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Autore: adelfasora    25/04/2012    2 recensioni
L'affetto è pieno di sfumature, di significati diversi. Ci sono gesti, ci sono parole. Ci sono persone e cose che si incontrano, e decidono cosa provare reciprocamente. E a volte è la decisione più bella presa nella loro vita, la cambia, senza che se ne accorgano.
Altre volte è qualcosa di negativo, brutto, ma non ci passa sopra come impermeabile, perché ci segna in maniera indelebile anche se passa inosservato.
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Raccolta di one-shot che differiscono tra loro per personaggi o situazioni. Ma qualcosa in comune ce l'hanno.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Gli altri.

 

Addio – disse la volpe. – Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: Non si vede bene che con il cuore.

L’essenziale e’ invisibile agli occhi.


Simona giocava a carte spesso con il nonno, e con lui parlava di tante cose. Ma più spesso di altre dei modi di dire. Il nonno le diceva sempre che capire gli altri è sempre difficile e ha bisogno di una gigantesca attenzione e pazienza.

“Le persone lasciano solo intendere le cose più importanti, il resto sta agli altri, a noi.”

Lei odiava quelle parole che non erano parole, ma altre.

Lei era sempre stata pessima ad indovinare, e la diceva lunga il fatto che non avesse capito quando la zia non si era sentita bene, quando mamma era triste, o quando il papà se n’era andato di casa, e lei non aveva inteso che avrebbe dovuto dirgli più volte “pa’, ti voglio bene”. Ma non era certa che avrebbe funzionato ugualmente.

“Non voglio più ascoltare parole e dover leggere tra le righe.”

Simona se lo ripeteva mentalmente tutti i giorni, non capiva come il nonno sopportasse invece quell’estenuante ricerca. Non se la faceva pesare.

A lei invece irritava, e poiché era troppo diretta veniva allontanata. La sua vita confinata in un buco. E questo solo perché gli altri non accettavano di dire la realtà, creando situazioni più complicate nella loro mente. Fatiche inutili.

Tra sé e sé, Simona osservava tutti con fare cinico – cattiveria? No, solo oggettività – e se la rideva, di tutti quegli stupidi, false copie di se stessi.

“Quando si alzano la mattina riconoscono sconosciuti.”

Ipocriti.

Quando aveva iniziato Simona a soffrire di misantropia? Non lo sapeva, semplicemente era successo, un po’ per colpa sua, un po’ per colpa di tutti gli altri.

Ma si sa, certe persone sono fortunate più di altre, e trovano chi può aiutarli senza fare nulla di che. E noi parliamo di questo caso felice, perché di tristezza ce n’è troppa per parlarne anche qui. Qui è meglio stare a spiegare di come a Simona era andata bene.

 

Campanella. Entrata e vocio di scolari. Registro di classe. Ultimo banco. Appello. Storia. Matematica. Biologia. Letteratura. Educazione fisica.

Storia. Interrogata: 8

Matematica: controllo dei quaderni, spiegazione.

Biologia: nuova insegnante, nuovo posto a sedere per tenere separate due ragazze troppo chiacchierone.

Letteratura: noia e tanta voglia di fumare. Ma si fa per dire.

Ed. fisica: correre, correre. In squadra senza partecipare. Correre, correre.

Prima di tornare a casa però fu sorpresa dalla sua nuova compagna di banco – Melis – che la fermò.

- Mi daresti una mano in italiano? Perché non so davvero come fare per le prossime interrogazioni.. –

- Vorresti usarmi per prendere la sufficienza? –

- No, era un escamotage per conoscere meglio la mia compagna di banco. –

- E non potevi chiedermi semplicemente di parlare un po’? –

- Ma ho anche bisogno di una mano con la letteratura. –

- E allora vuoi una nuova amica secchiona da sfruttare per i tuoi comodi. –

- Non credo.. no, proprio no. Riformulo la domanda: vorresti venire a casa mia per conoscerci meglio e fare insieme un po’ di italiano? Non per usare la mia coetanea Simona Cappi, ma diventarne amica e imparare qualcosa da lei. Così come va? –

- Meglio. Sapresti parlare sempre in maniera diretta, senza voler nascondere un fine? –

- No, lo voglio lasciar intendere. –

- Vuoi in qualche modo omettere la verità. –

- Io la vedrei di più come un codice morse, che solo le persone che ci tengono possono mettersi a pensarci su. –

- Io ci ho pensato su? –

- Già.. siamo irrimediabilmente amiche, ora, cara compagna di banco. –

Simona non cambiò da così a così, rivoltata come un calzino. Ma Melis aveva davvero tanta pazienza.

- Lo sai che tu sei molto più criptica di chiunque altro? –

- Non è assolutamente vero. Dico le cose come stanno, sempre. –

- Ma non dai a nessuno la possibilità di capirti. Ti chiudi a riccio mostrando solo poche cose di te.. per riuscire a capirti ci vuole davvero.. –

- Fammi una domanda diretta, allora.-

-  E che gusto ci sarebbe? Io, Melis Ornello, mi prometto di comprendere quella testa bacata della mia amica Simona, perché se ci sarà qualcosa che vorrà tenere nascosto, anche a se stessa, io la scoprirò –

E fece esattamente quello.

 

- Guarda, si vede lontano un miglio che lei lo tradisce. –

- E se lo facesse perché è convinta che nessuno possa migliore del  suo ragazzo? –

- Troppo illusa. –

- Catastrofica. –

- E allora perché non glielo dice, eh, che va con un altro per poi lodare la sua superiorità? –

- Perché lui non se ne è accorto e non provvede da sé? –

- Perché lei non glielo dice direttamente? –

- Punto primo, la tua è solo una supposizione, secondo ma non meno importante, sono convinta che anche tu gli piaci, e non ti tradirebbe mai. –

- Cosa!? –

- Chi, vorrai dire. –

- Non stiamo parlando di lui. –

- Io non l’ho mai detto. –

 

- Perché quella signora non lo dice in faccia alla commessa che vuole vedersela da sé? –

- Perché è una persona educata. –

- Non potrebbe chiederle cortesemente di starsene per i fatti suoi? –

- Forse in realtà lo vuole davvero un consiglio, solo che la commessa le da i consigli sbagliati. –

- E allora perché non lo dice chiaramente? –

- Perché è una persona educata, e tutti possono sbagliare, ma non io. Ballerine bianche, 36. –

- Non mi piacc-

- Sei maleducata, ma te la faccio passare. Non sono una commessa, non ho il dovere di servirti come cliente, ma in quanto amica ho un dovere nei confronti del tuo romantic date. Quindi zitta e provatele. –

 

- Se una cosa non piace non piace, no? Che male c’è a esprimere la propria opinione liberamente? –

- E’ solo sua cugina, Simo. –

- E questo che c’entra adesso? –

- Suvvia, lo stai fissando da ore con uno guardo omicida, e cerchi di mettere in mezzo stupide discussioni. Ah, e in ogni caso se ad una persona importa davvero di te e ti conosce, allora quella cosa ti piacerà. Punto. Fosse anche cacca. –

- Ne sei sicura Mel? – Sollevata.

- Eh? Di cosa? – Finta tonta.

- Lo sai, di cosa. –

- Beh, perché non esprimi liberamente la tua opinione? -

 

- Ti voglio bene. –

- Io lo sapevo già, non c’era bisogno che me lo dicessi con tanto sforzo..–

- Già. -

- Giovane donna che emana radiazioni negative, vuoi tu andare a paninoteca e con me mangiare? –

Successe senza che se ne accorgesse. Ma capì, alla fine, perché il nonno sorridesse tanto. E rise, forte.

Se ci tieni a qualcuno ti metti vicino a lui e ci scavi dentro fino a trovarlo. E per quanto tu possa essere scoraggiato da tante possibili incomprensioni, la voglia di intenderlo – l’altro - non ti passerà.

Lo capì, quando ebbe finalmente una mano da stringere e dei sentimenti da condividere.

Perché si lascia intendere, ma a capire sono pochi, quei pochi.

Perché dover leggere o meno tra le righe è uguale per tutti – per gli altri -, farlo e farlo per qualcuno è diverso.

 

 

 

 

Bastava poco, nonno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio -inutile- autrice

Mi piacciono troppo i nonnini. Sarà che mi fanno una tenerezza unico o perché ispirano taaanta esperienza? Mistero.

In ogni caso, la mia Simona è una misantropa. Ma non per questo chi le dovrà volere bene gira al largo. E’ bello sentirsi amati, quindi non vedevo perché non far cambiare idea – nel mio immaginario, s’intende -  a qualcuno che il genere umano lo odia.

E basta.

Ade.

  
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