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Autore: zuccheroaffilato    24/04/2012    11 recensioni
http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=847871&i=1 (la FF di partenza)
Il ritorno di Penn. La continuazione, chissà, il ricongiungimento di una coppia. Lei è ferita, ferita e distrutta dal suo comportamento. Lui ha sbagliato e non riesce a mettersi l'anima in pace. Non capisce come ha potuto essere tanto stupido da lasciarsela sfuggire un'altra volta. Lei lo ama ancora, come prima, più di prima. Lui non ha mai smesso di pensare a lei. Ma sono entrambi troppo orgogliosi e feriti per dirlo.
[E' la continuazione della FF "You understand it's love when you start talking like a killer". Anche se non l'avete seguita potete comunque leggerla, spero capiate qualcosa e soprattutto, spero che vi piaccia. Ciao carote! Penn♥]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I've never forgotten.'
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Volevo scrivere da un pò di tempo qualcosa alle ragazze che mi seguono. Innanzitutto volevo dirvi GRAZIE. Un grazie veramente enorme a coloro che mi hanno seguita dall'inizio e che, ancora più importante, mi seguono fino alla fine. Volevo anche spiegare il motivo di questo enorme ritardo nel capitolo. Ho avuto quello che si definisce un 'blocco dello scrittore' per quanto riguarda questa storia. E' la mia fanfiction più vecchia, quella in cui ho messo tutta me stessa e volevo fosse perfetta. Non volevo risultare monotona, banale e anonima. Ci sono anche stati dei problemi personali, ma questo non interessa. Un'ultima cosa, se ci sono davvero ragazze che mi leggono ancora, vorrei dire loro un grazie speciale e che mi ricorderò davvero di loro. Ve lo dimostrerò. Detto questo, speriamo che qualcuno legga davvero.
Ps: ho cambiato la scrittura perchè 'verdana' non mi piaceva più.

Penn♥

“No, no , no, no, no e no. Louis no!” Dico allontanandomi da lui, rossa in volto e con gli occhi spalancati.
“Perché no scusa?” Si vede lontano un miglio che è deluso. Scuoto la testa e mi allontano ancora di più, decisa ad interporre la distanza maggiore possibile tra noi due. Perché non riuscivo a staccarmi? Sento il battito cardiaco particolarmente accelerato e le mie guance in fiamme, bollenti. Non gli rispondo, limitandomi a scuotere il capo e camminare sull’erba. Non ho voglia di stare con qualcuno adesso, voglio stare da sola. Non riuscirei a guardare Harry negli occhi, non dopo quello che stavo per fare. Può sembrare una cosa di scarsa importanza, ma per me non lo è. Non mi accorgo di piangere fino a quando le lacrime non iniziano a bagnarmi le guance, lascio che scorrano, che mi finiscano sul mento e che bagnino lentamente la maglietta.
Non sono forte, sono una normalissima ragazza che non sa far altro che sbagliare, sbagliare e sbagliare. Non ne faccio una giusta.
“No e basta.” Non lo guardo nemmeno e torno in casa. La tavola è vuota, sopra di essa, solamente i resti della cena appena consumata. Senza che nessuno mi veda corro in camera mia, chiudendomi la porta alle spalle. Non ho più voglia di piangere, ho voglia di mettere la testa sotto la sabbia e lasciare che il tempo passi. Lentamente poso la testa sul cuscino, il mondo attorno a me si fa sempre più sfocato e ovattato, mi abbandono alla sensazione di torpore che mi avvolge e chiudo gli occhi.

Eight hours later.

Apro gli occhi di scatto, sento il rumore del respiro di qualcuno accanto a me. E’ il respiro più familiare che conosca e che mi infonde una sensazione di calma. Il suo inspirare ed espirare troppo dolce e regolare che non mi va di interromperlo. Guardo la sveglia accanto al letto, mi informa che sono solo le quattro di mattina. In fondo, mi sono addormentata alle otto, è normale che a quest’ora non abbia più sonno.
Mi alzo dal letto e vado in bagno per guardarmi allo specchio. Non sembro nemmeno me stessa. Ho i capelli scompigliati e gli occhi gonfi come una ranocchia. Mi sciacquo la faccia con l’acqua fredda, insistendo sugli occhi per eliminare il gonfiore. Mi guardo nuovamente, mmh, meglio si.
Quando torno in camera trovo Harry sveglio. Beh sveglio è una parola grossa, diciamo che ha gli occhi aperti.
“Dov’eri?” Mi chiede stropicciandosi gli occhi e guardandomi.
“In bagno, non ho più sonno.” Mi siedo accanto a lui e lo guardo anche io. “Torna a dormire.” Gli dico quando cerca di bloccare sul nascere uno sbadiglio.
“No, ti faccio compagnia.” Cerca di sembrare sveglio, con scarsi risultati.
“Ma per favore Harry, si vede lontano un miglio che non ti reggi in piedi.”
“Fa niente, ti annoierai altrimenti.” Lo guardo negli occhi e gli faccio un sorriso. Mi avvicino a lui, dandogli un bacio sulla guancia e inspirando l’odore della sua pelle. Mi ristendo velocemente sul cuscino e mi copro gli occhi con un braccio, cercando di non pensare a ciò che mi ha tormentata per tutta la serata di ieri.
“Harry.”
“Dimmi amore.”
“Mi manca mia madre.” Ecco, l’ho detto a qualcuno. Non ce la facevo più a tenermi tutto dentro. Se non lo dico alla persona per me più importante a chi posso dirlo? Gli occhi mi si riempiono di lacrime, ma fortunatamente lui non se ne accorge, visto che li ho coperti. Lo sento avvicinarsi e abbracciarmi, posa la testa sulla mia pancia e mi accarezza i capelli allungando un braccio. Poco dopo mi toglie il braccio dalla faccia, rivelando le calde lacrime che mi bagnano il viso.
“Ehi amore, ci sono io qui.” Mi tira su, mettendomi a sedere e mi abbraccia ancora.
“Lo so, grazie Harry.”
“Ti amo tanto, lo sai?” Mi da un bacio sul naso e mi asciuga le lacrime con un dito. Gli faccio un sorrido e annuisco, so di avere il naso rosso e gli occhi gonfi, so di essere terribile e orrenda in questo momento, ma le sue parole mi confortano. Sto pensando a mia madre già da un po’. Mi manca, ma soprattutto mi fa male il giudizio che potrebbe avere su di me se solo sapesse tutti gli avvenimenti di questi ultimi mesi. E’ accaduto l’inverosimile, sembra di essere in una di quelle storie scadenti a cui nessuno crederà mai. Mi sembra di interpretare una di quelle ragazze sfigate dei film americani. Quelle brutte che alla fine trovano l’amore nel figone della scuola solamente perché lui si accorge che lei è ‘bella dentro’. Ma per favore. Eppure è successo. E’ successo che mi sono innamorata del ragazzo più dolce del mondo, è successo che mi sono trasferita in un’altra città, addirittura in un’altra nazione. Ed è successo che ho perso i miei genitori. Rimpiango di non aver passato più tempo con loro. Di essermi lamentata per il fatto di non averli mai vicino. Rimpiango il non aver apprezzato appieno il poco tempo che mi dedicavano, convinta che ce ne fosse sempre altro a disposizione. Ma no, adesso quel tempo è finito, quando torno a casa non troverò più mia madre che controlla ogni singolo movimento della cuoca o mio padre che fumava di nascosto le sue Marlboro Rosse in terrazzo per non farsi scoprire dalla mamma. Non sentirò più l’odore dei capelli di mia madre sul cuscino del lettone, non allaccerò più la cravatta a mio padre ogni volta che uscivano per qualche evento.
Mi aggrappo alla maglietta del pigiama di Harry, cercando di non pensare a queste cose che mi fanno stare male.
“Harry, io non ce la faccio senza di loro.”
“Ce la farai, ne sono sicuro. Ti aiuterò io, ce la faremo insieme.”
“Promesso?” Mi mordo il labbro inferiore, come faccio sempre quando cerco di non piangere, e gli mostro il mignolo.
“Promesso amore mio.” Dice allacciando il suo dico con il mio e guardandomi negli occhi.

   
 
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