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Autore: Kim NaNa    24/04/2012    10 recensioni
I vent'anni di una fanciulla.
Una crociera intorno al mondo
Un segreto in fondo al cuore.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Vita quotidiana tra le onde.
 
La Silver Millenium faceva rotta per Canberra. Usagi non era mai stata in Australia eppure non riusciva ad essere felice di essere a bordo di quella lussuosissima nave che avrebbe visitato posti che mai credeva di poter vedere.
Come poteva essere felice se sentiva la sua vita affievolirsi come la debole fiamma di una candela?
Erano in mare da tre giorni e nessuno parve accorgersi dei suoi malesseri, tranne Demando che vegliava su di lei con apprensione.
Usagi si era accorta di come il giovane dagli occhi di ghiaccio si fosse affezionato a lei e pur apprezzando la sua compagnia e le sue attenzioni non poteva permettergli di innamorarsi di lei. Non avrebbe sopportato l’idea di farlo soffrire un giorno, per colpa sua. Neanche se avesse ricambiato i suoi sentimenti lo avrebbe incoraggiato! Non voleva che il giovane avesse il cuore spezzato quando lei fosse finita negli abissi dell’oceano.
Talvolta, lei stessa si sorprendeva per le sue reazioni: si comportava come se fosse una spettatrice, analizzava con freddezza la propria situazione come se le cose più nere e tragiche non la riguardassero direttamente.
Quel giorno andò alla piscina, dove si era incontrata con Demando il giorno prima, alla stessa ora, per bere un tè. Lui la stava aspettando e la sua espressione confermò i sospetti di Usagi: lo sguardo serio si illuminò appena la vide e l’ampio sorriso si fece quasi tenero.
“È bellissima, Usagi!” Esclamò lui, senza curarsi degli altri passeggeri presenti.
“Il rosa le sta a meraviglia!”
Lei lo ringrazio sorridendo.
“Non fa il bagno stamattina, Demando?”
“Stavo pensando…” rispose lui dopo aver ordinato due tazze di tè al tiglio. “Che potremmo giocare a ping-pong sul ponte, se le va. Poi potremmo mangiare qualcosa alla tavola calda del Bar Black Moon. Così passeremmo insieme anche l’ora di pranzo…”
Aspettava la sua risposta con ansia. Usagi se la prese con sé stessa per essere rimasta sempre con lui in quei tre giorni. Non si erano mai separati: insieme avevano nuotato, ballato, riso, parlato, visitato la neve. E ora…
“Demando.” Disse con decisione.
“Mi dispiace deluderla, ma non posso passare tutte le mie giornate con lei. A volte ho bisogno di restare da sola.”
Lui fece una smorfia amara e lei ne provò rimorso. Era un ragazzo dal carattere introverso e complicato, ma Usagi aveva capito che c’era molto di buono in lui e non avrebbe voluto ferirlo. Però se gli avesse permesso di continuare a starle così vicino, si sarebbe innamorato sul serio e il dolore, dopo, sarebbe stato ben peggiore.
“D’accordo Usagi. Non voglio monopolizzarla, ma…” disse a voce bassa.
“Io le voglio molto bene.” Continuò serio guardandola negli occhi.
“C’è qualcosa in lei che mi fa sentire bene… i suoi occhi sono sempre così tristi eppure il suo sguardo è talmente fiero…”
Lei sospirò e bevve un sorso di tè. Era difficile convincerlo. Tuttavia disse, con voce decisa: “Tra noi non potrà mai esserci altro che un’amicizia superficiale, Demando. Una semplice amicizia da vacanza, insomma.”
“Ma… ma lei stessa mi ha detto di non essere fidanzata…”
“E non ho nessuna intenzione di fidanzarmi.” Lo interruppe lei, in tono volutamente freddo.
“Preferisco stare sola, Demando.”
“No!” disse lui.
“Non posso crederlo, Usagi. Per favore, mi resti amica… una carissima amica…”
Usagi scosse la testa. Sentì gli occhi velarsi di lacrime e si morse, violentemente, il labbro inferiore.
Non aveva mai fatto del male a nessuno e adesso…
È necessario, indispensabile… Pensò.
“Mi creda, Demando. È meglio che non ci vediamo più così spesso. Gliel’ho detto, preferisco star sola. Io sono più contenta così… e anche lei lo sarà. So quello che dico, Demando. Se ne accorgerà, un giorno…”
“Non capisco.” Disse lui basito.
“Capirà in seguito.” La sua voce si era fatta improvvisamente dolce.
“E mi ringrazierà per quello che sto facendo…”
“Si spieghi, Usagi! Non parli per enigmi!”
Gli occhi chiari come il ghiaccio brillarono per la collera, ma lei non gliene volle: lui soffriva e gli parlò ancora con dolcezza.
“L’unica spiegazione che posso darle è che preferisco star sola.” Mentì.
Demando… Io non vorrei star sola nelle mie ultime settimane di vita, ma… ingoiò il magone che le era improvvisamente venuto e lo guardò.
“Capisco.” Disse lui, con amarezza.
“Devo cedere di fronte alla sua decisione, Usagi. Ma non le nascondo che in questi tre giorni ho pensato molto a lei e, forse, ho scioccamente sperato che avremmo potuto essere più che amici…”
Usagi represse un singhiozzo.
“Mi conosce da troppo poco tempo, Demando. Lei non sa che tipo di ragazza io sia.”
Lui la guardò fisso negli occhi cerulei.
“Ha ragione. La conosco da poco tempo eppure, sin dal primo giorno in cui l’ho incontrata, in cuor mio sapevo che lei avrebbe potuto essere la donna della mia vita. È una sensazione che non potrei spiegarle a parole, Usagi. L’ho sentito dentro, tutto qui…”
Restò in silenzio per alcuni secondi attendendo che lei cambiasse idea, ma Usagi rimase zitta.
Demando riprese: “Possiamo vederci ogni tanto, almeno? Andare al cinema, a ballare…?”
Lei fece no con la testa, decisa.
“No. Mi spiace…”
La sua voce si spense quando vide chi stava per tuffarsi nell’acqua azzurra della piscina.
Mamoru Chiba.
Aveva imparato a conoscerlo un po’, in quei giorni, ma c’era sempre qualcosa in lui che non le piaceva.
Era freddo e cinico nei confronti delle donne ed eccessivamente riservato.
Quel bel ragazzo di trent’anni, o forse meno, senza alcun tipo di legame sentimentale, inalberava costantemente un’espressione arrogante che lei trovava intollerabile. Per non pensare ai suoi modi, preferiva parlare con Kaede e allora si accorgeva dell’aristocratico aggrottar di sopracciglia di lui.
Era evidente che le due donne annoiavano Mamoru Chiba, il quale considerava la loro conversazione futile e seccante. In quei momenti Usagi sperava solo una cosa: che lui chiedesse di cambiare tavolo, ma Kaede era entusiasta del suo vicino tanto affascinante e dall’aspetto distinto.
“Non siamo fortunate ad averlo al nostro tavolo?” aveva persino chiesto una sera a Usagi, mentre uscivano dalla sala da pranzo.
“Hai notato come lo guardano le altre donne? E lui è sempre talmente indifferente…”
Usagi aveva alzato le spalle. Detestava quell’uomo anche se aveva deciso che era meglio essere diplomatici…
“Perché no?” le chiese bruscamente Demando, interrompendo il corso dei suoi pensieri. Aveva quasi dimenticato di essere in compagnia di quel giovane, Chiba la rendeva sempre incredibilmente nervosa.
“Potremmo continuare ad essere amici, lei non crede?”
“Amici sì.” Acconsentì lei, senza distogliere lo sguardo da Mamoru che stava nuotando tranquillo.
“Ma non usciremo più insieme.”
Demando le rivolse uno sguardo strano, aprì la bocca per parlare, poi la richiuse abbattuto.
Usagi non gli prestò attenzione, si ritrovò troppo impegnata a guardare Mamoru Chiba. Questi alzò improvvisamente gli occhi e la sorprese ad osservarlo. Lei arrossì, lui, invece, alzò un sopracciglio, poi si allontanò verso il lato opposto della piscina.
Solo allora Usagi cercò di ascoltare Demando, ma si sentì turbata e provò sollievo quando il giovane si scusò e si allontanò, lasciandola sola.
Lei bevve un’altra tazza di tè, si tolse l’accappatoio e si allungò sulla sedia a sdraio, felice di sentire i raggi del sole sulla pelle.
Era del tutto rilassata, ma sapeva che quel benessere un po’ euforico non sarebbe durato a lungo e che lei non avrebbe tardato molto a sentire il bisogno di compagnia, soprattutto sapendo quel che le aspettava.
Mi serve un’amica. Pensò.
Kaede forse…
Nell’attesa, assaporava quell’istante di tregua, durante il quale sia il passato sia il futuro non contavano più.
Si limitava a vivere…
Ogni tanto, il suo sguardo cadeva sul corpo atletico di Mamoru Chiba e se ne staccava a fatica, poi lui uscì dall’acqua e restò seduto per qualche minuto sull’orlo della piscina ad asciugarsi in un grande lenzuolo di spugna. Solo allora si guardò intorno e incontrò gli occhi della ragazza, la quale fu sorpresa nel vederlo avvicinarsi al suo tavolo.
“Tutta sola?... Posso sedermi?”
“Certamente.” Rispose lei amabilmente, nonostante il fastidio che provava per quell’intrusione nella sua solitudine.
“Cos’è successo al suo ragazzo?”
La domanda, apparentemente banale, era stata posta con tono un po’ ironico.
“Damando? È andato non so dove…”
Lui aggrottò appena la fronte.
“Eppure avevo l’impressione che stesse diventando una cosa seria…”
Ancora ironia. Usagi si chiese come quel bel tipo avesse la sfrontatezza di trattarla così. Fin dal primo momento pareva averla in qualche modo disprezzata, come se avesse saputo di lei qualcosa che non gli piaceva affatto.
Il comportamento di Motoki Furuhata era del tutto diverso, ma non meno sorprendente. Anche lui sembrava sapesse chissà cosa sul suo conto, ma aveva con lei dei modi più amichevoli.
Alzò le spalle. Che importanza aveva?
Eppure… guardò di sottecchi Mamoru che girava la testa verso la piscina.
È davvero bello! È incredibile che non abbia una fidanzata al suo fianco… Si ritrovò a pensare.
Si era voltato ad ammirare una magnifica ragazza bionda, con indosso un minuscolo bikini, che stava asciugandosi i capelli con grazia vicino all’acqua. Usagi gli vide l’ombra di un sorriso sulle labbra e si ricordò di averlo visti ballare insieme la sera prima.
Lui ordinò un caffè e stava per berlo quando dovette percepire il suo sguardo penetrante. Si girò verso di lei e i loro occhi si incontrarono come attratti da una qualche ignota forza magnetica.
Irragionevolmente, Usagi arrossì e abbassò le palpebre orlate di lunghe ciglia. Poi, inquieta e a disagio si mosse sulla sedia a sdraio. Si rendeva anche conto che, malgrado il suo desiderio di stare sola, provava una gioia profonda nell’avere Mamoru al suo fianco.
Gli occhi blu di lui si attardarono sulle curve delicate del suo corpo. Diventò scarlatta e, con suo grande stupore, il freddo viso di Mamoru si animò. Dopo un attimo lei gli sorrise e lui spalancò gli occhi, visibilmente interessato.
“Lei non ha la tenuta adatta.” Le disse, gettando un’occhiata ai pantaloncini e alla maglietta che aveva indossato. “Ma le suggerirei di tuffarsi. L’acqua è deliziosa. Che cosa ne dice?”
“Vuole… vuole dire… che dovrei andare a cambiarmi?”
Per la prima volta Mamoru le sorrise e lei sentì il cuore batterle più freneticamente.
“Ovviamente!” disse, senza nascondere l’ammirazione che provava per la sua bellezza.
“Non può entrare in piscina vestita così!”
Un quarto d’ora più tardi, Usagi e Mamoru nuotavano fianco a fianco.
“Meraviglioso!” esclamò nell’uscire dall’acqua. “Grazie per il consiglio.”
“Allora lo rifaremo.” Disse lui, con tono leggermente divertito.
Sentendo accelerare i battiti del proprio cuore, Usagi girò la testa. In quel momento arrivò Motoki che chiese il permesso di sedersi con loro, guardando Usagi con la sua solita strana intensità.
Sembrava vedere in lei qualcosa che lo incuriosiva, un mistero che avrebbe voluto approfondire. Ma poi si mise a  chiacchierare con la sua, ormai nota, loquacità.
Ancora una volta Usagi si meravigliò della velocità con cui si fa conoscenza durante una crociera. Dopo appena tre giorni, aveva la sensazione di conoscere da mesi i suoi compagni di tavolo, e tutti ormai si chiamavano per nome, quando non si davano del tu come accadeva tra lei e Kaede.
Motoki parlava con Mamoru. Usagi ascoltava, gli occhi fissi su una mano posata sul tavolino: quella di Mamoru. Una mano lunga, sottile… di un pianista, forse? Ma era soltanto una supposizione.
Nei minuti che seguirono, fu conscia dello sguardo insistente di lui che risvegliava in lei sensazioni mai provate prima.
La conversazione tra i due amici finì. Usagi si divertiva a guardare in silenzio gli altri passeggeri, sorprendendosi nel vedere quanti giovani fossero a bordo della nave, nonostante il prezzo esagerato della lussuosa crociera.
Chissà perché credevo di incontrare solo gente di mezza età… si disse continuando la sua perlustrazione.
“A cosa pensa, Usagi?”
La voce di Mamoru irruppè nei suoi sogni e li spezzò. Un sorriso involontario le comparve sulle labbra.
“Sto giocando agli indovinelli.” Rispose.
“Si sta chiedendo i motivi della presenza di ogni passeggero a bordo di questa nave?” E senza aspettare risposta aggiunse, guardandosi intorno: “E quanti sono ad avere il tempo e il denaro necessari per una crociera di lusso della durata di tre mesi…?”
Si interruppe. Lui e il suo amico fissarono la ragazza con una tale insistenza da farla sentire profondamente a disagio.
“Ci sono parecchi anziani, persone già in pensione.” Disse, per stornare da sé l’attenzione. “E altri, si vede lontano un miglio, sono miliardari. Ma ce ne sono alcuni che mi sorprendono…”
Lo aveva detto senza riflettere, e Mamoru parve subito approfittare della occasione offertagli.
“Suo convinto che più d’uno sia sorpreso della sua presenza. È raro che una ragazza sola partecipi ad una crociera come questa!”
Usagi arrossì senza dare spiegazione alcuna.
Dopo un momento, Mamoru riprese, con un tono carico di sottintesi:
“A bordo ci sono senz’altro degli attori del cinema… in incognito.”
Lei annuì, rammentando la conversazione che i due amici avevano avuto durante il primo giorno di viaggio.
“È probabile… avranno bisogno anche loro di un po’ di tranquillità, lontano dai riflettori e dalla pubblicità!”
Uno strano silenzio cadde tra i tre. Usagi aggrottò la fronte, senza comprendere perché l’improvviso mutismo sei compagni la turbasse in quel modo.
“Se lei fosse una stella del cinema, Usagi, si comporterebbe allo stesso modo?”
Annuì col capo e rispose con una leggera esitazione.
“Credo di sì. In fondo, ognuno di noi ha il diritto di vivere la propria vita, qualunque sia la professione che esercita, giusto?”
“Sono d’accordo con lei…”
Mamoru continuava a guardarla con ostinazione. Poi, dopo una breve occhiata all’amico Motoki, si girò ad osservare gli altri passeggeri con una curiosità un po’ forzata.
“L’uomo robusto, alla mia destra, è il ricco industriale Steve Lee.” Spiegò. “E la donna che è con lui è la sua segretaria.” Aggiunse Motoki con un sorriso d’intesa.
“Quella signora vestita di viola è una miliardaria. Vive tutto l’anno sulle migliori navi da crociera.”
Usagi lo guardò, attonita.
“Tutto l’anno?”
“Già. Passa da una crociera all’altra. E non è l’unica.” Continuò Mamoru davanti all’espressione incredula di lei. “Le persone troppo sole amano questo modo di vivere.”
“Ma non credo sia sempre divertente!” protestò Usagi. “Bisogna essere davvero soli per tentare di distrarsi in questa maniera. È… è davvero molto triste.”
La sua voce vibrava di compassione. Mamoru la guardò incuriosito, gli occhi socchiusi.
“Lei è molto sensibile.” Disse visibilmente sorpreso da quell’aspetto del suo carattere.
Ancora una volta Usagi non capì e non seppe cosa rispondere.
Lui.. lui che è sempre così cinico e indifferente… perché si comporta così con me? Si chiese ancora una volta.
Nello sguardo dei due uomini c’erano del divertimento ed una persistente ironia.
Cosa ci sarà di tanto divertente? Decise che lo avrebbe chiesto a Mamoru stesso quando si fossero incontrati da soli.
Il disagio la costrinse a scusarsi con i due e ad allontanarsi, non avrebbe retto altro sarcasmo o battute ironiche.
Stava salendo la scaletta, quando Demando la raggiunse.
“Credevo che volesse restare da sola” le disse in tono d’accusa. “E sono venti minuti che tiene compagnia a quei due signori… e prima ha chiacchierato per un po’ con uno di loro.”
Era incollerito.
Usagi ne provò compassione, ma la sua decisione di adottare nei confronti di Demando un atteggiamento freddo e impersonale era definitiva. Lo faceva per il suo bene.
“Non posso impedire a nessuno di sedersi vicino a me, e si dà il caso che non abbia pensato di riservare un tavolo solo per me!”
Lui fu colpito dalla risposta secca di lei, la fissò per qualche secondo, poi si allontanò. Lei lo guardò allontanarsi con tristezza.
Quel distacco era penoso, con Demando aveva trascorso tre giorni piacevoli e avrebbe desiderato avere ancora la sua compagnia per non avere il tempo di pensare alla sua sorte.
Ma doveva cacciar via i suoi desideri.
Un bravo ragazzo come lui non doveva ricevere un colpo così tanto grave, e la sua morte lo sarebbe stato se si fosse innamorato di lei.

NdA: chiedo scusa per l'attesa, ma sono riuscita a pubblicare solo oggi. Spero sia valsa la pena attendere un po'. Allora, che ne pensate?
Se ne avete piacere, lasciatemi pure i vostri graditi commenti.
Alla prossima.


Kim Na Nà.

   
 
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