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Autore: Rin Hisegawa    26/04/2012    3 recensioni
Lui non vorrebbe vederla piangere in quel modo. La guarderebbe con quell'aria di fastidio misto a dispiacere, incerto se abbracciarla o prenderla in giro, e magari alla fine farebbe entrambe le cose. Eppure l'ha scacciata, e lei non può fare a meno di disperarsi, perchè le principesse delle storie si sposano col Principe Azzurro e lei invece si è innamorata del Mago cattivo. [GOLD / BELLE]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Desidera ordinare?
Mr Gold alza gli occhi dal giornale, e sente il colorito abbandonare il proprio volto. Conosce quella voce, riemersa attraverso secoli di incantesimi e battaglie. Il suo cuore inizia a martellare come i tamburi degli Orchi all'orizzonte, e lui non riconosce quella sensazione così simile alla paura.
Gli occhi di Belle (Emily, è costretto a ricordare a se stesso) gli sorridono. Quegli occhi sono cambiati, sono più cupi, più consapevoli. Ma è ancora lei, dopo tutti quegli anni, dopo tutte quelle segrete di castelli che non avrebbe mai dovuto vedere.
- Un caffè espresso, grazie, - dice lui, ricambiando lo sguardo.
Non è stato affatto difficile, anzi, parlarle gli è venuto spontaneo, come se si fossero scambiati qualcuna delle solite battute proprio il giorno prima. La cosa peggiore è questa: il tempo sembra non essere passato affatto. Nonostante lei sia così diversa, nonostante lui abbia passato i giorni a ripetersi che è diversa, rivederla così da vicino è come non averla mai perduta.
Emily annuisce, sorride di nuovo, scrive qualcosa sul taccuino. Le hanno detto che Mr. Gold è una persona orribile. Le hanno detto che il suo sorriso è falso, e che appena abbassi la guardia trova il modo di ingannarti e ricattarti e renderti suo debitore.
Lei non se la sente di giudicare nessuno: ha sentito i clienti della tavola calda mormorare qualcosa fra i denti a proposito della ragazza uscita dal manicomio, la ragazza rifiutata da suo padre, la ragazza che vive alle spese di Granny e sua nipote. Si è sentita in colpa, si è sentita crudele. Quella sera, ha preso un rasoio e si è incisa dei tagli all'interno delle braccia, dove nessuno li avrebbe potuti vedere.
Poi si è sentita stupida, stupida e infantile; ha indossato una camicia a maniche lunghe e si è presentata al lavoro, la mattina dopo, sorridendo come se nulla fosse accaduto. Ed ha giurato di non farlo mai più (per quanto un suo giuramento possa valere).
Ogni tanto, è come se si destasse all'improvviso da un sonno profondissimo. Un attimo prima stava leggendo un libro, quello dopo si ritrova a camminare per strada, senza giacca, nel vento gelido. Non sa come questo possa accadere, ma ha paura di parlarne ad Archie ed ha paura che lui la faccia tornare nella sua stanza nella cantina dell'ospedale.
Ogni tanto, si sente come se si fosse risvegliata in un luogo che non le appartiene. Guarda le auto e le case e la gente che cammina e parla e si muove in un modo che a lei sembra strano. E vuole morire. Non l'ha mai detto a nessuno, e cerca di combattere questa sensazione fingendosi felice e grata di tutto ciò che le è stato dato, ma vuole morire.
Si ritiene fortunata, infondo, perché non ricorda di aver mai avuto così tante persone che si prendessero cura di lei. Ha una casa in cui stare, un lavoro onesto, e sicuramente un giorno ricomincerà a ricordare, e il mondo sarà di nuovo felice e rosa e pieno di sorprese (se mai lo è stato, le viene da pensare, ma siccome non ha memorie che la smentiscano di vuole credere di avere ragione).
Però il suo Principe Azzurro s'è perso per strada, il suo castello è stato dato alle fiamme, i suoi ricordi strappati via da una qualche maledizione. Non riconosce nessun volto fra la gente, eppure le hanno detto che questo è il luogo dov'è nata. E, certi giorni, Emily vuole morire.
- Il suo caffè.
Mr. Gold allunga la mano appena in tempo per riacchiappare al volo il cucchiaino che è scivolato dal vassoio, e si lascia sfuggire un mezzo sorriso sghembo. Possibile che quella ragazza sia sempre così distratta? Emily ride.
- Ottimi riflessi, - commenta, appoggiando un piattino con un cupcake accanto alla tazza di caffè. - Offre la casa. Sto imparando a cucinare i dolci e vorrei un'opinione: c'è troppo cioccolato?
Mr. Gold solleva un sopracciglio. Essere gentile senza far capire di farti un favore è una cosa estremamente da Belle. E fa male, ma male in un modo piacevole.
- Grazie. Prometto che le farò sapere, - risponde, senza cambiare espressione.
Emily si allontana, sorridendo fra sé. Non sa perché le sia venuto in mente di fare una cosa del genere, forse perché Granny le ha lasciato intendere che quell'uomo non merita la sua attenzione. Forse perché, se qualcuno non fosse stato carino con lei, adesso sarebbe ancora a marcire in una stanza buia. Forse, perché in una parte minuscola della sua mente affiora l'immagine di una tazza scheggiata, una tazza che lei ha fatto cadere tanto tempo fa e che non si può riparare.

Quella notte, Emily sogna un castello immerso nell'oscurità di una notte antica come l'Universo intero. All'orizzonte il cielo è tinto di rosso, il rosso del sangue di tutti coloro che sono morti in battaglia (questo almeno è ciò che dicono le leggende), ma in alto, sulla sua testa, le stelle risplendono come perline cucite sull'abito di una principessa.
A oriente, lontano, si odono i tamburi di guerra degli Orchi, ed Emily sa (senza vederla) che laggiù sta infuriando la battaglia, ma non ha paura. In silenzio, raccoglie il suo pugnale e la sacca contenente le erbe magiche che le servono per preparare le sue pozioni. I capelli, lunghi fino alla vita e intrecciati di biancospino ed edera, si agitano nella brezza notturna con un suono come di centinaia di ali.
Senza timore Emily cammina, e cammina ancora, e improvvisamente non è più se stessa ma una creatura antica milioni di anni, nelle cui vene prosciugate scorre magia allo stato puro. Cammina e cammina, e si dirige verso il campo di battaglia, per combattere e uccidere e strappare con i denti la carne dei suoi nemici.
Tutti coloro che amava sono morti (questo è quello che le ha detto la Strega), e non vale più la pena di affannarsi a compiacere dei cadaveri ormai putrefatti sottoterra. Lui non lo avrebbe voluto, lui non l'avrebbe permesso. Le avrebbe detto di essere se stessa, cara, e non perdere stupidamente il proprio tempo dietro alle convenzioni.
E allora Emily che è Belle, e Belle che non è più se stessa, continuano ad avanzare insieme attraverso i boschi immersi nel buio, il volto dipinto coi simboli che hanno appreso dagli stregoni durante il loro vagabondare, al collo la collana di denti affilati che un Re ha donato loro come premio per averlo aiutato a uccidere il drago.
- Non hai paura?
- Certo che ce l'ho.
- E allora perché lo fai?
- Perchè è il mio dovere.
- Non è il tuo dovere, è una follia, e lo sai bene.
- Ma dai, lo faresti anche tu, Emily. Dopotutto, ragazza, sei me...
Lui non vorrebbe vederla piangere in quel modo. La guarderebbe con quell'aria di fastidio misto a dispiacere, incerto se abbracciarla o prenderla in giro, e magari alla fine farebbe entrambe le cose. Eppure l'ha scacciata, e lei non può fare a meno di disperarsi, perchè le principesse delle storie si sposano col Principe Azzurro e lei invece si è innamorata del Mago cattivo.
Il suono lugubre dei tamburi di guerra risuona nella gabbia toracica di Belle a ritmo col battito del suo cuore. Ed Emily si sveglia, intrisa di sudore, disperata mentre il sogno lentamente scivola via dalla sua memoria. Non vuole dimenticare, non deve dimenticare, non adesso che era così vicina alla verità!
Si alza come una sonnambula (in seguito non ricorderà niente di quello che è successo), trova una penna ed un foglio spiegazzato ed inizia a disegnare. Disegna un castello immerso nell'oscurità di un cielo antico come l'Universo intero, con le stelle che osservano dall'alto come tanti occhi malvagi.
Poi entra nel piccolo bagno e si siede nella vasca, completamente vestita. L'acqua calda inizia a scorrere su di lei, inzuppando la maglietta bianca e i pantaloni della tuta che le fanno da pigiama. Quando la lama del rasoio affonda nel suo polso, si rende conto di aver inciso troppo in profondità.
Il sangue inizia a gocciolare implacabile lungo il suo braccio e sparisce nelo scarico, e insieme al sangue se ne va anche la paura. Fuori dalla finestra, il vento soffia incessantemente scuotendo le chiome degli alberi ed ululando come un branco di lupi, ma presto tutto questo sarà finito.
Per far sì che il dolore passi il più in fretta possibile, Emily affonda la lama nella carne una seconda volta, e si sforza di non pensare.

A/N: la parte in cui Belle marcia verso il campo di battaglia si colloca nei (due?) anni che vanno dal momento in cui viene cacciata dal castello di Rumpelstilstkin a quando la Regina lancia la maledizione. Avrò modo di spiegare in seguito, promesso. O magari in un'altra storia. >_O
Scusate per il momento emo. Non è che sia proprio nel mio stile descrivere personaggi che si tagliano, ma spero che leggendo il finale del capitolo, e compreso a cosa questo gesto voleva condurre, mi abbiate perdonato.
  
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