CORRI
Corri, corri forte.
Corri, ti manca il fiato ma continui a correre.
Perché poi?
Hai un motivo?
Non lo ricordi. Sai solo di dover correre così da
raggiungere la tua meta.
Allora era la meta il motivo.
E chi lo sa, forse sì o forse no.
Tu intanto corri, continua a correre.
Ma almeno sai dove sei?
Le cose, il paesaggio o qualunque cosa fosse ti sfreccia
davanti agli occhi, perché corri.
Nero, bianco, grigio.
È notte? Probabile.
Non vedi il sole, ma neanche la luna.
Sei al chiuso allora?
Forse, ma non ne sei sicuro. Vedi solo alcuni spiragli di
luce, ma non riesci a capire ne da dove, ne da cosa vengano.
Ci sono delle alte figure nere, le schivi per poter
procedere nella tua corsa.
Allora c’è qualcuno con te?
Non sai neanche questo.
Ti senti solo e al tempo stesso circondato.
Ti affidi all’olfatto, il tuo fedele olfatto.
Aria fresca, muschio, terriccio, alberi…forse un
bosco.
Finalmente ti fermi.
Una radura.
L’olfatto ti aveva detto giusto, hai corso in una
fitta foresta, una foresta tutta nera fatta di alberi strani. Non sai
che specie siano, sono diversi, geometrici.
E la luce?
Quella luce che ti illumina?
Alzi gli occhi verso il cielo e la vedi.
Bella e crudele come non mai. Che incombe perfetta sopra la
tua testa.
Spalanchi gli occhi in un momento di panico.
È già qui?
È già arrivata?
Le ossa scricchiolano, i muscoli si tendono tirati da fili
invisibili, la pelle si ricopre di un fitto manto nero, la voce diventa
roca e urli.
Fa male, tanto male.
Fisicamente, certo, ma anche l’anima soffre,
ancora più del corpo.
Spezzata, mutilata, dilaniata, rinchiusa. Sei rinchiuso in
una gabbia indistruttibile nel tuo stesso corpo.
Ti stai trasformando.
Ancora.
Dalla bocca ti esce un urlo, un urlo disumano,
l’urlo di una bestia.
Rabbia, dolore, eccitazione, odio.
Odi.
Ti odi.
Distruggi.
Distruggi tutto ciò che trovi, tutto
ciò che intralcia i tuoi passi.
Nell’impulso rabbioso dato dalla trasformazione
distruggi tutto.
Poi, di nuovo il buio.
Tutto diventa nero e ti manca il respiro e cadi.
È finita, stai tornando te stesso e fa ancora
più male.
Perché tornato, devi combattere i ricordi di
ciò che hai fatto.
Perché ricorderai.
Ricorderai sempre ogni singolo particolare.
Ogni cosa, persona, animale, pianta, vita che hai distrutto,
ucciso, morso, trasformato.
Cadi a terra, le ginocchia non ti reggono, non reggono il
peso di ciò che sei.
Gli occhi spalancati bruciano, tenti di respirare
più lentamente, il battito cardiaco cerca di riprendere la
normale velocità.
Hai male, ogni parte del corpo sembra attraversata da
miliardi di spilli, conficcati nella carne, attraversano i muscoli e
grattano le ossa.
Quanto vorresti che te li togliessero. Venderesti la tua
stessa vita, la tua stessa anima. Tanto, non sei più tu a
comandarla, sei diventato un servo, uno schiavo.
Che il diavolo venga a prenderla allora.
Ma invece vivi, perché vivi? Perché ti
ostini a lasciare che la tua ignobile vita distrugga quella degli altri?
Sai benissimo perché.
Sei un codardo.
Godric, la tua famiglia, i tuoi amici, lei…
Hanno sbagliato tutti.
Dovevano lasciarti li, solo come un cane che sei a morire.
Un battito di mani e alzi la testa, ignorando il dolore
lancinante che quell’unico movimento ti ha provocato.
Ma è tutto nero, non vedi niente, non vedi
nessuno.
Una risata, di quelle cattive, secche, pesanti, che non
vengono portate via dal vento. Ma la conosci, sai chi è.
Quella voce…
Ma è impossibile, non può essere lui.
Lui è morto, se ne è andato.
E poi lui non rideva mai così, non contro di te.
Non te che eri il suo migliore amico.
-Ciao Moony.-
Si mostra, ora lo vedi. Il volto, il ghigno, gli occhi.
È lui, ma non è lui.
-Allora…non saluti un vecchio amico?- spalanca le
braccia, plateale come è sempre stato.
-Tu non sei reale.- un sussurro. Sei ancora troppo stanco.
-Non è mica una cosa carina da dire Remus. Potrei
offendermi sai?- si ferma, davanti a te e si china, ti guarda
ghignando. –Mi sembri un po’
stanchino…luna piena vero?- ride, ti prende in giro, la sua
è una risata perfida che sbatte contro muri invisibili
rimbombando nel vuoto, rimbombandoti nelle orecchie.
Perché ride? Perché fa così?
-Chi sei?- quanta fatica ti sono costati quei due
monosillabi. Ma devi sapere, capire.
-Ma come Moony, non mi riconosci? Sono io, Sirius.- fa
l’offeso, ma è tutta finzione.
Scuoti la testa, non riusciresti a dire niente, neanche se
ci provassi.
Senti i polmoni in fiamme, sputi e quello che ne esce
è sangue misto a saliva.
-No? Te lo posso provare se vuoi.- porta una mano sul mento,
assumendo un espressione pensosa.
-Vediamo…io, te, Ramoso e Codaliscia siamo gli
inventori della Mappa dei Malandrini, rubataci da Gazza, a cui poi
l’hanno rubata Fred e George Weasley e che l’hanno
ceduta poi ad Harry, mio figlioccio e figlio di James e Lily.
Basta?- ti guarda ghignando. Vorresti parlare, ma per
l’uno o l’altro motivo ti manca la voce.
Si alza e ti gira attorno, le mani alte dietro la nuca.
È tornato quello di un tempo. È tornato bello
come lo era a diciassette anni. Quel ragazzo di una bellezza trasandata
e con la fama del don Giovanni. Non c’era alcun segno di
quello che c’era stato dopo.
Azkaban, solitudine, rabbia, morte…niente.
-Avrai sicuramente molte domande da farmi. Ma dato che ti
manca la voce mi arrangerò.
Vedi caro Remus, io sono un tuo amico, e gli amici sono
sinceri fra loro.
Ti sei sposato vero Moony?
Ninfadora Tonks se non sbaglio, la mia cara
cuginetta…
E bravo il mio Remus. Un Auror e per di più un
Metamorfomagus.
Cosa faresti per pararti il culo vero?-
Scuoti il capo.
-Non negare. Non puoi negare a me. Ti conosco meglio di
chiunque altro, hai sempre usato le persone.
Ti facevi credere carino e buono con tutti, ma in
realtà sei solo un viscido egoista. Sei riuscito a
convincere tutti della tua bontà.
“Ma quanto è buono
Remus…”
“Ma quanto è carino
Remus…”
“Ma quanto è gentile
Remus…”- rise ancora, battendo le mani, crudele.
-Complimenti. Hai infinocchiato tutti.
Ma non me.- tornò serio per pochi secondi, poi si
riaprì in un nuovo ghigno ancora più subdolo nel
vederti vacillare.
-Potevi fregare James, così sicuro della tua
amicizia. Lily, che ti vedeva come il ragazzo intelligente e
giudizioso. Harry…eri il suo insegnante preferito. Tonks.-
si bloccò un attimo. –Voglio farti una domanda.
Credi davvero che lei ti ami? Davvero credi che qualcuno
possa innamorarsi di te?
Sei un mostro, una bestia. Bestia…mi piace, ti si
addice.- schiocca le dita e dei passi arrivano da lontano, immersi
nell’oscurità.
Alzi lo sguardo.
Eccola.
Porta un lungo vestito blu notte. I capelli allungati
ricadono sulle spalle, biondi e lucenti, a boccoli ordinati, come il
giorno del vostro matrimonio.
Era bella fuori ogni dire. Ed era terribile.
Vuoi chiamarla ma ti manca la voce.
Lei ti guarda, ti passa accanto facendoti sentire il suo
profumo.
Ti sorpassa e si affianca a lui che l’afferra per
la vita con un gesto possessivo.
Con due dita le alza il mento e le lascia un bacio a fior di
labbra.
Senti qualcosa conficcarsi nel petto, un dolore lancinante
al cuore.
Si girano verso di te.
-Sei
innamorato di lei bestia?
Pensavi
davvero che avrebbe voluto te quando poteva avere uno come me?
Andiamo Moony. Davvero sei così patetico?
Se ci fossi ancora, tu con lei, non avresti speranza. Sei un
peso Remus. Per tutti quelli che ti stanno accanto.- lei si china al
suo orecchio e gli sussurra qualcosa.
-E’ anche incinta?! Oddio Remus…ma non
ti vergogni?
Quante possibilità avrà il bambino di
nascere normale?
Hai rovinato la vita di una creatura innocente. Complimenti
Remmy.- non ce la fai più, non vuoi più sentirlo,
non vuoi più ascoltare nessuno. Ti senti distrutto, ti senti
male, hai la nausea e ti viene da vomitare. Loro intanto parlano,
scherzano, si avvicinano, ridono. Ridono di te.
-Basta…-di nuovo sussurri.
Smettono di ridere ma il loro viso c’è
ancora l’ombra dell’ultima risata e lui quando
parla ha ancora il tono sarcastico come se parlasse con un fenomeno da
baraccone. –Basta? Basta cosa?-
-Tu menti, tu non sei qui, tu non sei reale, tu sei morto.-
piano piano ti alzi, lo sforzo è grande ma la tua forza di
volontà di più.
-Sei frutto della mia immaginazione, delle mie paure. Ma ora
basta, questo è solo un incubo e io ne uscirò.
Avrò un figlio dalla donna che amo e comunque
verrà fuori sarà comunque un bambino bellissimo e
mi renderà fiero di lui, come lui sarà fiero di
me.- ora li guardo, lo guardi, dritto negli occhi, e lui sorride.
Non ghigna, non ride più di te, ti sorride come
ha sempre fatto.
-Finalmente hai capito.- lui le lascia la mano e lei
sorridendo ti manda un bacio scomparendo come una nuvola di polvere.
–Era ora che il mio vecchio amico tornasse.
Addio Remus John Lupin, alias Lunastorta. Addio e buona
fortuna.- anche lui svanisce e rimani di nuovo solo nel buio
più totale.
Poi una luce comincia ad illuminare tutto, una luce
accecante, una luce…magica.
Il letto cigola tutto d’un tratto nella stanza buia e silenziosa, accompagnato dal respiro affannoso di un uomo. È sudato e sente la testa girare, una presenza accanto a lui si muove, sbatte le palpebre delicatamente passando una mano davanti alla bocca a nascondere uno sbadiglio per poi passarla tra ciuffi di capelli color fuxia. Si alza a sedere, girandosi verso il compagno che ancora respira affannoso.
-Remus. Cosa succede?- gli chiede dolce.
-Niente, solo un incubo.- sorride lieve girandosi verso di
lei. –Vieni, torna a dormire.- tende un braccio afferrandola
per ma vita, abbracciandola e portandosela con lui, di nuovo sotto le
soffici coperte.
Alzò il braccio guardando l’orologio
legato al polso, quello regalatogli dal vecchio Ted Tonks, prima di
andarsene. Un raggio della luna nuova attraversa le tende davanti alla
finestra colpendo il vetro dell’apparecchio illuminandolo.
-E’
l’una di notte, e tutto va bene.-
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storia nona classificata al contest Disneyland, le frasi in corsivo sono quelle, in pratica, da cui dovevo partire per scrivere la storia. E' un pò strana lo so...ma spero vi piaccia.
Ajumy
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storia nona classificata al contest Disneyland, le frasi in corsivo sono quelle, in pratica, da cui dovevo partire per scrivere la storia. E' un pò strana lo so...ma spero vi piaccia.
Ajumy