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Autore: marrymezayn    21/04/2012    16 recensioni
Tratto dal primo capitolo: "Si tolsero dalla presa delle due dita, poi Harry le tirò una treccia. «la smetti? Mi innervosisci, stupido!» sbottò la bionda, guardandolo male. «continuo perché ora sei mia sorella. E io a mia sorella tiro i capelli, e non si è mai lamentata!» sussurrò, alzando il nasino con fare saccente. Lee lo guardò male, per poi saltargli addosso, per picchiarlo. La risata dolce di Harry invase il parco innevato, mentre si rotolava nella neve con la sua nuova sorella. Quando finirono di rotolarsi giù dalla discesa, rimasero abbracciati in quell’abbraccio fraterno. Harry prese a giocare con i capelli biondi della sua amica, che si accoccolò tra le sue braccia.
«non mi lascerai mai, vero Lee?» «mai.»"
Genere: Azione, Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutti riposavano nella casa, tranne lui. Un momento di pace per poter pensare in santa pace, senza rumore o voci intorno che lo distraevano dai suoi pensieri. Appoggiato alla finestra a guardare sul giardino ma senza vederlo realmente, pensava a quante cose erano cambiate in quelle due settimane. Erano ancora nella casa di Holmes Chapel. Non erano ancora riusciti a far incontrare Lee con sua madre e suo padre. Ma non per niente, ma perché la ragazza ad un tratto aveva cominciato ad avere paura. Addirittura fece di nuovo un esame del dna per rendersi conto che davvero era lei la piccola Lee. Si immaginava che prima o poi avrebbe avuto un attacco di panico, ma fortunatamente era riuscito a farla calmare. Quindi ancora non aveva incontrato i suoi genitori. In quelle due settimane aveva cercato di far ricordare a Lee qualcosa, ma con ben pochi risultati. E doveva ammettere che era stressante, pesante dover far ricordare ad una persona che in fondo non vuole ricordare perché sta bene nella sua beata ignoranza. Non ce l’aveva con lei, assolutamente. La capiva bene, sapeva che era strano e difficile, ma pure lui non stava messo bene.
Dopo quasi un’ora che stava fermo nella stessa posa, vide una persona passare di fronte alla finestra dove era appoggiato lui. Alzò un sopracciglio e andò ad aprire la porta sempre più sconvolto. «t’ho fatto una sorpresa!» gli disse appena si ritrovarono uno di fronte l’altro. «e cosa sei, mio marito che fa le sorprese tornando a casa prima?» chiese, sempre del tutto incredulo al ragazzo di fronte a lui. «mai dire mai, Harry. Mai dire mai!» si abbracciarono poi fece entrare Louis, conducendolo verso la cucina. «che facevi di fronte alla finestra?» chiese il moro, appoggiando la borsa vicino alla sedia. «parlavo con un uccellino.» sussurrò, versando del caffè al ragazzo. «e che ti diceva?» si girò a guardarlo, nel silenzio più totale. «che ti devi fare i cazzi tuoi!» scoppiarono a ridere fragorosamente, e Louis appena terminò di ridere se lo guardò dolcemente. «manchi a casa, sai?» ricambiò la dolcezza nello sguardo. «mancate tanto anche a me, ma è qui che dobbiamo stare. Lee ha bisogno di ricordare e questo è il posto dove deve farlo. A Londra non ricorderebbe nulla!» Louis già stava annuendo ancora prima che terminasse la frase. «come sta?» Posò la tazza di fronte a Louis, poi si mise seduto al suo fianco. «ha avuto un attacco isterico, quando si è resa conto che cosa stava succedendo. Me l’aspettavo da un momento all’altro. Aveva preso tutto così alla leggera che ero sicuro che prima o poi avrebbe avuto un attacco di panico o qualcosa di simile.» Louis l’ascoltava in modo rapito, come se Harry fosse un menestrello e lui un bambino avido di sapere qualche nuova storia che non conosceva. «e tu come stai?» alzò lo sguardo dalla sua tazza di caffè e scrutò Louis. «bene, sono al settimo cielo. Attendo solo che..» forse aveva usato un tono fin troppo felice, tanto che Louis scosse la testa già a metà frase. «non mentire con me, Harry!» le spalle gli crollarono, come se a tenerle su ci fosse un peso. «sono stanco. Non vedo miglioramenti, non vedo la speranza che lei torni a ricordare. Ogni giorno mi ricordo che è già tanto che è viva, ma.. mi piacerebbe tanto riaverla indietro. Sono così avido di riavere la mia vecchia Lee che..» si bloccò e per un tempo indeterminato si guardarono dritto negli occhi. «non dirmelo..» sussurrò Louis, incredulo. Si ritrovò ad annuire. «non ci riesco..» sussurrò così abbattuto che abbassò anche lo sguardo dalla vergogna. «no aspetta. Tu di chi sei innamorato? Di Lee o di Summer?» si guardò intorno come se cercasse la risposta lì, attaccata al muro su un cartellone. Oppure sui tanti ricordini attaccati sul frigorifero. Niente, nessuna risposta. «non.. non lo so! Con Summer ho avuto il sesso più bello mai avuto ma con Lee… c’è sempre stata un’amicizia fraterna.» il ragazzo dagli occhi azzurri lo scrutava attentamente. «però è anche vero che Summer e Lee sono la stessa persona!» lo vide scuotere la testa, come se non ci credesse ancora. Louis posò una mano sulla sua, dolcemente. «anche tu hai bisogno del tuo tempo per capire, Harry. Hai creduto che Lee era morta, poi hai scoperto che Lee in realtà era viva e ce l’avevi davanti agli occhi. Non succede nulla se non riesci ad andarci a letto. Lei capirà!» Harry scosse la testa. «mi cerca ma.. anche lei si sente nello stesso modo. E’ confusa, lo siamo entrambi.» Louis sorrise con dolcezza, come un padre sorride al proprio bambino. «Harry..» il riccio alzò la testa verso di lui, dispiaciuto. «sei innamorato di Lee o no?» di fronte a quella domanda, non trovò risposta. Non lo sapeva, non sapeva neanche più cosa pensare. «non lo so..»
Mentre pensava a quella domanda sentì la porta di casa sbattere e alzò gli occhi verso la porta della cucina. «chi è?» Nessuna risposta. Si alzò e andò a controllare chi fosse, ma non vide nessuno. Si girò per tornare in cucina, con un’espressione strana in faccia e quando vide le scale, gli balenò in mente una cosa. Le salì a due a due ed entrò nella sua camera, trovando il letto vuoto. «cazzo!» prese il giacchetto e corse di nuovo giù nello stesso momento che Louis si affacciava dalla cucina. «Harry?» sussurrò cercando di capire. «ha sentito tutto, merda!» mentre finiva di parlare già stava fuori di casa. Louis rimase dentro casa, chiudendo la porta visto che Harry l’aveva lasciata aperta.
Che coglione, che coglione che era stato. Ma gli parevano discorsi da fare con Lee in casa? Che demente, cazzo! Ma come si era permesso di farle quella cosa? Era anche vero che non poteva sapere che Lee era in ascolto, la credeva addormentata nel suo letto, del tutto ignara che in cucina si stava parlando di lei.
La cercò così tanto e per tutta la città che quando si ritrovò di fronte casa si rese conto che stava venendo buio. Sospirò, guardandosi intorno. «dove sei, Lee?» Si morse il labbro inferiore, per poi rigirarsi e tornare dentro casa. Sarebbe tornata. Ma gli cadde lo sguardo su un parco poco distante da casa loro, che non aveva controllato. Corse lì, cercandola sulle altalene e varie panchine, ma non trovandola. Che stupido. Non poteva essere lì. Non poteva sapere che quello era lo stesso parco dove si nascondeva quando aveva bisogno di tranquillità quando era piccola. Ma.. Si piegò dentro all’elefantino, che aveva un’apertura sotto allo scivolo e la trovò rannicchiata lì sotto. Si appoggiò sui talloni, tenendosi al bordo dell’entrata. Stava piangendo. Entrò anche lui, e se la strinse addosso, con dolcezza accarezzandole i capelli. «sono solo un peso per te!» la sentì sussurrare tra le lacrime. «shht! Non dirlo neanche per scherzo, Lee!» le baciò la testa, delicatamente. «si, lo sono!» appoggiò la testa al legno e guardò la parte alta – che non era altro la parte sotto dello scivolo – pieno di gomme appiccicate. Loro due, in primis avevano attaccato gomme americane sugli angoli di quell’elefantino. Vandali già da piccoli. «no, non lo sei. E’ solo che..» tirò un sospiro frustrato, poi tornò a posare le labbra sui suoi capelli. «anche io ho bisogno di sistemare i miei pensieri, Lee. Non ho.. tempo per rendermi conto che tutto è vero, che non sto sognando e che non mi sveglierò grondando di sudore per il sogno appena avuto. E’ la realtà e io non me ne rendo conto.» spiegò, con tono dispiaciuto come se fosse colpa sua che non riusciva a pensare a nulla. «non provi più niente per me.» ecco. Quella era la frase che temeva di più. «sbagliato anche questo, Lee.» rimase in silenzio per alcuni minuti. «devo solo sistemare i miei pensieri, Lee. Non riesco a collegare tutto. Non ho le palle di mettere a posto i miei pensieri, perché ho paura che tutto questo è un sogno. Il non lo so che hai sentito tu, non era un no. Semplicemente non riesco ancora a..» deglutì. «rendere tutto reale. Sono stordito e non ho più la facoltà di pensare liberamente. Il cervello dice una cosa, il cuore un’altra. Ma questo non significa che non mi piaci e che non ti voglio più. Semplicemente dammi tempo anche a me di capire cosa provo.» affondò lo sguardo in quello di lei e sorrise. Si abbassò leggermente a sfiorarle le labbra. «come puoi pensare che sei un peso? Come puoi pensare che non provo niente per te?» chiese a lei, che affondò la faccia nell’incavo del suo collo. Rimasero lì per quasi un ora. «sai che venivi qui da bambina quando avevi bisogno di pace?» la ragazza alzò la testa e lo guardò negli occhi. «davvero?» annuì leggermente, perdendosi in quegli occhioni così strani ma belli. «qui ci siamo dati anche il primo bacio. O meglio. Io ho baciato te e tu mi hai dato una capocciata perché non volevi baciarmi!» scoppiarono a ridere entrambi. «Ritorniamo?» la ragazza annuì e con un sorriso uscì, poi prese per mano Lee, dirigendosi verso casa. «voglio conoscerli.» si girò a guardare Lee con un sorriso. «va bene. Ti ci porterò stasera!» sussurrò.
Stavano per attraversare la strada quando sentì un dolore al fianco destro, per poi sentirlo anche sulla schiena. Gli uscì un gemito e abbassò lo sguardo, sentendo Lee urlare impaurita. I suoi occhi verdi, videro la camicia che indossava quel giorno, piena di sangue. Che diavolo stava succedendo? Sentì le gambe cedere ma Lee cercò con tutta se stessa di tenerlo in piedi, mentre chiedeva aiuto urlando. Non.. che era successo? Il dolore era allucinante, impossibile da spiegare. Un conto è sentire uno sparo e poi il dolore. Un conto è che cammini per strada e qualcuno ti infila per diverse volte un coltello dentro la schiena e sul fianco. Lee cadde a terra sotto il peso di Harry, mentre questo rimaneva inerme tra le sue braccia. «Harry? Harry?» Spostò lo sguardo su Lee e sorrise debolmente. Non stava morendo o almeno ancora no. Anne attraversò la strada e si inginocchiò verso i due ragazzi, chiamando subito un’ambulanza. Poco dopo, sentì anche la voce di Louis mentre perdeva la concezione del tempo e dello spazio. Sentiva tante voci intorno a lui, ma non riusciva a muoversi per il dolore che stava provando. Quando arrivò l’ambulanza, perse i sensi.
 
 
«perché non si sveglia?» chiese la voce delicata di Lee a qualcuno che in quel momento, rimaneva in silenzio. Mamma che dolore che stava provando. Sentiva tutta la parte destra della schiena e del corpo intorpidita. Era più fastidio che dolore. «vedrai che si sveglia! Ha perso molto sangue, Lee. Si risveglierà.» sussurrò quella che gli sembrava, fosse la voce di Niall. Niall? Che ci faceva lì? Una mano strinse la sua, poi sentì qualcosa di bagnato sopra di esso. Provò ad aprire gli occhi ma era troppo faticoso. Non aveva forze. «Lee?» provò a parlare, ma era comunque uno sforzo assurdo. Gli uscì un sussurro, che fortunatamente la ragazza sentì. «Harry! Harry.. grazie a Dio!» le mani fredde di Lee sfiorarono il suo viso e rimase inerme a quella dimostrazione d’affetto. Non che non le piacessero, però era richiedere troppo sforzo a quel corpo che quel giorno, sembrava non essere dalla sua parte. Provò di nuovo ad aprire gli occhi e dopo quasi dieci minuti ci riuscì. Sbatté le ciglia, posò lo sguardo su Lee che lo fissava e riuscì a farle un sorriso. «come ti senti?» aprì la bocca, mentre richiudeva gli occhi. Ok, lei stava bene quindi poteva tornare a dormire. «stanco.» sussurrò ancora, con sforzo. «Dormi Harry. Dormi tranquillo, ci siamo noi qui!» ricadde in un sonno senza sogni per altre dieci ore.

**

 
Aprì gli occhi e si guardò intorno. Lee dormiva nel letto accanto, Zayn sul divano appoggiato alla spalla di Keyra che dormiva rannicchiata all’angolo. Louis seduto vicino a lui, appoggiato sul suo letto. Niall su una poltrona e Liam dalla parte opposta di Louis. Tutti lì, come dei profughi. Mosse la mano e diede fastidio a Louis, che si svegliò così di colpo che saltò su guardandosi intorno. Quando lo vide sveglio, sorrise. «ehi.. come ti butta?» mosse la mano. «ho sete!» ammise, sempre con voce stanca e roca. Louis prese un bicchiere e gli versò un po’ di acqua, aiutandolo a bere. «che è successo?» chiese, cercando di capire cos’era successo in quei giorni. «ti hanno accoltellato. Per fortuna c’era Lee sennò ti facevano a fettine.» sbatté le ciglia e provò a mettersi seduto, ma il suo corpo urlò di protesta e dovette rimanere così, steso come un morto. «chi?» Louis alzò le spalle. «non si sa. La polizia sta indagando. Ma il tuo amico poliziotto crede sia qualcosa che ha a che fare con quello successo a Lee. Come un regolamento di conti.» alzò un sopracciglio. «Lei sta bene?» il moro gli fece un sorriso malizioso. «bene, a parte il colpo che si è presa. Ma ti preoccupi per lei?» annuì, guardandolo male. «non dovrei? E’ pur sempre Lee.» Si sorrisero. «Le vuoi bene!» «certo che le voglio bene, Louis. Ti pare che non le voglio bene?» sussurrò richiudendo gli occhi. «sei stanco?» Annuì, debolmente. «allora dormi..» e crollò di nuovo a dormire, senza nemmeno volerlo. Il sangue che aveva perso portava il suo corpo ad essere perennemente stanco. E si sa, le trasfusioni di sangue erano miracolose, ma il corpo era stato messo a dura prova e con questo era stanco.
 

**

 
«La finite di essere così cretini tutti quanti?» chiese la voce di Harry, mentre li guardava menarsi e giocare. Lee era seduta al suo fianco – finalmente era riuscito a mettersi a sedere e non stare come un morto sul letto di morte – e giocava con i suoi capelli ricci. «è lui che è cretino!» sbottò Zayn, dando uno schiaffo a Louis, che rispose con una mossa di Kung fu, non riuscita benissimo. Lee rideva allegramente, scuotendo il capo. Tutto sembrava essere tornato come prima. Tutti erano molto più tranquilli, vedendo che Harry si stava rimettendo. Lui, beh.. Lui continuava a sorridere. Perché aveva un gruppo di amici eccezionali e.. - una ragazza? La poteva definire così? - altrettanto eccezionale. Ricordava ben poco di quello che era successo, non ricordava il volto dell'uomo che l'aveva accoltellato, ma questo tanto non gli interessava. Non voleva scoprire neanche chi era, perché avrebbe portato altri problemi se avessero capito chi gli aveva fatto quello. L'importante era che era vivo, vegeto e con quei deficienti come amici. Zayn, Liam, Niall e Keyra erano partiti appena Louis li aveva avvisati di quello che era successo. E si erano praticamente accampati nella sua stanza, come dei profughi. Nessuno se ne andava, al massimo passavano a casa di Harry per farsi una doccia, cambiarsi ma subito tornavano all'ospedale per far compagnia al ragazzo. Non rimaneva mai solo. Ed era dannatamente bello sapere che puoi contare su delle persone. Fortunatamente dormiva in una stanza da solo, quindi gli altri potevano benissimo rimanere lì con lui anche la notte. Tutti pronti a fare da guardia, super protettivi. «bastaaa! Mi state facendo venire il mal di testa.» «chiamo l’infermiera sexy?» guardò male Louis, per poi scuotere la testa divertito e facendosi uscire un sospiro depresso. Si stava riprendendo, molto lentamente, ma si stava riprendendo. I punti – i maledetti punti – tiravano come solo dio sapeva. E facevano male. Non poteva muoversi, perché sennò si riaprivano oppure gli si infettavano. Aveva così tanta voglia di tornare a camminare che quasi sembrava come un bambino irrequieto perché non può aprire i suoi regali a natale, in quel letto. Appoggiò la testa sul cuscino e si girò a guardare Lee. Sentendosi osservata si girò a guardarlo e gli sorrise. «tutto ok?» annuì e fece il gesto tipico con la mano come per dire “avvicinati”. La ragazza lo fece e la baciò, subito fischiati da tutti. «ehie ehi ehi.. se dovete fare un figlio, per favore non di fronte a me. Ci rimango stupido!» esclamò Louis, divertito. «tu sei già stupido, Louis! Non puoi esserlo di più.» Dopo una smorfia da bambino piccolo con tanto di labbruccio all’infuori, Louis si buttò su Liam che ribeccò Harry per quella cattiveria. Quante altre sorprese avrebbe avuto nella sua vita?
Da quando aveva ritrovato Lee tutto era una sorpresa. Non vedeva più il suo futuro e non riusciva neanche ad immaginarlo. Capì che doveva mettere le cose a posto, solo dopo quell’esperienza. Sia quelle di Lee che le sue. Aveva bisogno per pensare e appena avrebbe potuto uscire da quell’ospedale, un solo posto l’avrebbe aiutato a stare in pace con i sensi, per poter capire cosa provava veramente. Di sicuro non provava indifferenza verso Lee. Praticamente da quando aveva ricominciato a vivere, perché in quei giorni aveva fatto tutto tranne che vivere, aveva notato come avesse bisogno della vicinanza di Lee. Aveva dormito per due giorni interi ma da quando si era risvegliato, tutto era stato un po’ più chiaro.
Che cosa? Lo scoprirete nella prossima puntata.  

Ok, perché c'ho messo tanto? Ehhhh.. perché? boh! U.U in realtà era tutto pronto nel cervello, ma.. mi sono decisa a finirlo di scriverlo solo oggi perché una mia amica mi ha praticamente minacciato di rompermi i coglioni su twitter se non pubblicavo entro stasera. Come al solito, non mi convince neanche questo capitolo, ma va bene. ò__ò Ditemi, chi vedete quando pensate a Lee? Quale Attrice, fotomodella o cantante? ò__ò 
Per il resto.. scusate tanto per l'attesa ma.. ò__ò ma niente.. non c'avevo la forza di scriverlo. Anche perché l'idea che è quasi finita mi porta a scrivere capitoli ogni tre mesi ahahahah.
♥ Grazie comunque a tutti quelli che la seguono. Love ya! 

   
 
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