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Autore: Padmini    24/04/2012    2 recensioni
Sherlock è tormentato da uno strano incubo ricorrente. Non sa ancora che quel sogno presto avrà una parte importante nella sua vita e lo aiuterà a capire molte cose di se stesso. Perchè non riesce a fidarsi delle donne? Quali dolorosi ricordi sono racchiusi nella sua anima?
Non mi ricordo da quando ce l’ho. Forse da sempre. Ciclicamente è tornato per tormentarmi. Quindi, ciclicamente, sono ricaduto nel mi vecchio vizio. Non è sempre stato così. Mi ricordo che quando ero bambino c’era mia madre. Lei veniva in camera mia e mi consolava.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Violet'
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Ho fatto un po’ di fatica a leggere la lettera di mio padre. Le parole, qua è là, sono interrotte da delle grosse macchie che sfumano l’inchiostro. Lacrime. Piangeva, mentre la scriveva.
Sono sempre nudo. Non ho avuto il tempo né la voglia di rivestirmi. Avevo troppa fretta di leggere queste righe. Sono nudo eppure sento caldo. Sento tanto caldo.
Chiudo gli occhi e mi abbandono sul materasso. Pace. Queste parole mi hanno dato un immenso senso di pace. Come mai nella mia vita. Respiro profondamente. Questo è tutto ciò di cui ho bisogno.
Ripenso a mio padre. A Siger, non ad Arthur. Lui non sarà mai mio padre. Non mi importa di cosa ci sia tra lui e mia madre. Siger sarà sempre mio padre.
Nonostante tutto, lo sarà per sempre. Ora ho ottenuto quello che volevo.
Il rancore e l’odio verso di lui sono scomparsi. Dissolti in una nube di fumo. È stato così facile! Così dannatamente facile che quasi mi arrabbio con me stesso per non esserci arrivato prima!
Anche Irene ha messo del suo, però. Non so se avrei reagito allo stesso modo se non ci fosse stata lei. Mi ha aiutato ad amare me stesso, prima di tutto. Ora si, ora che mi amo, posso finalmente aprire il cuore a mio padre.
Non so perché ma la desideravo, questa lettera. Lui non potrà più darmelo l’amore che voleva, ma lo sento scorrere nelle mie vene come una medicina, un elisir miracoloso che risana ferite, lenisce i dolori di tutta una vita.
 
“Vedo che stai bene” mi dice Irene, riportandomi alla realtà. Mi ero quasi dimenticato della sua presenza, a dirla tutta.
“Si. Sto bene. incredibilmente bene”
“Mi fa piacere. Ha scritto qualcosa di interessante, tuo padre? Anzi, scusa, Siger?”
“Dì pure ‘tuo padre’. Lo considererò per sempre tale. Non mi importa di come mi ha trattato. Non mi importa se non lo è veramente. Per me lo è. Questo basta”
“Mi sembra giusto” e mi porge la sigaretta che sta fumando.
“No, grazie”
“Sicuro? Non vuoi almeno un cerotto alla nicotina?”
“No. Non ne ho bisogno”
“Come vuoi” e ritorna a gustarsi il suo fumo.
Si è già vestita. È seduta a gambe incrociate sulla poltrona davanti al letto. Fuma con eleganza la sigaretta, apparentemente assorta nei suoi pensieri. Com’è bella …
Vorrei che mi guardasse, che rivolgesse a me i suoi occhi così meravigliosi … Lei se ne accorge e prolunga la tortura. Non vuole darmi soddisfazione.
Guardo l’ora. È tardi. È tremendamente tardi. Sono già le undici! Ma quanto ho dormito? Non sapevo che un – no, più orgasmi – potessero stancare tanto una persona!
Guardo il cellulare. L’avevo messo in modalità silenziosa per non essere disturbato. È stato letteralmente sommerso dalle chiamate. Anche i messaggi non sono pochi.
Due chiamate da parte di John.
Almeno una quindicina da parte di mia madre.
Altrettante, o forse di più, da parte di un numero sconosciuto. Arthur? Probabile.
Una da parte di Lestrade. Per un caso o per sentire come sto?
Non mi interessa.
Ora i messaggi.
 
John 10.35
Ho provato a chiamarti un paio di volte ma non hai risposto. Chiamami tu quando vorrai … fratellino!
Che bello! Che bel messaggio! John sa sempre cosa dire!
 
Mamma 08.02
Per favore, rispondi!
 
Mamma 08.24
Ho provato a chiamarti tante volte, perché non rispondi?
 
Mamma 09.14
Ti prego, fallo per me, rispondi
 
Mamma 10.45
So che sei arrabbiato, non possiamo parlarne insieme?
 
Se sapesse in che modo sono stato occupato mentre lei elemosinava la mia attenzione! Per prima cosa voglio andare da John. Sono sicuro che lo troverò nel suo ambulatorio. Mi vesto in fretta. Prima di uscire voglio chiarire una cosa.
“Ci vedremo ancora?” le chiedo cercando di essere il meno supplichevole possibile.
“Se lo vuoi” mi risponde lei tranquilla.
“Lo voglio. Voglio stare con te”
Lei mi guarda, allibita. L’ho davvero sorpresa con questa mia uscita.
“Davvero lo vuoi?”
“Si”
“Come mi hai chiamata, prima? Prostituta? Vuoi davvero stare con una come me?”
“Sai benissimo che era la verità”
È di nuovo interdetta. Sa che ho ragione. Sembra spaventata, però. Non se l’aspettava. Non da me. Mi avvicino. Lei spegne la sigaretta mentre le prendo la mano per farla alzare.
“Non aspettarti sdolcinate dichiarazioni d’amore, da parte mia” le dico. No, sarebbe troppo, per me.
“Non me le aspetterò”
“Potresti rinunciare a tutti gli altri uomini, tranne che a me?”
“Cos’è, ex verginello? Una proposta di matrimonio?” si diverte a prendermi in giro.
“Vorrei che la smettessi di chiamarmi così”
“Va bene. Come vuoi che ti chiami?”
“Sherlock”
“Va bene … Sherlock. Allora tu non chiamarmi più ‘La Donna’”
“Potrei chiamarti ‘La Mia Donna’”
“No. Chiamami Irene”
“Devo ritenermi lusingato?”
“Si. Non permetto a nessuno di chiamarmi per nome. Mi faccio chiamare Miss Adler o Dominatrice. Mai per nome. Lo lascerei fare solo alla persona che amo”
“Questo vuol dire che …” non riesco a terminare la frase. Sono così felice!
Lei non risponde. Si alza sulle punte e mi bacia dolcemente sulle labbra socchiuse dalla sorpresa.
“Ti amo”

   
 
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