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Autore: Blue Drake    25/04/2012    1 recensioni
Questa è una storia senza futuro.
Questa è la storia di un passato senza coscienza.
Questa è la storia di un presente fra le ombre.
Questa è la mia storia.
Non sono sempre stato crudele. Non sono sempre stato freddo, cinico ed egoista. Un tempo non lo ero. Un tempo ero un bravo ragazzo, un ragazzo come tutti: normale.
Ma ci sono esperienze che cambiano la vita. Che ti strappano alla normalità, e ti privano di speranze e sentimenti.
Un tempo non era così. Un tempo io ero un uomo. Ed ora? Ora sono solo un'ombra...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dentro e Fuori dall'Agenzia'
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Capitolo 33

28 febbraio 1965 - THIRLBY - "Le stelle ci osservano"

 

 

Le ruote si fermarono su di un piccolo piazzale sterrato, ai margini di un fitto bosco che, a quell'ora della notte, sembrava un'enorme macchia di inchiostro pronta ad inghiottire chiunque fosse stato abbastanza folle da osare avvicinarlesi.

Sospirai. Ero esausto ed a pezzi, ed avevo una fame da lupi - non mangiavo dalla mattina precedente - Uscii lentamente dall'auto e, distratto, mi guardai intorno, intento a stiracchiarmi. La pelle della schiena tirava ancora, ma aveva smesso di dolermi già da una settimana. Sollevai la testa ed incontrai milioni di stelle, le stesse che ricordavo di aver visto da piccolo, quando camminavo sui prati davanti a casa mia. Sorrisi a quelle stelle conosciute, puntandone una con un dito.

«Conosci il loro nome?»

Trasalii, a quella voce inattesa. La sua espressione mutò in fretta, dal divertito al dispiaciuto.

«Scusa, non volevo spaventarti»

Feci spallucce. Indicai, con la punta dell'indice, un piccolo e luminoso diamante, incastonato nel cielo.

«Vedi, quel puntino di ghiaccio? Quella è Spica, la stella più luminosa di Virgo»

Mi osservò, dubbioso. Così mi avvicinai, chinandomi al suo fianco e puntando di nuovo il dito nella direzione indicata.

«Quella è la costellazione della Vergine: Spica, Porrima, Vindemiatrix...»

Elencai, muovendo la mano nel cielo, a disegnarne i contorni invisibili.

«Non vedo nulla»

Si lamentò, con la voce piagnucolosa di un bambino, agitandosi irrequieto sul sedile e gemendo per il dolore.

«Scemo. Non ti muovere, o strapperai i miei punti perfetti»

«Perfetti... Certo, come no»

Gli feci una smorfia indispettita, poi tornai a guardare il cielo.

«D'accordo. Stavolta concentrati. Questa è facile e si vede molto meglio»

Descrissi, con le dita, un pentagono, al vertice del quale evidenziai una meravigliosa stella dorata.

«Riesci a vederla, Derek? Lei è Capella. È una delle gemme più luminose del cielo. Ha un bellissimo colore giallo oro, come quello del sole...»

«Come quello dei tuoi occhi»

Lo guardai, solo per un istante, ed arrossii.

«Uhm... più o meno»

Fremetti, soffocato dal suo sguardo. Grazie al cielo - ed a tutto il suo luminoso firmamento - sembrò spostare l'attenzione su altro che non fossi io.

«Dove siamo?»

«Vicino a Sutton Road, il paese credo si chiami Thirlby... così ho letto sul cartello. Sempre e comunque diretti a nord, grande capo. Speravo che ti svegliassi per tempo, prima di raggiungere le Shetland... a nuoto»

«Sei molto spiritoso stasera»

Lui invece era troppo serio, e stranamente malinconico.

«Cerco di mantenere la testa occupata in pensieri confortanti. Magari così evito di impazzire, che dici?»

Annuì, senza però aggiungere nient'altro.

 

Ero stato molto paziente. Lo avevo medicato. Avevo lasciato che si riposasse, guidando per tredici ore quasi ininterrottamente, se non altro per tenere la mente impegnata, visto che non avevo idea di dove fossimo diretti. Mi ero perfino adoperato per alleggerire la tensione. Ma la mia pazienza aveva i suoi limiti ed a quel punto, quei limiti, erano stati raggiunti. Non potevo più attendere. Non ci sarei riuscito, per quanto mi sforzassi.

«Derek...»

Mi osservò, di nuovo con quegli occhi un po' tristi, apparentemente lontani, persi chissà dove.

«Dimmi»

«Io...»

Non ero più così sicuro di ciò che veramente volevo, di ciò che era giusto sapere. Non ero più sicuro di un bel niente, a dire il vero. Ma mi feci comunque coraggio.

«Che cosa è successo? Che cosa... hai fatto?»

Il nodo che sentivo allo stomaco ed alla gola, si strinse di più, quasi soffocandomi, mentre attendevo in preda all'agitazione e, forse, ad una crisi di nervi.

«Ho... Credo di aver ucciso un uomo»

Ebbi l'impressione che mi si fosse gelato il sangue. Non fui in grado di spiccicare una sola misera sillaba, stravolto e totalmente incapace di reagire. Solo una domanda, sulle mie labbra esangui: «Perché?».

 

Purtroppo, mentre ero impegnato a riportare indietro il mio cervello, volato chissà dove, lui aveva ben pensato di riaddormentarsi. No, dico: DORMIVA! Dopo il macigno che aveva appena lasciato cadere, aveva avuto l'incredibile coraggio di ripiombare nel sonno.

Dovetti usare tutte le mie forze per impedirmi di prenderlo a ceffoni e scuoterlo fino a risvegliarlo. Probabilmente non sarebbe stato il caso. In fondo, se nonostante tutto era stato in grado di chiudere gli occhi e lasciarsi trascinare nuovamente nell'oblio, doveva essere veramente distrutto.

Sbuffai, spazientito e stravolto. Ero stanco anche io. Non mi andava di risalire in auto e tornare a guidare. Comunque non ci sarei riuscito. Non con un solo pensiero fisso in testa: viaggiavo in compagnia di un assassino. E l'idea ancora più angosciante: gli avevo affidato parte della mia vita. Che grandissimo idiota.

Eppure, lo osservavo, ma da nessuna parte riuscivo a scorgere pericolo. Niente, nella sua figura addormentata, mi dava la sensazione di una persona malvagia. Non riuscivo a raccapezzarmici. Non potevo immaginare come, né perché, avesse fatto una cosa simile.

Avevo bisogno di sapere. DOVEVO sapere. Non sarei mai riuscito a trovare pace, senza almeno aver chiaro il motivo per cui era successo. Già, perché in fondo ero convinto che ci dovesse essere una buona ragione che lo avesse "costretto" ad uccidere qualcuno. Ma quale?! Che ragione poteva esserci, per arrivare a togliere la vita ad un altro essere umano... di proposito?...

 

   
 
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