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Autore: MaryLouise    25/04/2012    3 recensioni
La casa era immersa nel buio, nel silenzio. Avanzò a grandi passi verso la scala che conduceva al piano superiore, quasi senza respirare, sforzandosi di non posare gli occhi su ciò che aveva tra le braccia, su chi aveva tra le braccia. Non guardarla, Barty, non guardarla. Saliva i gradini con lentezza, misurando ogni passo con cautela. Uno, due, tre... Fa' piano. Non svegliarla, Barty, non svegliarla. Non voleva vedere, voleva solo dimenticare. [Barty Crouch Senior e signora]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Bartemius Crouch senior
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Questa canzone aiuta decisamente a creare atmosfera:
Einaudi - The Earth Prelude

Perdonami

 

 

«Sono tuo figlio!» urlò a Crouch. «Sono tuo figlio!»
«Tu non sei affatto mio figlio!» tuonò Crouch, gli occhi all'improvviso fuori dalle orbite. «Io non ho figli!»
La strega ossuta accanto a lui trattenne il fiato e si accasciò. Era svenuta.
Crouch parve non accorgersene.
[Harry Potter e il Calice di Fuoco - Capitolo 30: Il Pensatoio]
 

 

Le fiamme annunciarono il suo arrivo, illuminando la stanza di un bagliore soffuso. Uscì dal caminetto, scuotendo la cenere dalle scarpe tirate a lucido.
La casa era immersa nel buio, nel silenzio.
Avanzò a grandi passi verso la scala che conduceva al piano superiore, quasi senza respirare, sforzandosi di non posare gli occhi su ciò che aveva tra le braccia, su chi aveva tra le braccia.
Non guardarla, Barty, non guardarla.
Saliva i gradini con lentezza, misurando ogni passo con cautela. Uno, due, tre...
Fa' piano. Non svegliarla, Barty, non svegliarla.
Percorse il corridoio velocemente; non voleva vedere il corridoio stretto e lungo, le porte di legno, la sua stanza. Non voleva vedere, voleva solo dimenticare.
Non voleva soffermarsi sui ricordi: i ricordi rendono le persone fragili, sentimentali, deboli. Lui non poteva permetterselo, doveva essere forte, forte per tutte e due.
Altrimenti lei non ce l'avrebbe fatta.
Distolse lo sguardo mentre oltrepassava la stanza ormai vuota di quel giovane uomo che non gli apparteneva più in alcun modo, di quel giovane uomo che una volta chiamava figlio.
Aprì la porta della loro camera ed entrò a fatica, per adagiare il corpo inerme della moglie sul letto.
La debole luce lunare, filtrata dalle tende di lino, illuminava il suo viso, rendendolo ancora più pallido.
Distogli lo sguardo. Non guardarla, Barty.
Eppure non riusciva a smettere di fissarla: il volto magro, smunto, prosciugato dal dolore. Gli occhi velati dalle palpebre che sembravano più pesanti che mai, le occhiaie violacee e marcate.
Le labbra - quelle belle labbra, una volta così rosee - erano mortalmente pallide, il petto si muoveva a malapena, scosso da respiri lievi.
Guarda a cosa l'ha portata tutto questo. Guarda come l'hai ridotta.
Si avvicinò a lei lentamente, quasi temesse di toccarla. Iniziò a spogliarla con pazienza e discrezione, come un genitore fa con il figlio che si è addormentato sul letto ancora vestito.
Era così fragile, così delicata.
«Eveleen, Eveleen», ripeteva il suo nome con un mantra, un sussurro fievole.
Perdonami.
Le allacciò la camicia da notte con cura, bottone per bottone, le sciolse i capelli ingrigiti dal tempo, le rimboccò le coperte.
L'ombra di un sorriso passò sul volto di lei, ricordo di giorni passati.
Bartemius accarezzò la sua guancia, per poi baciarle la fronte con dolcezza.
Come se ne fossi capace. Tu non la meriti.
Si sedette silenziosamente, per poi sdraiarsi nel letto accanto alla moglie, senza nemmeno svestirsi.
Dormiva profondamente, quella terribile giornata l'aveva spossata all'inverosimile.
Dormiva profondamente, chissà se sognava.
Sospirò, fissando il soffitto scuro con insistenza, per non lasciarsi andare a ricordi troppo dolorosi.
«Tu non sei affatto mio figlio».
L'aveva sentita gemere, durante il processo. L'aveva sentita soffrire, accanto a sé, per poi vederla svenire, accasciarsi sulla sedia.
Aveva sentito l'impulso di chinarsi su di lei, stringerla tra le braccia, portarla via da lì... ma non aveva potuto farlo.
Perdonami.
Eveleen mormorò nel sonno. Un nome. «Bartemius».
Chissà se sognava lui, oppure quell'altro. Quell'altro di cui si vergognava, quell'altro che portava il suo nome. "Tuo figlio, nostro figlio", avrebbe detto lei.
No, Bartemius non era suo figlio. Non più.
La fronte di porcellana della donna si corrugò. «Bartemius», pronunciò con più vigore. La mano piccola e delicata scattò, stringendo convulsamente la sua sotto le lenzuola.
Barty trasalì. Stava avendo un incubo? Era spaventata?
Perdonami.
Cercò di chiudere gli occhi, di addormentarsi, ma l'immagine di suo figlio impressa sulla retina era impossibile da scacciare. Bartemius, così simile a lei.
Nostro figlio, che ora è solo tuo, Eveleen.
Come se avesse percepito i suoi pensieri, la moglie gli strinse ancora di più la mano.
Perdonami, Eveleen. Ho fatto solo il mio dovere. Non di padre, ma di giudice.
Perdonami.
«Eveleen», un sussurro sulle labbra prima di addormentarsi.
«Bartemius».

 

 

 

Crouch trasse un profondo respiro tremante, poi prese a parlare in tono piatto e inespressivo.
«Mi ha salvato mia madre. Sapeva di stare per morire. Ha convinto mio padre a salvarmi come ultimo desiderio. Lui l'amava come non ha mai amato me».
[Harry Potter e il Calice di Fuoco - Capitolo 35: Veritaserum]








Che dire. Qualche settimana fa stavo leggendo Harry Potter e il Calice di Fuoco in inglese e mi ha colpito un passaggio a cui non avevo mai dato troppo peso nella versione italiana. Mi sto riferendo proprio allle citazioni all'inizio e alla fine di questa storia. Sono rimasta profondamente impressionata da queste parole, così tanto che ho deciso  - e spero di averlo fatto decentemente - di render loro giustizia con questa fanfiction.
Averla scritta con la musica di Ludovico Einaudi (di cui mi sono follemente innamorata) in sottofondo è stato davvero qualcosa di magico.
Spero vi sia piaciuta.
Jo




   
 
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