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Autore: Padmini    20/04/2012    4 recensioni
Sherlock è tormentato da uno strano incubo ricorrente. Non sa ancora che quel sogno presto avrà una parte importante nella sua vita e lo aiuterà a capire molte cose di se stesso. Perchè non riesce a fidarsi delle donne? Quali dolorosi ricordi sono racchiusi nella sua anima?
Non mi ricordo da quando ce l’ho. Forse da sempre. Ciclicamente è tornato per tormentarmi. Quindi, ciclicamente, sono ricaduto nel mi vecchio vizio. Non è sempre stato così. Mi ricordo che quando ero bambino c’era mia madre. Lei veniva in camera mia e mi consolava.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Violet'
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Questo capitolo e il successivo sono dedicati a Meramadia94. Grazie ancora per la bella idea che mi hai dato!!
 






Busso discretamente alla porta indicata dal biglietto. Si muove silenziosamente al mio tocco. È aperta … mi stava aspettando, dunque!
Entro. C’è un buon profumo di fiori nell’aria. Mi piace, mi rilassa.
“Sapevo che saresti venuto da me”
È lei. È la Donna. Mi appare davanti all’improvviso. È bellissima. Indossa una semplice vestaglia viola che le fa risaltare il fisico asciutto ed estremamente sensuale. I capelli le cadono dolcemente sul decolleté e mi chiamano con le loro onde sinuose.
Non mi lascia il tempo di ambientarmi o di pensare. In pochi passi annulla la distanza tra di noi e mi bacia sulle labbra. Il mio corpo freme a questo contatto così diretto. Scosto il viso, fuori dalla portata della sua bocca.
“Non avere paura, verginello” mi dice lei accarezzandomi il petto “Non c’è nulla di sbagliato in questo”
“Lo so”
“Allora perché non ti lasci andare?”
Già. Perché? Perché no?
Lei mi prende le spalle e si alza sulle punte dei piedi per arrivare meglio alle mie labbra. Questa volta rispondo al bacio con passione. La rabbia, come ha detto lei, può essere trasformata, usata come energia pura per scopi ben più concreti e soddisfacenti.
Le cingo la vita e la attiro verso di me. Il bacio si fa più profondo. Sento l’eccitazione salire, salire, salire … Vorrei urlare dal piacere, ma so che è solo l’inizio.
Lei si stacca da me e comincia a togliermi la giacca. La lascio fare. Voglio lasciarmi andare totalmente. Abbandono il controllo nelle sue mani. Ho bisogno di fidarmi. Voglio fidarmi di lei.
La giacca scende pian piano dalle mie spalle e va a cadere ai miei piedi. Un brivido mi percorre la schiena. uno ad uno sfila i bottoni della camicia, mostrando il mio petto. Non avrei mai pensato di poter provare un simile piacere. Il piacere di lasciarsi andare alle cure di qualcun altro. Completamente immobile, lascio che lei mi spogli, non solo dei vestiti, ma della corazza che mi sono creato in questi anni. Voglio sentirmi debole, vulnerabile, ma vivo.
Sono nudo davanti a lei, per la prima volta. Sono totalmente scoperto, in tutti i sensi. Lascio che le mie emozioni più belle fluiscano verso di lei.
Mi ci vuole poco per spogliarla. Sotto la vestaglia non indossa nulla.
 
Ho rischiato di morire da quanto ho goduto, più di due volte ho implorato pietà ma lei non mi ha risparmiato. Mi ha guidato nella mia prima esperienza e devo ammettere che è stato stupefacente. Meraviglioso. Incredibile. Mi sono perso tra le sue braccia, nel suo corpo, nei suoi occhi perennemente incatenati ai miei. Così simili ai miei. Occhi di chi ha sofferto ma è riuscito ad andare avanti. Anch’io voglio farcela. Voglio provare a vivere una vita normale.
 
Mi sveglio fresco e riposato. Sento i muscoli indolenziti per l’eccessiva attività fisica di ieri. Ci ho dato dentro con quel sacco, ma neanche con Irene mi sono tirato indietro. Lei è distesa sopra di me, sembra che dorma. Faccio un respiro profondo che mi alza il petto dove la sua testa è posata. Apre gli occhi e mi guarda.
“Buongiorno” dice sottovoce. Dio quanto è sexy! Mi viene voglia di baciarla. Lo faccio.
“Buongiorno” le dico. Vorrei rimanere qui per sempre.
“Per essere un ‘verginello’ te la sei cavata piuttosto bene”
“Ho avuto una maestra eccellente!”
La osservo bene. È da ieri sera che lo faccio. Da quando sono entrato in questa camera d’albergo. Voglio capire cosa mi piace di lei. Cosa in lei mi attira come se fossi un pezzo di ferro vicino ad una calamita. Ammirazione? Desiderio sessuale? Amore? Forse tutte e tre le cose. Mi piace da impazzire. Vorrei vivere la mia vita con lei ma ho paura. Paura di essere per lei solo uno dei tanti che ha sedotto, di cui ha soddisfatto le momentanee voglie per ottenere quello che voleva.
Io con lei non ho voglie momentanee. Non è solo sesso, per me. Vorrei essere unico, speciale. Me l’ha già dimostrato una volta … quel ‘SHER LOCKED’! Purtroppo, però, non riesco ancora a fidarmi delle donne. Non mi fido di mia madre … potrò fidarmi di lei?
 
“Dovrò ringraziare Mycroft” dico carezzandole la schiena con tutta la dolcezza che riesco a tirare fuori dalle mie mani “Se non fosse stato per lui adesso non saremmo insieme”
“Dimmi un po’, perché mai dovresti ringraziare l’uomo che mi voleva arrestare?”
Sono interdetto. Non capisco dove vuole arrivare.
“Me l’hai detto tu che un certo signor Holmes ti ha aiutata a risolvere i tuoi problemi con la legge, anche se sei sotto sorveglianza!”
“Ho detto ‘un certo signor Holmes’, non ho detto Mycroft”
“Cosa vuoi …”
“Mycroft voleva arrestarmi a tutti i costi. È così patriottico che penso avrebbe approvato la pena di morte nei miei confronti, se fosse stata ancora in vigore. Lui mi odia. Non sopporta che lo abbia trattato come un imbecille. Devo dire che su questo punto non vi assomigliate per niente. Tu ti sei innamorato di me proprio perché sono riuscita a tenerti testa, o sbaglio?”
Sorrido, mio malgrado. Ha ragione. Ha perfettamente ragione. Allora chi diavolo è questo ‘signor Holmes’?
Lei mi guarda e si sposta al mio fianco. Si sostiene con il gomito sul materasso e posa la testa sulla mano.
“Non più tardi di una settimana fa mi trovavo nel West End. Come puoi intuire mi stavo nascondendo ma cercavo allo stesso tempo di rifarmi una vita, di levarmi di dosso chi voleva uccidermi. Non sapevo bene a chi rivolgermi, quando qualcuno si è rivolto a me.
Era un uomo molto affascinante, non più giovane ma con una bellezza tutta sua. Mi ha chiesto di confermargli la mia identità. Io all’inizio ho negato, ho cercato di togliermelo di torno, ma quando mi ha detto il suo nome …”
“Il suo nome?”
“Siger Holmes, mi caro ‘non-più-verginello’”
Mi irrigidisco. L’aria è uscita completamente dai miei polmoni. Sono in apnea.
“Mio padre? Insomma …”
“Siger Holmes mi ha chiesto aiuto. Sapeva che potevo aiutarlo a rintracciare qualcuno che lo stava minacciando. Gli ho chiesto perché non si fosse rivolto a te e lui mi ha risposto che non avevate un buon rapporto”
“Altroché!”
“Era triste, sai? Ho visto un uomo tormentato dai sensi di colpa. Era veramente pentito. Ho intuito che avesse qualche colpa nei tuoi confronti, altrimenti non avreste avuto un rapporto difficile. Io ho cercato di aiutarlo come ho potuto, ma qualche giorno dopo ho saputo che l’avevano già ucciso. Mi dispiace”
“Non fa niente. Era un pezzo di merda”
“Non dire così”
“Perché non dovrei? Non posso definire ‘pezzo di merda’ un uomo che maltratta il figlio solo perché sa di non esserne il vero padre?”
“Vuoi dire che ti picchiava?”
“Si. Non è mai riuscito a darmi amore in vita sua. Te l’ho detto, mio padre è un amante di mia madre. Non lui”
“Però ti voleva bene”
“Ti ho appena detto che …”
“Era cambiato. Davvero. Sherlock, non sono una sprovveduta. Ho visto reale pentimento nei suoi occhi. È stato lui, con le sue conoscenze influenti, a tirarmi fuori dagli impicci”
“Ti ha aiutata solo per ottenere qualcosa in cambio, tutto qui”
“No. Ti sbagli. Prima non sono stata del tutto onesta. Lui era nel West End non solo per cercare protezione. Cercava me. Voleva aiutarmi”
“Che cambiamento!” dico sarcastico “Dal picchiare il proprio figlio a salvare una – scusami per il termine ma fino a poco tempo fa lo eri e non sono del tutto sicuro che non lo sia più – prostituta è davvero un passo avanti!”
“Lo ha fatto per TE!”
Trattengo di nuovo il fiato. Per me? Cosa vuol dire per me?
“Tu non te ne sei accorto, ma da quando sei diventato famoso grazie al blog del dottor Watson, non ti ha mai perso di vista. Si è pentito di come ti ha trattato quando eri piccolo. Ha capito che se non fosse stato per lui saresti diventato una persona migliore. Quando hai inscenato il tuo suicidio, poi! Ha temuto di averti perso per sempre! Ha capito che, nonostante tutto, teneva a te. Per questo ha cercato di redimersi come ha potuto. Non poteva pretendere che tu provassi affetto per lui. Penso quasi che avesse paura di affrontarti. Per questo mi ha salvata. Sapeva che tu tieni a me e voleva metterti in condizione di amare qualcuno”
Tutte queste rivelazioni mi sconvolgono. Le ferite si squarciano e nuovo sangue comincia a uscire a fiotti. Irene lo capisce ma non ha pietà. Continua con la sua missione. Si alza e con passi eleganti si avvicina alla cassaforte. La apre e ne estrae un a busta. Ritorna verso di me. La tiene tra le mani come se fosse un tesoro prezioso.
“Tra le altre cose …” mi dice porgendomela “Mi ha chiesto di farti avere questa”
La mia mano trema mentre la prendo tra le dita. La guardo. Sulla busta ci sono solo quattro parole scritte con la riconoscibilissima grafia di Siger.
 
Per mio figlio Sherlock

   
 
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