Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Pwhore    25/04/2012    1 recensioni
Ciao, sono Nikkay. Ho 15 anni e mezzo e una vita fin troppo scapestrata. Se stai leggendo queste righe, se stai tenendo questa lettera tra le mani, allora saprai senza dubbio che cosa mi è successo e proverai pietà per me. Be', prima di farlo, sappi che potresti uno dei motivi per cui non ci sono più. Avanti, ora, apri la lettera e leggi. Benvenuto nella mia vita.
-Tratto da una storia vera-
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao, sono Nikkay e mi piace la musica.
Potrei dire che è lei che mi ha cresciuta, e in effetti è così.
Sono sempre stata la bambina grassa, timida, quella che nessuno voleva come amica e che tutti evitavano.
Alle elementari avevo tre amici. Simpatici, per carità, ma per loro ero come una ruota di scorta. Mancava l'amico ''ufficiale'' e puf, entravo in campo io. Non glielo rinfaccio più di tanto, almeno stavo con qualcuno e potevo dire di sentirmi meno sola.
Non so se qualcuno l'ha mai capito, ma ho una fobia scomoda e infondata verso le persone.
Quando cammino per strada mi sento sprofondare sotto i loro sguardi, mi sale il cuore in gola e vorrei soltanto sparire.
E' come una morsa che mi attanaglia lo stomaco e non se ne va finché non sono in un luogo piccolo e chiuso, dove posso entrare io e solo io. E quando qualcuno riesce a penetrare nel mio piccolo mondo, tornano il panico, i giramenti di testa, il senso costante e fastidioso di malessere che mi ha sempre accompagnato in questi anni e che mai mi abbandonerà.
Torna la rabbia, l'odio verso tutti e verso me stessa; perché sono così debole, così stupida, così strana.
Nessuno dei miei 'amici' ha mai avuto questo problema.
Tutti in classe erano aperti e sempre pronti a star tra loro, anche se non si conoscevano bene. Mi guardavano di sott'occhio e si bisbigliavano cose sgradevoli all'orecchio, indicandomi con lo sguardo, e poi scoppiavano a ridere.
All'inizio ho provato anch'io a unirmi a loro, a fare come facevano tutti, ma l'ansia era davvero troppo forte; così mi sono chiusa in me stessa e nei libri, e sono diventata la sfigata senza amici da cui tutti si tenevano alla larga.
Le maestre non hanno mai fatto niente per porvi rimedio. Parlavano alla classe in maniera generale, come si parla a un mucchio di ragazzi grandi, capaci di comprendere, ma loro non capivano a fondo quelle frasi e continuavano la loro vita spensierata senza includermi. Però era diventato ovvio, quando la maestra parlava di non isolare mai i compagni nella vita significava che la piccola Nikkay doveva per forza far parte dei giochi o ci sarebbero stati dei guai per tutti.
Sempre se si può chiamarli guai. Le maestre parlavano e parlavano, ma gettavano parole al vento e io diventavo sempre più triste e sola, senza che nessuno si decidesse anche solo a provare ad aiutarmi davvero, a cercare di capirmi o chessò io, parlarmi.
"Ciao Nik, come va, che hai fatto oggi?"
Cazzo, era così difficile da chiedere? Era così difficile sorridermi ogni tanto, chiedermi i compiti o anche solo salutarmi la mattina quando m'incontravano per la strada? Certe volte mi chiedo perché erano così insensibili e crudeli nei miei confronti. Poi cavolo, una si abitua, ma non è comunque carino passare i primi cinque anni della propria carriera scolastica da sola, ignorata e presa in giro da tutti.
E alle medie la situazione non è migliorata mica. Quei pochi e falsi amici che avevo mi hanno abbandonata, sempre che ci fossero mai stati, e mi sono ritrovata completamente sola e scoperta di fronte alle lingue biforcute dei miei nuovi compagni di classe.
"Ragazzi, questa è Nikkay, viene da un'altra scuola e ha problemi a fare amicizia, per favore siate gentili con lei"
Non l'avesse mai detto! Mi sale la rabbia solo a pensarci.
Lo sappiamo tutti come sono i ragazzini a dodici anni, sempre in cerca di qualcuno da prendere in giro e sfruttare per sentirsi più fighi, più importanti. Be', quel qualcuno da sfottere ero io, di nuovo, e lo sarei stata per i successivi tre anni. Tre anni d'inferno, molto, molto peggiori dei cinque precedenti. Diciamo che dire che piangevo tutte le notti è dire comunque troppo poco.
Ma il liceo, il liceo.. L'apice della mia sofferenza l'ho raggiunto in questi anni.
La situazione a casa è peggiorata notevolmente, anche dopo il divorzio dei miei, e non ho trovato appoggio da nessuna parte. Ho provato a crearmi un amico immaginario, come quelli che avevo da piccola, ma non ha funzionato. Ho realizzato presto che quello di cui avevo bisogno era un amico vero, ma gli amici veri a questo mondo sono un lusso che non tutti possono permettersi. Uno può passare la propria vita a cercarli, ma devi essere davvero fortunato per trovarne uno alla tua portata; e io questa fortuna non l'ho ancora avuta.
Però posso dire di essere pronta al mondo esterno, alla vita vera. Dopo aver passato quindici anni e mezzo a venir insultata e maltrattata non faccio più caso se qualcuno mi chiama ''emo'' o ''sfigata.'' Cioè, davvero, trovate nuovi insulti. Vi sfido, forza. 
Non poi così dev'essere facile, comunque. La mia autostima è già ridotta a meno trenta, come fare peggio?
Ormai sono apatica, vivo tanto per vivere. Trovo la mia unica felicità negli oggetti appuntiti. Il colore che sgorga dai miei polsi quando premo delle lame contro la mia pelle candida è impagabile. Mi ammalia, non riesco a smettere, devo vederne di più, di più, sempre di più, e ormai i segni sono incancellabili. Lo sapevo fin dall'inizio che non sarei potuta tornare indietro, ma ehi, cos'ho da perdere?
La mia vita fa schifo, la mia famiglia di più.
Poveretti, hanno provato a mandarmi da una psicologa - troppo tardi, ma ci hanno provato.
Purtroppo nemmeno lei è riuscita a districare questa matassa di pensieri oscuri che mi opprime la mente e si annida sempre più a fondo nel mio cervello. Hanno ragione gli altri. Sono uno zero. Però ehi, anche gli zeri possono avere supporto, o sbaglio?
Io l'ho scoperto da qualche mese, saranno sette o otto ora.
La pagina dei Chem. L'unico posto in cui mi sono sentita davvero accettata, l'unico posto in cui qualcuno ha creduto a me. Ammetto di aver dubitato delle loro parole all'inizio, ma alla fine almeno un po' mi sono dovuta ricredere. Sono persone fantastiche, tutte con storie simili alla mia e che hanno conosciuto sofferenza e apatia, e che come me sono finite col ferirsi da sole. Però c'è qualcosa di diverso in loro, che mi attira e mi spinge a scavare sempre più a fondo nelle loro personalità per conoscerle per bene, come le mie tasche, come il palmo della mia mano screpolata. Nonostante tutto quello che gli è successo, non hanno mai smesso di lottare per la loro felicità. Si sono ritrovati in un posto strano, si sono creati delle identità dietro le quali nascondersi, così che gli altri, gli esterni, non possano prenderli in giro, e hanno creato una famiglia alternativa alle loro, così scapestrate e insensibili nei loro confronti. Sono andati avanti supportandosi a vicenda senza mai chiedere niente in cambio se non dell'affetto e una spalla su cui contare.
E' la cosa più bella che abbia mai visto.
Sono loro il motivo per cui non ho scritto prima quello che sto scrivendo ora.
Però in questi ultimi mesi la mia vita è diventata davvero insostenibile, è riuscita a scuotermi dalla mia apatia per poi gettarmi in un oceano oscuro di incubi e brutti pensieri. Mi sento soffocare, tirare a fondo e divorare da tutta questa negatività, voglio solo smettere di soffrire una volta per tutte e essere una persona libera, felice.
Perché tutto questo capita a me?
Perché sempre la piccola, sola, triste e stupida Nikkay?
Prima l'anoressia, mi sono trascurata troppo; poi la bulimia.
Cazzo, non c'è niente di quello che faccio che vada bene. Niente.
Sono svenuta in classe, l'altro giorno. Mi hanno portata in infermeria, ma nessuno è venuto a trovarmi e nessuno si è interessato più di tanto alla mia situazione, se non quando sono tornata in classe il giorno dopo, durante l'ora di matematica. L'infermiera della scuola ha convocato i miei genitori per i tagli sui polsi e sulle gambe, ma che me ne frega, è comunque troppo tardi per fare qualcosa al riguardo. Mi ha dato delle pillole per l'emicrania e qualcosa per lo stomaco, ma devo andare a vedere un vero medico per la mia bulimia e fare qualche seduta da un terapista per i prossimi tre mesi, per vedere se miglioro.
Non ho intenzione di andare da nessuna parte.
A che servirebbe, ormai? I miei mi odiano ancora di più per quello che mi sono fatta e che continuo a farmi - ho anche aumentato la freguenza, per la gioia di quella stronza -, e comunque non hanno intenzione di spendere un solo centesimo per rimediare alla loro figlia 'depressa e abbandonata da tutti'. Manco avessi scelto di essere così. Ma in realtà credo mi abbiano sempre odiato, non ricordo una singola volta in cui loro non fossero troppo occupati per stare appresso a me, la loro unica figlia, il sangue del loro sangue. E di sangue se n'è visto a bizzeffe, ormai hanno aperto gli occhi pure loro davanti alla situazione. Hanno sicuramente capito che qualcosa deve cambiare, ma continuano a comportarsi come se niente fosse e non vedo alcuna possibilità di migliorare le cose.
Ma non è questo che mi ha fatto decidere di scrivere questa lettera.
In fondo loro non ci sono mai stati e mai ci saranno. Hanno sbagliato tutto con me, e chissà, se loro fossero stati un po' meno menefreghisti, ora forse starei bene e non avrei dovuto passare tutti questi anni orribili. Chi lo sa, forse sarei stata persino una delle popolari, una di quelle ragazze circondate da amici e amiche che non fanno altro che ripeter loro frasi carine. Ammetto che mi sarei odiata da sola in quel caso, ma mi chiedo come ci si senta a venir invidiati per qualcosa. Non ho niente di buono, io: vado male a scuola, non ho amici al di fuori della pagina, ho mille problemi, un corpo troppo magro e sfinito dalle ferite, degli occhi scuri come il petrolio dentro cui annaspa un'anima apatica e spaventata; una famiglia che non c'è mai e quando c'è combina solo disastri, una classe di insensibili che non fanno altro che demotivarmi e insultarmi dalla mattina alla sera.. Potrei continuare questa lista per ore, davvero, ma non credo la leggereste tutta. E non credo che abbiate comunque capito la mia situazione fino in fondo.
Non sono una di quelle persone depresse che mostrano a tutti la propria fragilità e che piangono per un nonnulla, proprio per niente. Non mostro mai le mie emozioni, quando mi capita di provarne, e mi sono costruita uno scudo acido e impenetrabile che mi protegge da tutti quelli che mi si avvicinano con cattive intenzioni. Non gli lascio più provare il gusto di ferirmi. Non vado più molto spesso sulla pagina; ormai le loro parole hanno smesso di consolarmi e confortarmi e non me la sento di rimanere lì e pretendere che vada tutto bene. Quei ragazzi sono la mia vera e unica famiglia, non voglio assolutamente mentirgli o fargli capire che in realtà sono già morta dentro. Si preoccuperebbero inutilmente visto che non ho intenzione di cambiare idea e rimarrò impuntata sulle mie decisioni.
Sarò depressa, apatica e menefreghista, ma non mi piango addosso. Non più. Ho imparato ad accettare la mia condizione con filosofia, anche se ''fottetevi tutti'' non è poi una cosa così poetica o di aiuto quando mi sento giù e voglio morire. Non sono brava con le parole, ogni volta mi si accavallano nella mente e lottano fra loro per chi deve uscire prima, per poi creare una confusione assurda in cui non si capisce più niente se non qualche pensiero sfocato e qualche idea buttata lì.
Per questo questa lettera fa così schifo.
Ho così tante cose da dire, eppure sembra che la mia vita sia ridotta a quattro righe su un foglio di carta, che le mie sofferenze non siano niente di che e che tutti i problemi che sto attraversando siano solo un'esagerazione rispetto a quello che sono in realtà. Be', sappiate che non è così; non ci guadagno nulla a dire che soffro più di quanto non faccia realmente e poi non sono quel tipo di persona, non lo sarò mai. Speculare sul dolore è una delle cose più brutte che gli esseri umani abbiano mai fatto, se non la più brutta. Non capisco la gente che ingigantisce tutto per farsi compatire, per trovare qualcuno abbastanza impietosito da rimanere incastrato a fare un diario vivente per qualche ragazzo o ragazza di cui in realtà non gliene frega niente. Tutte queste cose - la depressione, la sofferenza, il male di vivere - esistono realmente, io le ho provate e le provo tutt'ora, non c'è un cazzo di motivo per cui mentire al riguardo.
"Oh sì, ieri sono stata al funerale di mio cugino che a momenti neanche conoscevo, come sono depressa"
Cosa risolvete così? Niente. Fate solo fare una figura di merda a tutti quelli che come me sono davvero esasperati dall'ambiente in cui vivono e che non sanno più come e cosa fare per riuscire a tornare a galla e non affogare in tutto questo schifo, in questa realtà amara in cui non ci si può fidare di nessuno se non di se stessi, in questo mondo in cui ciò che conta sono i soldi e non quello che c'è dentro una persona. Tutti questi problemucci così, piccoli, insignificanti, sono messi in risalto da tutti, e le persone che hanno davvero problemi vengono ignorate perché "è roba destinata a passare, non durerà a lungo." Ma per piacere, sono quindici anni e mezzo che dura. Non ricordo un singolo momento in cui sono stata davvero felice, se non quando ho messo piede per la prima volta sulla pagina e mi sono resa conto che la gente bella esiste davvero, non solo nei sogni e nei film d'amore.
Ed è uscendo da lì che mi sono scontrata con il mondo esterno, così freddo e diverso, così privo d'amore.
L'unica cosa che la gente della mia città ha fatto per me è stato insegnarmi a fregarmene di tutto e di tutti, anche di me stessa; perché alla fine è così che fanno tutti in questa società malata. Se ne sbattono le palle.
Sono stufa di questo. Lo so, l'ho sempre saputo, questo tipo di mondo non è per me. Sarei dovuta nascere prima, nell'era degli hippie, forse sarei stata più spensierata e più compresa; o forse non sarei dovuta nascere affatto. Una volta me l'ha urlato in faccia, mia madre, sono l'errore di una calda notte d'estate. Certo, poi si è scusata, ma da come si sono sempre comportati i miei genitori non dubito che questa sia davvero la verità, che bene o male è venuta a galla e si è mostrata a me in tutta la sua amarezza.
Ma siamo franchi, saperlo non ha cambiato nulla nella mia vita schifia. Certo, forse un altro calo d'autostima, ma del resto ho sempre saputo che non mi volevano e che era solo un caso se ero sulla Terra.
Da piccola ero troppo grassa, mi riempivano di dolci per alleviare i sensi di colpa; da grande sono troppo magra, hanno persino smesso di propormi di mangiare qualcosa.
Se ne sono sempre fregati, è questo il problema. Sono stati loro la principale causa di tutto, sarebbero dovuti essere quelli che mi conoscevano meglio di tutti ma la verità è che tutto quello che sapevano l'hanno ignorato. Ecco perché sono finita col diventare così.
Loro mi conoscevano, sì, ma non gliene fregava nulla. Nulla, nulla, nulla. Come del resto a tutti quelli che mi hanno conosciuta durante questi anni, ma che non hanno mai detto niente al riguardo. Gli unici che ci hanno provato sono stati gli Oldfags, i miei unici amici, la mia unica vera famiglia. Be', direi che è a loro che indirizzo questa lettera.
Mi dispiace per quello che sto per fare.
Non tanto per me, io sarò solo più felice, ma per voi, ragazzi, perché so quanto mi vogliate bene. So che avete sempre combattuto, per voi e per me, ma ormai ho realizzato che non ho tutta questa forza e che non ce la potrò mai fare.
E credetemi, se ve lo sto scrivendo è solo perché è vero. A voi non ho mai mentito e mai lo farò. Fino alla fine voglio essere sincera e confidarmi con voi senza inventarmi balle, perché siete gli unici che si meritano di sapere che li ho sempre amati e che lo farò sempre, se esiste una vita dopo la morte. E se finirò a vagare nel vuoto eterno, sappiate che gli unici ricordi che porterò con me saranno i vostri sorrisi e le vostre belle parole, perché non ho bisogno di nient'altro per ricominciare da capo.
Spero che avrete una vita bellissima, piena di felicità e allegria, perché ve lo meritate.
Siete le persone migliori dell'universo, ve lo dico con tutto il cuore.
Spero sinceramente che riuscirete a essere davvero felici, e sappiate che da lassù veglierò su di voi e sarò il vostro angelo custode, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, come voi lo siete stati per me durante questi mesi.
Vi amo. Vi amo con tutta me stessa.
Spero riuscirete a capire il motivo per cui sto facendo questo, anche se non appoggerete il mio gesto.
Vi chiedo solo un'ultima, piccola cosa: quando leggerete queste righe, non piangete, sorridete, perché io sarò finalmente in un posto dove potrò essere me stessa lasciandomi la sofferenza alle spalle, e sarò felice come non lo sono mai stata.
Niente dura per sempre, e io sono solo un'ombra di passaggio nelle vostre vite. Supererete anche questo, ne sono certa; ma vi prego, non dimenticatemi. Non tanto perché voglio continuare a vivere in qualche modo, anche se solo nei vostri ricordi, ma perché io non vi dimenticherò mai. Spero ci rincontreremo, all'altro mondo, sarebbe la cosa migliore che potrebbe capitarmi. Io comunque non smetterò mai di cercarvi, statene certi, e quando vi troverò non vi lascerò andare così facilmente.
Non abbiate paura per me, vado a trovare Brendan. Starò bene.
Spero possiate capirmi, prima o poi, e che mi perdonerete, perché credo di star facendo la scelta giusta.
Mi mancherete. Mi mancherete così dannatamente tanto che sto già piangendo.
Vi amo più di quanto possa mai urlare, tenetelo a mente.
Addio, amici miei.
O forse è solo un altro stupido arrivederci?

Nik.


I'm sorry but I'm sat here crying now and I just can't anymore. I can't.

I'm leaving this page. For good, and I'm being serious.
I have changed, so so much. Partially because of this fucking pathetic excuse for a fan base and partly because I'm a horrible human being and I fuck with other peoples lives and emotions.

I'll be back to visit. Sometimes, it was amazing. Sometimes it was perfect. But other times it was awful and boring and I can't stand it. I'm sick of the trolling and I'm sick of people seeing me as something better than I am. I'm nothing. I'm fucking worthless. I'm just another girl on the internet, so stop it.

I came back when you needed me, and if you ever do again I'll be back in a heartbeat, but just to help, because I'm done being that person. And yes, this is just the internet, but it's a huge chunk of my life and I have messed with too many people. I've become worse than Caitie. 

We've had some amazing times, but I'm giving it all up for one person. I met Lucy on this page. And the 6 weeks I spent here last summer were the best I'd spent in my entire life. I don't know what else to say, please, please don't forget me. Please.

Just keep in mind that I love you all. Remember that, because I'll keep on thinking about you forever.

Goodbye.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Pwhore