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Autore: Rin Hisegawa    25/04/2012    2 recensioni
Lui non vorrebbe vederla piangere in quel modo. La guarderebbe con quell'aria di fastidio misto a dispiacere, incerto se abbracciarla o prenderla in giro, e magari alla fine farebbe entrambe le cose. Eppure l'ha scacciata, e lei non può fare a meno di disperarsi, perchè le principesse delle storie si sposano col Principe Azzurro e lei invece si è innamorata del Mago cattivo. [GOLD / BELLE]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mr. Gold solleva lo sguardo, un po' accigliato, scrutando dal sotto in su la shiluette dello Sceriffo Swan che si staglia fra la porta ed il bancome del suo negozio.
- Buongiorno, Sceriffo, - la apostrofa con un mezzo sorriso, che sembra più un ghigno di sfida. Posso esserle utile in qualche modo?
Emma solleva un vecchio libro da uno scaffale ed inizia a sfogliarlo con deliberata lentezza, assaporando la soddisfazione di percepire l'antiquario che, dietro al bancone, la osserva con crescente impazienza.
Solitamente, Mr. Gold conosce sempre il motivo delle visite nel suo negozio. Solitamente la gente viene da lui per stipulare contratti, ed ha fretta di andarsene prima che qualcosa possa fargli cambiare idea. Non ci sono sorrisi, non ci sono chiacchiere amichevoli, solo affari portati a termine con sguardo grave ed occhi fissi al terreno.
Emma Swan, invece, sta proprio sorridendo. Rimette il libro al suo posto, con cautela, alzandosi appena sulle punte dei piedi, poi si volta di nuovo verso Mr. Gold incrociando le braccia con aria un po' saccente. Assurdamente l'uomo pensa ad un prestigiatore che stia per tirar fuori un coniglio dal cappello, ma quel pensiero non contribuisce a migliorare il suo umore.
- Mi domandavo se conosce una certa Emily, - dice Emma con voce casuale, dimenticandosi di mettere il punto di domanda infondo alla frase. Più che una curiosità, sembra un'affermazione. - Donna, circa venticinque anni, capelli scuri... molto carina in effetti.
Mr. Gold scuote la testa, scettico: che razza di domanda inutile è mai quella? Rapidamente, ripensa a tutte le persone con cui ha fatto affari - come se ce ne fosse realmente bisogno... le ha ben impresse nella memoria, una per una - in cerca di qualcuno che porti quel nome: non esiste, né in questo mondo né nell'altro, e se lo dice lui allora vuol dire che è vero.
- So che stenterà a crederci, - dice quindi, ritrovando il suo sogghigno un po' sghembo, - ma non conosco ogni singolo abitante di Storybrooke, e nessuna Emily ha mai stipulato un accordo con me.
Emma fa qualche passo avanti, appoggiando entrambi i palmi sul bancone. Il sole filtra attraverso il vetro della porta incorniciando il suo volto con un'aureola di capelli dorati, ma la sua espressione è tutt'altro che angelica. Quella donna sta ancora pregustando qualcosa, e Mr. Gold non sa di che cosa possa trattarsi, ma è certo che volente o nolente lo scoprirà presto.
- Beh, immaginavo. - Una scrollata di spalle. - Del resto, Emily non è un nome che si ricorda facilmente. E se invece le dicessi Emily French? Adesso le viene in mente qualcuno?
Mr. Gold sente il cuore mancare un battito. French? Come Moe French, il fioraio, l'uomo che nell'altro mondo era un mercante, un nobile, e adesso non possiede nient'altro che un negozio ed un ridicolo furgone. L'uomo che un tempo era il padre di quella ragazza, e che l'ha lasciata morire pur di non subire la vergogna di una figlia innamorata di un mostro.
- E' viva? - domanda semplicemente Mr. Gold sforzandosi di ritrovare la voce e il colorito, mentre le mani annaspano freneticamente verso il bastone.
In men che non si dica è in piedi, proteso verso lo Sceriffo, il volto deformato da una smorfia di impazienza mista a collera che Emma non riesce a capire. La donna si limita ad annuire, seria: non si aspettava una simile reazione, nemmeno dopo tutto ciò che Henry le aveva detto a riguardo.

- Pensi che Mr. Gold abbia qualcosa a che fare con quello che è successo a Emily?
Emma osservava Henry con aria scettica, temendo che il bambino facesse funzionare troppo l'immaginazione. Lui, il suo libro di favole aperto sulle ginocchia, aveva fatto cenno di no con la testa, vigorosamente.
- Non ad Emily, te l'ho detto! A Belle! Non credo che Mr. Gold sappia nemmeno che Emily esiste, se è per questo. Penserà che sia morta, a quest'ora, dopo tutto quello che gli ha raccontato mia madre.
Lo Sceriffo aveva sorriso, paziente. Da un lato aveva paura che Henry se ne uscisse fuori con qualche altra assurda teoria, che avrebbe fatto infuriare Regina e messo nei guai una buona quantità di persone. Tuttavia, razionalmente, si rendeva anche conto che lasciar sfogare il bambino senza soffocare la sua immaginazione era l'unica soluzione (suggerita persino da Archie) per permettergli di affrontare la realtà dell'adizione, e tutto il resto, senza troppi inutili traumi.
- Ma Belle ed Emily non sarebbero la stessa persona? - aveva domandato, paziente. - E Mr. Gold, oltre a essere Mr. Gold, dovrebbe essere anche un mago mostruoso che l'avrebbe imprigionata nel suo castello, se ho capito bene?
Henry aveva annuito. Sfogliando le pagine ormai un po' sciupate del vecchio libro, aveva indicato un disegno a colori raffigurante un uomo che tesseva oro da un arcolaio mentre una ragazza, seduta su una sedia accanto a lui, leggeva un gigantesco tomo dall'aspetto malconcio.
- Questo farebbe di Mr. Gold Rumplestiltskin, lo stregone, - aveva spiegato - ma, cosa ancora più importante, sarebbe la dimostrazione che si ricorda ancora del mondo delle favole. Ti immagini la fortuna di avere Mr. Gold come alleato contro mia madre? Potremmo salvare questa gente in un batter d'occhio, non credi?
Emma gli aveva messo un braccio attorno alle spalle, guardandolo di sottecchi con apprensione. Finché si trattava di congetture infantili,fini a se stesse, poteva anche essere divertente e simpatico da parte sua. Ma quando il bambino iniziava a mettere in mezzo personaggi importanti di Storybrooke accusandoli di essere maghi malvagi.. beh allora la situazione prendeva un'altra piega.
- Hem.. Henry... - aveva sospirato, cercando di sembrare il più possibile persuasiva, - forse sarebbe meglio che Mr. Gold non sapesse che abbiamo scoperto la sua... hum... la sua vera identità, okay? Del resto se è veramente malvagio come dice il tuo libro non sappiamo come potrebbe reagire. Intanto lascia che sia io a parlargli di Emily e vediamo come si comporta, che ne dici? Se le cose stanno come mi hai raccontato, avrà accumulato talmente tanto rancore che ritrovare Belle lo farà automaticamente uscire allo scoperto contro Regina.
Henry aveva sorriso, raggiante.
- Sei un genio, Emma, - e l'aveva abbracciata.

Mr. Gold se ne sta in piedi al centro della stanza, entrambi i palmi appoggiati al pomello del suo bastone. Le spalle dritte, l'espressione determinata, osserva Regina firmare le carte che permettono la liberazione di Emily dalla sua prigionia.
E' stata sufficiente una parola da parte dello sceriffo Swan, che le facesse notare come fossero precarie e rischiose le condizioni della ragazza, vissuta per anni in quello scantinato; una visita da parte di Archie, che ne aveva constatato lo stato di buona salute mentale (nonostante il profondo stato di shock); ed un please detto al momento giusto con la giusta intonazione.
Nonostante la tentazione iniziale fosse quella di irrompere nell'uffico di Regina brandendo il suo pugnale (il suo prezioso pugnale, quello con un nome inciso sopra), Mr. Gold ha deciso alla fine di dar retta al buon senso. Uccidere Regina lo metterebbe in una situazione difficile con la legge, considerando che ha già un arresto alle spalle per lesioni a persone. Invece, portarle il suo giocattolo, la sua arma di ricatto, sarà immensamente più piacevole. Ad Emma era occorsa una giornata intera per convincerlo di questa teoria, ma ne era valsa la pena.
Mr. Gold se ne sta in piedi, senza far niente per nascondere il ghigno soddisfatto che attraversa il suo volto. Molti piani più in basso, un infermiere sta conducendo Emily (la sua Belle, che è viva, è viva e respira) fuori da quella prigione, lontano da qualsiasi tormento e sofferenza abbia dovuto subire.
Adesso non vuole pensare a come debba sentirsi quella povera ragazza, trascinata all'improvviso nella frenesia della città. Non vuole rendersi conto di come, per tutti quegli anni, lui abbia attraversato le strade così familiari senza sapere che da qualche parte, sola e spaventata, lei esisteva ancora. Soprattutto non vuole ammettere a se stesso di essere un codardo; il solito, inguaribile, codardo Rumpelstiltskin di un tempo.
Non ha imparato niente dai suoi vecchi errori. Non ha avuto il coraggio di scendere quella scala, e varcare quella porta. Non ha voluto guardarla negli occhi, e vedere quello sguardo acquamarina posarsi sul suo, senza riconoscerlo, senza il familiare sorriso o peggio, carico di un odio maturato negli anni verso la creatura che è causa di ogni suo tormento.
Mr. Gold se ne sta in piedi perfettamente immobile, e giura a se stesso (per quanto un suo giuramento possa valere) che qualunque cosa accada non le farà più del male.
  
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