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Autore: Blue Drake    21/04/2012    1 recensioni
Questa è una storia senza futuro.
Questa è la storia di un passato senza coscienza.
Questa è la storia di un presente fra le ombre.
Questa è la mia storia.
Non sono sempre stato crudele. Non sono sempre stato freddo, cinico ed egoista. Un tempo non lo ero. Un tempo ero un bravo ragazzo, un ragazzo come tutti: normale.
Ma ci sono esperienze che cambiano la vita. Che ti strappano alla normalità, e ti privano di speranze e sentimenti.
Un tempo non era così. Un tempo io ero un uomo. Ed ora? Ora sono solo un'ombra...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dentro e Fuori dall'Agenzia'
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Capitolo 32

27 febbraio 1965, ore 10:00 - Sur la Route – "Ruote che girano"

 

 

Non riuscivo a smettere di tremare. Eravamo in strada già da due ore, ma non mi ero ancora liberato del panico, che mi aveva afferrato nell'istante in cui lo avevo visto fuori dalla porta. Per tutto quel tempo, rimasi raggomitolato contro il sedile, con gli occhi sbarrati e persi nel paesaggio che scorreva là fuori. Non mi ero mai voltato a guardarlo. Avevo paura. Ero atterrito dalle implicazioni di ciò che poteva essere successo.

Lui non parlò mai. Per tutto quel tempo, guidò in silenzio, con lo sguardo fisso sulla strada.

 

Avevo mille domande in testa. Una confusione assordante, che non riuscivo a placare. Finalmente mi decisi a voltarmi, per provare a fare luce almeno su qualcuno dei miei dubbi. Ma ogni domanda mi rimase incollata in bocca.

Lo osservai. Pochi secondi, non me ne servirono di più, per capire che qualcosa non andava. Era così pallido. Le macchie, ormai seccatesi sul suo viso, contrastavano in modo impressionante con il non-colore della sua pelle. Ciò che però mi spaventò di più, furono le sue labbra, ora di un improbabile violetto, ed i suoi occhi lucidi, sotto i quali spiccavano un paio di profonde occhiaie.

Non lo avevo mai visto ridotto in quel modo. Un sospetto strisciò lentamente dentro di me. Lo osservai meglio, quasi trattenendo il fiato. Ed infine, con un nodo alla gola, compresi.

«Fermati»

Sibilai. Strinse le dita al volante, facendo guizzare gli occhi ora su di me, ora sulla strada.

«Cosa?»

«Ti ho detto di fermarti»

«Non poss...»

«Adesso. O ti giuro che mi butto fuori. Ne sono capacissimo, chiedilo a Chris»

Lo minacciai, con tutte le intenzioni di averla vinta, in un modo o nell'altro.

«J-Jules... Non è il momento di...»

Lo fissai, freddo. Fu costretto ad inchiodare, mentre io già mi ero sporto oltre lo sportello socchiuso.

«Sei impazzito?!»

Ruggì, sconvolto. Non vi badai, concentrato sul mio obbiettivo.

«Accosta e spegni il motore», intimai, secco.

«T-tu sei...»

«Derek... SPEGNI QUEL FOTTUTO MOTORE!»

Si fermò, finalmente. Gli levai le chiavi di mano, gettandole sul sedile posteriore. Lui mi fissava, stranito ed incredulo. Poi un grido di dolore sfuggì alle sue labbra, quando feci slittare - troppo velocemente - il suo sedile indietro.

«Non era tuo?!»

Lo aggredii, facendolo tremare, confuso e forse, ora, un po' spaventato.

«D-di che... parli?»

Invece di rispondere, afferrai con rabbia il bordo inferiore della sua bella - una volta, di sicuro lo era - camicia, scoprendogli il ventre. Nonostante mi fossi preparato al peggio, non potei fare a meno di impallidire ed imprecare. Qualcosa, di grosso e molto tagliente, lo aveva trafitto, arrivando anche piuttosto in profondità. Continuava a perdere sangue. Con un brivido, mi chiesi da quanto tempo poteva essere conciato in quel modo osceno.

«Perché cazzo non me lo hai detto?! Che diavolo credevi di dimostrare?!»

«I-io non...»

«Sta zitto! Porca puttana, potevi morire dissanguato, te ne rendi conto?!»

Tremava. Ma non era paura, la sua. Doveva essere distrutto. Cercai di frenare l'istinto di ucciderlo una volta per tutte con le mie mani. Invece ringhiai;

«Dove sta la roba per il primo soccorso?»

«Non serv...»

«Derek, non farmi girare le palle. Ti ho fatto una domanda chiara e precisa. Non mi interessano i tuoi MA e SE. Esigo unicamente una dannatissima risposta»

Deglutì, stravolto, balbettando, «B-bagagliaio»

Stavo per uscire, ma mi fermai all'ultimo istante, fissandolo torvo e minacciandolo senza mezzi termini.

«Non azzardarti a muoverti, o giuro che ti ammazzo».

 

Non sono mai stato un granché come infermiere. Questo va detto, a mia discolpa. Ripulii con cura la ferita e rimisi insieme i suoi pezzi come meglio potei. Avevo, se non altro, molta fantasia ed un certo tocco artistico. Mi venne fuori una curiosa opera d'arte post-moderna, che non mancò di sfuggire al suo occhio critico.

«Che schifo di sutura», borbottò a mezza voce.

«Cretino. Fosse per te, saresti ancora qui a riempire la tua auto del tuo sangue. Almeno io mi rendo utile»

«Già, cucendo a mezzo punto»

«Ti prendo a calci. Giuro che lo faccio»

«No... Va bene così».

 

Guidai per il resto della mattina e tutto il pomeriggio, seguendo diligentemente l'itinerario che sembrava portarci verso nord - ancora, che palle -

Con un po' di fatica, ero riuscito a spostarlo, facendolo scivolare adagio da un sedile all'altro. Ora dormiva, almeno così sembrava, con un'espressione pacata, nella quale si intravedeva appena tutta la stanchezza ed il dolore che doveva aver provato quel giorno.

Continuai a guidare, un pizzico più rilassato da quando avevo sistemato almeno uno dei tanti - troppi - problemi che mi assillavano.

Pensavo a Chris, che forse a quell'ora già malediva il giorno - la notte - in cui mi aveva incontrato.

Pensavo all'Agenzia, rimuginando sulla possibilità che esistesse realmente un modo per uscirne.

Pensavo all'università, ed al fatto che, dopo tanta fatica e sacrifici, non volevo assolutamente mandare tutto all'aria. Non ora che ero così vicino alla laurea.

E pensavo a Derek, che riposava tranquillo al mio fianco. Mi chiedevo cosa lo avesse ridotto in quello stato o, più probabilmente, chi. Temevo la risposta, ed allo stesso tempo credevo di conoscerla. No, mi rifiutavo di disperarmi, prima ancora di aver saputo tutta quanta la verità.

Mi serviva tempo, aria. Mi serviva un momento per pensare. Un momento per ritrovare anche solo un attimo di pace. Solo questo...

 

   
 
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