Capitolo
5
Harry
P.o.V.
- Buongiorno, come sta?
- Harry, sei stato qui due ore fa, è nelle stesse condizioni degli ultimi giorni. Dorme tutto il tempo…
- … Si alza a mezzanotte in punto, gironzola per cinque minuti e poi torna a letto. Il sonno sempre agitato, vero? – ormai conoscevo le sue condizioni a memoria, passavo quasi tutto il giorno lì e spesso saltavo scuola per recarmi da lei, ma la situazione non cambiava. Febbre alta, fremiti e scosse lungo tutto il corpo. I dottori non sanno che dire, neanche all’ospedale sanno dove mettere le mani e l’hanno rimandata a casa.
- Esattamente. Vai, ormai sai dov’è la sua camera. Tieni, è ora di merenda anche per te. – disse la madre di Ambra porgendomi un vassoio con dei biscotti e della coca-cola.
- Grazie mille, compenserà il pranzo veloce di un’oretta fa. – sorrisi e mi avviai verso quella stanza in cui, negli ultimi giorni, avevo passato più tempo possibile. Volevo essere lì quando si risvegliava. Se si sarebbe mai risvegliata.
Poggiai la borsa vicino alla scrivania, socchiusi la porta e mi sedetti sulla sedia che avevo lasciato vicino al suo letto l’ultima volta che ero stato lì.
Probabilmente mi addormentai per un’ora dopo aver mangiato, ma all’improvviso venni svegliato da degli scossoni: Ambra stava avendo delle convulsioni più forti che mai.
Ambra
P.o.V.
Vagavo nel buio, provai a stendere le mani e trovai degli ostacoli ai miei lati, probabilmente delle pareti, pareti fredde, umide e appiccicose. Poi una luce calda apparve e mi attirò a sé.
Aprii gli occhi e mi ritrovai quelli di Harry, stanchi, increduli e spaventati,
puntati davanti. Provai a rialzarmi, ma tutti i miei muscoli erano indolenziti
al massimo e il risultato fu che ricaddi sdraiata sul letto, in più il mio
Crocerossino insistette per farmi rimanere così ancora un po’.
Nei minuti successivi appresi, fra un terribile malditesta, il dolore ai muscoli e la nausea più forte cha abbia mai avuto, che avevo dormito ininterrottamente per giorni e che Harry aveva fatto le ore piccole cercando di aiutarmi e stando vicino a me il più tempo possibile.
*
Erano passati giorni dal mio “sonno profondo” ed ero anche tornata a scuola, date le mie condizioni stabili. Quella mattina Harry volle per forza portarmi a fare colazione al bar, perciò mi preparai e aspettai il suono del campanello.
- Bello questo posto, non c’ero mai stata!
- Mai? Dai, non ci credo.
Lo guardai come per dire “Ti sembra una presa in giro?” (o il classico “Are you f*****g kidding me?”) .
- Passami lo zucchero, và. – dissi cambiando discorso e voltandomi a guardare un uomo che stava urlando davanti ad una di quelle MacchinetteMangiaSoldi. Presi poi la bustina di zucchero che Harry mi aveva messo vicino alle mani e lo ringraziai.
- Per cosa? – chiese spalancando gli occhi.
- Per lo zucchero!
- Io non l’ho neanche toccato; mi sono girato e non c’era già più.
- L’avrò preso inconsciamente allora…