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Autore: fredster    24/04/2012    0 recensioni
- Lasciami il tuo numero, così magari ci vediamo -
mi voltai guardandolo, poteva anche essere un cantante e l'idolo di tante ragazzine, ma non davo il mio numero a ragazzi conosciuti da poco più di cinque secondi, okay probabilmente se fosse stato Orlando Bloom
gli avrei lasciato anche l'indirizzo di casa scritto su un paio di mutande, ma bello quanto voleva, lui non era Orlando Bloom.
- Non dò il mio numero alle persone che nemmeno conosco -
affermai ridendo
- Se non me lo dai come facciamo a vederci di nuovo -
- Destino -
affermai sorridendo riprendendo le valigie e facendomi strada fra le persone che intanto avevano cominciato ad affollare l'uscita secondaria dell'aereoporto.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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One Direction


Aprii gli occhi sbadigliando, afferrai il cellulare dando una rapida occhiata all'orario e quando lessi sullo schermo del telefono che erano già le otto di mattina scattai in piedi precipitandomi in bagno, ero in ritardo, e
arrivare in ritardo il primo giorno di lavoro non era mai una buona idea. Raccolsi i capelli in un paio di trecce e posi sulla fronte un largo elastico di colore rosa pastello, sembravo una di quelle vere hippy che
scendevano dal loro furgoncino con un sorriso stampato in volto ed il segno della pace tatuato ovunque. Infilai un paio di jeans chiari ed una canotta dello stesso colore dell'elastico, sistemai rapidamente il trucco e
scesi di corsa le scale. Trovai la zia seduta sul piccolo tavolino rotondo della cucina intenta a sorseggiare del tè mischiato con il latte, non capirò mai l'ossessione degli inglesi per quella schifezza. Mi guardò con un
ampio sorriso e mi fece cenno di sedermi
- Sono in ritardo, devo correre -
dissi indicando la porta ma notai che la zia scoppiò in una fragorosa risata
- Tua madre me lo aveva detto che ti saresti dimenticata di aggiornare l'orario -
disse appoggiando la tazza sul tavolo e indicandomi l'orologio appeso alla parete, varcai la soglia della porta della cucina e misi a fuoco l'ora determinata dalle lancette dell'orologio e mi lasciai cadere sulla sedia
erano le sette e dieci, e mia madre aveva ragione, mi ero completamente dimenticata che gli inglesi vivevano un'ora indietro. Aggiornai il telefono affinchè non potessi ripetere nuovamente lo stesso errore e versai un
pò di caffè in una tazza vuota
- Deduco che Amanda stia ancora dormendo -
dissi sorridendo
- Oh sì. La scuola qui comincia alle nove e finisce alle quattro del pomeriggio. Anche se a volte Amy torna a casa per pranzo -
disse sgranocchiando un biscotto. Non sapevo se invidiare il fatto che cominciassero alle nove o se deriderli del fatto che invece uscissero da quella prigione alle quattro del pomeriggio, ma in quel momento potevo
fare entrambe le cose tanto io con la scuola non avevo più niente a che fare. Chiacchierai per un pò con mia zia parlando di come andavano le cose in Italia, lasciai che mi raccontasse per la centesima volta dei
litigi con il suo ex marito per gli alimenti che lui doveva pagare alla figlia e poi finalmente uscii di casa dirigendomi verso il bar. Era un posto molto carino, alcuni tavolini in vimini erano posti lungo l'ampio marciapiede
e alcuni camerieri entravano ed uscivano prendendo e consegnando le ordinazioni dei clienti che per essere le otto del mattino erano davvero parecchi. Inspirai profondamente ed entrai nel locale, l'interno era ancora
più bello, numerosi tavolini lucidi erano disposti ordinatamente per tutto il locale che era talmente grande che ne ospitava quasi una cinquantina, una donna dai capelli rossi mi venne incontro porgendomi la mano e
facendomi un largo sorriso
- Ciao, devi essere Samantha. Io sono Julie, piacere di conoscerti -
mi disse stritolandomi la mano, sorrisi cercando di non darlo troppo a vedere e quando finalmente la lasciò tirai un forte sospiro di sollievo, mi spiegò rapidamente come fare gli scontrini, gli orari di lavoro, dove
avrei trovato l'uniforme e mi presentò un paio di altri ragazzi suoi dipendenti. Infilai la camicetta bianca e attaccai il cartellino con il mio nome, afferrai una penna ed un blocchetto per le ordinazioni e ritornai nella
grande sala che nel frattempo si era riempita di nuove persone. Quasi non riuscii a credere ai miei occhi quando posai lo sguardo su un tavolino infondo al locale. Quando avevo parlato di destino in realtà non
pensavo realmente a quello che stavo dicendo ma a quanto pare qualcun altro sì. I cinque ragazzi che avevo incontrato all'aereoporto erano seduti proprio infondo al locale e gran parte della popolazione femminile
presente era girata verso di loro sorridendogli e qualcuna più spavalda era persino andata a chiedere una foto. Mi avviai a passo lento ed incerto verso di loro estraendo il blocchetto, quando fui abbastanza vicina notai lo sguardo sorpreso di Louis posarsi su di me e salutai i ragazzi con un cenno della mano
- Ciao ragazzi. Pronti per ordinare? -
tutti rimasero in silenzio increduli per qualche secondo, tutti tranne Niall, il ragazzo biondo che era intento a leggere accuratamente il menu e che cominciò ad ordinare
- Io prendo la colazione della casa con doppia porzione di bacon e salsiccia -
scrissi rapidamente ciò che aveva detto pensando a come potesse mangiare così tanto specialmente a quell'ora del mattino ma non dissi nulla
- Sam -
disse Harry con un sorriso stampato sulle labbra, quasi non ci credeva nemmeno lui
- Ti ricordi il mio nome -
dissi ridendo, anche se in realtà ero sollevata che non mi avesse chiamata Sammi come la tartaruga di Alex.
- Avevi qualche dubbio? -
chiese, e per qualche secondo pensai che ci stesse provando, il tono della sua voce, i suoi sguardi, erano come dei segnali quasi impercettibili.
- Cosa ci fai qui? -
chiese Louis, lo guardai ridendo indicando il locale con un gesto della mano
- Ci lavoro -
- No, voglio dire. Cosa ci fai ad Holmes Chapel -
- Ah, be ci abito -
dissi alzando le spalle come se la risposta fosse stata ovvia
- Ma non eri italiana? -
disse improvvisamente Zayn interessandosi alla mia storia
- Volete seriamente che cominci a raccontarvi la storia della mia vita o posso prendere le vostre ordinazioni senza rischiare di essere licenziata il primo giorno? -
chiesi ridendo
- E comunque sono a casa di mia zia per un pò -
e la mia risposta sembrò lasciarli abbastanza soddisfatti, o almeno quello che bastava affinchè tornassero a concentrarsi sul menù e sulle loro ordinazioni. Percepivo lo sguardo di Harry e cercai di evitarlo
concentrandomi sul mio lavoro, continuavo a sorridere alle persone che entravano ed uscivano dal locale e pulivo tavolini scambiando ogni tanto qualche battuta con delle signore stranamente simpatiche.
Dopo pochi minuti tornai nuovamente al tavolo dei ragazzi consegnando ad ognuno di loro la rispettiva ordinazione
- Colazione della casa con doppio bacon e doppia salsiccia -
dissi appoggiando il piatto davanti a Niall
- Frittata e salsiccia -
dissi appoggiando entrambi i piatti di Zayn e Liam
- E altre due colazioni della casa senza fagioli -
così dicendo lasciai sul tavolo anche i piatti di Louis ed Harry. Mi chinai raccogliendo i menù quando sentii una mano calda appoggiarsi sul mio fianco lasciato scoperto dalla camicia forse troppo piccola e
per un attimo sussultai al contatto con la sua pelle e probabilmente se ne accorse anche lui perchè quando mi voltai cercando il volto corrispondente a quella mano, vidi che sul volto di Harry un sorriso
compiaciuto al quale risposi imbarazzata
- Dimmi -
quasi lo sussurrai. Lo vidi afferrare uno dei menù e aprirlo all'ultima pagina dove aveva scritto con una bella calligrafia una sottile scritta di colore nero
- Vorrei anche il numero della cameriera, grazie -
il resto del gruppo scoppiò in una fragorosa risata e mi accorsi che nella foga Niall stava rischiando di affogarsi con un pezzo di salsiccia ma Liam era prontamente intervenuto dandogli dei forti colpi sulla schiena
- Quante volte bisogna ripeterti che non devi ridere con la bocca piena. -
disse scuotendo la testa
- Scusa mamma -
bofonchiò Niall che stava riprendendo fiato, i due si scambiarono una rapida occhiata e scoppiarono nuovamente a ridere, questa volta senza che nessuno si affogasse
- Allora? -
si intromise Harry al quale non avevo ancora risposto. Lo guardai per qualche secondo, un buon 85% di me gridava le cifre del mio numero di telefono mentre il resto si stava già recando a comprare una nuova
scheda telefonica.
- Vedo che posso fare -
risposi infine lasciandolo con il suo solito sorrisetto stampato sul volto. Tornai dietro al bancone e cominciai a lavare alcune tazze che erano rimaste nel lavandino fino a quando non fui raggiunta dai cinque ragazzi
che attendevano di pagare. Incrociai lo sguardo di Harry che non disse nulla, si limitava ad osservare ogni mio singolo movimento e mi accorsi più di una volta che osservava attentamente anche ogni singolo
movimento della mia camicetta. Quando finirono di pagare allungai la mano afferrando delicatamente quella del ragazzo che mi guardò compiaciuto senza dire nulla e scrissi sul palmo della sua mano le prime tre
cifre che componevano il mio numero poi alzai lo sguardo incrociando nuovamente i suoi occhi verdi
- Così dovrai fare colazione qui tutte le mattine -
dissi sorridendogli e per un attimo avrei voluto che Alex fosse stata presente. Sosteneva che con i ragazzi fosse lei la migliore a fare colpo e solitamente le davo ragione, non mi piaceva granchè giocare a fare la gatta
morta, ma quella mattina potevo tranquillamente affermare che me la stavo cavando alla grande.
- Allora suppongo che ci vediamo domani mattina -
rispose lui mantenendo costante il suo sorrisetto divertito. Probabilmente si stava divertendo, d'altronde poteva avere qualunque ragazza di questa città e di gran parte del resto del mondo e stava a perdere tempo
con una semplice cameriera che a stento riusciva a parlare in inglese.
Seguii con lo sguardo le cinque figure allontanarsi e sorridendo con me stessa ripresi il mio lavoro, notai una signora non troppo lontana che mi guardava ridendo a sua volta, dovevo avere decisamente
un aspetto alquanto patetico ma notai nei suoi occhi un segno di approvazione, d'altronde tutti erano stati giovani persino quelli che volutamente fanno finta di aver rimosso qualsiasi tipo di ricordo.
Alle 14.00 esatte lasciai alle mie spalle il bar di Julie e camminavo sorridendo a chiunque mi passasse accanto guadagnandomi così delle strane occhiate da parte delle persone. In pochi minuti imboccai il
lungo viale dove abitava mia zia, superavo le alte case inglesi fino a quando non raggiunsi la porta gialla sulla quale trovai un bigliettino.
Le chiavi sono sotto al vaso alla tua sinistra, sono dovuta andare a Liverpool per lavoro. Torno nel fine settimana. Baci Jen.
era un buon metodo quello di suggerire alle persone dove trovare le chiavi di casa, tanto che per qualche secondo entrai in panico non riuscendo a trovarle, questo fino a quando non mi resi conto di cercarle nel
vaso sbagliato. Quando le trovai mi fiondai in bagno dove mi abbandonai alle carezze dell'acqua calda, ero perfettamente a conoscenza che fuori ci fossero all'incirca una ventina di gradi, se non di più, ma
non ero mai riuscita nella mia vita a fare una doccia fresca, nemmeno durante il periodo più torbido dell'estate. Mi avvolsi in un soffice accappatoio bianco e avvolsi i capelli in un asciugamano dirigendomi poi
in camera da letto. Amanda mi aveva mandato all'incirca una decina di messaggi per ricordarmi che per quel pomeriggio era previsto un incontro con il gruppo di teatro al quale, gentilmente, mi aveva iscritta
e l'unica richiesta che era stata avanzata era quella di presentarsi con dei calzini colorati, un colore qualsiasi, basta che non fosse compreso tra la gamma che andava dal nero al grigio, dal rosso vivace ad uno troppo
scuro, dal viola in stile dark al violetto in stile bimbetta di quattro anni, insomma proprio un qualsiasi colore a scelta. Entrai nella piccola camera di Amanda e cercai un paio di calzini adatti da poter indossare, vagai
con lo sguardo fra quelle mura dipinte di una leggera tonalità di lilla, di fronte al letto c'era una piccola scrivania in legno chiaro sulla quale vi era un piccolo computer bianco e sullo specchio una ventina di foto che
la ritraevano felice insieme ad un gruppo di amiche, le guardai una ad una fino a quando raggiunsi l'unica che la vedeva protagonista insieme ad un ragazzo, la staccai dallo specchio e vidi disegnato sul retro un enorme
cuore e non riuscii a trattenere un sorriso. Sistemai tutto come l'avevo trovato e ancora avvolta nell'asciugamano infilai le calze rosa che avevo trovato nel suo cassetto, quasi non precipitai dalle scale quando sentii
suonare la porta. Non poteva essere Amanda, era ancora a scuola infondo erano solamente le tre del pomeriggio
- Un secondo! -
urlai dalla cima delle scale, lanciai l'asciugamano ancora umido sulla moquette della mia stanza ed infilai una di quelle felpe che solitamente utilizzavo per dormire data la grandezza, scesi di corsa le scale ed aprii
la porta. Davanti a me vidi comparire la figura simpatica di Louis, aveva i capelli leggermente scompigliati e fissava la felpa che indossavo
- Ignora le mie condizioni -
dissi sorridendo imbarazzata
- Ora capisco perchè le ragazze odiano le sorprese -
risi divertita annuendo con un lieve cenno della testa e poi ripresi a parlare
- Come hai scoperto dove abito? -
chiesi sorpresa
- Harry abita infondo al viale e ti abbiamo vista rientrare -
disse alzando le spalle come se avessi dovuto arrivarci da sola a quella scontata conclusione. 
- Comunque, mettiti qualcosa che non mi faccia vergognare e vieni a fare un giro con noi -
disse sorridendo mostrando una dentatura perfetta
- Oh, verrei volentieri però ecco io . . . ho già un impegno -
- Hai già fatto colpo sui ragazzi di Holmes Chapel? A parte noi ovviamente -
disse scoppiando in una fragorosa risata che mi ricordò vagamente quella che avevo già sentito a bordo dell'aereo
- Oh no. Voi siete sempre i miei preferiti -
dissi ridendo
- Devo andare ad un corso di teatro -
conclusi sorridendo
- Ma se non sai una parola di inglese -
fu la sua risposta sarcastica, gli lanciai uno sguardo inarcando un sopracciglio
- Ehi, devi insegnarmi a farlo -
disse provando ad imitare la mia mossa ma tutto ciò che venne fuori furono solamente delle facce strane e scoppiai a ridere insieme a lui
- Allora facciamo un'altra volta. -
concluse con poca soddisfazione, fece per andarsene imboccando il vialetto quando ci ripensò voltandosi nuovamente nella mia direzione
- Ti saluta Harry -
disse semplicemente per poi tornare a camminare verso l'uscita del vialetto
- Ricambia -
dissi sperando di aver utilizzato un tono abbastanza alto da farmi sentire. In realtà credo che lo avesse detto solamente perchè aveva intuito che Harry mi piacesse, avevo avuto modo di parlare con lui a colazione
e avevo capito che Harry era un tipo egocentrico al quale piaceva avere l'attenzione delle ragazze e non avrebbe mai mandato i suoi saluti per primo.
Richiusi la porta alle mie spalle e tornai di sopra, infilai qualcosa di comodo e quando Amanda fu rientrata aspettai che si cambiasse e ci avviammo verso un piccolo edificio ad un piano dove si sarebbe tenuta
la lezione di quella sera.
- Amy, non hai caldo? -
Amy?! avevo seriamente cominciato a chiamarla anche io con quello stupido soprannome?
- No sto bene -
disse tirando le maniche lunghe di una sottile maglietta in cotone. Scrollai le spalle senza troppa convinzione e spinsi la porta del piccolo edificio. All'interno di una grande sala vi era un enorme tavolo rotondo attorno
al quale vi erano una decina di sedie alcune delle quali occupate da ragazzi che sembravano avere più o meno la mia stessa età o quella di Amanda. Regalai un sorriso a tutti quanti e presi posto accanto ad una
ragazza dai lunghi capelli neri e qualche ciocca fucsia e verde, aveva il viso coperto da un pesante strato di fondotinta ed un altrettanto pesante strato di ombretto misto ad eyeliner nero attorno agli occhi.
Rimasi in silenzio per qualche secondo, ma non spettava a me giudicare gli stili delle persone. Il silenzio fu interrotto dall'entrata di un uomo sulla trentina dai folti capelli ricci e neri, un paio di occhi altrettanto scuri
e la barba che occupava gran parte del suo viso. Ma dove diavolo sono finita? pensai maledicendo la zia ed Amanda che mi avevano portata in quel posto. Lo vidi avvicinarsi al tavolo a passo svelto e farmarsi
di colpo quando fu abbastanza vicino da squadrarmi da capo a piedi
- Abbiamo finalmente l'onore di conoscere Samantha. -
disse in un ampio sorriso che al contrario di quello di Louis mostrava solamente una fila di denti storti e leggermente ingialliti, mi tese la mano che afferrai con poca convinzione e ricambiai il sorriso. Non era inglese,
o almeno il suo accento non lo era, la sua pronuncia era completamente diversa e molto più simile a quella degli attori americani.
- Lo spettacolo di quest'anno sarà un misto fra amore e passione, una giovane ragazza che lotta con i suoi sentimenti. Non sa se scegliere il ragazzo perfetto, quello dolce che la mette al centro del suo universo,
oppure quello dannatamente bello e dal carattere totalmente opposto al primo. E' un amore . . .  -
lo lasciai parlare seguendo i movimenti della sua bocca, blaterava qualcosa sull'amore ma non afferrai tutto il concetto. Io non avrei mai scelto lo stronzo della situazione, chi era così autolesionista da volersi
complicare gratuitamente la vita.
- . . . . sarai la protagonista -
a quella parola vidi tutti gli occhi puntati su di me e guardai con aria interrogativa Amanda che sorrideva compiaciuta
- Sei perfetta. La bellezza contesa, l'amore che porta allo scontro due ragazzi. Due ragazzi che erano amici, due ra. . . . -
andò avanti blaterando qualcos'altro sulla profonda amicizia e qualche altra cazzata del genere ma anche questa volta lo lasciai parlare.
Quando finalmente ebbe terminato dedicammo il resto della lezione a fare degli esercizi sulla fiducia, qualcosa come camminare in giro per la stanza e quando uno dei nostri compagni gridava dovevamo tutti correre
dietro di lui ed afferrarlo mentre si lasciava cadere fidandosi di noi. Quando fu il momento delle coppie, il buon vecchio Albert, il regista, mi mise insieme a quella ragazza un pò emo che avevo osservato poco prima
e qualcosa mi fece capire che avrebbe colto l'occasione per vendicarsi delle occhiate furtive che avevo lanciato ai suoi vestiti per non parlare dei suoi capelli.
- Comincia tu -
dissi quasi urlando senza lasciarle il tempo di rispondere, la vidi posizionarsi davanti a me allargando le braccia e sperai per un attimo che non superasse i settanta chili perchè altrimenti sarei caduta sotto il suo peso,
proprio mentre la vidi sbilanciarsi all'indietro sentii il cellulare vibrare e quasi mi venne un infarto, avevo dimenticato di spegnerlo. Ritrassi le mani dimenticandomi della presenza di Lily, nota come emo-girl, che
commettendo il tragico errore di fidarsi della sottoscritta era finita per terra fra le risate generali.
Mi dispiace
mimai con le labbra, ma la sua espressione mi fece capire che questa non me l'avrebbe perdonata tanto in fretta.
- Perfetto, abbiamo capito che dobbiamo lavorare di più sulla fiducia. -
concluse quasi divertito Albert
- Bene ragazzi, il prossimo incontro è Lunedì alle 17.00, buon fine settimana -
rimasi in silenzio qualche secondo pensando al motivo per il quale augurasse buon fine settimana il giovedì pomeriggio, ma poi ricordai che qui il weekend comincia esattamente il venerdì e tutto ebbe un senso.
- Ah dimenticavo. Vi mando per e-mail i testi delle canzoni e la musica, studiateli -
Amanda mi trascinò per un braccio e mi guardò con un paio di occhi dolci, come quelli del gatto di shrek
- Potrei aver dimenticato di dirti che si tratta di un musical -
disse camminando a passo svelto, allargai le braccia sbuffando. Io cantavo solamente sotto la doccia, lo shampoo era stato il mio primo microfono e una fila di balsami i miei primi fan ai quali avevo persino regalato
un autografo ma non lo avevo mai fatto davanti a persone in carne ed ossa.
Quando tornammo a casa scaldai nel forno un paio di pizze surgelate e sebbene mangiammo alle nove, come ero abituata, Amanda non si lamentò granchè.
Dopo cena si chiuse nella sua camera e mi rannicchiai sul divano in salotto, mi ricordai della faccia della povera Lily stesa per terra e scoppiai a ridere poi mi ricordai del messaggio che mi era arrivato e che non ero
ancora riuscita a leggere così mi allungai sul bracciolo del divano ed afferrai il telefono, lessi sullo schermo un numero che non avevo in memoria e che mai avevo visto nella mia vita ma quando aprii il messaggio e ne
lessi il contenuto capii che si trattava solo di una persona.
Libera domani sera? Harry :-)
sorrisi scuotendo la testa. . .  e adesso che gli rispondo, se dico di sì sembro la solita sfigata che muore ai suoi piedi e io un pò di dignita ce l'ho ancora, se dico di no . . . ma non voglio dire di no . . .
dopo qualche incertezza mi venne in mente la risposta perfetta, che potesse fargli capire che non pendevo dalle sue labbra e che lo avrebbe incuriosito così digitai ed inviai il messaggio
Forse. :-)
Dopo qualche istante lo schermo del cellulare si illuminò nuovamente
Passo da te alle otto, e lo so che stai morendo dalla voglia di vedermi :-)
l'ego di quel ragazzo era davvero smisurato ma in realtà sapevo benissimo che aveva ragione. Riuscii a raggiungere il letto per miracolo e dopo aver impostato la sveglia lasciai chiudere gli occhi rilassandomi.




Haloa :3
Salve a tutte/i, facendo finta che vi sia anche una piccola percentuale maschile che impazzisca per gli one direction xD
Piccolo angolo per me :-)
Premessa, amo le faccine! ahaha! stavo ascoltando una canzone meravigliosa, forse un pò depressa, ma meravigliosa ù.ù meravigliosa, l'ho già detto?
Così mi sono sentita un pò ispirata, un pò no e ho detto . . .  finiamo il capitolo così poi posso raggiungere la parte della fanfiction dove le cose diventano interessanti.
La storia non è delineata, non ho una trama fissa in mente, io sono un tipo che ha un'idea meravigliosa e cinque minuti dopo me ne viene in mente un'altra che cambia completamente
le carte in tavola perciò cerco di scrivere e di far uscire fuori qualcosa di decente xD
Detto questo, Samantha è un misto di vari personaggi, c'è dentro un pò del mio carattere e un pò di quello che mi piacerebbe avere. Cerco di dare spessore anche al personaggio di Amanda
che nella storia sostanzialmente non occupa un posto di grande importanza, ma spero che ne avrà in futuro.
Ringrazio le due meravigliose persone che hanno recensito lo scorso capitolo, e chi l'ha semplicemente letto :-)
Mando un bacio a tutti quanti e mi dileguo in cerca di nuove ispirazioni :3








  
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