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Autore: Klowl    25/04/2012    3 recensioni
"Sei brutto.
Dio quanto sei brutto.
E ti sei tolto pure i baffi, che io ti ho sempre detto che ti danno un tono.
Se penso che con il tuo rumore e il tuo egoismo mi hai strappato via le viscere non riesco a dormire.
Ma tu no. Tu non l’hai mica perso il sonno,ingrato.
Cosa cazzo stai sognando?
Chi stai incontrando nei meandri del tuo subconscio?
Me no di certo.
Hai bevuto la mia essenza e poi hai lasciato la tazza vuota nel lavandino, senza neanche pensare di lavarla."
Citazione dalla storia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla fine, un passo dopo l’altro, arrivo alla tua camera.

Apro piano la  porta  sperando di non fare rumore.

Le tre di notte.

I miei occhi corrono da una parte all’altra, aspettando che qualcosa emerga dall’oscurità.

Piano piano prende forma l’arazzo sulla parete, il tuo comodino…la Madonna sulla mensola.

E te.

Avvolto nel blu  e nel bianco del tuo letto, stai dormendo profondamente.

 

Succede qualcosa di strano nella mia mano… il manico del coltello sembra freddo, gelido.

Un passo dopo l’altro mi avvicino alla tua sagoma.

 

Il debole fascio di luce che si intromette dalla finestra sottolinea le tue labbra.

Un passo dopo l’altro, attenta a non fare rumore, lascio che i miei occhi ti studino.

 

Sei brutto.

Dio quanto sei brutto.

E ti sei tolto pure i baffi, che io ti ho sempre detto che ti danno un tono.

Se penso che con il tuo rumore e il tuo  egoismo mi hai strappato via le viscere non riesco a dormire.

Ma tu no. Tu non l’hai mica perso il sonno,ingrato.

Cosa cazzo stai sognando?

Chi stai incontrando nei meandri del tuo subconscio?

Me no di certo.

Hai bevuto la mia essenza e poi hai lasciato la tazza vuota nel lavandino, senza neanche pensare di lavarla.

 

Se penso che ti ho dato tutto mentre tu fai fatica a tenerti stretto il pisello , sai, mi manca il respiro.

 

Osservo il tuo petto.

Su e giù, su e giù… nel ritmo lento del tuo respiro.

Intanto sto pensando che mi hai rovinato.

La mia fragile autostima adesso neanche esiste.

 

Come se fosse colpa mia.

Come se io, e solo io, non sia stata in grado di farmi amare.

 

Come se una persona come me non potesse avere la pretesa di avere del vero affetto.

E tutto questo è colpa di mio padre, ovviamente.

Perché se sono così è colpa del padre, e tu lo sai, vero?

Tutte le volte che ti parlavo dei miei problemi e tu attendevi che finissi, per dire una misera frase di circostanza e poi partire all’attacco, sobbarcarmi dei tuoi problemi, delle tue mille riflessioni, che io ero quasi sul punto di scrivere su qualche post-it, in modo da non dimenticare ogni tua ennesima stronzata e farti innervosire.

 

Perché sì,  dici un sacco di minchiate. E io spero  che una parte di te lo sappia. Voglio credere che tu abbia quel minimo di intelligenza.

 

Sollevo il braccio, la lama del coltello illuminata da quel fascio di luce.

Perpendicolare sul tuo petto.

Preparo la forza del colpo.

Vorrei vederti per quello che realmente sei, Scarafaggio con il dono della Parola, vorrei riuscirci ma faccio molta fatica.

Se realizzo per la millesima volta che mi hai usato, muoio.

 

Ma  tu non hai nessun problema, e non ne avrai. Guarda, il rosso sul bianco. Guarda, che qui ho fatto la bandiera Francese.

Coltellata dopo coltellata, lo sai che hai una voce bellissima quando urli di dolore?

 

Perché cancellarti dalla mia memoria non è possibile, ma renderti invisibile sì.

 

Coltellata dopo coltellata, cago sulla tua vita, sputo sulla felicità e sulla normalità che stavi già ricostruendo senza di me.

 

Uno schizzo di sangue anche sulla mia faccia, un’altra lacrima.

Coltellata dopo coltellata, non fa niente, tanto io sono prigioniera già da molto tempo.

 

Ma è proprio come ti dicevo, non ci riesco.

Il braccio è lungo il mio fianco, il coltello è innocuo.

Tu dormi tranquillo, il respiro pesante.

Ero venuta qui con l’intenzione di farlo, di ucciderti davvero.

Ma io non sono come te, e dovresti ringraziare per questo.

 

Il mio sguardo si sposta verso la finestra, poi sul mio coltello, che ora mi rigiro tra le mani.

 

Questa lama brilla di non-amore riflesso.
   
 
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