Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: FaDiesis    19/04/2012    7 recensioni
Dal capitolo 3:
Correvamo per i corridoi laccati di bianco dell'aeroporto di Eneta, affannati e gridando un "di qua!" di quando in quando.
Eravamo in ritardo. Terribile ritardo.
E il tutto solo perché litigando, in macchina, ci eravamo distratti e avevamo sbagliato strada. Un sacco di tempo perso per niente.
Alla fine eravamo arrivati, ma mancavano cinque minuti alla partenza del nostro volo.
Con la mia solita sfortuna, arrivammo al gate proprio in tempo per vedere l’aereo decollare nel cielo plumbeo.
Ci buttammo demoralizzati sulle sedie della sala d’attesa.
Passammo un quarto d'ora abbondante a borbottare e discutere di chi fosse la colpa, quando, all'improvviso una figura indistinta ci piombò davanti.
Era atterrata con una gamba piegata e una distesa, e le mani fasciate poggiate leggermente a terra.
Si alzò lentamente.
Piegò la testa.
E sorrise.

- STORIA IN PAUSA A TEMPO INDETERMINATO -
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

Il vento sembrava emettere lunghi fischi e i raggi del sole risplendevano cosìallegri da farsocchiudere gli occhi per la troppa luce.
La situazione era onirica: Sean, Paco e io, ancora in piedi davanti all’uscita della grotta e con le bocche spalancate ad ammirare il paesaggio che ci si presentava dinnanzi.
Le verdi colline erano illuminate dal bagliore dei raggi solari e l’erba brillava rigogliosadi tante sfumature diverse… sarebbe potuta benissimo essere una tela dell’ottocento oppure l’immagine di  uno di quei documentari che pubblicizzano viaggi di piacere in vaste pianure immerse nella natura e al dì fuori della tecnologia.
Dovevo ammettere che il panorama era mozzafiato.
Avrei tanto voluto avere con me la mia adorata macchina fotografica...
-E’ bellissimo…- sussurrai a bassa voce, per non disturbare la magia del momento.
-Già.- concordò Sean, che anche lui guardava sbalordito tutto quel verde.
Mi ricordava un po’ l’Irlanda.
-Sono già stato nel Regno dei Fantasy e anche in questa pianura. Ogni volta mi fa lo stesso effetto. -disse Paco, dopo qualche altro minuto, passato a meravigliarci di dove eravamo sbucati. -Ci incamminiamo?
-Sì sì…- rispose Sean, guardandosi in giro per cercare una strada o una rotta principale. –Ma dove andiamo?
-C’è un passaggio sterrato giusto in fondo a questa collina. Dobbiamo scendere, ma non ci vorrà molto. –disse il bambino, indicando con un dito sottile un punto dietro di lui.
Era ormai mezzogiorno inoltrato, quando arrivammo ai piedi della collina.
La parte urbana cominciava proprio da lì… urbana poi, non penso sia proprio l’aggettivo adatto.
C’era una foresta con i più svariati alberi  -bianche betulle, voluminosi salici, maestose querce… -  che predominava su tutto. Le case erano di legno, costruite per lo più sugli alberi e collegate tra loro con grossi rami.
Incredibile l’aspetto di quel Mondo.
Se avessi dovuto associargli un colore sarebbe stato proprio il verde.
Paco sorrise davanti alla nostra espressione inebetita, ancora, per la seconda volta nel giro di un’ora.
-Bisogna avere un lasciapassare per accedere nella cittadella. –cominciò a spiegarci. – E dare motivi ben precisi della nostra visita . Non vi preoccupate, conosco il re: è un uomo anziano e gentile, non avrà problemi a farci entrare.
-Oh, bene! –esultai, di fronte a quella piega positiva e inaspettata che aveva preso la situazione.
Paco ci fece segno di aspettare lì e si diresse verso la sentinella di turno, appostata vicino a quelle mura intrecciate con arbusti.
Lo vidi parlucchiare fitto fitto con un signore bassino e quasi calvo.
Sean mi disse, curioso:- Cosa si staranno dicendo?   
Feci spallucce, continuando ad osservare.
Dalla nostra postazione non eravamo in grado di decifrare il labiale, quindi ci toccò aspettare per altri cinque minuti, fin quando finalmente Paco ci fece segno di raggiungerlo.
Quasi corremmo, ansiosi di sapere.
-Possiamo andare, tranquilli. –annunciò. Poi guardò la sentinella, che stava gesticolando animatamente per farsi capire da un’altra posizionata sopra, su una torre più alta.
Vidi delle persone che spingevano il cancello, così che noi potessimo passare.
Appena mettemmo piede dentro la città  un uomo ci venne incontro.
Era alto, molto magro e aveva un sorriso cordiale stampato in viso. I capelli erano neri e ricci, con qualche striatura bianca che cominciava a farsi vedere e gli occhi verdi erano grandi e vispi.
-Paco! Che sorpresa, ragazzo!- esclamò,  stringendogli la mano con entrambe le sue.
-Buonasera, Signore.- rispose il ragazzino con la sua solita compostezza. –Vorrei presentarle due miei amici. Questi sono Sefyr e Sean, dal Mondo delle Biografie.
Notai che aveva evitato di dire che Sean in realtà veniva dal Mondo dei Romanzi d’Amore –anche se ero sicurissima che avesse notato il tatuaggio sul collo- e che io non avevo ancora un mondo preciso.
D’istinto squadrai Paco, in cerca di un tatuaggio. Sul collo non aveva niente e purtroppo il resto del corpo era nascosto dal mantello. Glielo avrei chiesto dopo.
-Piacere!- stava dicendo intanto il signore alto, mentre stringeva la mano anche a noi. -Mi chiamo Diego Armando, re del Mondo dei Fantasy.
-Come Maradona!- urlai con entusiasmo.
-Esatto, proprio come lui!- sorrise il re- Mio padre era un grande appassionato di calcio, e mi ha messo questo nome.
Mi stupii che anche lì conoscessero il calcio e i vari giocatori, e anche che un re fosse così amichevole e spontaneo.
-E per che squadra tifa?- mi permisi di chiedere, tuttavia usando il lei. Neanche a dirlo, mi beccai la solita occhiataccia da parte di Sean.
Re Diego rise, poi mi disse: -Me l’aveva detto il Sommo Maestro, che eri simpatica!
A quel punto Sean sgranò gli occhi e si batté una mano sulla fronte.
-Che chiacchierone Luigi! Ho conosciuto due persone ed entrambe mi conoscono!- pensai.
Il Re ci disse di seguirlo, così da portarci al suo palazzo.
Mentre camminavamo in una strada alberata,  Re Diego si fermò molte volte. Parlava con ogni abitante bisognoso di aiuto e regalava un sorriso ad ogni bambino.
Strano, tutti avevano un bizzarro accento sibilante, compreso il re. 
Sean ne approfittò per sussurrarmi, mentre Re Diego non guardava: -Conosci un re, e cosa fai? Gli chiedi per che squadra tifa?
Sbuffai, sempre il solito! Non perdeva occasione per rimproverarmi…
Svoltammo in un vialetto sterrato e finalmente arrivammo all’abitazione del Re.
Era un palazzo stupendo, naturalmente  pieno di verde. Non era come le altre case della città, che erano costruite sugli alberi, ma era comunque di legno.
Aveva solo un piano, molto esteso e con un giardino che ricordava moltissimo la Reggia di Versailles a Parigi.
Re Diego ci fece accomodare direttamente nel grande cortile, invece che all’interno del palazzo. D’altronde, c’era una bellissima giornata!
Ci indicò le sdraio di vimini sotto un ombrellone intrecciato in sottili rami di giunco e noi ci sedemmo, finalmente  contenti di un po’ di riposo.
Ci venne servita una bevanda dissetante e dei panini appena sformati: erano ore che non mangiavamo!
-Vorremmo chiederle un’informazione, Re Diego –esordì Paco, mentre io divoravo ancora il mio panino.
-Ma certo, dite pure –ribatté lui, con un sorriso.
-Potreste indicarci la strada esatta che conduce alle terme del paese, per favore?
Re Diego sembrò sorpreso di quella richiesta, ma rispose comunque tranquillo e  pacato.
-E’ molto semplice! Dovete uscire dal mio palazzo, girare alla prima strada a destra e poi proseguire dritti per tre chilometri. Penso di potervi permettere di prendere dei mezzi di trasporto dal mio garage…
Sorrisi raggiante al Re e lo stesso fecero i miei due compagni di viaggio.
Non restammo tanto alla reggia, giusto per il pranzo e poche ore del primo pomeriggio.
Verso le tre e mezza Re Diego ci portò sul retro del palazzo dove c’era “il garage”,  un grande spazio tutto in erba pieno di veicoli dei tipi più svariati.
Paco individuò subito una cosa strana, sembrava una specie di missile basso e lungo, ma si pedalava come una bicicletta.
Feci viaggiare lo sguardo per quello strano parcheggio e trovai tantissime  bici! Ce n’ erano moltissime e di tutte le taglie, mi avvicinai  per sceglierne una.
Ma proprio quando avevo quasi scelto, avvistai un mezzo che era il mio preferito da bambina.
Un tandem rosso fuoco.
Dovevo prenderlo assolutamente! Mi diressi verso Sean, che stava guardando con aria sognante una moto da corsa nera.
-Sean?-lo chiamai, con la voce più dolce che mi veniva- Seannino?
-Che c’è, Sefy?
Una smorfia mi venne involontaria al suono di quel soprannome, ma non commentai… Rischiavo di giocarmi l’opportunità di andare sul tandem!
-Prendiamo il tandem, per piacere?- chiesi in un soffio.
-Il tandem?!- esclamò lui sorpreso.
-Si! Tipregotipregotiprego! –implorai facendo gli occhioni dolci.
-E perché? Io in realtà volevo questa…- disse, indicando la moto nera.
-Oh, ma è più divertente! Dai!
Sean osservò da lontano la bici a due posti, inarcando le sopracciglia. Poi mi guardò e io incurvai le labbra assumendo un’espressione da cane bastonato. Sbuffò infastidito e dichiarò:- E va bene!
Saltai, esultando. –Si! Grazie, Sean!- lo abbracciai stampandogli un bacino sulla guancia e mi diressi tutta felice verso il tandem.
-Però io sto davanti…- lo sentii borbottare da dietro.
Salimmo sul nostro mezzo e controllammo se Paco era pronto a partire. Il bambino stava parlottando con Re Diego, ma sembrava avesse quasi terminato.
Quando vedemmo Paco annuire e dirigersi verso il suo strano missile, fummo pronti per partire.
Così, ingranando la marcia e con  il saluto del Re -Alla prossima! E divertitevi!- lasciammo il palazzo di Re Diego Armando.
 
Dopo qualche prima difficoltà, Sean ed io riuscimmo a pedalare in sincronia dietro a Paco che ci aveva già distanziato di alcuni metri.
Fui felice di aver preso il tandem, mi riportò indietro nel tempo, quando ci andavo sempre con mio fratello… Provavo la stessa sensazione: il sole che mi batteva sulla nuca, il leggero fischio nelle orecchie e il vento che non riusciva ad arrivare al viso, perché coperto dall’ampia schiena di Sean…
L’unica differenza è che mi toccò pedalare, quando lo prendevo con mio fratello ero piccina e non arrivavo ai pedali, così mi aggrappavo al manubrio e lui mi trascinava dietro per tutto il tempo della nostra passeggiata.
Immersa nei pensieri non mi accorsi che Sean aveva frenato bruscamente e gli sbattei addosso.
-Ahia!- esclamò, girandosi a guardarmi.
-Scusa!- ribattei infastidita. –Ma è colpa tua, perché hai frenato così?
Lui non rispose e indicò davanti, dove una grossa radice sporgeva oltre il livello del terreno. Una  cosa gialla e ovale ci era andata a sbattere e ora ci sta sopra, tutta sbilenca.
Due secondi e realizzai che la cosa gialla e ovale era la navetta di Paco.
Con il fiato sospeso scesi di corsa dalla bici e mi avvicinai alla radice.
-P-Paco?-sussurrai con preoccupazione.
Non sentii la voce del bambino rispondere, neanche un mugolio.
Guardai Sean, che intanto era sceso anche lui e pronunciai ancora una volta il nome del ragazzino.
Fortunatamente si sentì un forte scricchiolio e la navetta gialla si ribaltò, mostrando la faccetta impolverata di Paco. Si alzò con un piccolo sforzo rimettendo in piedi il suo strano veicolo.
-Tutto bene?!
Paco annuì. -Era solamente una radice troppo spessa. –indicò per terra con un dito. –Comunque siamo arrivati … date un’occhiata dietro di voi…
Ci voltammo e con sorpresa, eccole là, le terme in tutto il loro splendore.
Corremmo veloci per sbirciare dal cancello d’entrata, dopo un grande viale pieno di fiori si riusciva a intravedere qualcosa.
Erano semplicemente bellissime, con mille vasche e un sacco di verde, come in tutto il Regno dei Fantasy d’altronde. C’era parecchia gente, dai bambini che giocavano e ridevano sugli scivoli agli adulti che si rilassavano con fanghi termali in un apposito spazio.
Senza esitazioni aprimmo il cancello e ci intrufolammo dentro.
Un giro per tutte le terme non ce lo tolse nessuno, così esplorammo le varie aree dedicate a massaggi, idromassaggi, fanghi, piscine calde e cose simili.
Dopo il giretto con un po’ di rimorso ci dedicammo alla missione, e ritornammo in una sezione dove due vasche si estendevano per alcuni metri, una fredda collegata da un passaggio ad una calda, ma tutte due di acqua sulfurea.
-E ora? Che si fa?- chiese Sean.
Paco lo guardò. –Ti ricordi alla grotta? Sefyr e io sentivamo che ci era avversa. Penso che dovremmo prima controllare questo. Secondo me potrebbe essere questo il posto, avverto il solito calore alla pancia che provo ogni volta che mi trovo vicino ad un luogo magico.- Volse lo sguardo verso di me, interrogativo.
Sorrisi incerta, era vero c’era una sensazione di calore  all’altezza del mio stomaco, ma mi sembrava  strano che facessero affidamento su di me per una cosa così importante.
-Potrebbe. –dissi.
-Bene! Allora che aspettiamo?- esclamò con esuberanza Sean, raggiungendo la prima vasca, lapiù grande. -Forza, andiamo a vedere!
Ci accucciammo e infilammo una mano nell’acqua, per controllare la temperatura. Era calda, molto calda.
-Dovremmo immergerci…- ipotizzai, continuai a giocare con l’acqua.
Proprio mentre Sean e Paco si guardavano come per dire “chi entra per primo?”, una ragazza con una maglietta arancione e i capelli castani ci raggiunse.
-Ehi voi!-ci urlò contro.
Da vicino la maglia era di un tessuto strano, sembrava quasi erba colorata. –Che state facendo?!- chiese, mandando un’occhiata truce a Paco.
Il bambino fece per aprire bocca, ma venne interrotto da Sean, che con un sorriso gentile e una voce smielata, disse: -Oh, signorina, buongiorno! –e si chinò a baciare la mano alla ragazza.
Lei arrossì visibilmente e balbettò un “b-buongiorno” incerto.
-Sa, avevamo proprio bisogno di un’esperta come lei!- continuò allegro. –Ci può aiutare, per cortesia?
L’addetta si sistemò nervosamente i capelli. –Certo… Di cosa avevi bisogno?
Sbuffai, notando quel tu al posto del giusto voi.
-Sapevo che un viso simpatico e carino come il suo, ci avrebbe assistito! Volevamo sapere la temperatura e la percentuale di zolfo di queste due vasche, era per questo che stavamo controllando l’acqua…
E bravo Sean, seppur con le sue discutibili doti d’attore, è riuscito ad inventarsi una scusa per il nostro strano comportamento!
-Il calore dell’acqua della prima, questa qua più grande, è pari a 38°, mentre quella piccola va dai 10 ai 3  gradi. Il passaggio dall’una all’altra invece è decrescente. Lo zolfo è al 30% nella vasca calda e al 15% in quella fredda. –disse la tizia con aria professionale, senza staccare gli occhi da Sean.
-Grazie mille. –ringraziò lui, regalandole un sorrisone. –Ci è stata molto utile.
-Prego- farfugliò la ragazza. Fece per andarsene ma all’ultimo si girò e ci avvertì:- Però, ragazzi, non potete entrare così… dovete avere un pass e dei costumi…- disse, guardando per terra.
-Oh.- Sean fece la faccia più innocente che aveva. –Siamo spiacenti, ma la nostra visita non era programmata, ci trovavamo vicini e così… -alzò le spalle, con aria ingenua.
-Non ti preoccupare!- esclamò subito lei.- Seguimi, ehm… seguitemi, vi registrerò io e sai che vi dico? Non so perché ma oggi mi sento buona, vi farò entrare gratis!
Ci condusse attraverso le piscine all’interno della struttura. Una volta arrivati ci legò al polso un braccialettino di corda e ci diede perfino i costumi.
Con riluttanza, non mi piaceva molto stare in costume, presi il mio, intero.
Una volta liberi da quell’imprevistaragazza, finalmente potemmo dedicarci alla missione senza interruzioni.
-Penso che dovremmo immergerci direttamente in quella fredda.- disse Paco.
Sia io che Sean eravamo d’accordo, così cominciammo ad attraversare il passaggio, poiché solo da esso si poteva arrivare nella vasca fredda.
L’acqua gelata arrivò come uno schiaffo, tanto che sentii perfino Paco gemere un po’, nonostante Sean si lamentasse rumorosamente. Devo ammettere però, che era piuttosto piacevole, malgrado la puzza.
Ci volle un po’ prima che tutti ci abituassimo, poi passammo in rassegna la piscina, controllando il fondo e la pareti.
Niente, proprio niente.
Sotto l’acqua, tra il silenzio e la calma, il pensiero che avevamo sbagliato luogo cominciò ad assalirmi. Perché non c’era nulla?
Salimmo in superficie e avviliti ci sdraiammo sull’erba  a bordo piscina.
-Abbiamo di nuovo sbagliato?- mormorò Sean, sgrullandosi i capelli.
-Non lo so. -rispose Paco, e io annuii in accordo con lui. –Ma la probabilità che fosse qua erano alte.
Restammo zitti per un po’, a guardare le increspature dell’acqua con il vento.
Poi io presi la pergamena. La guardai e la riguardai.
Ormai sapevo quasi i versi a memoria, ma nulla mi suggeriva qualcosa in più.
Finché provai a leggerla ad alta voce e… funzionò, proprio come una formula magica.
Una scheggia di luce comparve lentamente dalla superfice dell’acqua sulfurea e con un leggero fruscio qualcosa venne a galla.
Mi precipitai a guardare e con soddisfazione constatai che era un pugnale. Era quella la lama di cui parlava la pergamena!
Lo presi delicatamente e lo osservai, con i miei compagni che sbirciavano dietro le mie spalle.
Era di cristallo bianco, intarsiato, l’impugnatura leggermente ricurva e una vena di cristallo verde la percorreva ondulata.
Era stupendo.
-Una lama, affiorerà, diceva la poesia…- conclusi- Non dovevamo cercare dentro l’acqua! Mentre il rossore a cui si riferiva era quello che ti si forma sulle guance quando esci dall’acqua…
-Già… -concordò Sean, ammirando l’arma che avevo ancora in mano.
La posai con cura dentro la bisaccia che mi aveva consegnato Re Diego prima di partire.
-Direi che possiamo affittare una stanza e dormire qua, visto che è quasi sera.- proposi.
Gli altri furono d’accordo, così chiedemmo la camera più semplice che c’era e ci buttammo sul divano, stanchissimi.
Poi la sera ci sedemmo fuori ammirare il tramonto. Era uno spettacolo bellissimo, si vedeva la stessa collina in cui eravamo arrivati all’uscita del tunnel.
Avevo con me la pergamena e il pugnale.
-Quando pensi che ci darà il prossimo indizio?- mi chiese Sean.
-Non ne ho idea. – risposi, aprendo il foglio di carta.
Con nostra sorpresa la poesia era sparita e il nuovo indizio si stava formando sotto i nostri occhi.
Stavolta era un disegno, tre triangoli incrociati fra loro con un punto interrogativo incastrato all’interno.
-Che significa?!- esclamai, stupita.
Paco sussultò e si alzò.                                                                                                                           

Si appoggiò alla ringhiera del balcone, osservando il sole scomparire. –Si torna a casa.- mormorò.
 


Le petite angle du FaDiesis

Ehm... *spunta dallo schermo del computer* Buonasera!
Che dire? Sono dspiaciutissima...
E' più di un mese che non aggiorno...
Sono imperdonabile... :(
Spero comunque che continuate a seguirmi e che vi piaccia il capitolo!
In compenso il capitolo è più lunghetto del solito e vi allego sotto le bozze dei simboli del Mondo dei Romanzi d'Amore, quello di Sean (il primo) e dei Mistery, quello di Paco! (il punto interrogativo dovrebbe essere lo spazio colorato, in teoria)! ^^
Un bacione <3
Esis
Image and video hosting by TinyPic" style="width: 3px; height: 4px;" /> Image and video hosting by TinyPic" style="width: 4px; height: 3px;" />

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: FaDiesis