Capitolo 3
Esistenza da
soli
La
lapide di marmo, la terra
smossa. Mia madre giaceva là sotto, fredda e immobile. La
mia mente rifiutò
quello che invece i sensi percepirono chiaramente. Era finita. Era
finito
tutto.
La gente a poco a poco
andò via e restai da sola. Adagiai ai piedi della lapide i
fiori che stringevo
fra le mani. Mi avvicinai ancora di più, inginocchiandomi ed
andando a sfiorare
con le dita il nome di mia madre inciso nel bianco.
“Erano i suoi preferiti,
gardenie.”
Jake era a pochi passi di
distanza da me. Aveva compreso il mio bisogno di salutarla
un’ultima volta.
Solo io. Ma sapevo che non si sarebbe allontanato.
“L’ultima volta che
abbiamo parlato al telefono.” continuai “Non ha
fatto altro che ripetermi che
sarebbero stati i fiori perfetti per il giorno delle nozze. Non
sentirò mai più
la sua voce ed ho sprecato gli ultimi istanti discutendo sul mio
stupido
bouquet da sposa.”
Le lacrime tornarono a
rigare il mio viso e i singhiozzi a squassare il mio petto. Mi cinsi il
corpo
con le braccia cercando di contenere in qualche modo il dolore. Sentivo
il
cuore privo di pulsazioni, gelido e anche tanto, troppo freddo addosso.
Jake mi fu subito accanto,
si inginocchiò di fronte a me prendendo il mio viso fra le
mani. Incatenò i
nostri occhi, scavò dentro la mia anima quasi volesse
bruciare ogni piccolo
frammento di scaglie ghiacciate che vi erano intrecciate. Non
parlò. Nessuna
frase mi avrebbe trasmesso di più in quel momento che le sue
iridi nere.
Avvicinai di più il mio corpo al suo, volevo il suo calore,
né volevo ancora di
più.
Fu allora che successe. La
mia anima, persa nella sua, prese il sopravvento sulla ragione. Vedevo
solo i
suoi occhi, sentivo solo il suo cuore, percepivo solo quel calore che
tanto
agognavo. Le mie labbra annullarono la breve distanza che le separava
da quelle
di Jake e si modellarono perfettamente sulle sue. Il mio bisogno di lui
era
troppo grande per cercare di fermarmi. Il suo sapore contro la mia
bocca, il
suo respiro fuso con il mio. Durò dei secondi eterni ma
quando dischiusi le
labbra per approfondire quel contatto, Jake si tirò
indietro. Mi aiutò ad
alzarmi lasciando che le nostre dita s’intrecciassero.
Restò in silenzio alcuni
instanti, perso in chissà quali pensieri e poi
iniziò a parlare:
“Quelli di mia madre erano
i girasoli. Ogni mattina, appena sveglio, trovavo un girasole sul mio
comodino
e un enorme vaso sul tavolo in cucina accanto alla
colazione.” La
sua voce roca non riuscì a nascondere una
nota di malinconica tristezza. "Dopo che morì, continuai a
portarli in tavola al
mattino prima che tutti gli altri si svegliassero. Ancora oggi mio
padre non ha
idea che fossi io a farlo; ha sempre creduto fosse Rachel.”
Presi a sfiorare il dorso
della sua mano unita alla mia.
“Non me l’hai mai
raccontato, Jake. Non parli mai di tua madre.”
Lo vidi stringersi nelle
spalle, scacciando una piccola lacrima che si era adagiata
all’angolo del suo
occhio.
“All’inizio dovevo essere
forte, per mio padre per le mie sorelle. Mamma diceva sempre che io ero
il sole
che illuminava le sue giornate, anche quelle più tristi, non
volevo deluderla.
La gente mi guardava, mi vedeva sempre sorridente e smise di chiedermi
come
stavo, a me andava bene così. Poi un giorno ha iniziato ad
essere vero. Il
dolore era sempre presente, ma si era trasformato: riuscivo a
ricordarmi di lei
sorridendo. Mia madre è sempre dentro di me, Bells, ogni
giorno, ma ora mi
ricordo di lei felice, mi ricordo della sua dolcezza e di tutte le cose
belle e
divertenti che faceva con me ed è diventato sopportabile.
Succederà anche a te,
credimi.”
“Non sono forte come te,
Jake…”
“E’ vero, lo sei di più.”
Non disse nient’altro.
Tornò a stringermi a sé ed io rimasi
lì, in silenzio, con lui, finché non mi
sentii pronta a tornare a casa.
Forks
era umida e piovosa,
anche quella mattina quando uscimmo dall’aeroporto. Mi voltai
a guardare Bella:
i suoi occhi erano ancora gonfi e rossi per le lacrime. Mi maledissi
per non
riuscire a fare di più per lei. Avrei voluto che smettesse
di soffrire, avrei
voluto non vederla mai più piangere.
Edward avanzò verso di
noi, lo vidi stringerla fra le sue braccia gelide, lo vidi baciare le
sue
labbra di fragola. E vidi lei rispondere al suo abbraccio, al suo
bacio, prima
di tornare da me e sfiorare la mia guancia con una carezza mentre
sussurrava al
mio orecchio:
“Ti chiamo più tardi.
Grazie.”
Sparì dentro la macchina
di lui e io rimasi lì, l’eterno secondo, il suo
migliore amico, a ripensare a
quel bacio appena accennato del giorno prima. Poteva la disperazione
averla
spinta così tanto verso di me? Perché lo aveva
fatto? Perché mi aveva baciato?
Potevo permettermi la speranza o sarebbe stata l’ennesima
illusione?
In quel cimitero si era
presa un'altra parte della mia anima, ma io le avrei donato anche ogni
respiro,
ogni goccia del mio sangue , il corpo. Il mio cuore le apparteneva
già da un tempo
immemore. Le avrei concesso di prendersi tutto il mio essere pur di
rivedere il
suo sorriso. Anche se alla fine, di me, non sarebbe rimasto
più nulla.
Da dentro la macchina di Edward che si allontanava, guardai la figura di Jake farsi sempre più piccola. Sapevo che il risultato di quei giorni sarebbe stato altro dolore per lui. Ancora una volta ero stata egoista. Una piccola egoista bastarda. Se ci fosse una vera giustizia a questo mondo sarei dovuta morire io al posto di mia madre. E invece lei non c’era più ed io non avevo imparato niente. Non ero cresciuta, ero sempre la solita Bella che feriva ancora, ancora e ancora le persone che l’amavano. Sarei dovuta restare da sola e avevo paura: paura che prima o poi Edward si stancasse di me e delle mie stupidaggini, avevo paura lo facesse Jake, avevo paura di affrontare la vita. Avevo paura, ancora una volta, di finire schiava del mio cuore umano, invischiata in quel triangolo perverso di sofferenze al quale, ora capivo, la decisione di sposare Edward non aveva mai realmente posto fine.
Note
autrice.
Poche
e veloci parole. Grazie
a chi legge a chi ha messo la storia fra le seguite , ricordate e
preferite, mi
avete reso felice. Grazie a aniasolary
e Maria_Black.
Prossimo
aggiornamento mercoledì due maggio.