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Autore: ryuzaki eru    26/04/2012    12 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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UNA COSA IMPORTANTE: voglio precisare che i disegni che avete visto alla fine dei capitoli 26 e 27, così come anche alcuni di quelli inseriti nella scheda iniziale in stile DN 13, NON sono stati fatti da me. Io so soltanto lavorare con photoshop e realizzare collages vari. I suddetti disegni sono rispettivamente opera di Gaa-chan (che ora ha cambiato nick), di Hanny e di KiaraAma. Ci tengo a dirlo e spero che leggiate queste parole iniziali, perché ho potuto notare che a volte non leggete le mie note finali (e fate bene, perché sono deliranti!) però poi così magari pensate che i disegni li ho fatti io!!!
 
Vi lascio al capitolo nuovo.
Stavolta ho sforato di un giorno soltanto… ma è notte, come sempre...
Questa volta il capitolo è veramente molto diverso dal solito…
Buona lettura e grazie…
 
Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

28. Sono Kira

 
“Sono Kira”
La voce gracchiante e stridente di un sonoro contraffatto e mal riuscito dominò il laboratorio.
Misao, Kei ed Emma rimasero muti.
Sembrava stessero anche evitando di respirare per paura di interrompere, sovrapporsi, non sentire bene o perdere qualche minuscolo passaggio di quello cui stavano assistendo e avrebbero assistito.
E fissavano lo schermo bianco della televisione, su cui campeggiava tremolante e disturbata la scritta in stile gotico, ad emulazione di quella di Elle: Kira.
Un filmino amatoriale.
Soltanto un filmino amatoriale come Emma ne aveva visti tanti…
Sì, un filmino come tanti, registrato su nastri vecchi e già consumati…
… Soltanto questo… “soltanto”…
“…Se questo video verrà trasmesso correttamente il 18 Aprile alle 17:59…”
 
Watari poggiò il piattino con la tazza di tè fumante sul basso tavolo davanti ad Elle, in barba agli altri agenti che anche erano seduti sui divani, ai lati del detective «…Ryuzaki, è stata mia premura eliminare dal database della polizia le fotografie degli agenti della squadra, così come mi avevi chiesto.»
Aizawa si limitò a corrugare la fronte…
Ukita, muto, sollevò appena le mani dai braccioli del divano e mostrò un’espressione vagamente stupita…
Matsuda invece, con un enorme punto interrogativo sulla faccia, si agitò «Ma cosa sta dicendo?!»
Erano le 17:50 del 18 Aprile.
«Grazie Watari.» disse Elle calmo, non degnando Matsuda di alcuno sguardo e tuffando lentamente le zollette di zucchero nella tazza, mentre Watari si allontanava.
«…Ryuzaki, cosa significa!?» continuò l’agente, che proseguiva palesemente a non capire, mentre gli altri due rimanevano in silenzio ed attendevano che Elle parlasse. Perché loro due, anche se non avevano capito il perché di quella mossa di Elle, aspettavano che lui parlasse. Perché la loro indole era più taciturna e forse perché avevano imparato qualcosa in più di quegli strani modi del detective, se non altro per abitudine e per il momento.
«Matsuda, si calmi.» rispose finalmente Elle, dopo aver sorseggiato in tutta tranquillità il suo tè in modo rumoroso «Ritengo sia prudente eliminare dalla circolazione le fotografie che vi ritraggono, dal momento che…»
«Ma ormai da tempo, sui database della polizia, noi compariamo per sicurezza già con altri nomi! Perché eliminare anche le foto? Io non capisco!» lo interruppe Matsuda.
Elle poggiò la tazza e lo osservò con sguardo annoiato e le palpebre superiori gli scesero un po’, trasformandogli gli occhi grandi in due buffe mezzelune in un’espressione quasi comica di rassegnazione e perplessità «…Mi faccia finire di parlare… Glielo stavo spiegando… Era ovvio che mi sarebbe toccato farlo.»
Matsuda portò la mano a grattarsi la testa con aria imbarazzata «…Ah, sì… certo…»
Elle ritornò al suo tè ed al suo sguardo serio «Dato che sembra che Kira possa accedere alle informazioni della polizia, ho voluto eliminare anche le foto per precauzione. Qualcuno, da quelle e tramite una qualche forma di indagine condotta in anonimato, potrebbe risalire al vostro vero nome. È necessario rimuovere ogni possibile rischio, anche il più remoto ed apparentemente difficile da scatenare.»
Ukita e Aizawa allora annuirono seri.
«…Ma secondo questo ragionamento Kira dovrebbe già sapere che siamo noi gli agenti impiegati nelle indagini… e poi da una semplice foto è praticamente impossibile risalire ad un nome…» riprese Matsuda con meno verve…
… L’intelligenza umana ha comunque dei limiti. Limiti “umani” per l’appunto, nonostante il quoziente intellettivo… la stupidità invece non ha veramente alcun limite… questa cosa è deprimente. Non potrebbe accadere il contrario?
«Matsuda» si intromise Aizawa «credo che Ryuzaki voglia intendere che non ci si può fidare di nessuno, neanche all’interno della polizia stessa, tra i nostri colleghi. Chiunque potrebbe vedere le nostre foto nel database, sapere o scoprire che quelli non sono i nostri veri nomi e collegare il tutto al fatto che siamo in incognita per il caso Kira e farselo scappare in qualche modo. Ed una “voce” del genere invece non deve circolare…»
«Esatto. Ad esempio potrebbe andare così come ha detto Aizawa» commentò Elle, facendosi poi cadere direttamente sulla lingua l’ultimo goccio di tè, tenendo la tazza sospesa e rovesciata all’altezza della bocca ed il mento completamente rivolto verso l’alto «…In generale il punto è che io per il mondo non esisto. Non c’è un nome rintracciabile e voi siete gli unici a conoscere la mia faccia. Ma per voi non può essere lo stesso, per ovvi motivi. Nel vostro caso “esiste” una vita nota e precedente al caso Kira, che non può essere cancellata, naturalmente, ma che può essere resa più difficile da individuare. Aggiungerei poi che il caso in questione presenta incognite piuttosto oscure e che il “potere” di Kira non ci è noto del tutto e che nulla può essere dato per scontato. Quindi vi invito ad andare in giro “in borghese” il più possibile, a non fare parola con nessuno del fatto che siete parte della squadra anti-Kira e a far sparire dalla circolazione tutte le vostre foto, eccetto quelle che portate sempre con voi.»
Matsuda aveva gli occhi sgranati, ma positivamente impressionati «Ryuzaki… Hai voluto proteggerci ancora di più, cercando di renderci come te… sarà fatto quello che ci chiedi! Grazie!» disse poi entusiasta e sinceramente grato.
Se la sono bevuta, naturalmente. Per sapere se queste precauzioni saranno sufficienti, posso solo aspettare…
 
Eh già… se la sono bevuta. Perché Elle non perde un colpo nemmeno quando mente e incastra motivazioni e ragionamenti per coprirne altri, che invece non può rivelare. Perché Elle è logico sempre.
Temo però di dover venire in vostro soccorso e di dovervi chiarire qualcosina. Ultimamente capita sempre più spesso, ma me la sono cercata, coinvolgendovi, e ora non posso tornare indietro. E se anche tornassi indietro, farei esattamente la stessa scelta. Eh eh eh!
Ricordavate per caso che nella storia che voi conoscete bene queste stesse precauzioni Elle le ha prese solo “dopo” che il secondo Kira era già apparso? Be’, se lo avevate dimenticato ora ve l’ho ricordato io. E ve l’ho ricordato solo per farvi rendere conto ancora una volta di come “questa” vicenda si stia distaccando da quella a voi nota. Impercettibilmente distaccando.
Insomma, in “questo” momento di “questa” vicenda, nessuno degli agenti e nessuno al mondo, eccetto Misa, Emma ed Elle, sa ancora che esiste un secondo Kira che può uccidere senza bisogno di conoscere il nome.
Perché, come sapete, le informazioni che la giovane archeologa ha fornito al detective del secolo, lui le ha tenute per sé, le ha tenute top-secret.
E quindi Elle, per giustificare la scelta di far sparire dalla circolazione le immagini dei suoi collaboratori senza il valido motivo dell’esistenza comprovata di un secondo Kira, ha elucubrato delle spiegazioni. È incredibile come riesca a ragionare in modo impeccabile anche quando sta giocando una “finta” partita…
Ho richiamato la vostra attenzione su questo particolare, per tenervi all’erta e perché in questo caso era utile farlo. Non vi aspettate che da ora in poi lo farò sempre, sarebbe una noia mortale per me.
Volete essere messi al corrente di tutti i cambiamenti, delle microscopiche differenze che magari ci saranno, delle scene che sono descritte solo sul manga e di quelle che compaiono diverse nell’anime?
Be’, se siete curiosi, alzatevi, raggiungete la vostra libreria, sfilate il volume o il dvd che vi serve e…
Riguardatevelo! Eh eh eh…
Ma andiamo avanti…

 
Ukita, con un foglio di appunti tra le mani, leggeva affrontando un altro degli argomenti della riunione «Ci sarebbe la questione Naomi Misora…»
E gli agenti si confrontarono sull’idea che fosse il caso di intraprendere delle indagini ufficialmente, mentre Elle rimaneva in silenzio e li ascoltava…
«Ryuzaki.» Watari richiamò l’attenzione del suo pupillo geniale, entrando nella stanza spingendo un carrello con un grosso televisore.
Elle allora, senza chiedere spiegazioni, prese il telecomando e accese la tv che era già nel salotto, affianco a quella che il signor Wammy aveva appena posizionato.
Gli agenti si guardarono perplessi…
Il grande detective si sintonizzò sulla Sakura TV.
Lui in parte già sapeva cosa stava per avvenire. Sapeva che Misa Amane aveva spedito qualcosa da Nagano e da Osaka, per fonte di Emma. E sapeva che questo qualcosa era stato spedito alla Sakura TV, per fonte di Watari che aveva svolto delle piccole indagini a riguardo.
Ma Elle non era andato oltre… Per scelta…
E non conosceva il contenuto del pacco che era giunto all’emittente televisiva…
Ma di cos’altro poteva trattarsi se non di videocassette?
Il silenzio e la mancanza di spiegazioni da parte di Watari ed Elle furono però scambiati dagli agenti come la consueta tacita comunicazione tra il detective ed il suo fedele braccio destro e non come il segreto mutismo su qualcosa che i poliziotti non potevano e non dovevano sapere.
Le informazioni che Emma aveva dato ad Elle erano sempre top-secret.
Lo speaker parlava…
“… e così ci troviamo costretti a trasmettere questa notizia, non solo perché siamo stati presi in ostaggio da Kira, ma anche in quanto…”
I tre agenti si alzarono sconvolti.
«Kira ha preso in ostaggio l’emittente televisiva!!» Aizawa.
«Ma cosa significa?!!» Matsuda.
«…» Ukita.
Mentre i giornalisti continuavano a parlare col cuore alato di Kira sullo sfondo, Watari accese anche l’altra televisione, quella appena posizionata, ed armeggiò con i cavetti del portatile di Ryuzaki, collegandoli allo schermo.
 “…Quattro giorni fa sono pervenute quattro videocassette…”
Elle rimaneva muto, immobile, e fissava lo schermo.
“… erano riportate la data e l’ora della morte di…”
Gli occhi di Elle erano impassibili e concentrati, le mani sulle ginocchia…
“…sono morti entrambi di arresto cardiaco…”
Le pupille nere enormi…
Kira… Alla Sakura TV… Anche senza le informazioni fornitemi da Emma, questo indizio, da solo, mi sarebbe stato sufficiente per intuire che questa mossa non ti apparteneva, Light.  Il secondo Kira… Mi aspettavo qualcosa del genere. Mi aspettavo che avrebbe voluto provare il suo “essere Kira”… E avevo ragione. La capacità di stabilire in anticipo le azioni e i tempi del decesso. Aveva già condannato a morte tutti, a partire dal momento in cui ha spedito quei nastri. Sarebbe stato perfettamente inutile bloccarli. Se anche questo filmato non fosse andato in onda, quei criminali sarebbero morti ugualmente. Perché lei aveva già deciso. Avevo ragione anche su questo.
“…sono le 17:59, ecco che parte il video…
Sono kira. Se questo video verrà trasmesso correttamente il 18 Aprile alle17:59…”
Sì. A giudicare dalla qualità del video, avrei certamente dedotto comunque che non si trattava del vero Kira…
Elle rimaneva immobile e teso e proseguiva a ragionare, come su due fronti, analizzando ciò che stava accadendo e contemporaneamente rimuginando su ciò che lui stesso avrebbe potuto dedurre in quello stesso momento se Emma non ci fosse stata…
E la voce continuava a parlare…
“… sintonizzarvi su Taiyo TV. Il conduttore Kazuhiko Hibima morirà di…”
Gli agenti sconvolti gridarono esclamazioni di sgomento.
Elle sgranò gli occhi «Watari, stacca il cavo del pc dal secondo schermo e metti subito Taiyo TV!»
Lo ordinò, in modo rapido e, questa volta, con allarme nella voce.
Perché questo non se lo era aspettato…
E sulla  Taiyo TV il primo presentatore innocente era accasciato sul banco.
E poi il secondo.
Sul canale 24.
Elle fissava lo schermo mordicchiando a denti serrati l’unghia del pollice.
Bastarda…
E non parlava…
«Cosa possiamo fare?!!! Non possiamo permettere che continui!!!!» urlò Matsuda.
Elle era irritato ma la sua voce uscì comunque calma «Non possiamo fare nulla. I presentatori sarebbero stati spacciati comunque, anche se questo video non fosse andato in onda.» disse serio, ma continuando a mordicchiarsi l’unghia… «Però possiamo impedire che Kira mandi il suo messaggio al mondo, come ha annunciato di voler fare.» e alzò lo sguardo su Watari, che subito gli porse il portatile.
Ed Elle iniziò a smanettare.
Matsuda nel frattempo era schizzato alle spalle del detective, verso il telefono, per chiamare la Sakura TV, seguito dagli altri due agenti increduli.
«Maledizione! Tutti gli uffici sono occupati!» Matsuda.
«Ho un amico che ci lavora, ma non mi risponde al cellulare!» Aizawa.
«Vado sul posto e li fermo io!!!» Ukita…
«Che nessuno osi spostarsi da questa stanza!!!» Elle…
Ci fu un gelo improvviso.
«Ma, Ryuzaki! Dobbiamo bloccare la trasmissione!» gridò Ukita.
Elle, con lo sguardo basso e fisso davanti a sé, parlò senza voltarsi «Ho detto che nessuno deve uscire di qui. Non sono stato abbastanza chiaro?! Watari, avvisa tutte le centrali di polizia che nessuno deve avvicinarsi alla sede della Sakura TV, nessuno!»
E riprese a smanettare sul suo pc, con le dita rapidissime, concentratissimo…
E nessuno ebbe il coraggio di contraddirlo…
“… Io odio il male e amo la giustizia…”
Le parole continuavano a scandirsi stridule nella stanza…
E poi…
“…Io voglio creare un mond-”
E con lo sfondo bianco la  L nera e netta campeggiò sullo schermo della televisione. Campeggiò al posto della scritta sgranata Kira.
 
«La L?! Che diavolo sta succedendo??!!» disse Kei con gli occhi allibiti e famelici.
«Elle! Elle! È stato Elle! Ha bloccato la diretta! Ma non lo capisci??!!! Si è intromesso!! E l’ha fregato!!!» gridò Emma entusiasta, eccitata e col sorriso sulle labbra, ma con ancora negli occhi l’ombra dello sgomento e dell’angoscia per quanto era avvenuto prima  «Adesso non ci faranno vedere più niente! Quel pazzo non potrà diffondere il suo “verbo” fasullo! Non me lo aspettavo, non me lo aspettavo!!! Metti la NHN!» continuò, sempre emozionata e con la voce tremante per le contraddittorie emozioni che si erano affastellate nella sua pancia in quegli ultimi minuti.
La famosa emittente nazionale stava mandando in onda la ripresa dall’ingresso dell’edificio della Sakura TV. Emma lo sapeva.
E attese. Attese a lungo… Finchè le immagini non furono tolte, perché non era accaduto nulla. Non era arrivato nessuno. Non un poliziotto, non una volante… Nulla…
Era cambiata. La trama era cambiata!
Emma iniziò a raccogliere le sue cose, rapidamente.
«Ma… che fai…?» gli chiese Misao, osservandola, ma ancora incredula e shockata per tutto ciò che aveva appena visto in televisione.
Emma arraffò la sua borsa, si legò la felpa intorno alla vita e con lo sciarpone di cotone tra le mani, si diresse verso la porta «Voglio andare da Ryuga! Tanto qui non sarà certo adesso che riusciremo a continuare a lavorare! Credo che il Giappone intero si sia paralizzato in questo momento e se finiremo un po’ prima del solito, non saremo i soli! Ci vediamo domani!» e sparì dietro la porta…
Misao e Kei si guardarono…
Poi Misao abbassò lo sguardo «È… è terribile… Kira… Aleggia sul mondo intero, sempre, anche se cerchiamo di non pensarci…aleggia qui, a Tokyo, in casa nostra! Quand’è che il mondo tornerà quello di prima?... ed Emma vuole stare con Ryuga… è normale…» e rialzò gli occhi neri su Kei…
«Vieni qui…» le disse lui dolcemente, osservandola serio...
Emma correva lungo il viale dell’università, con la sciarpa lunga svolazzante tra le dita.
So che lui adesso ha centinaia di cose da fare. So che non ho alcun modo di vederlo, nè di sapere cosa sia successo. Ma devo essere in albergo! Voglio stare lì! Proprio ora! Voglio stare lì! Nella mia stanza, nella Tower One dello stesso hotel di Elle!
Cosa succederà adesso?!!!

Emma continuava a correre, presa da tante emozioni diverse. Dall’ansia, dall’agitazione, dalla curiosità, dalla contentezza e dalla paura… Non sapeva bene nemmeno lei perché volesse tornare in albergo. Ma di certo in quel momento ragionare sui motivi era la cosa più inutile e soprattutto la più impossibile da fare…
 
Elle aveva troncato la diretta…
«Ma… ma come…?» farfugliò Matsuda fissando la L, la cui immagine da tempo aveva iniziato a diventare una sorta di simbolo a cui aggrapparsi, un emblema di sicurezza…
«Sono un hacker.» rispose secco Elle «Mi sono infiltrato nel sistema informatico della Sakura TV, l’ho crackato e l’ho isolato. Adesso non trasmetterà più. Ora possiamo sentire cos’altro abbia da dirci questo Kira…» toccò un tasto del portatile e sul monitor del suo pc, ma solo su quello, ricomparve il video con la scritta Kira e riecheggiarono le parole del nastro che fino a poco prima erano andate in onda in diretta nazionale e che ora invece erano alla mercè della sola squadra investigativa anti-Kira.
Watari ricollegò il cavetto all’altra televisione, come era stato predisposto fin dall’inizio, perché Elle aveva già previsto che forse sarebbe stato necessario troncare la diretta… Perché immaginava che si sarebbe potuto trovare nella condizione di dover bloccare la visione di ciò che c’era su quei nastri… E così il video fu visibile a tutti loro, sul grande schermo della televisione che aveva portato Watari. Mentre sull’altra continuava a campeggiare la L
“…Io ho il potere di creare un mondo abitato solo da persone di buon cuore. Non è forse giusto eliminare da questo mondo corrotto tutti coloro che sbagliano, fanno del male e provocano sofferenza? Io lo farò e tutti voi potrete goderne e gioirne. Alcuni di voi potranno farlo tra poco. Alle 18:05 moriranno dei criminali pregiudicati, delle persone che ne hanno fatte soffrire altre, uomini e donne che hanno attentato impunemente alla serena vita di altri, ladri senza scrupoli, malvagi privi di umanità, stalkers e maniaci persecutori impuniti, a cui io toglierò la possibilità di fare del male, per sempre. E voi sarete liberi dalle loro intenzioni…”
Togliere la possibilità diliberi dalle intenzioni”… Solo le “intenzioni”! Maniaci e persecutori impuniti! Dannazione!
Elle ruotò rapidamente la testa verso il datario del pc.
18:04.
«Ukita… Dov’è Ukita!?» disse deciso e risoluto.
Il minuto scattò mentre Elle si voltava.
18:05
«Ukita?! È qui diet…» rispose Matsuda girandosi… e si ritrovò davanti gli occhi sgranati del volto di Ukita, contorto dal dolore acuto e improvviso, trafitto da una lama in quel cuore giovane che aveva avuto il coraggio e la forza di unirsi alla lotta contro Kira… E al quale ora il coraggio non sarebbe servito più a nulla…
“…Sono morti. Perché io voglio costruire un mondo privo di crimini, tenendo sotto controllo il male…”
Aizawa e Matsuda gridarono all’unisono il nome di Ukita e gli corsero incontro stravolti. Lo sostennero mentre si accasciava e li fissava con gli occhi increduli… increduli, perché l’incredulità fu ciò che lo colse un attimo prima che quel suo sguardo diventasse vuoto… un attimo prima che anche la sua mente carica di interrogativi e di emozioni diventasse vuota… vuota e libera…
Elle rimase immobile a fissare la scena.
 
«Misa, perché hai voluto uccidere anche quel maniaco ed hai voluto inserirlo nella lista?» chiese Rem, mentre la idol osservava l’ingresso della Sakura TV.
«Ho pensato che devo stare attenta. Non voglio proprio essere preda di nessun maniaco. Da quando sono uscita su Eighteen, nel numero di Marzo, sono molto apprezzata e ricercata, sai? E ora posso difendermi. E poi era giusto che lui morisse. La penso come Kira!» rispose la giovane ragazza convinta…
«Ma facendolo così, in tv, potresti attirare l’attenzione della polizia su di te… Non sai dove vivesse quell’uomo, né chi fosse, né se dalle sue cose possa venir fuori qualcosa che lo ricolleghi a te…» aggiunse lo Shinigami con una leggera preoccupazione nella voce flemme e bassa.
«L’ho cercato sull’elenco telefonico, non abita vicino casa mia, quindi sicuramente è uno che mi segue con cattive intenzioni. Però proprio per questo ho ucciso altri pregiudicati e, qualche giorno fa, ho messo il suo nome on-line. L’hai visto anche tu che l’ho fatto, no? Su quel sito dove tutti possono anonimamente pubblicare i nomi e le foto di quelli che li perseguitano, di quelli che hanno commesso ingiustizie e dai quali hanno ricevuto torti impuniti, ma che sono incensurati, non pregiudicati, né indagati. Le persone lo fanno con la speranza che Kira si affacci da quelle parti e renda loro giustizia… quando la polizia non si cura delle loro denunce e delle loro parole.
Non di tutti ci sono anche le foto, perché a volte non sempre si ha modo di fotografare una persona e così alcuni hanno fatto dei ritratti-identikit. E l’ho fatto anch’io. Sono molto brava a disegnare, sai? Quindi ho preso qualcun altro di quei nomi corredato di foto e l’ho scritto sul quaderno insieme a quello del “mio” maniaco. Nella mischia si confonderà e non sapranno che pesci prendere.» Misa sorrise a Rem in modo complice.
«…Uhm… Ma un disegno, per quanto molto dettagliato e realistico, non è sufficiente e un possessore del quaderno non potrà comunque servirsene per poter uccidere…» Commentò lo Shinigami, preoccupato per la sua piccola umana decisa, prorompente e calcolatrice, a modo suo…
«Ma questo può saperlo solo Kira in persona.» e gli strizzò l’occhio.
Non era poi così sciocca.
Tuttavia il suo operato era dettato dal desiderio, dall’impulso… e da una certa aspirazione all’infantile spettacolarità…
Aveva deciso di rendere quel gesto plateale, aveva deciso di far morire i criminali e i presunti tali con una dichiarazione in televisione.
 
«Un’ambulanza! Chiamate un’ambulanza!» disse Matsuda con ancora Ukita tra le braccia, mentre Watari era già al telefono.
«È morto! È morto!» gridò Aizawa con l’ira e la disperazione nella voce «È stato Kira! Ma perché? Cosa c’entra Ukita con i maniaci ed i criminali cui ha accennato quel maledetto nel video!!!???» e si voltò sconvolto verso Elle «Ryuzaki! Perché hai chiesto di lui? Perché hai chiesto di Ukita dopo quella dichiarazione di Kira??!!» e lo attaccò verbalmente.
Watari cambiò canale, facendo sparire la Sakura TV con la sola L fissa sullo schermo. Ora sulla NHN stavano mandando la diretta dell’ingresso dell’emittente televisiva.
Elle non si muoveva e continuava a tenere quelle pupille scure sul corpo senza vita di uno dei suoi agenti…
E poi, lentamente si girò e iniziò di nuovo a fissare lo schermo su cui campeggiava la scritta Kira.
E di spalle, pacato e con un controllo spaventoso, disse «Aizawa. Come tutti voi, Ukita ha effettuato delle indagini. E come per quelle che anche voi svolgete individualmente, rendeva conto a me. Chiedo a ciascuno di voi di occuparsi di determinate cose e non necessariamente tutti devono sapere tutto, se questo tutto potrebbe non essere determinate. Ukita stava seguendo per mia richiesta alcuni indiziati.» … “alcuni”… «E di certo non sono stato io a vietargli di parlarvene.» … se questo fosse vero o meno, è difficile da stabilire, e ormai Ukita non avrebbe potuto raccontarlo… Cinico?... Ma per un fine più grande e più importante probabilmente… «Da tempo si occupava di queste indagini a carico di alcuni soggetti “passibili” di essere Kira, ma passibili solo in seconda analisi e per scrupolo. E soprattutto si trattava di individui da tenere sotto controllo anche perché potenziali emulatori di Kira. Ukita si era dedicato a questi pedinamenti e controlli nei tre mesi in cui le indagini sono state pressoché ferme. Ed ha smesso di occuparsene per mia stessa richiesta tempo fa, per le stesse motivazioni che mi hanno spinto a chiedervi di far sparire dalla circolazione le vostre foto, ma anche perché è stata necessaria la vostra piena presenza su altri fronti. Stava controllando gli individui che dalle mie ricerche risultavano sospetti o comunque da considerare. Quelli che, incrociando i vari dati, risultavano avere una serie di caratteristiche: parlo di coloro che hanno subito grosse perdite affettive a causa di un qualche criminale efferato nei mesi immediatamente precedenti la comparsa di Kira, ma ai quali la legge non era stata in grado di assicurare giustizia, con particolare interesse verso quelli che in questo senso avevano subito torti dalla Giustizia stessa e che erano stati iniquamente privati della possibilità di difendere la loro causa e di vedere il criminale in questione pagare per ciò che aveva fatto. Tra questi sono stati presi in considerazione in primo luogo i Giapponesi, considerando prioritaria la distinzione del Kanto e l’eventuale trasferimento a Tokyo in tempi recenti dei soggetti indicati, perché il fine era anche prevenire eventuali futuri emulatori; in secondo luogo solo quelli appartenenti ad una certa fascia di età, compresa tra i 17 ed i 20 anni. Tra questi ho scremato i casi più gravi e drammatici.»
… Il ritratto di Misa Amane…
Già. Ma Elle stava mentendo. Perché non stava parlando solo di Misa Amane. Perché naturalmente non era vero che Ukita aveva seguito e controllato un certo numero di persone. Lui aveva seguito solo lei…Ai suoi collaboratori Elle stava dicendo altro, stava costruendo ancora una volta per loro un’altra realtà verosimile e parallela. Rallentava le indagini? Perlomeno apertamente le rallentava?
Ryuzaki proseguì «Ukita ha seguito questi possibili indiziati per breve tempo e, seguendoli…»
Aizawa si alzò, lasciando solo a Matsuda il compito di sostenere il collega esanime «Mi stai dicendo che potrebbe essere stato scambiato per un “persecutore”? Mi stai dicendo che tra quei “soggetti” da lui controllati potrebbe esserci Kira?!» gli disse sempre agguerrito.
«Tra quelli c’è per forza Kira, Aizawa.» gli rispose freddo ed immobile Elle, sempre senza guardarlo.
Già, c’era per forza Kira. O Ukita non sarebbe morto.
Elle proseguì «Dobbiamo entrare in possesso di quei nastri, farli analizzare dalla scientifica e fare dei controlli incrociati con la lista di individui su cui ha indagato Ukita.»
Aizawa si avvicinò ad Elle «Tu… Tu hai permesso che Ukita si avvicinasse a Kira, ad un presunto Kira… Perché proprio Ukita, perché non io o Matsuda?» iniziava a scaldarsi.
«Non credo avrebbe fatto differenza.» di ghiaccio…
E Aizawa scattò allora verso di lui «Non fa differenza?!!! Tu te ne stai qui, seduto, e mandi in giro Ukita a morire, Ukita o chiunque altro di noi! Perché non gli hai fatto prendere precauzioni?»
«Non ho detto questo. Sto solo cercando di farla ragionare, Aizawa. Ukita avrebbe dovuto essere al sicuro. Cerchi di capire.» composto e col capo chino, sempre rivolto allo schermo…
«No che non capisco!» e Aizawa lo afferrò per le spalle, scuotendolo e continuando ad urlare «Ukita è morto! Saremmo potuti morire io o Matsuda, allo stesso modo, per te non c’è differenza! Per te noi siamo “niente”!»
«Le cose non stanno così… Aizawa, posso comprendere i suoi sentimenti…» Elle si afferrò le gambe sotto il ginocchio ed iniziò a stringerle convulsamente… «Ma cerchi di controllarsi. Le cose non stanno come lei sostiene. La morte di Ukita non avrebbe dovuto verificarsi… Lui “non” era “niente” e neppure lei lo è…» concluse Elle, come scosso da impercettibili fremiti incontrollabili…
E l’agente lo lasciò, stupito…
Ukita è morto. Come aveva detto lei… Chi altri deve morire Emma? Chi altri oltre a me?
Aizawa e Matsuda rimasero in silenzio di fronte a quella reazione del grande e gelido detective…
E lui, dopo un po’, riprese a parlare, ma sempre senza voltarsi verso di loro «Bisogna che andiate alla Sakura TV a recuperare i nastri e bisogna che voi ed io spariamo momentaneamente da questa stanza prima che arrivi l’ambulanza. Penserà a tutto Watari.»
I due agenti annuirono in mesto silenzio, distrutti da quello che era accaduto, in quell’atmosfera lugubre… e lentamente si diressero verso la porta…
«Vi farete ammazzare se ci andrete così. La NHN sta trasmettendo in diretta nazionale e non possiamo escludere che Kira sia lì, a osservare la scena… Quello che ha mandato le videocassette ed ha ucciso Ukita non è lo stesso Kira che conosciamo.»
Aizawa e Matsuda si fermarono e rimasero in silenzio ad ascoltare…
«A questo nuovo assassino è bastato vedere solo il volto di Ukita per ucciderlo. È un dettaglio fondamentale.»
Ed Elle proseguì, ordinando ai due agenti di indossare dei caschi e intimando loro una scorta di poliziotti bardati ed irriconoscibili.
Ukita era morto, così come aveva detto Emma.
Ed Elle aveva avuto la prova che tutto quello che lei aveva detto era vero. Tragicamente vero. Misa Amane era il secondo Kira e aveva un potere omicida immensamente superiore a quello di Light…
 
Vi è mancata Emma?
Chissà...
Be', immagino però che in questo caso fosse più interessante osservare la suite di controllo. O perlomeno per me è stato più interessante e divertente che starmi a sorbire tutte le varie paranoie di quella ragazza. E non venitemi a dire che sono un insensibile se definisco quello che è appena avvenuto lì dentro come un “divertimento”. Perché, per voi che cos’è stato, scusatemi? D’accordo, è venuto a mancare un agente. Ma a voi è veramente mai dispiaciuto così tanto per lui?
È solo una storia in fondo. Oppure no…?
Vi siete sentiti sballottati da una scena all'altra?
Pazienza. Io faccio comunque come mi pare.
Ma una sbirciatina ad Emma magari gliela posso dare.
Alla fine, in qualche modo, a me un po' è mancata.

 
Era sera inoltrata e nella stanza di Emma squillò il telefono.
Lei, tremante, raggiunse la cornetta e la sollevò, accostandola all’orecchio senza parlare. Aveva sperato tutto il tempo in un momento del genere, anche se era sicura che non ci sarebbe stato. E invece…
«Miss Emma. Mi scusi se la disturbo, ma Ryuzaki vorrebbe parlarle. La aspetta.»
«…Sì…Arrivo…» sussurrò lei.
Si precipitò per il corridoio, nell’ascensore, poi a passo spedito attraversò la hall della Tower One. Uscì fuori, nel piazzale, con dei larghi bermuda, una felpa gigante e le infradito indossate con i calzini, perché quello era il periodo dell’anno in cui iniziava ad abbandonare le scarpe da ginnastica “da casa” come pantofole.
Entrò nella hall della Tower Two, attese l’ascensore, che non arrivava mai…
«Che piano?» le chiese il ragazzo con il colletto dell’uniforme abbottonato stretto sotto il mento, quando le porte automatiche si aprirono davanti a lei.
«Piano attico.»
Rimase in silenzio e in imbarazzo, con un po’ di fiatone, fissando le pareti lucide della cabina.
E non appena le porte si aprirono sgusciò fuori, camminò con calma finchè non sentì che l'ascensore stava riscendendo e quindi rapidamente raggiunse la suite n. 13.
Fece un bel respiro e bussò.
«Salve Miss Emma, Ryuzaki la attende di là» e le indicò una porta in fondo.
Lei annuì, deglutendo.
Varcò la soglia.
Quella era la stanza di controllo…?
Sì…
E lui era lì…
La stanza era completamente illuminata…
Due televisori affiancati… Fogli sparsi a terra…
E lui era lì…
Era in piedi davanti alla finestra, a piedi nudi, e guardava Tokyo dall’alto, in silenzio, con le sue spalle grandi ma appese e all’apparenza fragili e con le mani appena poggiate nelle tasche.
Si voltò…
Fissò Emma con quegli occhi cerchiati e spenti… Troppo spenti…
E non le disse nulla…
Emma avanzò, senza parlare…
«Ukita è morto.»
Le disse soltanto questo.
Ed Emma si bloccò, al centro della stanza, continuando a fissarlo…

 
 


 

Non so quanto si possa apprezzare un capitolo così diverso... praticamente senza Emma…
Mi spiace…
Vi siete annoiati? :(
Posso soltanto dire che era per me indispensabile fare così e che io ho adorato scriverlo… Spero si capisca quello che si deve capire, che apprezziate almeno un po’ il mio sforzo di “cambiare” le cose, mantenendo gli stessi capisaldi dell’originale e che il risultato non sia proprio tutto da buttare… Spero non sia incomprensibile, che non risulti una telecronaca ripetitiva, mal arrangiata e poco avvincente...
Che altro dire? Che me ne vado a dormire… (perché se continuo qualcuno poi mi dice che inizio a delirare di brutto…^^,)
Vi ringrazio tantissimo!!!
Con il mio precedente capitolo c’è stato un boom di visite, recensioni e preferenze che non mi sarei e mai poi mai aspettata!!! *__*
E mi avete dato tanta forza da farmi scrivere questo capitolo in un giorno di festa, senza pensare alla stanchezza! Indipendentemente dal risultato, ovviamente, sappiate che ce l’ho messa tutta, che da ieri ho letto e riletto, incastrato e ragionato per riuscire a pubblicare adesso!
Perdonatemi per quello che ne è venuto fuori, qualunque sia la vostra opinione o critica...
Grazie sempre di cuore!!!
Alla prossima

 

Eru

 
 
   
 
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