Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Padmini    23/04/2012    3 recensioni
Sherlock è tormentato da uno strano incubo ricorrente. Non sa ancora che quel sogno presto avrà una parte importante nella sua vita e lo aiuterà a capire molte cose di se stesso. Perchè non riesce a fidarsi delle donne? Quali dolorosi ricordi sono racchiusi nella sua anima?
Non mi ricordo da quando ce l’ho. Forse da sempre. Ciclicamente è tornato per tormentarmi. Quindi, ciclicamente, sono ricaduto nel mi vecchio vizio. Non è sempre stato così. Mi ricordo che quando ero bambino c’era mia madre. Lei veniva in camera mia e mi consolava.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Violet'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A







Caro Sherlock,
caro figlio mio.
So che non ho il diritto di chiamarti così. Non sai per quanti anni ho desiderato poterlo fare appieno, veramente. Ho sempre desiderato che tu fossi veramente mio figlio.
Tu non lo puoi sapere ma tua madre mi ha tradito e il tuo vero padre è un altro uomo. Non io! So che questo ti sconvolgerà. Potrai non credermi ma è la verità pura e semplice.
Io amo così tanto tua madre! Ammetto di essere stato un egoista nei suoi confronti. Eccessivamente geloso e pedante.
Per questo lei è scappata da me, per questo è andata a rifugiarsi tra le braccia di un altro uomo!
Non so dirti quanto ho sofferto quando ho scoperto la verità. Sapere che lei aveva concepito un figlio con qualcun altro, con qualcuno che non ero io … mi ha spezzato il cuore.
Non ho giustificazioni per come mi sono comportato con te. Non posso chiedere il tuo perdono. So già che non me lo concederesti. Sei così orgoglioso! Nonostante tutto, nonostante i tuoi geni non abbiano nulla in comune con i miei, mi somigli così tanto!
Tu non te ne rendi conto, ma crescendo hai reagito al dolore al mio stesso modo. Ti sei chiuso in te stesso sputando odio sugli altri. È colpa mia. Lo ammetto. Sono io che ti ho reso così. Se non fossi stato tanto testardo! Se ti avessi accettato per quello che eri … mio figlio. Eri mio figlio perché volevi esserlo. Non c’entra il DNA, non c’entra il rapporto che tua madre ha avuto con quell’uomo che neanche conosco.
Tu mi guardavi e vedevi tuo padre. Per te non contava altro. Io invece, da stupido che sono, ti ho sempre negato l’unica cosa che tu mi abbia chiesto nella tua vita: l’amore.
Se ripenso a quanto ti sei sforzato per attirare la mia attenzione!
Io cosa ho fatto, invece? Invece di carezze e abbracci ti ho ripagato con schiaffi e botte. Che uomo orribile sono stato! Che padre indegno!
Picchiare te era un modo per distogliermi dal mio personale dolore! Come ho potuto fare questo ad un bambino? A mio figlio! Mio figlio! Sherlock, tu sei il tesoro più prezioso della mia vita. Tu, Mycroft e tua madre.
Lo sai quanto può essere sottile il confine tra odio e amore? È invisibile. È talmente labile che spesso accade che si spezzi e non si sa più distinguere i propri sentimenti.
Ho odiato tua madre per quello che mi ha fatto. Lo ha fatto anche per colpa mia ma ciò non la giustifica totalmente. Mi ha tradito. Ha tradito la mia fiducia e quella di Mycroft. Ci ha dato le spalle senza curarsi dei nostri sentimenti. E si sente lei la vittima!
No, qui l’unica vittima sei tu. Tu, impotente davanti alla stupidità di noi che ci ritenevamo tanto adulti e responsabili. In realtà tu questo l’avrai già capito, no?
Sei così intelligente! In questo assomigli molto a tua madre!
Ti prego, ti prego. Non considerarti una vittima. Cerca di superare questo dolore. So bene cosa si prova vivendo con un continuo peso sullo stomaco, impossibile da togliere, che ti opprime, ti toglie il respiro.
Non fare come me.
Vivi! Gioisci! Dimentica noi poveri vecchi e lasciaci nella nostra miseria!
Non fare il mio stesso errore. Quante cose belle mi sono perso, facendo così! Non voglio che tu segua il mio destino.
Ho cominciato a leggere il blog del tuo amico, il dottor Watson. Devo ammettere che mi hai fatto preoccupare parecchio. Questo lavoro che ti sei scelto non mi ha mai reso felice. Mi ha sempre messo in ansia. Leggere le tue avventure tramite i racconti del tuo coinquilino non ha fatto altro che confermare le mie paure.
Tu rischi troppo la tua vita, amor mio. Troppo. Sembra quasi che non ti interessi. Sembra che non ti importi di morire. Né di vivere. È colpa mia. Lo so. È sempre, solo colpa mia. Come vorrei poter tornare indietro!
Non sai che dolore mi hai dato fingendo il tuo suicidio! Non hai idea di quanto ho pianto, di nascosto, davanti alla tua tomba. Tua madre non ne sapeva nulla, ma dietro la mia impassibilità e scontrosità si nasconde tanto dolore e risentimento verso me stesso.
Quando ho capito che non ti importava di vivere ho compreso quello che provo per te.
Quando ho saputo che eri morto … il mondo mi è crollato addosso. Mi sono sentito sprofondare. Tutte le botte che ti ho dato mi sono tornate indietro in uno solo colpo.
Lo sai? Ogni cosa che diamo agli altri ci ritorna indietro, come un boomerang. È inevitabile. Tutto l’odio che ti ho trasmesso mi è passato sopra come un caterpillar. Ha spezzato ogni singolo osso nel mio corpo.
Mi sono sentito annichilito, annientato. Sprofondato in un pozzo oscuro e senza fondo. Non lo vedo, il fondo. Sento solo che sto continuando a precipitare.
Sapere che sei vivo e che puoi leggere queste mie parole così vigliacche mi fa stare appena un po’ meglio.
Perché è evidente che sono un vigliacco. Dovrei dirtele di persona, queste cose! invece mi rifugio dietro una anonima carta da lettere. Non ho nemmeno il coraggio di consegnartela. Neanche di spedirla. La consegnerò a qualcuno di fiducia sperando che abbia il buon cuore di fartela avere.
Ultimamente sono preoccupato per la mia vita. C’è qualcuno che mi minaccia. Non so chi è né perché vuole uccidermi. Continua a mandarmi biglietti anonimi dove dice che mi vuole ammazzare.
Oggi ho ricevuto il suo ultimo messaggio. Vuole incontrarmi. Sopravvivrò? Mi ucciderà veramente?
L’aspettativa di non vedere l’alba di domani mi ha dato il coraggio, la forza, l’umiltà, di scrivere queste poche righe.
Per te, figlio mio.
Per tutto l’amore che non ti ho mai dato.
Figlio mio.
Spero che il mio amore ti raggiunga.
Spero che tu saprai accettarlo.
Spero che tu possa diventare una persona migliore di me.
 
Addio figlio mio.
Tuo padre

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Padmini