“La notte si addensa intorno a me selvaggio e gelido soffia il vento ma una magia implacabile mi ha vinto e non posso non posso fuggire Alberi giganteschi piegano i rami spogli di neve veloce la tempesta si fa vicina pure non posso fuggire Nuvole e nuvole su di me Deserti e deserti ai miei piedi Nessun terrore potrà allontanarmi Non voglio non posso fuggire” Emily Bronte, Poesie Il luogo in cui la mia anima vagava aveva il profumo del dolore, l’aspetto dell’infinito. Ero forse morta? I suoni che mi raggiungevano erano ovattati. Che quella voce che mi chiamava fosse quella di un angelo, del mio angelo? Qualcuno sussurrava il mio nome, ma nella mia nuvola di pace, tristemente intrisa di sofferenza, stavo così bene. Se ne uscivo, cosa ne sarebbe stato di me? La voce, così chiara e dolce, persisteva, non aveva intenzione di smettere. Lentamente le catene che mi legavano a quel limbo dove la mia anima si era rifugiata, incantate dalla soavi parole, si sciolsero come neve al sole. E fui libera. Tornai a percepire il mondo intorno a me, i miei sensi lentamente si risvegliavano, ma non ricordavo che l’odore della pioggia potesse essere così forte ed il suo rumore così acuto, non mi ricordavo dei tantissimi suoni che mi circondavano. Qualcosa era cambiato, sentivo il mondo, sentivo tutto. E avevo sete, sete di sangue. Il mio desiderio impellente di nutrirmi, i mio così nuovi istinti, non potevano significare altro, la mia attesa era giunta a termine, ero una di loro adesso. Ero un vampiro. Il pensiero mi colpì in maniera così lancinante, che il mio corpo non rispose ai miei comandi, e con una velocità che non avrei mai immaginato di possedere, aprii gli occhi e mi alzai in piedi. La persona che mi fu accanto in quello stesso istante era l’unica e la sola che mi aveva tenuta incollata a questo mondo. La mia colla, il mio chiodo, il mio angelo. Edward. “Bella” sussurrò abbracciandomi. Non riuscii a parlare. Lasciai che fosse lui a farlo. “Finalmente ti sei svegliata, non sapevo più cosa fare, la tua agonia è durata così tanto tempo che pensavo non avresti aperto gli occhi mai più.” “Potrai mai perdonarmi per quello che ti ho fatto?” mi chiese. Provai un moto di rabbia nei confronti di questo essere tanto forte, quanto alle volte tremendamente insicuro. Come poteva pensare che avessi qualcosa da perdonargli, aveva esaudito il mio più grande desiderio, mi aveva trasformata in un essere che poteva stargli accanto senza problemi e poteva amarlo senza rischiare di risvegliare in lui istinti che con tanta cura aveva nascosto sotto una scorza di volontà e compassione. “Edward, cosa devi farti perdonare? Questo era quello che volevo, e tu lo sai.” Esclamai con decisione. I suoi occhi si addolcirono ed io mi avvicinai a lui, lo abbracciai, per la prima volta mi strinse come mai aveva fatto, con una passione che non può essere descritta con il misero ausilio delle parole, una passione profumata, una passione che riempiva i timpani di tempesta, che ti escludeva dal mondo esterno. Mi resi conto che finalmente era mio ed io ero sua, uniti come non mai, il sire e la sua creatura, ma soprattutto una donna ed un uomo. Volevo essergli ancora più vicina, ed ora potevo farlo senza rischiare che lui si allontanasse in un lampo, ora potevo seguirlo alla stessa velocità, potevo andare a caccia con lui, potevo fare l’amore con lui. Lo baciai con passione, i nostri corpi freddi si unirono in uno solo, mentre come due ragazzini esploravano questo nuovo mondo, fatto di sospiri e gioie, eccitazione e calma, lentezza e velocità. Mi sentii catapultare in un oceano di felicità, volevo essere sempre con lui, non avrei sopportato ora più che mai di essere separata da Edward. Bella era tra le mie braccia, finalmente, non riuscivo a lasciarla, avevo appena vissuto insieme a lei l’esperienza più esaltante e dolce della mia lunga vita da vampiro. Ora volevo solo che questo sogno non finisse, che niente ci riportasse alla realtà, dove avremmo dovuto affrontare più di un problema per via della nuova condizione di Bella. Ma in quel momento l’unica cosa a cui volevo e potevo pensare era tenerla stretta a me. Una volta con un abbraccio del genere l’avrei uccisa, ora non più. Non mi sarei mai perdonato per averla cambiata, ma forse iniziavo a capire perché per Bella era così importante. In questa nuova situazione niente poteva impedirci di vivere la nostra vita, stare insieme e amarci come avevamo sempre voluto. Avrei potuto mostrarle tutto ciò che nella sua condizione umana le sarebbe stato impossibile vedere, e dimostrarle quanto l’amassi senza rischiare di farle del male. In questo momento aveva gli occhi chiusi, il suo bianchissimo corpo nudo con grazia era appoggiato su di me e mentre la ammiravo iniziai a notare ciò che la trasformazione in vampiro aveva cambiato nel suo corpo. La pelle era bianca come la mia, il suo fisico era come fosse stato avvolto da un fascio di muscoli, i capelli castani che tanto amavo erano lucenti e lisci in modo innaturale, quando aprì gli occhi notai che i suoi occhi marroni erano diventati quasi gialli, ma lentamente stavano tornando al loro colore originale e se non sbagliavo prima, appena si svegliata erano neri come la pece. Nel periodo che sarebbe seguito i cambiamenti avrebbero coinvolto anche la sfera emotiva oltre al fisico. Ma per ora Bella non era ancora pienamente cosciente di ciò che era diventata. “Bella, lo sai che potrei rimanere qui con te per giorni, ma c’è qualcosa di cui dobbiamo parlare.” dissi. ________continua____________