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Autore: Purple_Rose    26/04/2012    1 recensioni
Ed eccomi su Naruto! è la prima fic che faccio riguardo a quest'anime! Niente di particolare, la classica vicenda delle scuole: amicizie, amori, gelosie... un classico, insomma!
Scommetto che vorreste sapere qualcosa sulle coppie, vero? Beh... leggete e scopritelo! Buona lettura!
P.S. dimenticate le varie relazioni e le appartenenze ai villaggi, okay? Sarà una scoperta dopo l'altra!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 13: ritorniamo sulla retta via 1° parte

Un'altro quintetto di ore scolastiche era passato all’accademia. Tutti gli studenti si accingevano a dirigersi verso la mensa per il pranzo, felici che un altro carico di noia fosse passato.
In presidenza vi era un clima tutt’altro che piacevole:
-Accidenti, dove sono i voti degli studenti della classe di Gai? Gli avevo detto di portarmeli! E Kakashi ancora non è qui, ma dov’è finito? Dannazione, c’è da compilare un nuovo registro! Dove sono gli insegnanti! Ah! Dove sono i voti di Gai? Kurenai non mi ha portato l’andamento della sua classe! E mi serve anche quello di Asuma! I voti della classe di Gai ancora non li vedo! Iruka è indietro con il programma, non va bene! E Shizune non ha ancora ricevuto dal fornitore i nuovi libri della biblioteca! DOVE DIAMINE SONO LE VALUTAZIONI DELLA CLASSE DI GAI???-
-Ehm, scusi Tsunade... sono sotto alla sua tazza di caffè -. La bionda abbassò lo sguardo sulla scrivania, dove una tazza di caffè era poggiata proprio... già, proprio sotto i voti che stava cercando:
-... Kakashi, cosa aspettavi a dirmelo?-. L’insegnante interpellato lasciò la porta da cui era entrato e si avvicinò alla scrivania:
-Aspettavo che prendessi in mano la tazza e te ne accorgessi da sola-
-Piantala di fare lo spiritosone e non farmi perdere tempo! Sono molto impegnata!
-Non si nota...-. Tsunade accennò ad uno sguardo malefico, decisamente poco rassicurante:
-Che cosa vuoi?-. L’ultima cosa che Kakashi voleva era scatenare la sua collera, quindi era meglio evitare battutine ed arrivare al dunque:
-Sono qui per chiedere un po’ del suo tempo, preside-
-Non hai capito? Sono immersa fino al collo di lavoro!-
-Si tratta di uno studente che vorrebbe chiederle una cosa...-. La donna sospirò. Tanto sapeva che Kakashi poteva diventare tremendamente testardo:
-E va bene, fallo entrare!-. L’uomo dai capelli argentati non se lo fece ripetere due volte. Uscì dalla stanza, facendo cenno invece a qualcun altro.
Al posto dell’insegnante varcò la soglia un ragazzo, capelli biondi color del sole e occhi azzurri color del cielo. A Tsunade parevano molto familiari:
-Salve, preside. Mi chiamo Naruto, Naruto Uzumaki-
-... Uzumaki?-. Ha lo stesso cognome di Kushina... che sia...?:
-Di che cosa hai bisogno?-
-Vede... avrei bisogno del suo permesso di usare la sala degli incontri e di utilizzare liberamente tecniche e armi!-. La bionda sbarrò gli occhi:
-Cosa?!-
-La prego!-
-... senti, ehm, Naruto, non ti pare di chiedermi un po’ troppo? Insomma, avrai anche i tuoi buoni motivi, ma lasciarti addirittura usare sia le tecniche che le armi mi sembra eccessivo! Si può sapere a che cosa ti servono?-. Naruto abbassò lo sguardo:
-Ho un problema con una persona-
-Con la violenza non si risolve nulla-
-Diciamo a volte sì... a volte no...-. Tsunade si grattò il mento, riflettendo. L’attesa faceva diventare l’Uzumaki estremamente nervoso. Spero che accetti... deve farlo! Altrimenti sono a corto di idee! Mi toccherà cercare un altro luogo in cui rifugiarmi! E il nonno pervertito si vanterà di essermi stato utile almeno due volte! NON VOGLIO PENSARCI!:
-Ho deciso-. Il biondo si drizzò più che poté mentre deglutiva:
-Puoi farlo. La sala incontri è tua. Usala con responsabilità, però!-. Sul volto del ragazzo si formò presto un largo sorriso:
-La ringrazio!-. E dopo un veloce inchino, Naruto si diresse verso una meta ignota alla preside.
Kakashi, che da grande ninja aveva sentito tutto senza farsi scoprire, entrò nuovamente nell’aula:
-Davvero vuoi lasciarlo fare? Non ti facevo così permissiva...-. Tsunade sorrise, ripensando al viso dello studente. Ha l’aspetto del padre e il sorriso della madre...:
-Sai, il figlio del falco è un falco a sua volta, ora...-. Il sorriso svanì, lasciando posto ad un’espressione corrucciata:
-Dove sono gli andamenti di Asuma e Kurenai? E come mai il programma della classe di Iruka non è rispettato? I voti di Gai sono incompleti! E poi...-. Kakashi sospirò. Più che un falco, mi sembra una gallina che starnazza!
 
... che noia!
Intanto, esattamente dall’altra parte dell’accademia, un bruno insolitamente calmo faceva qualcosa di insolito rispetto ai suoi standard: annoiarsi. O almeno, mostrare chiaramente la propria noia con lo sguardo perso nell’aria e le mani in movimento, chiaramente in cerca di qualcosa da fare.
Ten Ten è insieme a Sakura, senza di lei io mi annoio! Sasuke è troppo imbronciato per qualsiasi conversazione vagamente allegra, mentre Sai si fa dare ripetizioni da Ino in Scienze Naturali. Kiba è andato a Garden Town con il suo Akamaru, Hinata... Hinata!
Proprio in quel momento Neji si accorse che davanti a lui vi era una liscia cascata di capelli mori, lievemente ondeggiati dalla camminata della ragazza a cui appartenevano. Non c’era modo di sbagliarsi:
-Hinata! Hina... Hinata?-. Non c’era modo di sbagliarsi... ma dopo aver visto in faccia la cugina, Neji non ne era più tanto sicuro:
-Ciao, Neji. Come va?-. Per essere Hinata era Hinata. I capelli mori, gli occhi bianche, la pelle candida... insomma, non era cambiata in modo particolare. Ma dal punto di vista del bruno, praticamente davanti a lui c’era un’altra persona.
A cominciare gli occhi, di solito fonte di dolcezza e purezza, tanto da somigliare a due perle, perfette. Le perle c’erano, ma erano fredde: due pietre, la cui perfezione pareva essere stata macchiata. L’impassibilità dello sguardo faceva paura, era irreale.
Il viso rispettava ampiamente l’emozione data dagli occhi. Era privo di espressione, l’idea che potesse cambiare improvvisamente era impensabile, come se non ci fosse possibilità di scelta.
Della timida e dolce Hinata non era rimasto nulla.
Sembrava solo una statua priva di emozioni:
-... stai bene?-. Il cugino era rimasto basito davanti alla trasformazione della ragazza, se non preoccupato: che ne era della gentile mora che era cresciuta con lui?:
-Certo, sto bene. Perché me lo chiedi?-. Non balbetta, non ha esitazioni, dovrebbe farmi piacere. Ma se questo è il prezzo da pagare...
Senza dire nulla Neji affiancò Hinata. Seguì un lungo attimo di silenzio, che stranamente al bruno diede fastidio. Di solito mi piace rimanere in silenzio, senza dire nulla... ma adesso è diverso! È Hinata che vuole questo! Non posso accettarlo, si può sapere che succede?:
-Mi dici che succede?-
-Non capisco, di cosa parli?-
-Lo sai di che parlo!-. Involontariamente il ragazzo alzò leggermente la voce. Il suo tono calmo e pacato era svanito magicamente:
-Tu non sei così! Tu non sei l’Hinata che conosco! Tu sei timida, dolce, a volte un po’ impacciata ma gentile e comprensiva! Non sei così, una ragazza insensibile, impassibile e silenziosa che somiglia tanto a... me-. Neji spalancò gli occhi. L’aveva detto senza pensarci su, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. Lei è diventata... come me! No! Non è possibile! Come è potuto succedere?
Hinata non capiva tanto stupore. In fondo, il sogno di Neji non era sempre stato quello di renderla più simile a lui?:
-Non è quello che volevi? Mi ha sempre detto che devo diventare una persona forte che non si lascia influenzare troppo dai sentimenti. Ora che lo sono, cosa c’è che non va?-. Il bruno era ancora immobile, intento a capire cosa non andava. Ho sempre voluto che accadesse, ma ora non lo voglio più! Proprio ora che Hinata è diventata come me me ne accorgo? Dannazione! Finora è sempre andato tutto bene finché...:
-Un momento!-. Finalmente, tutto gli fu chiaro. Il motivo di tensione nel gruppo, ciò che spingeva Hinata ad essere ciò che non era, come mai ora tutto gli appariva chiaro riguardo al suo carattere...
Naruto.
Da quando quel biondino era sparito dalla loro vita, nulla era più stato lo stesso.
Il gruppo si era diviso.
C’era un’incredibile tensione tra di loro.
Ridere era diventato un lusso impossibile da ottenere.
-... ho capito! Ho capito!-. Un sorriso apparì magicamente sul viso del ragazzo. Un sorriso inusuale al suo carattere, che sorprese molto anche la ragazza vicino a lui:
-Hinata... io devo fare una cosa importante-
-Che cosa?-
-Devo mettere pace tra il gruppo! Questa situazione è insostenibile!-. La mora si ostinava a non capire:
-Neji, non capisco...-
-Capirai, intanto cerca di capire se è amore!-. Immediatamente il bruno fece dietro front e cominciò a correre, la destinazione era ignota alla cugina, che in quel momento aveva ben altri pensieri in testa. Se è amore? Ma a che cosa si riferiva? A Kiba... o a Naruto?
Finalmente il viso impassibile si dissolse, lasciando posto ad un viso pensieroso.
Gli occhi ripresero espressività, nonostante l’espressione chiave fosse la preoccupazione.
Non lo sapeva, ma piano piano stava scegliendo la via che le avrebbe mostrato se stessa.
La vera se stessa.
 
-In realtà è molto semplice: se lo shuriken a stella è ricoperto di veleno, di norma ne perde la maggior parte quando viene lanciato, per questo la quantità di cui è ricoperta è maggiore-
-Ma certo! ora ho capito!-
La biblioteca era tranquilla come sempre, di questo Shizune era grata.
Ma la presenza di due ragazzi dall’aria affiatata rendeva l’aria ancora più piacevole. Specialmente se i due parlavano specificamente di materie scolastiche, il che rendeva d’obbligo l’utilizzo dei libri:
-Sei davvero un genio, Sai!-
-Ma dai, è una regola di misurazione semplice-. Alla fine, partendo dagli studi di Scienze Naturali, il ripasso era stato talmente rapido e gradevole che non si era concluso lì. Passando da Storia e Arte del combattimento, i due erano arrivati a Matematica, in cui Sai era straordinariamente bravo e incredibilmente dotato riguardo all’insegnamento, di cui Ino poteva gioire:
-Io non ci capisco mai niente riguardo a Matematica, sono lontana anni luce!-
-Devi solo esercitarti un po’, è meno difficile di quanto credi!-. La bionda sorrise:
-Ti ringrazio tanto, Sai...-. Il moro ricambiò il sorriso. Avrebbe passato ore a ripetere formule matematiche ed equazioni algebriche pur di stare del tempo insieme a quella dea dagli occhi celesti.
A Ino serviva un pretesto per testare il suo cuore, perché di recente non funzionava bene.
Già, convinzione bizzarra. Mi sento avvampare quando c’è Sasuke, mi sento avvampare quando c’è Sai... ma chi è che amo veramente? Non posso sperare di stare con entrambi! Sasuke è così affascinante e misterioso, mentre Sai è impassibile all’apparenza, ma ha un lato estremamente gentile e simpatico... uffa! Non lo so! SONO CONFUSA!!!:
-Riesci a risolvere questa equazione, Ino?... Ino?-
-Eh? Ah, ehm, ci provo- A questo punto, non mi resta che aspettare e vedere che succede...
La mano di Ino reggente la biro scorreva con qualche incertezza sul foglio, producendo numeri e simboli. Improvvisamente quella bianca di Sai si posò su di essa.
Ino arrossì:
-E-Ehm...-. Anche il viso del moro si imporporò:
-Oh, s-scusa...-. Lo aveva fatto involontariamente, senza pensarci su.
In un attimo i loro sguardi si incrociarono, mentre due iridi nere profondo e incredibilmente intense si specchiavano in un azzurro limpido come un lago cristallino. I loro cuori presero a battere furiosamente. I loro visi, ormai completamente rossi, erano l’uno di fronte all’altro. Sembrava il momento perfetto, ma...:
-SAI!!!-. I due fecero un balzo sulla sedia per lo spavento. Subito si ritrovarono molto più lontani rispetto a prima, le mani a debita distanza e gli sguardi puntati altrove.
E il rompiscatole, cioè Neji, ignorò completamente la situazione e si avvicinò al moro:
-Sai! Ho bisogno del tuo aiuto!-. L’interpellato sbuffò. Era un miracolo che non si fosse ancora alzato e non lo avesse preso a pugni:
-Che cosa vuoi?-
-Riguarda Naruto-. La rabbia si dissolse in un attimo. Quell’argomento era considerato “top-secret” in quel periodo, se lo nominava era per un affare importante:
-Dimmi tutto-
-Ti spiego mentre andiamo!-. Sai non se lo fece ripetere due volte. Si alzò in piedi immediatamente:
-Ehm, scusa Ino...-. La bionda sorrise. Ci sarebbero state altre occasioni:
-Vai pure-. Così, i due ragazzi si fiondarono fuori dalla biblioteca, che di recente diventava sede di fenomeni alquanto strani.
 
Sasuke odiava stare da solo.
Assurdo, forse? Eppure era così.
Da quando era piccolo, il suo concetto di solitudine era quello del singolo isolamento mentale, che comprendeva la presenza delle voci di bambini in lontananza.
Ma il silenzio puro, quello privo del più piccolo brusio, era insopportabile.
Sapeva bene perché se ne accorgeva solo adesso: perché prima c’era il rumoroso Uzumaki a portare chiasso nella sua vita.
Sempre, ogni giorno, tranne in quegli ultimi, in cui la rabbia era troppo grande per permettergli di scambiare anche una sola parola.
Eppure gli mancava il suo chiacchiericcio irritante, tanto...
Naruto... perché?...
Neanche a volerlo un rumore interruppe quell’insopportabile silenzio che si faceva spazio nella sua stanza. Il suono del suo cellulare, era arrivato un messaggio.
Sasuke
So che sei arrabbiato con me, ma ti chiedo di fare una cosa...
Devi venire alla sala degli incontri, è importante
Ti prego, vieni!
Naruto

Sasuke rimase fermo a pensarci su. Certo, era ancora arrabbiato, ma che doveva fare? Ignorarlo? Certo, chiunque nella sua situazione avrebbe scelto quest’ultima senza nemmeno ragionare, e forse avrebbe dovuto farlo anche lui.
Ma c’era un Post Scriptum.
P.S. non ignorarmi! Non t’azzardare nemmeno!
Il moro lasciò andare un sospiro.
Naruto lo conosceva fin troppo bene per poterlo fregare, meglio accontentarlo. 

  
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