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Autore: Herit    25/04/2012    0 recensioni
Tiernàn, Christian, Noel, Jeremy, Kaden. Sono i personaggi che ho creato in questi mesi per un gioco di ruolo che avevo trovato sul circuito forumfree e che purtroppo ha chiuso. Non voglio metterlo sotto "GDR", perché in tutto e per tutto è una raccolta di originali.
Come dice il titolo, questi sono "Frammenti" di quello che sono stati. Il loro passato, e forse il loro futuro, se la mamma ispirazione non mi abbandonerà. XD
Questi frammenti sono esattamente questo: il loro background. I loro pensieri e la loro storia. E' difficile da spiegare, ma per me questa raccolta è importante. Spero gradirete anche voi.
Tiernàn ha tre anni, gli occhi ingenui di un bambino ed i capelli rossi tagliati corti, quando la conosce per la prima volta.
Lo dice uno di quei signori. La sua mamma è stata uccisa dalla Maria.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Fragment 2: 5 years old



Ti ascolto respirare.
Non scatto la fotografia.
Non porteṛ nessuna traccia dentro me: niente che dovṛ rimuovere.



Tiernàn ha cinque anni e ci sono due spesse lenti a coprirgli gli occhioni verdi, timorosi.

Davanti al suo visetto ovale e dai tratti morbidi, spessi baffi neri a far da cornice ad una bocca che somiglia alla sua. Un cuore che si infrange ogni volta che quei frammenti rossi si muovono. C'è un signore dall'aria austera davanti a lui; gli ha appena detto di chiamarlo “nonno”. Ma quel signore – Aalan – non ha proprio la faccia da nonno. Infondo, i nonni non dovrebbero essere tutti bianchi? Quel signore, invece, ha ancora tutti i capelli sulla testa. E sono ancora tutti scuri. Solo qualche peletto bianco fa la sua comparsa sulla sommità del suo capo.

Tiernàn ha cinque anni, un caschetto di capelli rossi e quegli occhiali enormi che gli ricadono malamente sul nasino un po' all'insù che si ritrova. Quello che gli conferisce un'aria un po' smorfiosa.

Ma lui sta nascosto dietro alla gonna di una delle maestre dell'orfanotrofio, che parla con il “nonno”. Dice che finalmente tutti i documenti sono in ordine e che possono portarlo via con loro. “Loro”. C'è una donna, con il “nonno”. Ha il portamento di una vecchia signora per bene. E' dritta ed un po' impettita, ma è una bella “nonna”, se coś pụ chiamarla. Magra come un giunco, emana un dolce e leggero odore di gelsomino. Si chiede se davvero dovrà chiamarla “nonna”. Non è un po' troppo giovane? Le nonnine, come le descrivono le sue maestre nelle favole, hanno tutte i capelli bianchi e portano caldi scialli di seta. Donne pasciute e dall'aria bonaria.

Si stringe alla gamba della maestra, nascondendosi ancora di più dietro a lei. Stringe un lembo dei corti pantaloni dalla fantasia a scacchi neri e verdi con le dita lunghe e sottili – dita da pianista -, mordicchiando il colletto della camicetta bianca che indossa. Gli hanno già detto come dovrebbe comportarsi: come un bravo ometto. Come gli diceva la mamma. Ma la sua mamma non è più ĺ.

Tiernàn ha cinque anni e le guance imporporate dolcemente da una timidezza tutta infantile.

Guarda i suoi “nonni” e la maestra con una tacita domanda negli occhi. Cosa deve fare? Guarda quelle mani tese verso di lui e semplicemente piange. Lacrime. Stille di cristallo che piovono dai suoi occhi di smeraldo. Piange e si rannicchia a terra, debole come un germoglio che ha appena allungato qualche pallida foglia verso il sole. Eppure c'è un calore confortevole. Due braccia che lo stringono dolcemente donandogli un calore forse dimenticato, da quella creaturina smarrita. Piange tra quelle braccia. Chiama la mamma, ma la mamma non pụ tornare: la mamma non c'è più da due anni. E allora chiama la nonna e c'è ala gentilezza di un bacio un po' impacciato tra i capelli.

Tiernàn ha cinque anni e gli occhi verdi coperti da occhiali troppo spessi. I capelli rossi, una volta a caschetto, non ci sono più. Sono corti. Pratici. E scopre per la prima volta di poter volare.

Lascia Phoenix assieme ai nonni. La guarda dall'alto con il naso schiacciato contro il finestrino.

Lascia la mamma. L'ha salutata già due giorni prima. Ha salutato la sua lapide bianca lasciata a sé stessa in mezzo ad altre lapidi bianche che per lui non hanno nome.

Lascia tutto a terra e si addormenta: quei cinque anni saranno solo il ricordo di un sogno, al suo risveglio.





*Herit fa un saltino* Scusatemi, ma sono di corsissima
che ho gli esami alle porte e devo studiare D:
Perdono! Perdono! Perdono!
Ah! I versi di incipit al capitolo precedente e di questo
provengono dalla canzone  "non è mai un errore" di Raf.
Qualunque diritto appartiene al cantante v_v
Detto cị... fuggoooooooooo!
   
 
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