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Autore: Lemma    25/04/2012    0 recensioni
La mia prima vera fanfiction formata da parti di sogni e idee venutemi fra i banchi di scuola.
Michelle è una ragazza rimasta praticamente sola e appena arrivata a LA non ha nemmeno un amico, non può neanche immaginare però come la fredda pioggia di novembre le cambierà totalmente la vita.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ero mai stata ad una festa del genere, loro erano dei veri casinisti e presto si creò un casino assurdo on quell’appartamento in cui mi ero svegliata quella mattina. Mi scoppiava la testa così uscii sul balcone per fumarmi una sigaretta in pace, ma il mio accendino non era d’accordo, fu all’improvviso che una fiammella si accese, alzai gli occhi e fui incatenata dallo sguardo felino del bassista, non feci in tempo a parlare che Duff esordì con un “scusa”, lo guardai interrogatica e lui continuò “scusa se stamattina ti stavo osservando, ti sarò sembrato un po’ scortese”, che strano ragazzo, “in realtà lo sei sembrato di più evitandomi questa sera”, io cercavo di rimanere impassibile, ma quel ragazzo era così bello e continuava a fissarmi senza parlare, così provai a interrompere quel silenzio imbarazzante “grazie per l’accendino”, lui sembrava stesse pensando a qualcosa, poi mi chiese “stai con Izzy?”, rimasi spiazzata, ma mi affrettai a rispondere che era solo un amico; lui aveva un sorriso sghembo mozzafiato e continuò “Be, che ne dici di un caffè domani? Almeno mi faccio perdonare per essere così sgarbato”, sottolineò la parola sgarbato con un sorrisetto malizioso, mi prese alla vita e mi baciò, fu un semplice bacio a stampo poi scomparve con un “A domani, alle quattro, alla caffetteria di Bill”, io ancora in trance feci sì con la testa, rientrai e cercai di uscire quando mi si parò davanti Axl, ubriaco e con aria cattiva mi disse “sta lontana dal biondo, se rovini la band sei morta” e mi passò un dito sulla gola per dare più enfasi alla frase quando Slash barcollando lo prese per il collo, mi guardò e biascicò un “Hey Honey!”, Axl iniziò poi una sclerata per qualche motivo, io salutai Izzy e andai a casa.
Mentre tornavo però una figura alta e magra mi si parò davanti dondolante, era lui, Duff e sembrava davvero conciato male, mi si accasciò addosso e siccome eravamo più vicini a casa mia che di Izzy decisi di trascinarlo lì e di farlo dormire sul divano non potevo lasciarlo per strada in quelle condizioni. Arrivati scoprii che quelle sanguisughe se ne erano andate da casa mia, anche se dal biglietto che avevano lasciato sapevo che erano ancora a LA.
Scaricai Duff sul divano, ma in quel momento riprese coscienza e mi scaraventò a terra con lui, forse sul divano sarebbe caduto troppe volte, così mi rassegnai e lo aiutai ad arrivare al mio letto, ero esausta e quando lo lasciai mi sdraiai accanto a lui addormentandomi nel suo abbraccio.
 
Avevo sognato tutto, ero ancora a Vevey con mia nonna e tutto andava bene, ma no, no era questo il sogno ed ero veramente a Los Angeles; mi svegliai di colpo, Duff era ancora tra le braccia di Morfeo, alcool e droga erano una brutta bestia, la sera prima quel povero ragazzo sembrava completamente assente.
Andai in cucina a preparare del caffè, stavo sclerando con la caffettiera e mangiando una ciambella, quando qualcosa mi fece prendere un colpo, o’ meglio, qualcuno! Il biondino silenziosamente era arrivato alle mie spasse e mi aveva sussurrato all’orecchio “buongiorno”.
“Cazzo Duff, vuoi uccidermi o’ cosa?!” lui era piegato in due dalle risate e non smetteva, aggiungeva solo qualche “scusa”, ma ero così ridicola? Be avevo in faccia lo zucchero della ciambella che stavo mangiando, o’ meglio sul naso, ma non ci stavo pensando, anzi stavo sclerando, penso che lui lo capì perché smise di ridere e si avvicinò sempre di più “scusa Michy, ma sei così buffa con lo zucchero in faccia” mise un dito sul mio naso per poi leccarselo, “No, ma fai pure Duff, vuoi direttamente leccarmi il naso magari?!” io ero mezza sclerata ancora, ma lui sorrideva come un ebete avvicinandosi pericolosamente, il suo sguardò incatenò il mio e continuando a ridere mi baciò il naso per poi arrivare alle labbra. Si staccò poco dopo lasciandomi in uno stato di trance, perse la mia ciambella e mangiucchiando disse “Ah a proposito, scusa per il bacio di ieri, ero ubriaco”, ritornai sulla terra spaesata, ma riuscii a dirgli “E questo?!”, lui si mise la mano fra i capelli ossigenati, rise e disse “nha, questo era voluto! Grazie per l’ospitalità”, dicendo questo e strizzando l’occhio uscì di casa scomparendo.
Ma guarda te! Quel ragazzo era davvero strano con la S maiuscola e anche i suoi amici, da quanto avevo visto, lo erano, forse avrei dovuto lasciarli perdere e continuare la mia vita, noiosa vita e poi il sorriso mi era tornato grazie a loro, cosa dovevo fare?!
Quella vicenda mi lasciò scombussolate, finchè non decisi di andare dove Duff mi aveva dato appuntamento la sera prima.
 Guardai l’orologio del locale, pensai che fosse in ritardo, ma il tempo passò e di lui nessuna traccia. 

   
 
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