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Autore: milly92    25/04/2012    2 recensioni
Breve raccolta di 'Missing Moments' della storia 'La famiglia Dolohov a Hogwarts'.
E' incentrata durante il primo anno di Rebecca Dolohov al Corso di Giornalismo e il suo rapporto con James Potter, il quale è deciso a scoprire la verità sulla fine della loro relazione avvenuta da ormai due anni... (Il rating potrebbe diventare Arancione)
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Leggendo questo capitolo, spero apprezzerete la mia
 personalissima 'filosofia del puzzle' ahahah xD



Capitolo 3

Another day has gone, I'm still all alone

"You never said goodbye,
someone tell me why
did you have to go
and leave my world so cold..."


Regine era sempre stata una persona attenta ai bisogni dei suoi cari, ma dopo quel quindici ottobre le risultò difficile essere concentrata in qualsiasi aspetto della sua vita che non riguardasse William, quel ragazzo appena conosciuto dai modi galanti e singolari che aveva attirato la sua attenzione dopo pochi minuti di conversazione.
In più, vedeva che anche Charlie e Beatrix erano prese da qualcuno e sapeva che Becky era stata baciata da James Potter durante quella faditica festa, quindi, nella sua mente, sapeva di potersi permettere di pensare per un pò solo a se stessa e alla sua vita sentimentale che da un pò si era presa una pausa.
Si sentiva un pò egoista, certo, ma non poteva farci nulla: non riusciva ad essere concentrata quando sapeva di doversi incontrare con William e non riusciva a far altro che passare il tempo che la separava da lui a rendersi più bella e presentabile, perchè se c'era una cosa di cui aveva bisogno erano i dolci complimenti che lui le rivolgeva, misto a quel sorriso perfetto che tanto la mandava su di giri.
La sua coscienza le diceva che la storia si stava ripetendo: anche quando aveva iniziato ad uscire con Vladimir aveva trascurato le sue amicizie, Becky in primis.
Per difendersi si diceva che questa volta era diverso, perchè era cresciuta, era consapevole di quel che faceva...
E poi, Becky aveva James che era interessato a lei, no?

*°*°*°*°*°*°

Cinque giorni dopo la festa di Rose e Dominique, Becky assaporava la soddisfazione di essere riuscita a recuperare tutti i capitoli arretrati ed ora si dilettava nel comporre un puzzle che aveva trovato come sorpresa in una busta di merendine che aveva comprato al bar del campus.
Cercava di assaporare quella tranquillità che provava da giorni, da quando tutte le sue compagne di stanza avevano ben altro a cui pensare e la lasciavano da sola, in pace.
Si sforzava sul serio di credere a sè stessa, di fingere che tutto andasse per il meglio solo perchè era al passo con lo studio.
"Voglio dire, cosa m'importa del fatto che ora Regine, Beatrix e Charlie stiano amoreggiando con i loro amati da qualche parte qui intorno? Sono felice per loro, e basta. Io farei lo stesso se Scorpius fosse qui, no?" pensò tra sè, mentre si sentiva soddisfatta per aver trovato i primi due pezzi del puzzle che si incastravano alla perfezione.
"Ecco, beati loro che hanno trovato la loro metà e possono averla vicina" continuò a pensare con malinconia.
Pensò di aver trovato il terzo pezzo: cercò di incastrarlo, ma non ci riuscì.
Continuò invano, senza alcun esito. Non riusciva a trovare il pezzo giusto.
"Potrei quasi paragonare la ricerca del pezzo giusto alla mia ricerca di un pizzico di felicità".
All'improvviso il suo sguardo s'illuminò, perchè ne trovò uno che sembrava più che adatto; lo prese, lo pose vicino agli altri due per poi rimanere delusa: no, non andava bene.
Eppure, se non avesse provato, sarebbe rimasta con il dubbio finchè il puzzle non sarebbe stato completo, e avrebbe atteso tanto tempo inutilmente.
Quei pensieri scaturiti da un semplice gioco la fecero riflettere, tanto che per qualche minuto rimase immobile e pensierosa, dimenticandosi della sua occupazione.
Alla fine, si disse, l'amore è molto simile ad un puzzle. Anzi, non l'amore, bensì la persona con cui bisogna condividere questo apparente dono che è stato concesso agli uomini.
Se non si prova, non si potrà mai sapere come sarebbe andata una relazione e si rimarebbe con il dubbio, anche al fianco di colui o colei che si ritiene essere quella giusta, quella adatta a condividere con noi ogni singolo aspetto della vita.
Si morse un labbro, mentre la sua testa rievocava l'immagine di Scorpius che usciva con quella Jenny dal volto sconosciuto ma di sicuro poco simpatico.
Chissà com'era andato l'appuntamento, se l'aveva baciata o, peggio, fosse andato oltre.
Il solo pensiero le fece girare lo stomaco e le provocò un fastidioso rossore alle guance, per questo cercò di scacciarlo.
E, per uno scherzo divino, vide che James era appena entrato nella zona dedicata allo studio con un pesante librone in mano.
Sembrava stranamente serio, concentrato, e si chiese se quell'espressione fosse anche colpa sua a causa dello schiaffo che gli aveva dato alla festa dopo che lui l'aveva baciata.
O, forse, conoscendolo ormai, pensava che fosse abbattuto semplicemente perchè l'aveva allontanato, non come prima la volta in cui lui l'aveva baciata.
Probabilmente aveva avuto la conferma che le cose erano cambiate sul serio in quei due anni e mezzo e la cosa non gli era piaciuta.
Reduce dalla 'filosofia del puzzle' e da quei pensieri, Becky fu presa da uno strato moto che non seppe definire, raccolse il libro e i pezzi del puzzle - l'avrebbe completato quella sera - e si avvicinò al tavolo dietro cui James si era seduto.
Appena gli fu vicina, si schiarì la voce ed esordì con un tremulo: "Ciao, James".
Sentendola, lui alzò gli occhi e la guardò, con un'aria più dura che mai.
"Devo studiare. E ho visto le tue tre compari che amoreggiano nel parco e dintorni, quindi non ti farò compagnia" dichiarò con decisione, prima di tornare al suo libro e fare finta che nulla fosse successo.
Becky era così sbalordita da quell'atteggiamento che non riuscì a dire nulla, nemmeno ad inveirgli contro com'era solita fare sin da quando si erano conosciuti, per questo non disse nemmeno una parola in sua difesa e se ne andò, diretta al suo dormitorio.
Le cose erano decisamente cambiate.


Aveva pianto.
Chiusa nel bagno della sua stanza, si era appoggiata ai bordi della vasca ed aveva iniziato a piangere come non faceva da tempo.
La sua parte meno nobile sperava che qualcuno - preferibilmente Regine - sarebbe giunto e l'avrebbe consolata, ma ciò non avvenne.
Nemmeno Beatrix era tornata per studiare, e questo era davvero strano.
Le sembrava di essere tornata indietro di anni, quando la sua migliore amica aveva iniziato ad uscire con Vladimir e aveva iniziato a trascurarla, quando si sentiva oppressa dal passato della sua famiglia... Il ricordo della prima partita della stagione di Quidditch del quinto anno le tornò in mente.
Lei che litigava con Regine, lei che diventava amica di Ben e... E lei che piangeva nel dormitorio di Scorpius, con lui che la consolava.
Quei ricordi le facevano decisamente male, perchè la facevano pentire di tante cose, in particolar modo di essere stata così cieca in tante occasioni.
Si calmò solo dopo un paio d'ore, in seguito alle quali si concesse un bagno caldo prima di prepararsi e decidere di andare a fare un giro ad Heatcap.
Delle ragazze non c'era ancora l'ombra, e se non avesse saputo che erano in dolce compagnia si sarebbe preoccupata.
Aveva indossato i suoi jeans preferiti, un golfino verde e un cappottino grigio, e mentre usciva dal campus si ripeteva che la sua vita andava bene così e che magari il prossimo week end avrebbe chiesto il permesso di tornare a Chiswick per stare un pò in pace con Hector, il suo fratellino di un anno.
Senza volerlo, quando passò davanti ad una locanda di cui non conosceva il nome, vide dai vetri che c'erano Regine, Charlie e Beatrix con Ben, Chirs e quel William da poco conosciuto da Regine, così accelerò il passo perchè sapeva che se l'avessero vista avrebbero insistito per farla sedere con loro e non le andava perchè si sarebbe sentita a disagio nell'essere l'unica 'sola'.
Dopo venti minuti di vagabondaggio, si decise ad entrare da "Ali di fata", il piccolo bar caldo e accogliente in cui era andata spesso con le ragazze, ed ordinò una semplice Burrobirra perchè sapeva di aver bisogno di qualcosa che provasse a riscaldarle il cuore.
"Da sola?" chiese Tiffany, la cameriera con cui aveva stretto amicizia settimana dopo settimana e che poteva essere considerata uno dei motivi per cui il bar avesse tanto successo, grazie al suo essere bella, giovane ed attraente.
"Sì, le ragazze sono uscite con... Amici" rispose Becky, cercando di sorridere.
Tiffany esibì la sua dentatura candida mediante un sorriso furbo.
"Amici, eh? E tu? Niente amici?" chiese.
"No, niente amici".
Comprendendo che quello non doveva essere un argomento facile per la ragazza, la cameriera se ne andò dopo averle sorriso per l'ultima volta.


James camminava per Heatcap, guardando in ogni negozio e bar alla ricerca di Becky.
L'aveva vista uscire una mezz'oretta prima perchè era passata davanti alla sua stanza - rigorosamente a testa alta e senza mostrare alcun cenno di interesse - e dopo dieci minuti si era dato dell'imbecille per non averla seguita subito e per averle risposto male quel pomeriggio.
Era decisamente scioccato dal fatto di non aver ottenuto risposta quando era stato così brusco, e quasi quasi pensava di aver avuto a che fare con una sosia di Rebecca.
Finalmente, dopo venti minuti di ricerca, la vide mediante i vetri di "Ali di fata", intenta nel sorseggiare un boccale di Burrobirra ormai a metà.
Gli si strinse il cuore, perchè aveva un'espressione decisamente indifesa, malinconica, e ai suoi occhi era bella più che mai con i lunghi capelli legati in una mezza coda e quello sguardo così "Rebeccoso", come lo definiva lui.
Sentendosi ancora più stupido per il suo comportamento, entrò senza esitare oltre, prendendo posto di fronte a lei e facendola sobbalzare.
"Reb...".
"Sto bevendo, sono impegnata così come tu lo eri oggi" esclamò subito, cercando di riprendersi il contegno perso quel pomeriggio.
Ovviamente, come c'era da aspettarsi, James sorrise.
"Ecco, così mi piaci" disse con decisione, sorridendole apertamente.
Lei bevve un sorso della sua bibita, poi, stranamente, imitò a sua volta un sorriso più strano che mai.
"James, posso dirti una cosa...?".
"Ma certo!".
"Ma vaffanculo! Ed ora lasciami in pace o ti faccio cacciare fuori dalla cameriera, la conosco" lo minacciò, puntandogli contro l'indice destro con aria alquanto minacciosa.
Senza scomporsi minimamente - James adorava essere trattato male da Rebecca - rispose con un placido: "Oh, anch'io la conosco. E molto bene, direi" aggiunse, con un'occhiata eloquente che non le piacque affatto.
"Che intendi?" domandò bruscamente Becky.
"Sei gelosa, eh? Ma non preoccuparti, sei più bella quando...".
Non riuscì a finire la frase, perchè la ragazza gli aveva letteralmente gettato addosso il contenuto del bicchiere con un'aria indignata.
Senza fiato, con il capo, il collo e metà giubbino ricoperto da quell'intruglio, vide che Rebecca-Furiosa si alzava senza degnarlo di uno sguardo, si avvicinava a Tiffany, le dava i soldi della bibita e, con un'ultima occhiata soddisfatta, usciva dal locale.


Becky si sentiva decisamente fuori di sè, e rovesciare la Burrobirra addosso a James non l'aveva aiutata affatto, anzi, la faceva sentire in colpa.
Non per il gesto in sè, figuriamoci, bensì per il significato associato a quell'azione: si era sentita decisamente poco ben disposta quando lui l'aveva raggiunta, evidentemente per scusarsi, e si era sentita peggio quando aveva udito quell'allusione a Tiffany, la bella e biondissima cameriera di "Ali di Fata".
Cosa diamine significava? E perchè quella mattina voleva parlare con James? Perchè il suo rifiuto era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso e l'aveva fatta piangere?
La realtà era che si sentiva vulnerabile, come ogni volta che si parlava di quel ragazzo da quando aveva quindici anni.
Non riusciva a capirci nulla, perchè era sicura di amare Scorpius al cento per cento ma ormai non riusciva a negare che James aveva ancora un angolo del suo cuore.
Evidentemente, per lei Scorpius era l'amore, quello sofferente, struggente, che ti consuma finchè non viene esaudito, mentre James rappresentava la parte allegra dei sentimenti, quella dolce che ti mette di buon'umore e che spesso non porta complicazioni.
In cuor suo sapeva che non avrebbe mai amato James come amava Scorpius, ma era così consumata dalla sofferenza in campo amoroso che non ce la faceva più a porsi altri problemi e a complicarsi la vita.
E poi, il fatto che James sembrava sempre il diciassettenne per cui si era presa una cotta - nonostante avesse quasi vent'anni - non aiutava affatto.
Becky si sentiva così confusa e stordita che a stentò sentì qualcuno afferrarla per la spalla mentre camminava, così come non sentiva che stava iniziando a piovere.
Si ritrovò davanti un James senza nessuna traccia di Burrobirra addosso, e invece di scansarsi dalla sua presa, si limitò a guardarlo.
Era bello, sì, forse anche di più ora che era un uomo, e i suoi occhi nocciola quando si posavano su di lei esprimevano qualcosa che le piaceva fin troppo.
"Scusami, ho fatto la figura della cafona" si ritrovò a dire senza pensarci, conscia del fatto che normalmente non si sarebbe mai permessa di scusarsi con qualcuno che non fosse della sua famiglia.
Si sorprese nel vederlo scuotere il capo. "Ma no, dai. Tutto il locale ha riso di me, ma sai quanto me ne frega? Voglio dire, non avevo mai messo piede lì e non penso ci ritornerò...".
"Non c'eri mai andato? Hai detto che conoscevi...".
"Scherzavo. Mi conosci, sai come sono fatto. Non conosco la cameriera, ma quella frase mi è uscita spontanea... Volevo vedere se eri gelosa, ma a quanto pare non te ne frega più nulla di me, quindi... Scusami tu. Scusami per il bacio della festa, per oggi, per averti seguit...".
James non riuscì a finire la frase, perchè si ritrovò la bocca impegnata in un'altra attività.
Becky non gli aveva permesso di aggiungere altro, perchè gli si era completamente gettata addosso e aveva posato le sue labbra sulle sue, infischiandosene del fatto che stessero nel bel mezzo della strada e che la pioggia stesse diventando più insistente.
Mai come in quel momento, per lei James era simile ad uno di quei pezzi del puzzle che stava cercando di incastrare perfettamente con gli altri, anzi, in questo caso, con quello che la rappresentava.
Che senso aveva respingerlo quando una parte di lei voleva stargli vicino?
Doveva provare, anzi, riprovare a stare con lui, altrimenti non avrebbe mai saputo come sarebbe andata tra loro e, al momento, non voleva ulteriori rimpianti.
Si sentì felice quando sentì James rispondere con prontezza al suo bacio, e lo fu ancora di più quando lui la strinse a sè, come per non farla andare via.
Pioveva ormai a dirotto quando si separarono, e per strada non c'era nessun altro oltre loro.
Si guardarono per poi sorridersi in un modo che sembrava voler dire: "Riproviamoci, questo è tutto ciò di cui ho bisogno".
Poi scoppiarono a ridere quando si resero sul serio conto delle condizioni metereologiche, per cui, mano nella mano, si affrettarono a ripararsi entrando in un portone che faceva da ingresso ad un locale sicuramente frequentato da uomini di mezza età.
"Le tradizioni sono dure a morire, eh? Quel Natale nevicava, ora piove, e, come allora, ci rifugiamo sotto un portone..." ridacchiò James, decisamente di buon umore.
"Il clima non è mai dalla nostra parte" acconsentì Becky, prima di strizzarsi la chioma ormai fradicia, facendone uscire chissà quanta acqua.
"Mi piace quel 'nostra', sai?".
Gli sorrise, e lo vide improvvisamente concentrato, come se stesse per affrontare un esame.
"Allora, quel bacio..." iniziò, schiarendosi la voce.
"Era un mio modo per dirti che, se vuoi, ho deciso di riprovare a stare con te" disse Becky, sentendosì decisa più che mai.
Rise nel vedere l'espressione incredula di James, perchè sembrava simile a quella di un bambino il giorno del suo compleanno.
"Dici sul serio?".
"Sì, ma solo se mi prometti che questa volta non ci saranno 'ti amo' affrettati, feste con genitori e parenti vari...".
"...E mie omissioni e modifiche riguardo la tua identità. Promesso. Hai ragione, sul serio, condivido" continuò lui, afferrando le mani della ragazza e stringendole con calore.
Si sentì rinato quando la vide sorridere, e non riuscì a non stringerla a sè per poi ribaciarla, sentendosi decisamente obliato.
Gli sembrava un sogno il fatto che Rebecca fosse riuscita a perdonarlo, ed era ben intenzionato nel fare le cose nel migliore dei modi, questa volta.
"Ah, e poi devi chiamarmi 'Becky' o 'Bec', intesi?" gli ordinò scherzosamente lei, quando si furono materializzati fuori il cancello del campus.
"Va bene... Becky" rispose, prima di stringerla a sè e iniziare a camminare così, abbracciati, anche una volta entrata nella zona dei dormitori, sotto lo sguardo attonito di tutti.


*°*°*°*°*°*°*
Anche il terzo capitolo è andato!
Lo avevo finito da più di una settimana ma sono stata troppo impegnata tra lo studio, i corsi all'uni e l'organizzazione per il viaggio a Londra... Ma per fortuna è ufficiale: ad agosto partirò per l'Inghilterra! <3


Allora, dunque... La canzone del titolo è "You're not alone" e credo sia abbastanza azzeccata, che dite?
Poi, spero che il momento in cui Bec piange sia stato descritto in modo adatto, ci tengo particolarmente senza nemmeno sapere perchè.
Se avete notato sembra quasi di essere tornati ai primi capitoli della storia madre, quando Regine trascurava Becky per un ragazzo, ma per fortuna ora c'è James che sostuisce il ruolo che all'epoca era di Scorpius.

Non aggiungo altro, aspetto i vostri commenti!

Il quarto capitolo è tutto da scrivere, non so quanto ci metterò ma vi dico solo che in esso James e Bec si daranno una mossa xD

Bacii
milly92.
  
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