlia di Richard Greengrass.

Harry non riuscì a produrre un suono più riconoscibile di: - Oh.

 

- Guarda qua, Greg! Che ne dici? Sembra un lavoro fatto apposta per te: serve solamente un M.A.G.O. in Pozioni, Erbologia, Trasfigur… Va bene, passiamo ad altro.

Gregory grugnì in risposta, appoggiando il volto grassoccio sul palmo della mano e fissando Theodore, che seduto all’altro capo del tavolo sfogliava La Gazzetta del Profeta in cerca di colloqui che il suo amico fosse in grado di sostenere.

- Non c’è niente per me, Theo, - esclamò per l’ennesima volta. – Sono una frana, non so fare niente, passo la giornata a mangiare ciambelle…

- Ed è ora che la smetta.

Theodore, ancora nascosto dal giornale, agitò la bacchetta, Appellando la ciambella alla crema che Gregory stava per addentare.

- Ehi! – si lamentò il ragazzo, ma Theodore gli scoccò un’occhiata eloquente.

- Quando avremo trovato un lavoro, potrai mangiarla.

- Ma non tocco niente da un’ora!

- Un nuovo record, non trovi?

Chiunque aveva conosciuto Gregory Goyle a Hogwarts, lo avrebbe definito “grasso”, ma non avrebbe mai pensato che potesse diventarlo ancora di più: al castello le lezioni gli impedivano di mangiare in continuazione, però da quando abitava da solo e non aveva nemmeno pergamene da scrivere che lo tenessero occupato il cibo era diventato parte fondamentale delle sue giornate, attentando in tal modo alla dieta rigorosa di Millicent.

- Ho fame.

- Non mi interessa.

- Potrei sentirmi male!

- Ci Materializzeremmo al San Mungo.

- Ti resterei sulla coscienza!

- Non faresti più male che a quella povera sedia.

L’inaspettato suono del campanello impedì a Gregory di interiorizzare le ultime parole di Theodore e offendersi.

- Va’ ad aprire, - lo spronò Theodore.

- Perché proprio io?

- Perché questa è casa tua e inoltre fare qualche passo fino alla porta non farà affatto male alla tua salute.

Gregory sbuffò, alzandosi controvoglia.

- Non poteva Materializzarsi dentro casa, no? – borbottò, aprendo la porta.

- Ciao, Gregory, è sempre un piacere trovarti così in forma, - lo salutò Blaise sorridente, posandogli una mano sulla spalla.

- Che ci fai qua? Sei venuto a dargli una mano?

- Ah, ma allora avevo ragione: Theodore è qui. Theo, amico mio! – esclamò, superando Gregory senza troppi convenevoli e avvicinandosi raggiante a Theodore. – Abbiamo un problema, - annunciò immediatamente, lasciando da parte il sorriso di circostanza e guardandosi intorno per trovare un posto pulito su cui sedersi; alla fine optò per la poltrona di Millicent, l’unica zona immacolata del salotto.

Theodore lo seguì, prendendo posto accanto a Gregory – che si era lasciato andare sul divano, stanco per i pochi metri percorsi – e osservando Blaise con stupore.

- Tu… hai un problema?

- Io no, ma potrei averlo. Draco si sta per sposare.

Gregory tossì, sputando residui della ciambella che di nascosto era riuscito ad Appellare.

- Chi sarebbe la fortunata? – chiese Theodore, intuendo che non si trattava di Pansy.

- Asteria Greengrass, sorella di Daphne, figlia di Lavina…

- … e di Richard Greengrass, - completò per lui Theodore, afferrando il punto della situazione.

- Daphne è venuta a lamentarsi da me ieri: Asteria si è messa in testa di sposare Draco, non so per quale assurdo motivo, e la sta facendo impazzire.

- E Draco?

- Non ha ancora espresso alcun parere in proposito, ma Draco non conta: è Pansy il problema. E tu devi aiutarci a capire come uscire da questa situazione senza che nessuno di noi si faccia male.

Theodore si alzò, cercando la scorta di Whiskey Incendiario di Millicent, e ne versò un po’ in tre bicchierini di vetro senza dire una parola; solo quando porse il primo a Blaise sembrò riacquistare la voce.

- Posso far dimagrire Gregory, trovare un ragazzo a Millicent e perfino aiutare Daphne a percorrere una strada di montagna senza mai inciampare, ma convincere Pansy a rinunciare a Draco è fuori dalle mie capacità. Non possiamo fare altro che attendere il suo arrivo.

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Dopo quasi un anno di attesa, ho deciso di ricominciare a scrivere questa long! Il perché sta tutto nei nuovi personaggi che ho inserito: la storia avrebbe dovuto incentrarsi solo su Draco, Pansy e Asteria, ma sarebbe venuta fuori decisamente "banale", non avevo molte idee, e invece con l'inserimento dei loro amici già mi balenano nella testa un sacco di scene!

D'ora in poi aggiornerò ogni settimana (al massimo ogni due), non sparirò :)

Grazie finora a chi ha recensito questa storia e chi l'aveva messa tre le seguite ^^


Medusa

   
 
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