Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: stefania1977    24/04/2012    2 recensioni
Proprio quando viene finalmente trovata la formula per invertire il processo dell’Aptx 4869 e Conan è ormai prossimo a metter fine all’organizzazione degli uomini in nero che ha scoperto la sua vera identità grazie alla sua spia Bourbon alias Subaru Okiya, subisce un grave incidente, causato proprio da Vodka e Gin.
L’FBi preoccupata per la sorte del giovane detective decide di mettere il ragazzino e Ai nel programma testimoni e trasferisce i due bambini in una località segreta, cambiando la loro identità per proteggerli. Conan dopo un lungo periodo di coma riprende conoscenza, ma un’amara sorpresa attende tutti, il ragazzino ha perso la memoria, non solo non ricorda il suo nome, ma l’incidente ha causato anche la perdita di tutte le informazioni relative all’organizzazione che Edogawa aveva scoperto, in un anno di indagini, grazie all’aiuto della giornalista Rena Mizunashi nel frattempo anche lei improvvisamente scomparsa. Dimesso dall'ospedale Conan si trasferisce insieme ad Ai nella casa di Jodie. La scienziata si prende amorevolmente cura del giovane detective che continua a non ricordare nulla del passato...
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

5 CAPITOLO

 
Era come se un'altra parte di lei se ne fosse andata.
Aveva appena finito di farsi una doccia calda, l'asciugamano umido ancora avvolto nel suo corpo sinuoso, Jodie era seduta sul divano, intenta a rimuginare sugli ultimi avvenimenti. Non poteva credere che anche quel bambino fosse stato fatto fuori dall'organizzazione. Ne era rimasta sconvolta, tanto da cominciare a credere che non sarebbero mai riusciti a liberarsi di loro. Non solo Shu, il suo Shu, ma ora anche Shinichi. Due elementi indispensabili e ottimi elementi della loro squadra, ora non c'erano più… anche se ovviamente una piccolissima parte di lei credeva che Shu fosse ancora vivo. Più volte le era sembrato di incrociarlo per le vie di Tokyo, ma sapeva che era solo una pia illusione, era inutile continuare a sperare, era vano attaccarsi a quella piccola speranza. Perché non farsi vivo? Perché non contattarla? No, chi aveva visto era solo qualcuno che gli somigliava.
BipBip! Il suo cellulare la stava avvisando di un messaggio in entrata.
Svogliatamente lo prese, con l'indice aprì lo sportellino e ciccò il tastino per leggere il messaggio.
Il suo contenuto la sconvolse come un fulmine nel ciel sereno. Jodie si alzò di scatto e iniziò a tremare, non sapendo se per l'emozione o l'agitazione… continuò a rileggere quel messaggio inviato da un numero anonimo. Poche, chiare semplici parole.
Si vestì in fretta con i primi abiti che trovò buttati sul letto, prese le chiavi della macchina e uscì di corsa dal suo appartamento.
Doveva chiamare Lui…
Non fu facile per lei raggiungere la macchina, mentre cercava di comporre Quel numero… le mani le tremavano e fu costretta a rifare il numero ben tre volte.
'sta calma…' si ripeteva.
Entrò in macchina, mise le chiavi nel cruscotto e accese il motore, allacciò la cintura, si mise l'auricolare e partì a tutta velocità. Il telefono squillava e ancora non rispondeva.
"rispondi rispondi rispondi!"
"pronto?" finalmente la voce dall'altro capo aveva risposto.
 
Il buio pian piano divenne luce.
Ai socchiuse gli occhi e fissò dapprima il soffitto, poi lentamente e con gran fatica reclinò leggermente la testa da un lato, cercando di guardarsi intorno, tutto all'inizio le apparve indistinto, i suoi occhi dovevano ancora abituarsi a quella semioscurità.
La piccola sentiva le membra intorpidite, sollevare un braccio era quasi un utopia, nei minuti successivi, l'effetto del anestetico diminuì, i suoi sensi acquistarono nuovamente vigore e i ricordi iniziarono a riaffiorargli nella mente… rivide i volti dei due uomini che l'avevano rapita è un brivido di terrore le attraversò la schiena temendo di doversi trovare faccia a faccia con Gin o, addirittura il Boss in persona, ma poi si accorse di essere sdraiata su un divano, la porta che dava su un'altra camera era semiaperta e dallo spiraglio un piccolo fiotto di luce illuminava appena, la stanza dove si trovava, niente corde a legarla o altro.
Perché?
D'un tratto udì delle voci provenire dalla camera attigua, c'erano due uomini nella stanza accanto e discutevano animatamente.
"No, non adesso! Prima voglio tutte le informazioni…"
"ma perché aspettare? Facciamolo!"
"No! Prima è toccato a quel bambino…"
"appunto!" lo interruppe l'altro.
Silenzio.
Ai era terrorizzata. Cercava di respirare piano in modo da non farsi sentire e tremava. Si era rannicchiata come meglio poteva, sperando di scomparire, ma nel muoversi aveva urtato qualcosa che era poi caduto a terra producendo un suono argentino.
"aspetta…" disse uno dei due uomini
La bambina udì dei passi, la porta si aprì lentamente facendo entrare altra luce. C'era un uomo fermo sulla soglia era alto e robusto, ma a parte questo la ragazzina non poté scorgere altro visto che la figura era completamente avvolta nel penombra, l'uomo avanzò a passi decisi verso il divano. Ai fu presa dal panico, più si quell'individuo si avvicinava più il cuore le batteva forte, sudava e tremava. Quando il misterioso uomo fu a un passo da lei. Ai si premette i pugni sugli occhi convinta oramai di essere giunta alla fine.
"Ti sei svegliata…" disse una voce tutt'altro che nemica. Lei rimase immobile, almeno per quanto il tremore lo consentiva.
L'altro uomo accese la luce e finalmente Ai vide il volto del tizio che le stava di fronte e con suo grande stupore scoprì che si trattava dell'ultima persona che si sarebbe aspettata: James Black, capo dell'FBI.
"Lei?!" disse scioccata
"perdona i miei modi poco ortodossi nel condurti qui…" si scusò. Mettendosi a sedere sul divanetto vicino a lei, le gambe accavallate e le mani appoggiate al mento, fece cenno al suo collega di uscire e lui obbedì.
Ora erano rimasti soli
"… non erano Loro?" chiese con gran sollievo. Il tremore sparì d'improvviso e si mise a sedere anche lei, tranquilla.
"ho ordinato di portarti qui da me per un semplice motivo: la tua incolumità."
Ai lo stette a sentire, sollevata nel sapere che non erano stati i MIB a catturarla, bensì l'Fbi certo avrebbe potuto essere un po'più gentili.
"ma… perché? Non potevate semplicemente…" Black la interruppe bruscamente
"perché sapevo che non avresti accettato." Si alzò e andò verso la finestra aprì le imposte lasciando entrare il calore di un sole splendente.
Ai non capì.
L'uomo di Chicago si girò verso la bambina e la fissò con tanta intensità, che lei si sentì a disagio, cosicché prese a fissarsi le scarpe.
"da questo momento in poi verrai inserita nel Programma Protezione Testimoni" gli disse con fermezza
"cosa? Sta scherzando?" quell'affermazione la costrinse ad alzare nuovamente lo sguardo su James, uno sguardo deciso e risoluto che non accettava replica.
No, no, no. Ho già rifiutato di aderire al programma, voi non potete costringermi a…"
Lo sguardo di Black si fece duro.
"sei in grave pericolo, se torni dov'eri e non accetti la nostra protezione quelli dell'organizzazione tenteranno di eliminarti esattamente come è hanno tentato di uccidere il tuo piccolo amico Conan e io non permetterò che qualcun altro rischi la vita!" gli urlò quelle parole veritiere con una tale determinazione e fermezza che Ai non riuscì a controbattere subito.
"io… non voglio più scappare." Mormorò. Poi si accese un lampo nella sua mente
"cosa intende con "hanno tentato?"
calò un silenzio carico di significato, Ai si alzò e guardo Black attraverso le sue lenti e vide una luce strana nei suoi occhi. No, non era vero, non doveva cascarci.
"vuole dire che Shinichi…" Un magone le strozzò le parole in gola e le lacrime cominciarono a inumidire i suoi occhioni da bambina.
A quel punto Black si avvicinò alla ragazzina con fare paterno, si inchinò affinché i loro visi potessero essere l'uno davanti all'altro, le mise una mano sulla spalla e sussurrò
"Sì, Conan è vivo."
 
Jodie correva per quell'edificio immenso. Perché diamine esistevano tutti quei reparti?
Un infermiera, molto gentile vide quella poveretta correre con un' espressione terrorizzata, così la fermò
"scusi, sta cercando qualcuno?"
Jodie col fiatone si fermò all'istante e cercò il fiato per parlare "devo… trovare il reparto rianimazione…" il cuore le batteva più che mai.
L'infermiera l'accompagnò fino al terzo piano. Salirono in l'ascensore, pochi istanti, che parvero un'eternità. L'infermeria le diede indicazioni per arrivare fino bancone dove avrebbe trovato un'infermiera che avrebbe certamente saputo darle l'informazione che cercava. Jodie la ringraziò con un breve inchino e poi si avviò lungo il corridoio. Il reparto era immerso nel più assoluto silenzio. L'agente dell'Fbi attraversò a passi veloci quella lunga corsia bianca guardandosi intorno, di tanto in tanto qualche infermiere le passava accanto trafelato. Raggiunse il bancone che le era stato indicato; lì vi trovò una donna corpulenta intenta a scrivere al computer. Si schiarì la voce per attirarne l'attenzione poi con fare gentile le chiese di un bambino, sui sette anni e lo descrisse.
L'infermiera annuì e a sua volta la condusse in una stanza dove Jodie poté fare la conoscenza del medico del reparto: un uomo trasandato con i capelli grigi, alto, dalle membra ossute e lunghe, gli occhi di un colore azzurro sbiadito. Accolse la giovane donna con un sorriso cordiale e una breve stretta di mano, poi si accodarono alla scrivania.
"sì, l'hanno portato qui due giorni fa." annuì l'uomo rispondendo alla domanda di Jodie. L'espressione era grave come il tono della voce e non lasciavano presagire niente di buono. "purtroppo pero…" il dottore fece una breve pausa cercando mentalmente le parole giuste per dare quella notizia così spiacevole. "… il bambino è in coma da quando è arrivato qui e devi dire che è già un miracolo il fatto che sia arrivato vivo. Era in uno stato… pietoso" l'unico aggettivo che trovò per descriverlo.
"La prognosi è ancora riservata, ma… dubito che si risveglierà… ha perso parecchio sangue, aveva due pallottole conficcate nelle ossa, per fortuna non hanno toccato organi vitali, ma è in cattivissime condizioni.
La sua vita è appesa a un filo." Jodie ascoltò con attenzione e pensava a quante ne avesse dovute passare quel povero bambino.
"Posso vederlo?"
"Al momento non è possibile, è comunque come le ho già spiegato versa in stato comatoso… ma lei per caso lo conosce? È per caso una sua parente?"
"Beh, sì, diciamo, così."
"Allora può darci qualche informazione, vede fino a ora non sapevamo chi fosse, la persona che lo ha portato qui non ha lasciato detto nulla, lei mi capisce non avendo generalità non ci è nemmeno stato possibile rintracciare i suoi parenti"
Jodie sorvolò sull'ultima frase, era più interessata a sapere chi avesse trasportato in ospedale il ragazzino. "Cosa può dirmi della persona che lo ha portato qui?"
"Io non l'ho visto, ma l'infermiera che era di turno ha detto che era un tipo strano, subito dopo aver lasciato il bambino è andato via in tutta fretta.
"se fosse possibile, avrei bisogno di una descrizione accurata di quest'uomo." Jodie accavallò le game e assunse un'aria professionale. "Non avete notato niente altro che possa aiutarmi a identificarlo?"
"Come le ho detto io non l'ho visto dovrebbe parlare direttamente con l'interessata, se vuole le scrivo il suo nome e cognome…" prese un foglio di carta e una penna, poi scarabocchiò velocemente qualcosa: Midori Yamano. Infine lo consegnò a Jodie. "Stanotte dovrebbe essere di turno, consultò rapidamente l'orario, "sì dovrebbe attaccare alle 21.00.
"La ringrazio per l'informazione dottore." Jodie di alzò e si avviò verso la porta.
"Lei ha tutta l'aria di una poliziotta…" le disse il medico in tono sarcastico.
Jodie si portò un dito sulle labbra e fece l'occhiolino, il dottore la fisso con un'aria piuttosto sorpresa "A secret makes a woman." Poi uscì dalla stanza lasciando l'uomo inebetito, si mise a sedere su una delle panchine e attese, non poteva vedere Conan, tuttavia sapere che era ancora vivo, la fece sentire un po' meglio.
Si sentiva in colpa per tutto l'accaduto e pregava perché si risvegliasse presto.
Sì, Shinichi c'è l 'avrebbe fatta. Era sopravissuto a quell'esplosione, poteva farcela. Eppure…
Le parole del medico, la sua espressione vuota non lasciava spazio alla speranza. Ma lei voleva credere il Conan, voleva crede che potesse guarire.
Guardò il foglietto che il dottore le aveva dato e che stringeva ancora in mano. Chi aveva portato il bambino in ospedale? È perché era praticamente fuggito subito dopo? Di cosa aveva paura?
 
Ai era senza parole. Incapace di respirare quasi, continuava a guardare James come pietrificata. Lacrime continuavano a sgorgare dai suoi occhi e d'un tratto un desiderio enorme la avvolse
"voglio vederlo subito!"
"Mi dispiace, ma…"
"la prego!" lo sguardo della bambina era supplichevole, piangeva disperata e si aggrappò alla sua giacca dalla disperazione.
Black, commossa dai suoi sentimenti, decise di acconsentire.
Un nuovo barlume di speranza si destò nella piccola scienziatina e nell'FBI.
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: stefania1977