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Autore: vampiredrug    21/04/2012    4 recensioni
Questa storia vorrebbe essere la riscrittura di una piccola parte del 4° libro della Harris (la parte che tutte noi abbiamo consumato a furia di leggere e rileggere), una mia visione personale, insomma. Anche se la pubblico solo ora, è stata scritta prima che la quarta stagione di True Blood andasse in onda, per cui il mio smemo-Eric si discosta abbastanza da quello della serie, è più allegro e ha conservato un barlume di dignità, pur esternando abbondantemente i suoi sentimenti per Sookie.
Scusate il primo capitolo assai palloso (- e gli altri no? – direte giustamente voi), ma un minimo di riassunto e introduzione a tutta la situazione mi sembrava d’obbligo, anche per chi magari non conosce bene la saga. Perdonatemi! :)
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eric Northman, Sookie Stackhouse
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di andare a dormire non se ne parlava, ero troppo agitata (sì, ok, eccitata. E decisamente frustrata), perciò mi infilai un bikini, mi cosparsi d’olio abbronzante al cocco e decisi di provare a rilassami al sole. Una volta sdraiata comodamente in cortile lasciai vagare la mente, ormai completamente ossessionata da Eric. Anzi, ossessionata era dire poco visto che non riuscivo a cancellare in nessun modo il sorriso idiota che mi aleggiava sul volto… per non parlare della corrente elettrica che mi attraversava il corpo ogni volta che pensavo alla notte appena trascorsa!
Non ero mai stata più eccitata in vita mia e non sapevo se tutto ciò era dovuto solo alla bellezza del corpo di Eric (che non posso negare di aver sempre ammirato, anche quando lo trovavo detestabile), alla sua maestria o al fatto che si fosse limitato a baciarmi e basta.
La sua era solo una tattica per mandarmi fuori di testa (tattica che aveva peraltro ottenuto un successo clamoroso) oppure il nuovo Eric era (udite, udite!) rispettoso?
 
Mi imposi di smettere di pensare all’accaduto, ma questo mi provocò un nuovo attacco d’ansia al pensiero della notte che mi stava rapidamente correndo incontro.
Pian piano però, il calore del sole sciolse la mia tensione e rimasi a crogiolarmi per un bel po’.
Ormai decisamente “biscottata” e assetata rientrai in casa, dove preparai una caraffa di limonata ghiacciata con l’intenzione di berla sul divano facendo zapping col telecomando, ma dopo circa 3 minuti crollai addormentata, sfinita dalla nottata in bianco e dal sole.
 
Quando mi ridestai era ormai sceso il buio e rimasi per un po’ a godermi la fantastica sensazione del dormiveglia tra le fresche lenzuola del mio letto.
Un attimo, ma com’ero arrivata in camera? Voltandomi, trovai la risposta sdraiata accanto a me sul copriletto: Eric, con indosso i jeans e la camicia di mio fratello Jason (che gli andava davvero stretta), stava comodamente appoggiato alla testiera del letto e, tanto per cambiare, mi stava fissando.
 
- Hem, da quanto sei qui Eric? - chiesi, mentre la mia mente faceva un rapidissimo check- in delle mie condizioni (capelli? Di sicuro sembravano un cespuglio. Faccia? Presumibilmente scottata. Almeno avevo ancora addosso il bikini, anche se era una magra consolazione).

- Da un po’. -
 
Meglio non chiedere precisamente da quanto e soprattutto perché, non era proprio il caso di cercar grane.
 
- Sai che parli nel sonno? -
 
In realtà lo sapevo, ma accadeva soprattutto quando ero piccola o quando ero davvero esausta.
 
- Ah, sì? - risposi con falsissima noncuranza.
 
- Sì. Hai pronunciato il mio nome - disse, con una lievissima sfumatura di soddisfazione nella voce. - Sogno bello o brutto? -
 
In realtà non ricordavo nemmeno di aver sognato, per cui non dovetti fingere quando gli risposi che non lo sapevo.
 
- Peccato. Ero curioso di sapere in che modo popolo i tuoi sogni…
 
- Bè, sai, credo che sia normale sognarti dopo tutte le cose accadute in questi giorni, in fondo ho passato le ultime 36 ore sempre e solo con te… - tentai di giustificarmi (con ben miseri risultati, le mie argomentazioni non convincevano neanche me).
 
Eric però non pareva intenzionato a lasciar cadere l’argomento.
 
- Anch’io ti ho sognata, sai?
 
I vampiri sognano? Questa non la sapevo davvero.
 
- Ho sognato che eravamo proprio qui, in questa camera, e che…
 
Lo interruppi prima che potesse dire altro e farmi morire d’imbarazzo, scaraventandomi fuori dal letto ad una velocità degna d’un vampiro e dirigendomi a grandi passi verso il bagno, parlando a vanvera per non lasciargli finire la frase.
 
- Sai, ho proprio bisogno d’una doccia, oggi ho sudato molto, uh che caldo faceva, bel sole comunque, sono ancora unta d’olio e in effetti…
 
Non feci in tempo a terminare il mio soliloquio perché Eric era stato veloce quanto me e mi aveva già presa in braccio; mi trasportò in bagno e nel posarmi a terra fece scorrere le mani su buona parte del mio corpo seminudo, cosa che mi provocò una serie di brividi inequivocabili.
Nell’accorgersene, non potè trattenere un sorriso compiaciuto, ma la cosa stranamente non mi infastidì.
Frattanto lui aveva cominciato ad armeggiare col mio fermacoda, sciogliendomi i capelli sulle spalle e indietreggiando di un passo per guardarmi meglio.
 
- Te l’ho già detto che sei bellissima, vero?

- In effetti, ieri sera mi pare di aver sentito qualcosa del genere… - dissi con un mezzo sorriso che mi affiorava alle labbra.
 
- Suppongo che non sia possibile che tu diventi più bella di così, eppure… oggi sei ancora meglio.

- Dici così perché sono in bikini, che per di più è proprio del colore che preferisci - cercai di minimizzare -
 
- Veramente il bikini è l’unica cosa che mi disturba…
 
E nel dirlo si sporse verso di me, facendomi passare le mani dietro la schiena e slegando i laccetti della parte superiore del costume, che cadde a terra.
Oddio.
Di nuovo Eric si ritrasse per guardarmi, mentre io al contrario non riuscivo a sostenere il suo sguardo, pensando a tutte le donne sicuramente splendide che aveva avuto nel corso dei secoli e sentendomi irrimediabilmente… misera.
 
Venni strappata ai miei pensieri negativi da una grande mano che mi rialzò il mento fino a farmi incontrare due occhi che mi fissavano come se fossi l’ottava meraviglia del mondo.
 
Se ancora mi restava qualche dubbio sui sentimenti di Eric, venne spazzato via da quello sguardo.
Lui si chinò e mi baciò con delicatezza.

- Sento il profumo del sole sulla tua pelle - disse posando piano le labbra nell’incavo del mio collo e strappandomi un sospiro - quindi ora sei tu l’unico sole che posso ammirare senza farmi troppo male…
 
Basta, anche io avevo i miei limiti! E chi se ne frega delle conseguenze!
Mi aggrappai a lui con tutte le mie forze anche se, minuta com’ero, non riuscivo nemmeno ad abbracciarlo come si deve.
Piacevolmente sorpreso dalla mia reazione, Eric non si fece certo pregare: cominciò a baciarmi con molta più passione, lasciando vagare le mani su di me fin dove riusciva ad arrivare e interrompendosi solo per strapparsi letteralmente di dosso la camicia.
Sconvolta dal mio stesso ardire, mi resi conto che gli stavo sbottonando i jeans come una furia, scoprendo che sotto non portava assolutamente nulla e che il contenuto dei jeans era decisamente… ehm… ragguardevole; poco dopo, slacciata la parte inferiore del bikini, anch’io fui nelle sue stesse condizioni.
 
- Ti prego, dimmi che non vuoi più fare la doccia…- mormorò Eric nel mio orecchio con voce rauca.
- Non voglio fare niente che mi allontani più di due secondi da te… portami in camera, Eric.
 
Mi riprese tra le braccia ma non mi posò sul letto, bensì in piedi sul pavimento.
Ancora?
Fu lui a sdraiarsi con la schiena comodamente poggiata sui cuscini, nella stessa identica posizione in cui lo avevo trovato al mio risveglio, solo che stavolta era nudo e decisamente eccitato.
 
Vieni - disse, porgendomi la mano - voglio poterti guardare per tutto il tempo.
 
Con qualunque altro uomo mi sarei sentita a disagio, a causa della mia inesperienza, ma Eric ormai era entrato nella mia anima, che entrasse anche dentro di me mi sembrava la cosa più naturale del mondo.
Anche se…
Tirandomi a sé, fece in modo che mi trovassi a cavalcioni su di lui e fu a quel punto che la mia ansia prese il sopravvento: Eric era davvero grosso e io avevo avuto un solo uomo nella mia vita… cercai di prendere tempo baciandogli il collo e mordicchiandogli un orecchio, ma non si può ingannare un vampiro per troppo tempo.
Capita l’antifona, Eric inchiodò i suoi occhi nei miei: ero perfettamente conscia che, grazie al mio dono, lui non aveva il potere di incantarmi col glamour, però in quel particolare momento non sarei stata disposta a giurarlo.
 
- Guardami, Sookie. Voglio che mi guardi mentre fai l’amore con me. -
 
E in quel momento mi penetrò. Io lo accolsi con un gemito di piacere praticamente istantaneo, perché dopo 36 ore di preliminari (gli ultimi due giorni non erano stati altro, ammisi solo in quel momento che la tensione tra noi si tagliava con un coltello) dire che ero eccitata era un eufemismo.
 
Oh, signore.
 
Con Bill era stato bello, molto bello, ma la cosa era dovuta anche al fatto che era stato il primo e che ne ero stata pazzamente innamorata.
Con Eric era tutto a un livello superiore, decisamente superiore.
Cominciavo a capire certi vampirofili che mettevano la loro vita a repentaglio per poter provare l’esperienza di andare a letto con un vampiro, un qualsiasi vampiro.
 
Ma Eric non era di sicuro uno qualsiasi… per la prima volta fui veramente contenta che la mia casa si trovasse in un posto tanto isolato, perché in caso contrario avrei avuto la fila di vicini fuori dalla porta a lamentarsi per il rumore: Eric era dolce, appassionato, selvaggio senza diventare violento, sensuale oltre ogni immaginazione, e tirò fuori senza difficoltà la parte più animalesca di me; ora come ora, a mente fredda, mi imbarazza anche solo ricordare quello che feci quella notte, ma l’intensità del suo sguardo su di me per tutto il tempo cancellava ogni imbarazzo e mi faceva sentire speciale, unica e bellissima.
Era quasi ridicolo: non solo venivo pagata una somma mostruosa per ospitare a casa un adorabile (bé, ora Eric lo era) vampiro, ma avevo scoperto con estremo piacere che il vampiro in questione era una specie di instancabile macchina per il sesso (incrociata con uno chef quattro stelle)!
 
Non so nemmeno a che ora crollai esausta, un momento stavo pigramente accarezzando Eric dopo ore indimenticabili, farfugliando sciocchezze, un momento dopo non c’ero più.
 
Mi svegliai che era pieno giorno, dolorante in ogni giuntura (ma che diavolo avevo fatto?) e, accorgendomi di essere a letto da sola, non potei reprimere un moto di tristezza.
Ovvio, il povero Eric non poteva certo restare con me ad abbrustolirsi per la luce che filtrava in camera, ma il senso di vuoto e abbandono che provai era talmente tangibile da farmi preoccupare: ma come? Bastava una notte e già non potevo stare senza di lui?
E dire che non mi aveva nemmeno morsa, motivo per cui non potevo incolpare il blood bond per le mie patetiche condizioni.
Anche se mi mancava terribilmente e avrei voluto poter passare anche il giorno con lui, una parte di me era felice di quella distanza imposta: avevo bisogno di ragionare a mente fredda sui miei sentimenti e con Eric nei paraggi non ne sarei mai stata capace.
Feci di tutto per dare una parvenza di normalità alla mia giornata, in modo da staccare la spina con gli avvenimenti dei due giorni precedenti, perciò feci (finalmente!) la doccia, mi preparai rapidamente il pranzo e, dopo essermi concessa un riposino, mi avviai verso Merlotte’s per il mio turno di lavoro.

Non avevo fatto i conti con Sam. O forse con me stessa, visto che ero così trasparente.
 
- Sookie, che hai? - mi domandò infatti Sam senza neanche darmi il tempo di varcare completamente la soglia.
Soppesai la domanda cercando di coglierne il senso, ma dovetti chiedere delucidazioni.

- Cosa intendi dire, Sam? -

- Niente, è che… non so, hai un aspetto radioso. Sembri veramente… felice. Non so da quanto non ti vedevo così rilassata e luminosa - constatò il mio capo con un gentile sorriso d'apprezzamento.

Oh, fantastico… perché non mi ero direttamente appesa al collo un cartello con la scritta “sono radiosa perché ho fatto il miglior sesso della mia vita con un vampiro superdotato e ora mi sento come una quindicenne alla prima cotta”?
 
Svicolai la domanda blaterando confusamente di una giornata passate alle terme, di massaggi e scemenze di questo tipo, ben sapendo che non c’era nulla di meglio per spegnere l’interesse di un uomo, infatti di lì a poco Sam lasciò cadere il discorso e riprese a fare l’inventario.
 
Il mio turno passò senza che me ne accorgessi, persa com’ero in una bolla di fantasticherie a sfondo vampiresco. Probabilmente dimenticai anche un paio d’ordinazioni, ma nessuno me lo fece notare visto che di solito svolgevo il mio lavoro in maniera ineccepibile.
Non vedevo l’ora di tornare a casa dal mio vampiro.
 
Il mio vampiro?
 
Ero già ridotta così?
 
E soprattutto, Eric era davvero mio?
 
Questo Eric di sicuro appariva preso quanto me, ma come tutte le più belle favole, sapevo che la situazione non poteva durare a lungo…
Un’orribile verità si fece strada dentro di me.
Pam e gli altri suoi sottoposti stavano dando la caccia alla strega che aveva cancellato la memoria a Eric e, una volta scovata, non ci avrebbero messo molto a estorcerle il controincantesimo.
Temevo quel momento, perché sicuramente avrebbe cancellato i giorni appena trascorsi e il nuovo, dolce Eric di cui mi stavo innamorando… ma d’altra parte non ero mai stata una persona meschina e vivere una vita ingannevole (seppur meravigliosa) con un poveretto privato dei suoi ricordi era una cosa che non potevo tollerare.
La nonna, se fosse stata viva, sarebbe inorridita alla sola idea.
 
Rassegnata all’inevitabile, decisi quindi di godermi i momenti che ancora mi restavano da passare con Eric, pochi o tanti che fossero, cercando di non pensare al futuro.
   
 
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