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Autore: onesoso    21/04/2012    1 recensioni
Raccolta di one shot e flashfic sui gatti.
1)Mi chiamano cattiva, mi chiamano ingrata.
2)Chesire si ricorda di quando è nata.
3)Il Conte era solo un gatto. Un gatto pigro e felice.
4)Per questo, la fiera meticcia grigia dagli occhi verdi era la sua gatta preferita, anche se spesso si lamentava dicendo che era cattiva.
5)Erano le creature più belle che avesse mai visto.
6) Anche se sapeva tutto questo, ogni volta le faceva quasi più male della fame.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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...Il cannibalismo negli animali è una pratica abbastanza diffusa, ma le ragioni possono essere diverse. Il gatto maschio per esempio può sopprimere la prole perché in questo modo non rischia di dover competere con i figli maschi, quando saranno diventati grandi. La femmina invece può decidere di mangiare i propri piccoli quando non è in grado di allevarli, o quando le condizioni ambientali sono tali da non garantire la sopravvivenza dei cuccioli. Si tratterebbe, insomma, di una particolare forma di controllo della popolazione, che consente tra l’altro all’adulto, stremato dall’assenza di cibo, di recuperare proteine...

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Non molto lontano dall'abitazione dove Principessa il giorno prima aveva partorito i suoi ultimi figli, in campagna una gatta si ritrovava a fissare i suoi gattini appena nati, i suoi micetti.
Era una gatta come tante altre, una gatta randagia che viveva delle sue prede e degli avanzi degli umani, quando gliene davano. Una gatta senza nome, una bastarda bianca e nera come ce ne sono milioni.
Durante l'estate e la primavera, che erano i periodi buoni dell'anno, durante i quali abbondavano le prede e le case di campagna della zona si riempivano di turisti, la gatta si permetteva di fare la schizzinosa, di mangiare solo carne e quel che le piaceva. Il suo pelo era lucido e pulito, il suo corpo tonico e muscoloso, di una magrezza sana.
I gattini nati in quel periodo quasi sempre sopravvivevano ed avevano a disposizione seni gonfi di latte, che gli permettevano di crescere forti e sani.
Ma quel giorno non era estate nè primavera, e nemmeno autunno.
Erano i primi di febbraio. Le prede erano così poche che alla gatta, come a tante e tanti altri, era capitato di trascorrere giorni e giorni senza toccar cibo. Per la fame le era sembrato di impazzire, per la fame aveva creduto di star per morire. Per la fame, un giorno era arrivata a mangiare erba *.
Dopo aveva vomitato, ma almeno, almeno per un'istante si era sentita sazia.
Anche quel giorno si sentiva sazia, anche se erano giorni che, goffa per la pancia ormai enorme, non riusciva neanche a vederle da lontano, le prede.
I micetti si risvegliarono e freneticamente si aggrapparono ognuno ad un capezzolo, ciucciando con tanta energia che anche un umano avrebbe potuto sentirli.
Gatta li osservò per un pò, poi tornò al suo pasto.
La carcassa di un gattino giaceva immobile accanto a lei, la pancia aperta e ormai semi consumata. Accanto a lui le ossa bianche di tre gattini, i suoi fratelli. Aveva cominciato da poco e puzzare.
Il suo musetto, una miniatura perfetta di quello di sua madre, ad un essere umano sarebbe apparso una maschera priva di espressioni e di vita, ma Gatta sapeva che non era vero. Gatta, il suo dolore e la sua paura li aveva percepiti come fossero suoi, anche se aveva fatto del suo meglio per dargli una fine rapida.
Come tutti gli anni.
Quando erano nati già morti, come i tre gattini che aveva già finito di mangiare, era più facile. Più facile mangiarli, più facile dimenticarsene e non soffrire.
Ma quando nascevano vivi ma sottopeso, prematuri, deformi, troppo deboli o incapaci di succhiare, di nutrirsi...
Anche se era consapevole che lasciarli in vita significava solo prolungare la loro agonia, regalargli una morte più lenta e più dolorosa, privare sè stessa e i suoi cuccioli sopravissuti di una fonte preziosa di nutrimento, una chance in più di sopravvivere...
Anche se sapeva tutto questo, ogni volta gli faceva quasi più male della fame.

La SenzaNome

x Canada & i miei altri lettori (un altro grazie per le tue bellissime recensioni, per me è davvero importante sapere il parere di chi legge)
Spero che questo capitolo non risulti troppo pesante o fuori luogo, soprattutto dopo l'ultimo, ma all'ispirazione non si comanda °_°...e l'intenzione con cui ho inziato la raccolta era quella di provare a ''mettermi nei panni'' di quanti più gatti possibile (ok, così suona davvero scema come idea °_°) e di mostrare il mondo attraverso i loro occhi...e purtroppo in natura succedono anche queste cose.
Questa one-shot mi è stata ispirata anche da una scena a cui ho personalmente assistito quando avevo otto anni. Ero in gita insieme ad i miei compagni di classe ed eravamo andati a visitare una fattoria...era pieno di gatti così magri che gli si potevano vedere le costole (avete presente i bambini del terzo mondo che si vedono nei documentari?ecco, così) ... Io prima gli ho dato il prosciutto del mio panino, poi, siccome non avevo nient'altro da dargli e mi miagolavano in maniera straziante...gli ho dato il pane...e loro se lo sono mangiato O_O...hanno vomitato, ma se lo sono mangiato...
Sofia, l'autrice (che spera di non avervi depresso troppo)

  
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