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Autore: EvgeniaPsyche Rox    23/04/2012    9 recensioni
[ Long-fic sull'AkuRoku che descrive momenti quotidiani e il modo in cui si sviluppa il loro rapporto, il tutto diviso nei diversi mesi dell'anno. Ringrazio in anticipo tutti coloro che si soffermeranno a leggere.]
January -Normal-
February -Away-
March -Confused-
April -Hidden-
May -Burning-
June -Protection-
July -Doll-
August -Anger-
September -Together-
October -Sweetness-
November -Emotions-
Dicember -Mine-
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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February -Away- 

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«Smettila.»
L'improvvisa affermazione fredda e apatica del giovane dai capelli dorati fece irrigidire l'altro, che sgranò appena le iridi smeraldine: «Roxas, che hai?»
«Non...Non è vero.», si limitò a bisbigliare di rimando, abbassando lo sguardo verso le piastrelle bianche della casa di Axel.
«Non capisco di che cosa tu stia parlando.», il fulvo corrugò la fronte, senza staccare lo sguardo dal biondo che, al contrario, cercava in ogni modo di non guardare l'amico.
«Dei tuoi...Dei tuoi atteggiamenti, Axel.», spiegò dopo qualche attimo di esitazione, sentendo le proprie guance avvampare.«Non è vero che...Che è normale, insomma, no, non lo è.Non lo è per niente!», e, lentamente, senza accorgersene, aveva alzato la voce, facendo sussultare l'altro.
«Perchè dici così?», si sforzò di chiedere il ragazzo dai capelli fiammeggianti, mordendosi furiosamente le labbra; si sentiva davvero in crisi.Era terrorizzato.Terrorizzato di perdere definitivamente colui che aveva considerato per anni come la parte più essenziale della propria vita.
«Perchè lo vedo, Axel!I migliori amici non fanno queste...Queste cose.», e tornò a sussurrare, facendosi a malapena sentire, stringendo istintivamente i pugni nella speranza di placare la rabbia e la confusione che si facevano spazio nella sua anima.
«Roxas...», alzò di poco la testa, incrociando lo sguardo fisso del rosso che aveva appoggiato un braccio al muro, accanto a lui.
Sentì il cuore che gli saliva in gola e tentò in ogni modo di non mostrare il proprio imbarazzo; quella situazione era troppo per lui.
Gli sembrò di sentire sempre più vicino il respiro familiare di colui che aveva sempre considerato il suo migliore amico, ma, questa volta, si oppose.
«Axel, ti prego, no.», disse fermamente, spostando il braccio del rosso per poi correre via, giusto in tempo prima che l'altro potesse riafferrarlo per il polso.
«Roxas, aspetta!», si voltò immediatamente, sperando che il biondo lo ascoltasse, che non aprisse la porta di casa per poi fuggire, lontano dalle sue braccia, da lui.
Troppo tardi.
Aveva atteso troppo tempo; aveva lasciato che i minuti, le ore, i giorni, gli anni, scorressero ininterrottamente senza aver' avuto il coraggio di dirgli la verità.
                                'No, Roxas, non è normale: due migliori amici non si comportamento in questo modo.'


Din Don.

Deglutì rumorosamente, stringendo a sé il pacco rosa accuratamente infiocchettato, per poi udire la voce che non gli aveva permesso di chiudere occhio per giorni:
«Chi è?»
Si sentì percosso da un brivido, indeciso se rivelare la propria identità o meno; tanto, anche se avesse mentito, Roxas avrebbe sicuramente riconosciuto la sua voce.
Sospirò: «Sono io.»
Silenzio.
«Vattene.»
Bum.Lo aveva colpito.Dritto al cuore.Come uno schiaffo, una coltellata, un colpo di pistola.
Strinse il pugno destro, imponendosi di non gettare la spugna.«Roxas, ti prego.Ti devo parlare.»
«Non ho niente da dirti.», replicò il biondo aspramente dall'altra parte della porta, cercando di mostrarsi il più duro possibile, nonostante anch'egli, dentro, si sentiva perso e sconsolato.
«Ti supplico: non ti ruberò troppo tempo, davvero!Roxas, aprimi, ti prego...», continuò a ripetere ossessivamente, più e più volte, sentendo alcuni singhiozzi che volevano uscire dalla propria bocca.
No, aveva pianto troppo in quegli ultimi giorni.
Gli sembrò quasi di sentire l'altro sospirare, e osservò, con enorme sollievo, la porta che si spalancava, facendo apparire colui che gli era mancato da morire; il volto di Roxas sembrò particolarmente stanco, mentre indossava dei jeans larghi insieme ad una felpa pesante.
«Che cosa vuoi?», chiese con freddezza dopo qualche secondo di silenzio, cercando di mantenere lo sguardo fisso sul più grande, il quale si gettò su di lui, avvolgendolo in un forte abbraccio.«Oh, Roxas...Roxas, non immagini quanto mi sei mancato, no, non lo immagini, non lo immagini neanche lontanamente.», e lo strinse più forte, impaurito che potesse allontanarsi nuovamente.
Le guance dell'altro si tinsero appena, trovandosi in serie difficoltà a quella reazione inaspettata: «Io...Non...»
«Roxas, ti prego, non voglio che succeda di nuovo.», gli sussurrò in un orecchio, continuando a tenerselo stretto come se fosse il suo peluches più prezioso: «Io non ce la faccio senza di te.Capisci?»

Il più giovane rabbrividì, senza sapere come rispondere.
Cosa poteva dire?Cosa doveva dire?
Sentì solamente il proprio cuore che gli martellava nel petto, rischiando davvero di esplodere da un momento all'altro.
«Mi...Mi sei mancato anche tu.», biascicò infine con enorme fatica, sforzandosi di dire la verità; perchè sì, era davvero così.Gli era davvero mancato tanto.Tanto da avergli impedito di dormire o di fare qualsiasi altra cosa.Tanto che nella sua testa non facevano altro che ronzare domande su domande, senza ottenere nemmeno una misera risposta.
Perchè stava succedendo proprio adesso?Perchè non poteva tutto tornare come prima, come due anni fa?Perchè aveva iniziato a dedicargli quelle strane attenzioni?
«Roxas...», e alzò lo sguardo, sentendosi chiamare, ancora avvolto tra le braccia del fulvo che continuava a guardarlo insistentemente, come se volesse dirgli qualcosa di importante.
Si avvicinò lentamente, e, quando si ritrovò ad un centimetro dalle labbra del biondo, esitò, senza sapere più come comportarsi; combattuto dall'attrazione che provava verso quelle innocenti labbra, ma, allo stesso tempo, terrorizzato da un altro rifiuto.
Non ebbe il tempo di decidere: sentì le proprie labbra venire travolte dal sapore del ragazzo dagli occhi cristallini che, incredibilmente, aveva fatto il primo passo, avvicinandosi quel poco che bastava per baciarlo.
Il rosso sospirò, estasiato da quel profumo che gli era mancato così tanto; riaprì lentamente gli occhi, stupito, non appena si accorse che il ragazzo di fronte a lui aveva schiuso le labbra, facendo sfiorare le loro lingue.
Un bacio.Un vero bacio.
Rabbrividì a quell'improvviso contatto che lo costrinse a stringere con più forza la schiena del biondo: lasciò che la propria mente si svuotasse.
Non gli interessava se di tanto in tanto passava qualcuno che iniziava a guardarli con aria curiosita, non gli interessava dei sussurrii, dei commenti, non gli interessava di niente e nessuno.
Roxas, così come l'aveva iniziato, si staccò lentamente da quel bacio, riaprendo le iridi cristalline con il respiro affannoso e le gote arrossate; ecco, aveva rovinato tutto.

Aveva messo definitivamente la parola fine alla loro amicizia: si frantumò, scivolò via dalle loro dita senza lasciarli il tempo di riacchiapparla.
Non potevano dimenticare o fare finta di niente; no, era impossibile.
Per un attimo sentì l'istinto di piangere, di gridare quelle emozioni che lo stavano torturando da troppo tempo, ma rimase zitto, come sempre.
'E' un ragazzo un pò troppo silenzioso', erano i continui commenti che sentiva su di sé.
'Dovresti assomigliare al tuo amico, quello stravagante.Com'è che si chiama?Ah, sì, Axel.': ma cosa ne sapevano loro?Non capivano niente.Non capivano che Axel teneva tutto dentro, semplicemente nascondeva le proprie preoccupazioni dietro un allegro sorriso.
Le persone sono così stupide.
«Axel...», lo chiamò, con la voce tremendamente stridula, abbassando lo sguardo verso il grigio marciapiede, allontanandosi di qualche passo dalle braccia dell'altro. «Axel, che cosa siamo noi, adesso?»
«Siamo due migliori amici.», si sforzò di sorridere il rosso, ma, tutto quello che ottenne, fu una malinconica espressione; sperò di convincere anche se stesso con quella frase, senza risultati.
«Bugiardo.», e strinse i pugni, venendo assalito da una rabbia improvvisa che non seppe più come placare.«Che cosa siamo noi adesso?Ti prego, voglio una risposta.»
Il ragazzo dai capelli fiammeggianti alzò le iridi smeraldine verso il cielo, notando i primi fiocchi di neve che gli ricordavano di essere ancora in pieno inverno; sbattè più volte le palpebre, per poi chinarsi verso la scatola che aveva fatto sbadatamente cadere poco prima per abbracciare il biondo, porgendogliela.
«Che cos'è?»
«Aprila.», lo incitò con un sorriso stanco il fulvo, mentre il più giovane afferrava con titubanza l'oggetto, scartando lentamente il fiocco e aprendola; sgranò gli occhi non appena si accorse dei numerosi cioccolati presenti al suo interno.«Sono...Sono per me?»
«Certo, sciocchino.Oggi è San Valentino.»
Il biondo continuò ad osservare il regalo, senza sapere più come reagire; non sapeva se ringraziare, se rifiutare, se limitarsi a tornare dentro.
«Noi siamo Axel e Roxas.», disse improvvisamente il ragazzo dagli occhi smeraldini, interrompendo il silenzio creatosi.«Siamo semplicemente Axel e Roxas.»
L'altro annuì meccanicamente, per poi voltarsi lentamente verso la porta, intenzionato a tornare in casa, prima di affermare: «Sono tanti questi cioccolatini; potresti mangiarli insieme a me, se vuoi.»
E Axel sorrise, precipitandosi verso il biondo, prendendolo così per mano prima di trascinarlo in casa.
                                                                                                               San Valentino è la festa degli innamorati.



Si asciugò velocemente le lacrime, mentre l'altro presente gli stava allungando la mano.
«G-Grazie...», farfugliò stringendosi le spalle, accettando l'aiuto del nuovo arrivato, spolverandosi poi i pantaloni sporchi.
«Di niente!Io sono Axel.A.X.E.L.Got it memorized?», si presentò con un buffo accento inglese, e, a quel punto, il più piccolo, un pò spaventato, annuì lentamente, nonostante non avesse capito una parola dell'ultima domanda.«Io mi chiamo Roxas.»
«Piacere, Roxas!Allora, quanti anni hai?», se c'era una cosa che aveva notato era che non smetteva mai di sorridere, mentre i suoi occhi verdi luccicavano come smeraldi.
«Cinque...», mormorò mostrandogli appunto cinque dita, per poi chiedere impacciatamente.«E tu?»
«Io nove!», affermò allegramente, tirandosi all'indietro quegli strani ciuffi rossi che sembravano dei petardi, per poi sistemarsi la sciarpa al collo, indicando il pallone sull'albero:«E' tuo?»
L'altro annuì lentamente, mentre il più grande aveva afferrato un sasso, lanciandolo energeticamente:«Non preoccuparti, vedrai; qualche tiro e riuscirò a riportartelo!», e, detto ciò, ricominciò a lanciare altre pietre.

 

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*Note di Rox'*
Ed ecco a voi il 2° capitolo.
Anzittutto vorrei ringraziare chiunque abbia recensito e anche coloro che hanno messo la storia tra le seguite; mi auguro davvero che continuiate a recensire.
Beh, sì, insomma, spero che questo capitolo sia di vostro gradimento -w-
Non saprei cos'altro aggiungere...Awh, sì, Mercoledì non c'è scuola, so, I am happy =w=
Oh, e vorrei anche ringraziare quella matta di Hayner per avermi incitata a continuare a scrivere; okey, evito però di perdermi in eccessive sdolcinatezze, non voglio che mi venga il diabete, uh.
Il prossimo capitolo di 'Tutor And Boyfriend' lo posterò domani o dopodomani -w-
Adesso posso svanire di scena.
Alla prossima.
E.P.R. 

   
 
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