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Autore: Querthe    16/11/2006    1 recensioni
Esseri che non dovrebbero esistere se non negli incubi, misteri e un po' di sano spargimento di sangue durante una caccia in cui i ruoli non sono mai definiti e di cui non sembra essere visibile una fine... Una quest per la salvezza di due razze, dell'umanità ignara e di un'anima marchiata da un'eredità non richiesta.
Ringrazio Alyssa85 per avermi prestato alcuni tratti del suo personaggio (Alyssa Morville) che usa in un gioco di ruolo e mi scuso per averne stravolto la psicologia, il passato e il futuro.
Alcuni riferimenti ai clan dei vampiri sono prese dalla mia poca esperienza con il gioco di ruolo "Vampiri the masquarade".
Il mondo in cui è ambientata la storia è praticamente il nostro, se non per pochi particolari che mi servivano per la trama o per l'ambientazione.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Alyssa'
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Alcuni giorni erano passati dal Consiglio, e lo stesso poteva dirsi del giorno in cui, prima tra i vampiri, Alyssa aveva potuto godersi dal vivo e non tramite il racconto o nei tempi recenti il filmato della morte Diurna di Igor.
Fu forse questo, se non tutto il resto della strana avventura in cui era capitata, a spingere il Consiglio a chiamarla come ospite durante la riunione dei capi vampiro che si sarebbe tenuta da li a poche ore.
- Sei preoccupata?
- No. - rispose alla ladra la donna, tormentandosi le mani come se volesse rompersele. Il suo respiro era veloce e nervoso. - Non sono preoccupata.
Rose la osservò sorridendo maliziosamente.
- Non si direbbe.
- Vorrei vedere te al mio posto. Da Sanguemarcio a ospite di una riunione di quel calibro. Avrei preferito affrontare un branco di Pulciosi. - Sospirò. - E' vero. Sono un po' nervosa. Ma solo un po'. Va bene? - alzò la voce senza accorgersene.
- In piazza Duomo non ti hanno sentito bene. - ironizzò Alexandra, aprendo la porta del bagno e dirigendosi nella camera da letto per vestisi. - Chiedono se puoi ripetere.
- Ma vaf...
- Calmati. Lo sai che si diverte a stuzzicarti. Lo fa con tutti, ma con te ha un gusto particolare. - le consigliò l'umana. - E' già importante che abbia accettato la morte di Markus nel modo giusto. O almeno così spero.
- Già. Rispetto al primo giorno ha fatto miracoli. E poi ho come l'impressione che mi reputi responsabile di quanto è successo.
- Non credo, Alyssa. Il responsabile è il Magos e quello stronzo succhiasangue che a momenti ti ammazzava. Sono stata felice di vederlo morire tra atroci dolori, non lasciando altro che qualche ossicino annerito.
Alyssa era rimasta a bocca aperta per il tono e la cattiveria che trasparivano dalla voce della sua amica.
- Non ti facevo così. Sei sempre stata la dolce delle due.
- E credo che continuerò ad esserlo, ma quando mi toccano ciò che amo...
La vampira la abbracciò sorridendo.
- Grazie. Vuol dire molto, lo sai?
- Non diventarmi gentile. Ricordati che sei un mostro assetato di sangue. - la prese in giro lei.
- Non ne sarei così sicura, ora. In questi giorni ho subito così tanti cambiamenti che non saprei nemmeno se considerarmi ancora vampira.
- Per quello che mi riguarda puzzi ancora di morto come prima, anche se hai ricominciato a respirare e a far battere il cuore. - borbottò la gatta mannara uscendo dalla stanza con una maglietta bianca troppo grande per lei, a coprirle le gambe fino a metà coscia. - Come se la cosa ti rendesse meno morta di quello che sei.
- Comunque buon giorno anche a te. Il latte è nel frigo come al solito. - rispose Alyssa con il miglior sorriso che trovò. - Anche oggi in giro a far niente.
- Magari... - gridò dalla cucina l'altra, aprendo il frigo e arraffando il cartone di latte intero che sarebbe diventato la sua colazione insieme a una decina di biscotti al cioccolato. - Devo passare dai Cani di Attila. Ora che... insomma che...
Le due la raggiunsero in cucina.
- Ora sei tu il loro punto di riferimento, giusto?
- Già. - sorrise triste lei. - Bella fortuna, eh?
- Non ti invidio...
- E tu, quando vai a trovare le altre mummiette rinsecchite che ti assomigliano?
- Stasera. Devo essere al cimitero alle otto. Non vi chiedo di accompagnarmi, ma mi sarebbe piaciuto.
- Entrambe? Tu che dici che io ti sarei stata di aiuto morale? - borbottò con la bocca piena di biscotti la licantropa.
- Ecco una di quelle cose che odio. Da quando è finito il rito di quel pazzo furioso di Talos ho un inconscio istinto di dire e pensare cose assurde.
- Tipo? - la stuzzicò Misha. - dire che sei intelligente o pensare cose intelligenti?
- No. Mi verrebbe voglia di... ah, lascia perdere, è troppo scema come cosa.
- Provenendo da te, mi immagino.
- Un giorno o l'altro riuscirò a farti un gavettone gigante, palla di pelo. E' una promessa. - rispose falsamente dura la vampira, spostandosi nel salotto. Sapeva che se fosse rimasta ancora qualche minuto con lei avrebbe ceduto all'istinto di abbracciarla e coccolarla. - Già. Manco fosse la mia sorellina... - pensò divertita.
Chiuse gli occhi un secondo, tentando di trovare una certa calma nelle sensazioni che provava. - Mi sento triste quando vedo Misha piangere di nascosto pensando a Markus, ho dei momenti di euforia pazzeschi quando riesco a sentire il sangue correre nelle vene delle persone che incrocio durante il girono, ma due secondi dopo trovo la cosa ripugnante. E cosa ancora più strana sono tre giorni che non mi cibo, ma non sto risentendone, ne avverto la frenesia che normalmente mi coglie quando digiuno così a lungo. E poi. Beh, poi c'è il fatto che riesco a stare sotto il sole senza problemi. Non mi lamento, ma se prima alcuni membri dei vampiri mi guardavano con sufficienza ora lo fanno con disprezzo. E non so se dar loro torto.
- Un centesimo per i tuoi pensieri, Alyssa.
- Mi hai quasi spaventata, Rose. Da quando ti muovi così in silenzio? Non ho sentito nemmeno il tuo odore...
La ragazza inarcò un sopracciglio.
- Guarda che mi sono lavata. Non mi sembra di puzzare...
- Non intendevo quello. Il tuo odore naturale. Come quello di Misha o quello dei vampiri che sanno di morte, un odore dolciastro come una torta andata a male.
- Parli come Alexandra.
- Cosa fai, offendi? - borbottò imbronciata lei, nascondendo la sua paura per un'ipotesi che non voleva nemmeno prendere in considerazione. - Usciamo?
- Dove vuoi andare?
- Ovunque, ma non qui. Mi sembra di essere in gabbia. Che ne dici se facciamo un giro in centro? Ho voglia di vedere vetrine e di comperare qualcosa.
- Una vampira che fa shopping. Questa è proprio da vedere. Fino ad adesso i vestiti te li sceglievo io. Se era per te uscivi nuda.
- Non esagerare...
Rose corse alla porta, le chiavi della macchina in mano a dondolare.
- L'ultima che arriva paga per tutte e due! - rise lanciandosi fuori dall'appartamento.
Alyssa scosse la testa sorridendo.
- Misha, ti possiamo lasciare? I nostri numeri comunque li hai.
- Vai tranquilla. Se vi mettete nei guai però non chiamatemi, ok? Sarò di sicuro impegnata. - disse mentre finiva di trangugiare il latte direttamente dal cartone.
- Va bene. A dopo, litet. - disse lei mentre usciva chiudendo la porta.
Alexandra quasi si strozzò riconoscendo nell'ultima parola l'equivalente svedese di "piccola", che solo Markus utilizzava con lei. Corse alla finestra, e pochi secondi dopo vide saltare in macchina le due e l'automobile correre via nel traffico scorrevole della zona del Politecnico.
- Sembra che tu ti stia abituando al sole. Magari inizi anche ad abbronzarti.
- Mai fatto in vita mia. Quando ero viva essere scuri equivaleva ad essere una persona di basso rango. E io non lo ero. Comunque effettivamente mi mancava. - sorrise aggiustandosi gli occhialini fumè che aveva tenuto fin dal giorno dell'evocazione. - Non ne ho bisogno. - disse riferendosi alle lenti rettangolari. - Ma mi danno un tocco da intellettuale. Mi piacciono.
Rise, la prima risata serena che rose si ricordasse aver sentito dall'amica. Si rese conto di come in pochi giorni le loro vite erano state stravolte, il loro piccolo mondo che si erano create distrutto da esseri che credeva non esistessero, aveva accettato con riluttanza l'esistenza di una guerra che durava da anni, da secoli, per alcuni da prima che l'umanità iniziasse a scendere dai rami degli alberi come scimmie troppo cresciute. Aveva accettato di essersi innamorata del cadavere di una ragazza, di una assassina di duecento anni di vita che era in grado di utilizzare la magia. Così come aveva accettato come una sorta di dono dal Cielo il suo strano potere, anche se da quando quel demone le aveva parlato, un piccolo e doloroso tarlo le rodeva la mente, come una piccola macchia che non voleva venire via per quanto lei si lavasse la coscienza.
- La mia anima è già sua, ha detto. - pensò mentre parcheggiava e iniziava ad incamminarsi lungo Via Torino, nuotando nella marea umana che abitava costantemente una delle arterie collegate al pulsante cuore della Piazza del Duomo. - Come può esserne così sicuro? Per ciò che ho fatto? No, certo che no. Ha parlato dei miei poteri, mi ha chiamato Manipolatrice. Manipolatrice...
- Cosa hai detto? - chiese curiosa la vampira, rimasta accanto a lei e in quel momento ferma come Rose di fronte alla vetrina di un negozio di borse. - Che parola hai mormorato?
La ladra avvertì una nota di timore nella voce, accorgendosi inoltre di aver pensato a voce alta.
- Non ci badare, sono solo sciocche...
- Rose, chi ti ha detto "Manipolatrice"? Perché hai mormorato quella parola?
- Il... il demone mi ha chiamato in quel modo. Lui ha detto che... che io non gli interessavo...
- Avrà comunque la tua anima, se ha detto il vero. Cazzo. - disse stizzita la vampira. - Questo è un guaio...
- Di cosa stai parlando? Cosa vuol dire che sarò comunque sua? - alzò la voce la donna, incurante degli sguardi di alcuni passanti.
- Vieni. Dobbiamo parlare al sicuro. Niente eventuali demoni in giro. - le afferrò la mano trascinandola dall'altra parte della strada, dove poco lontano sorgeva una piccola chiesa. - Entra.
- Alyssa, tu...
- Sopravviverò. Ora entra... per favore.
Rose varcò la soglia della costruzione, accolta dal sottile odore di incenso, di chiuso e di candele che stavano bruciando lanciando mute ma luminose preghiere a Dio. La vampira sospirò e oltrepassò anche lei la porta, investita dal dolore che i simboli e i luoghi sacri le procuravano. Nulla di impossibile da sopportare, ma decisamente fastidioso e debilitante. Si mise una mano alla bocca come per bloccare un conato di vomito mentre il suo stomaco si ribaltava come se stesse ballando un rock acrobatico.
- Stai bene? Dobbiamo uscire?
- No. - mormorò in un sospiro lei. - Va tutto bene, per adesso. Qui non possono entrare. Se per me è doloroso, per loro è mortale. Siamo al sicuro. Se il demone ha detto il vero e tu sei una Manipolatrice, allora questo vuol dire una bella e una cattiva notizia.
- Cioè?
- I Manipolatori sono particolari quanto rarissimi Magoi che non utilizzano incantesimi, formule o altro, ma hanno il potere in loro, consumando le loro energie attivate con un semplice pensiero, esattamente come fai tu.
- Quindi tu sapevi che ero una di quelle cose.
- No. Immaginavo che tu provenissi da una famiglia che aveva almeno avuto un Manipolatore come antenato, e speravo con tutto il mio cuore che tu avessi ereditato solo un briciolo di potere, solo una capacità. Questo non ti avrebbe mai dato problemi.
- E invece, se avessi molto potere?
- Allora, se tu fossi una Manipolatrice della Tenebra come a questo punto credo, tu stai usando solo una piccolissima parte di quanto potresti fare. Avresti enormi spazi di crescita di potenzialità.
- Non vedo però cosa centri questo con avere l'anima condannata...
- Da dove credi di ottenere il tuo potere? O meglio, da dove credi che il tuo corpo immagazzini energie. Deve esserci una fonte, no?
- Non vorrai dirmi che...
Lei annuì.
- Il fatto stesso che tu abbia usato i tuoi poteri anche solo una volta come Manipolatrice ti ha portato a stringere un patto con i demoni e gli Inferi interi.
- Rinunciare ai poteri non servirebbe, no?
- No.
- E allora cosa posso fare?
Alyssa non rispose, abbassando gli occhi.
- Mi dispiace.
Rimasero in quella chiesa ancora qualche minuto, quindi uscirono meste e con il morale a terra tanto che tornarono sui loro passi e quindi a casa.
- Io vado a fare un salto alla nostra biblioteca. Forse trovo qualche cosa che ci possa essere d'aiuto. Ci vediamo domani mattina. Credo che rimarrò là fino alla riunione.
- Come vuoi.
La vampira si mosse per uscire.
- Alyssa?
- Sì, Rose? - disse voltandosi quando era già sulla porta.
- Grazie.
Lei fece un sorriso sghembo.
- Non ringraziarmi finché non ho fatto qualcosa per te. E su con il morale, ce la caveremo come sempre. Sei riuscita a far fare un bagno a Misha, cosa può spaventarti ora? - la prese bonariamente in giro mentre chiudeva la porta.
Quando la riaprì era quasi l'alba. Si sentiva stanca, come se avesse corso per chilometri con un peso sulla schiena, ma in realtà il peso l'aveva sul cuore, un peso che difficilmente avrebbe potuto portare da sola, e l'unico modo che aveva per resistere era mettere in pericolo le vite delle due persone che, per un motivo o per un altro, aveva in quel momentop più a cuore.
- Come è andata? - chiese Rose, mostrandosi sulla porta della camera da letto, il suo corpo coperto solo da un piumone leggero avvolto attorno a lei come il mantello di un vampiro dei fumetti. - ti vedo stanca.
- Bene. Direi che è andata bene.
- Cosa intendi? Ti conosco abbastanza per sapere che è successo qualche cosa.
- Misha è con te?
- Sì, sta dormendo nel letto accanto a me. Avevo bisogno di sentire vicino qualcuno.
- Ti capisco. Credo che dovremo svegliarla...
- L'avete già fatto. - mormorò la gatta mannara sgusciando tra l'umana e lo stipite della porta. - Allora, sembra che tu sia ancora viva. Anzi, scusa, non morta.
Alyssa si sedette sulla poltrona, appoggiando la testa all'indietro come a rilassare il collo.
- Allora?
- Mi hanno non solo risparmiata, ma dopo una lunga discussione hanno stabilito che avevo il diritto di rimanere nella comunità di vampiri e che a tutti gli effetti ero una nuova tipologia. Quindi ora sono una Fondatrice.
- Cosa vorrebbe dire? - chiese la ladra.
- Hai di fronte la prima e per ora unica rappresentante dei Luminosi. Così è stato deciso che si chiamerà la nuova tipologia di vampiro che può resistere al sole.
- Questa credo che si possa considerare una buona notizia. Allora perché quella faccia.
- Ho fatto delle ricerche su di te, Rose, o meglio sulle tue potenzialità.
- I Manipolatori?
- Esatto. Ho scoperto che esiste una possibilità di sfuggire al tuo destino. Devi uccidere il demone che ti fornisce i poteri.
- Scusate, ma di che diavolo state parlando?
- Te lo spiegherò dopo Alexandra. Rose, ascoltami bene. Ogni Manipolatore ha un demone che gli fornisce l'energia necessaria ai suoi poteri. Tale demone, quando muori, ottiene automaticamente la tua anima e la utilizza per i suoi scopi, trasformandola ad esempio in una sua pedina per i perversi piani degli Inferi. Se il Manipolatore scopre chi gli da la forza, può tentare di ucciderlo, perdendo completamente i suoi poteri ma almeno salvandosi l'anima.
- Sembra facile...
- Considera che i demoni sono migliaia.
- Un ago in un pagliaio.
- Direi più un granello di sabbia nera in un deserto di sale. Ma possibile, se si sa come e dove cercare.
- Tu hai in mente qualche cosa, vampira.
- Più o meno. Ho una proposta da farti, Misha. Possiamo trovare il demone che ha spinto il Magoi ad uccidere Markus.
- Dimmi dov'è.
- All'inferno. Lì si trova il suo corpo mortale. Il suo spirito si è impossessato di Talos, e cosa può fare non lo voglio nemmeno immaginare.
- Ma sai cosa vuole fare, vero? - chiese apprensiva Rose.
La non morta annuì lentamente.
- Vuole riaprire il Cancello Rovente, il portale che collega il nostro mondo con gli Inferi. Il fatto che lui sia libero ha rotto i sigilli eterni. Lentamente si riaprirà, e Ximumu, quell'essere demoniaco, farà di tutto per sveltire il processo. Se ci riesce scoppierà una nuova guerra su scala planetaria come quella combattuta secoli fa dalle nostre due razze. - mormorò indicando con la testa la licantropa.
- E noi dobbiamo trovare la chiave per chiudere questo cancello schifoso?
- Già. Hai studiato, gattina. Dobbiamo ricostruire la Clavicola Caini. E' custodita in vari luoghi sparsi sulla Terra. Il Consiglio mi ha dato l'indicazione del luogo in cui è custodito il primo pezzo.
- Dove?
- Qui, a Milano. Ma dove esattamente non lo so.
- Sono con te. - dissero all'unisono Rose e Misha.
Alyssa sorrise triste. Temeva quella risposta quanto ci sperava.
   
 
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