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Autore: andmakeyoumine    26/04/2012    3 recensioni
Volevo creare una FF diversa da quelle in cui Hazza si innamora della protagonista, si fidanzano e fanno i figli, e credo di esserci riuscita. Ovviamente non mi chiamo Brenda, non sono un'emarginata sociale etc..è una storia frutto della mia fantasia. Recensite perchè voglio sapere se piace ciò che pubblico. Grazie se leggerete:3
-Claudia.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2. Una serenità irraggiungibile.
 
Come mio solito, la mattina lascio suonare quella maledetta sveglia almeno dieci volte, nella speranza che i miei genitori escano di casa prima che io mi alzi dal letto. Ed invece mi tocca sempre alzarmi con i rumori di mia madre che lava le sue innumerevoli tazzine di caffè e con mio padre che messaggia col suo collega, che si prepara la borsa da lavoro e nello stesso tempo cerca di allacciarsi la cintura dei pantaloni.
Ogni mattina mi siedo al tavolo della cucina e mi fermo a guardare la situazione ed ogni giorno mi ripeto di non avere proprio posto in questa famiglia; si, tutti troppo indaffarati con il lavoro, la carriera, la vita sociale..insomma, per una figlia, in questa casa, posto proprio non ce n'è.
Questo periodo che sto affrontando è quello in cui non mangio niente, anzi solo a vedere cibo o a sentire il suo odore, mi sento oltre che sazia anche nauseata..e corro a vomitare.
 
"Visto che non stai facendo niente, e che sei inutile, vedi di lasciare libero il posto a tavola per tuo padre, che deve fare colazione!" Si, era mia madre, molto gentile, soprattutto la mattina quando la sua voglia di reiniziare una nuova giornata è pari a zero.
 
""Forse non hai capito che adesso papà si deve sedere a tavola, le sedie sono tutte occupate e l'unica rimasta è quella in cui stai seduta tu, quindi levati di torno che il posto a sedere serve a persone più grandi e più importanti di te." Odiavo quando faceva così, il suo tono di voce era sdrilulo quando parlava a bassa voce, figurarci quando alzava il tono, diventava squillante..in poche parole semplicemente snervante, e sentirla gridare di prima mattina mi fece venire una forte fitta alla tempia.
 
"Sei grassa, in due non ci entrate nella stessa sedia, quindi se ora se non ti ci alzi con le buone, ti facciamo alzare con le cattive io e tuo padre!" Un nodo alla gola improvvisamente mi si formò, sapeva che chiunque mi avesse detto che ero grassa mi a avrebbe fatto stare male, e per quanto cattiva mia madre fosse non pensavo sarebbe stata proprio lei a dirmelo. Una fortissima nausea rapì il mio stomaco, non riuscii a trattenere le lacrime e nemmeno le mie parole.
 
"Le altre sedie sono occupate? E da cosa? Da una busta vuota che prima conteneva la frutta e l'altra da un foglietto di carta mezzo stropicciato che potresti tranquillamente togliere di mezzo? Mamma, dì la verità, dilla! Tu non vuoi che io stia seduta qui con voi, nella stessa vostra stanza, perchè vi do fastidio, anche se non faccio niente! Anzi, è proprio questo che vi da fastidio di me, il fatto che sono una figlia buon a nulla che non vi da soddisfazioni. Ma del resto, cosa pretendete da qualcuno di cui non ve ne può fregare di meno, che pur essendo vostra figlia la trattate peggio di uno sconosciuto?" Dissi questo tutto d'un fiato, poi ripresi a respirare e iniziai a singhiozzare terribilmente. Mio padre si girò verso di me e mi tirò un ceffone che mi fece rivoltare la testa dall'altra parte, mia madre invece rimase lì, a bocca aperta, come se ci fosse un Dio onnipotente davanti a lei al quale non poteva ribellarsi. Mi faceva strano mia madre vederla zitta ed immobile, anche solo per un secondo.
 
"Dopo questo che hai detto, te ne pentirai amaramente di aver ricevuto il dono della voce! Torna nella tua stanza e portami computer e iPod, dopo vatti a preparare ed esci da questa casa, non voglio vederti fino a stasera." Riprese mio padre dopo avermi tirato lo schiaffo.
 
"No papà, quelli no. Tutto tranne che.." Non feci in tempo a terminare la mia frase che mio padre mi fece segno di strapparmi tutti i poster che avevo degli One Direction appesi sulla porta del corridoio, se non gli avessi dato computer e iPod. Non avevo scelta, dovevo darglieli. Mi aveva incastrato. Era bravo quell'uomo ad incastrare la gente, proprio come fece tredici anni fa con mia madre, concependomi.
Lasciai cadere sulle sue mani due dei miei oggetti più cari che mi erano rimasti, e subito mi rintanai in camera mia. Feci come un tuffo per buttarmi sul mio letto e cominciai a piangere a dirotto, come fossi una cascata alla quale non puoi impedire di far scorrere l'acqua. Presi il mio compasso e iniziai a tagliarmi. Non mi aiutava quel gesto, che di solito invece faceva. Cercai disperatamente di fare qualcosa che potesse farmi sentire meglio, ed in preda alla disperazione mi misi faccia a faccia davanti ai poster dei miei idoli ed iniziai a parlare.
 
"Ciao belli, spero voi possiate sentirmi. Credo di essere la Directioner più fedele a questo mondo, quella che qualsiasi scelta voi facciate, buona o cattiva che sia, sta sempre al vostro fianco e vi supporta. Quella fan che nonostante sa di parlare con cinque tizi che non sanno nemmeno della sua esistenza, continua a confidarvi tutti i suoi problemi. Quella fan che darebbe un rene per vedermi cantare dal vivo, quella fan che punta su di voi tutta la sua vita. Quella fan che vi ama più di quanto voi amate voi stessi. Quella fan che non ha bisogno di gridare al mondo di amare gli One Direction, ma che nel suo piccolo sa di farlo, di essere la migliore e catalogarsi come True Directioner. Voi non sapete quanto vorrei qualcuno al mio fianco che mi abbracci, che mi dia affetto..vorrei qualcuno di cui fidarmi, qualacuno a cui non devo lacrime nè perdono, ma semplicemente qualcuno a cui devo affetto che venga ricambiato. Non mi basta mai un taglietto per sfogarmi, ho bisogno anche delle vostre canzoni, dei vostri acuti, delle vostre voci; insomma ho bisogno di voi. Ma oggi, e non so fino a quanto durerà, non vi ho, e questo mi fa stare malissimo. E' tardi e devo andare a scuola, ma continuerò a pensarvi anche da lì, perchè io non vi abbandono mai, sappiatelo." Mi ero sfogata, era come se avessi trovato un rimedio adatto al mio pianto, e mentre mi infilavo quelle fottute pezze addosso, mi sentivo sollevata.
Solito pullman, ultimo posto ultima fila, terza fermata, ecco la mia scuola. Una distesa immensa di ragazze e ragazzi vestiti in modo sciupato (fatto apposta, erano quei vestiti da rapper che vanno di moda adesso) tutti uguali assaliva il bus da cui scendevo. No, non per salutarmi, macchè, ma per abbracciare e riempire di baci gli altri che come me erano arrivati a scuola. Pronta per un altro giorno di scuola? Non proprio, ma come unica opzione, dovevo farmela piacere.
Prima ora matematica, seconda e terza italiano, quarta tecnologia e quinta inglese. Al suono dell'ultima campanella tirai un respiro di sollievo e raccattai tutta la mia roba per andarmene a casa.
Solito pullman, ultimo posto ultima fila, terza fermata, ecco la mia casa. Suonai al citofono e salii come di consueto nel mio appartamento, mi tolsi le scarpe, posai la cartella a terra e andai nella mia stanza. I POSTER ERANO SCOMPARSI. NON C'ERANO PIU' I MURI TAPPEZZATI DA FOTO DI QUELLE CINQUE BELLEZZE, NO. ORA ERA UN MURO BIANCO NORMALE, CON I SEGNI DEI POSTER TIRATI VIA CON FORZA. La mia vista incominciò ad appannarsi, il respiro si faceva sempre più affannato. Mi sentii mancare.
  
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