Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: teatime    19/04/2012    2 recensioni
Urlai, urlai strappandomi le corde vocali. Sentivo il sangue salirmi dalla gola e la rabbia ribollirmi dentro.
Due minuti e sarei stata presa.
Urlai ancora.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sento uno strappo, potente, mi ustiona.

Non riesco ad aprire gli occhi, bruciano troppo.

Calma.

Provo a respirare ma ho la sensazione che i miei polmoni siano soffocati in un sacco.

 

“Non andare, ti prego.”

la voce di mia madre mi perfora la testa.

E' seduta di fronte a me, la cucina è inondata dalla luce dorata del tardo pomeriggio. C'è odore di caffè.

C'era sempre odore di caffè.

Si allunga verso di me e stringe le sue mani, tremanti, attorno alle mie.

Mi soffermo ad osservarle: sono vecchie, vissute, raccontano la storia di una grande donna.

Ricaccio le lacrime

 

Devi essere forte.

 

“Non abbandonarmi, ti prego.”

Strilla mia sorella. Scappa in camera sua sbattendo la porta; avvicino l'orecchio al legno e sento i suoi singhiozzi.

Entro, vedendola rannicchiata sotto al letto decido di prenderla in braccio, non pone opposizione. Comincio a cullarla dolcemente, carezzandole i capelli.

A lei piace tanto.

«Non ti sto abbandonando, io sarò sempre con te.»

Continua a piangere, mi guarda con gli occhi arrossati dalle lacrime. Il suo sguardo mi trapassa il cuore.

«Sì invece, sei come tutti gli altri, non tornerai mai più! Mi lasci qui, da sola, senza nessuno!»

Si alza e mi guarda con gli occhi colmi di lacrime.

«Ti prego…» sussurra.

Perchè pregano tutti?

Non ce la faccio a guardarla, abbasso il volto e guardo i suoi piedini, anche loro sembrano accusarmi.

Li vedo esitare e poi girarsi.

Se ne va.

Rimango da sola, strizzo gli occhi e mi sforzo per non piangere.

 

 
Devi essere forte.

 

Un altro strappo.

 

“Così come scende la notte, scenderà per te la morte.”

Mio padre, severo.

Lo guardo con aria di sfida, lui ricambia, ma rimane in silenzio.

Quel silenzio, così teso, mi uccide; annuisco e mi alzo.

Appoggio la mano sulla maniglia e, prima di aprire la porta, mi giro per un ultimo sguardo.

«Non fare cazzate.», sorride.

IL suo sorriso, il primo in 20 anni, mi scioglie.

E' fiero di te.

E' ora di andare, non posso piangere.

Devi essere forte.

«Ti amerò per sempre.»

Louis mente, mi prende il volto tra le mani e mi fissa negli occhi.

Non reggo, succube del suo sguardo mi allontano.

«Non fare promesse che non potrai mantenere.»

«Ti amerò per sempre, qualunque cosa accada.»

 Mente.

«E se io muoio?» la voce si spezza per la rabbia.

Perché continua a fingere!

Non devo piangere e aspetto la sua risposta, ma non arriva.

Mi alzo e comincio a camminare verso il cancelletto di legno.

Il silenzio mi fa impazzire, ovatta tutto e rende l'atmosfera così surreale.

Ancora, il silenzio.

Guardo il viale.

Devi essere forte.

 

 

Un altro strappo.

 

“Ubbidirai e sarai fedele al tuo Signore.”

il sergente che sbraita.

Non riesco a guardarlo in volto, guardo il soffitto.

«Rispondi, cagna.»

«Sì.»

Schiaffo.

«Non parlare.»

Annuisco e chiudo gli occhi.

Sento i suoi passi che si allontanano, riprendo a respirare.

 

Bastardo.

Devi essere forte.

 

 

 

Finalmente apro gli occhi e sono tutti intorno a me, mi guardano. 

La loro perfezione mi lascia incantata, vorrei toccarli, sentire che sono davvero lì con me, ma non posso: non voglio rovinare tutto.

Mi alzo.

 

Basta, dove siamo?

Strappo.

 

Dove siamo?

 

Strappo.

 

Mi guardo il corpo, non ho niente eccetto un buco nel mezzo del petto. Passo un dito per verificare che sia vero e al mio tocco la pelle si rimargina.

 

Dove siamo?

 

Un altro strappo, urlo per il dolore lancinante.

 

«Benvenuta.» mi accoglie una voce profonda.

«Dove sono?»

Dove siamo?

«C'è chi lo chiama Inferno, chi lo chiama Paradiso, ma ovviamente è tutto relativo.»

«Sono morta?»

«Palesemente.»

«Dove sono?»

Dove siamo?

«Questo, cara, sarai tu a deciderlo.»







Angolo dell'autrice.
Allora, ce l'avete fatta? Siete sopravvissute anche a questo schifo?
Dai, sono contenta per voi! Ora potrete affrontare anche un parto trigemellare 
in sella ad un lama!
No, non mi faccio di acidi.
Beh, che dire, boh!
Come per il prologo vi consiglierei di leggere il capitolo ascoltando una canzone
e questa volta la canzone è: Hotel California, The Eagles (merita, merita.)
Grazie a Joan; e iride97 per aver recensito.
Al prossimo capitolo :)

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: teatime