Fanfic su artisti musicali > HIM
Segui la storia  |       
Autore: Heaven_Tonight    27/04/2012    25 recensioni
“Ikkunaprinsessa”. La Principessa alla Finestra.
C’era lei, Lou, in quel ritratto. C’era lei in ogni suo respiro, in ogni cellula o pensiero.
La sua anima, il suo cuore, le sue speranze mai esposte, il suo amore e la sua fiducia in esso in ogni piccola e accurata pennellata di colore vivido.
C’era lei come il suo caro Sig. Korhonen la vedeva.
Al di là della maschera inutile che si era costruita negli anni.
I capelli rossi e lunghi che diventavano un tutt’uno con il cielo stellato.
L’espressione del suo viso, mentre guardava la neve cadere attraverso la finestra, sognante, sorridente.
Lei fiduciosa e serena. Col vestito blu di Nur e la collana con il ciondolo che un tempo era stata di Maili.
Lui aveva mantenuto la sua promessa: le aveva fatto un ritratto, attingendo a ricordi lontani.
L’aveva ritratta anche senza di lei presente in carne e ossa. Meglio di quanto potesse immaginare.
Cogliendo la sua vera essenza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic

Capitolo nove

"I'm waiting for your touch..."





Lou si guardò intorno circospetta mentre attraversava il vialetto che da casa dei vicini intersecava con il suo; camminava rasente il muro evitando le pozze di luce che gettavano i lampioni.
Se avesse visto se stessa dall'esterno con ogni probabilità sarebbe scoppiata a ridere prendendosi in giro... ma quella era sopravvivenza! Al diavolo!

Da circa due settimane, ovvero dalla partenza di Simone, evitava di usare la solita entrata ufficiale, quella che dava sulla strada... quella in cui avrebbe potuto “casualmente” incontrare lui.

E a nulla erano valse le promesse fatte a Simone di cercarlo non appena lui fosse ripartito.

«Hai bisogno di chiarire, hai bisogno di vederlo, non raccontarti fandonie! Cercalo e piantala di fare la codarda! Me lo prometti?»

«Te lo prometto...» – aveva risposto a denti stretti.

Ovviamente non lo aveva fatto. Non solo: stava letteralmente nascondendosi da lui.
Non che lui l'avesse cercata del resto... questo la rendeva ancor più titubante su tutta la storia.
Perchè non la cercava? L'aveva già rimpiazzata con la tipa mora tutta gambe ... ecco perchè!
Ritirava la posta in orari impensabili, uscendo di mattina presto, sgattaiolando sul vialetto come una ladra. Faceva il giro dell'isolato per correre a prendere il tram per andare al lavoro, lo stesso per andare a fare la spesa... usciva prestissimo e rientrava quando era già buio; evitava di accendere le luci di casa, aveva tirato giù le tapparelle per non far filtrare luce dall' interno, dando l'impressione che non fosse in casa, evitando così anche di guardare verso quella maledetta torre.
Aveva sviluppato un piano di fuga e di occultamento perfetto.

Era quasi arrivata. Un'altra giornata era finita; ora si sarebbe potuta rilassare con un bel bagno caldo profumato, le coccole di Katty e un buon libro.

Cercò le chiavi di casa nel caos della borsa mentre girava l'angolo e... ecco Ville che la guardava.
Appoggiato al muro appena fuori dalla porta, rivolto verso l'angolo dal quale era sbucata, come sapesse esattamente da dove sarebbe arrivata.

Le mani affondate nelle tasche dei jeans, un piede appoggiato al muro e negli occhi un'espressione che non prometteva nulla di buono.
No no, per niente.

Si bloccò pietrificata e gli occhi sgranati, con la mano ancora dentro la borsa.

«Buh.»- La sua voce era bassa e rauca e molto, molto seria, al contrario dell'espressione usata.
Lou rimaneva sul posto immobile, si guardò un attimo alle spalle pensando: “Se magari corro veloce...”

«Non pensarci neanche: - disse piatto, leggendole come sempre nella mente – ti riacciuffo in mezzo secondo.»
Staccò il piede dal muro riaddrizzandosi. Lou fece un passo indietro.

Lui assunse un'aria irritata e strinse le labbra accigliandosi.

“Dì qualcosa! Dì qualcosa maledizione, stupida!”

«Che vuoi?» - sbottò acida.

Lui alzò un sopracciglio, fissandola ironico.
«Te?! Prima che tu possa gelarmi con un'altra risposta, posso almeno sapere a cosa debbo tutto questo?» - chiese sferzante.

La gola secca per la sua risposta diretta e sincera.

“ME?! E la spilungona mora?!”

«Non so a che cosa ti riferisci.» - rispose lei alzando il mento con aria di sfida.

“Lou, sei una kamikaze...”.
Ville strinse gli occhi verdi con un lampo assassino.

“Diamine... ma così non vale però..."
Lou annaspò in cerca d'aria.

«Lascia che ti illumini allora: mi stai evitando, sei sparita senza dirmi nulla, hai portato via con te la mia gatta e ora ti comporti in un modo che mi irrita a morte e mi fa venire voglia di...»- sbottò lui sbuffando.

“La SUA gatta?!”
«Voglia di...?» - chiese lei prima di potersi mordere la lingua per averlo solo pensato.

«Voglia di prenderti e baciarti fino a toglierti quell'espressione distaccata e circospetta che hai.»- le rispose calmo, fissandola con i pezzi di giada.

“...”

«Ville.» - mormorò con la gola secca.
«Sì, Ville. Ti ricordi di me?»
“...”

«Restiamo qui tutta la notte? -chiese lui con un sospiro - Voglio vedere la mia gattina... se me lo permetti, ovviamente...» - aggiunse con un sorriso malizioso.
Lou avvampò per il pensiero perverso vedendo un doppio senso nelle sue parole.

Affondò la mano nella borsa trovando quelle maledette chiavi, finalmente.
«Ma certo... - mormorò lei piano – e per inciso: non è la tua gatta.» - aggiunse lei, muovendosi verso la porta evitando di passargli vicino.
Ville le fissava il profilo, l'espressione tra l'irritato e il divertito.
Lei cincischiò per lunghi istanti non riuscendo ad inserire la chiave nella toppa per l'agitazione.


“Mi ha fregata! Non ci posso credere...”


Finalmente aprì la porta fiondandosi dentro per sfuggire a quegli occhi che le stavano bucando la nuca, lasciandogliela aperta con una mano.

«...e comunque come sei entrato?»
Lui fece un sorriso da vampiro.
«Ho scavalcato il cancello... ovviamente.» - ghignò.
Lou cercava di trovare parole per l'interrogatorio che sarebbe presto arrivato: se lo sentiva che lui non aveva nessuna intenzione di lasciar cadere il discorso e Katty era solo una scusa.

La gatta sentendo aprire la porta apparve in fondo al corridoio e si lanciò in una corsa per darle il benvenuto: lei si chinò per accoglierla commossa da tanto affetto, ma la malefica felina la superò come un fulmine per gettarsi addosso a Ville.

“Maledetta stronza traditrice!”


Lou si alzò stizzita girandosi con gli occhi sgranati e offesi verso quei due che tubavano rumorosamente alle sue spalle.
Katty faceva letteralmente l'amore con lui, strofinandosi e leccandogli le mani.
Anche lui sembrava commosso: aveva gli occhi rossi e gonfi.

“Questo è troppo!"
- pensò lei buttando borsa e giacca sulla sedia in corridoio e lasciandoli alle loro moine, se ne andò in salotto.


Una volta un cucina si preparò del latte caldo, per calmarsi e placare i morsi della fame.
Ville apparve con Katty tra le braccia, cercandola con gli occhi e ridendo sotto i baffi.

Quei due erano due gocce d'acqua... entrambi la guardavano beffandosi di lei, gli occhi verdi e l'espressione furba e divertita.

Lou meditò di buttarli entrambi fuori di casa a calci nel sedere.

«Non hai risposto.» - disse avvicinandosi al muretto divisorio tra salotto e cucina, guardandola fisso negli occhi.

«Non ho capito la tua domanda.» - rispose Lou freddamente.

Ville sibilò tra le labbra.
«Perchè mi eviti?»

«Non ti evito: ho avuto da fare.»
«Balle. Ti ho cercata il giorno dopo e la tua amica, alquanto freddamente, mi ha detto che eri andata via con Simone per qualche giorno, non sapeva dove, senza dir nulla anche a lei.»

“Bene! Anche Nur, ora...”.

Non aveva chiarito neanche con lei: quando erano tornati a casa tre giorni dopo, aveva trovato un biglietto dove la avvisava che sarebbe andata via prima del previsto, causa chiamata urgente dal lavoro- chiaramente una scusa- ma aveva casualmente evitato di dirle che Ville l'aveva cercata! Maledizione. Ora lui aveva tutte le carte in mano per darle contro.

«Nur non mi ha detto che mi avevi cercato: è andata via prima che tornassimo.»

«E non potevi cercarmi tu... giustamente. Sapevi che sarei venuto qui il giorno dopo, te lo avevo promesso. Me lo avevi chiesto tu... guardami Lou.» - sbottò irritato mentre lei evitava di guardarlo trafficando inutilmente in cucina, tra tazze e latte e biscotti.

Lei alzò gli occhi, tremando.

“Stramaledetto gatto gigante che mi lascia sempre senza fiato.”.

Si fissarono in silenzio per diversi, interminabili minuti.

«Perchè mi stai evitando? Pensavo... insomma, pensavo che dopo la cena tu fossi... che provassi quello che provo io. Mi sono sbagliato?» - le chiese, diretto come sempre.

«No, non ti sei sbagliato.»- rispose in un soffio.

«E allora cos'è successo? Spiegamelo per favore...»
«Non è importante...»
«Lo è per me. Dimmelo.»- ordinò lui.

«Ville, non ho voglia di parlarne ora.»
«E quando? - posò la gatta per terra, che si lamentò offesa, aggirando il muretto per avvicinarsi impetuoso a lei, prendendole il mento fra le dita – Guardami!»

Lei alzò di nuovo gli occhi su di lui, perdendosi in quei laghi verdi e chiari: le gambe inziarono a cedere.
Troppo vicino. Troppo.
Sentiva l'odore della pelle, e il leggero profumo del dopobarba o sapone che aveva usato per lavarsi... patchouli e spezie come sempre... le labbra piene e sensuali. Perfette.
No, decisamente non andava bene.
Doveva metterlo alla porta. Ora. O non ne sarebbe uscita viva.
Cercò di svicolarsi, ma lui l'afferrò per le braccia costringendola a guardarlo, spingendola contro il piano, imprigionandola con i fianchi.

«Non scappare...» - le sussurrò con quella voce bassa e roca che le metteva i brividi.
«Mi sei... mancata, 'Prinsessa'...»


“Già. Certo. E la stangona mora?”.


Non mi piace starti lontano se non è necessario e tu hai messo le distanze tra noi: vorrei sapere perchè...»- le sussurrava sulle labbra vicinissimo, senza toccarle.
Lei battè le palpebre rapidamente, stordita dal sentirlo premerle contro con il corpo snello.

«Lou...?» - la domanda nella sua voce.
«Non è importante ora.» - rispose lei fissandogli le labbra rapita, col fiato mozzo.

Le braccia si alzarono a cercargli il viso, sfiorandoli gli zigomi con dita leggere.
Una mano dietro la nuca ad accarezzargli i capelli mossi e scuri... lui chiuse gli occhi sospirando.
Quella di Ville si spostò verso il collo, piegandole la testa all'indietro.
La tenne inchiodata con gli occhi, sfiorandole il viso con il naso, le labbra, senza mai toccarla sul serio.
Lou era sul punto di svenire se non l'avesse baciata immediatamente.
Sarebbe morta in apnea, in attesa di un bacio da Valo, pensò ridendo dentro di sè.

«Sì, che lo è... dimmelo...» - le sfiorò le labbra con la punta della lingua.

Accidenti a lui: se voleva estorcerle parole aveva capito esattamente come fare!

«Io... io... - balbettò lei senza voce – ho... visto quella stangona mora al tuo cancello e mi sono girate le balle, ero gelosa e... ho pensato che mi stessi... solo prendendo in giro e che io mi stavo illudendo come una stupida... e che tu non potessi interessarti davvero ad una come me... e non ho voluto passare la giornata ad aspettarti perchè se tu non fossi venuto, come avevi detto, io... sarei stata male. E non voglio stare male. Neanche per te.”- disse tutte d'un fiato vuotando il sacco, guardandolo in tralice.
Lui si bloccò interdetto.

«Quale stangona? Di che stai parlando? - chiese aggrottando le sopracciglia – Non ti seguo...»

«La tipa che era al tuo cancello: quella che impaziente attendeva di entrare in casa tua il mattino dopo la cena, dopo che ti eri strusciato per ore con me!» - proruppe lei con voce acida.

Lui si scostò indeciso se ridere o arrabbiarsi.

«Amy? Sei gelosa di Amy? Lou...» - scoppiò a ridere lui capendo improvvisamente, stringendola, posandole la testa sulla sua.

“Chi diavolo è Amy!?”- pensò lei desiderando la morte immediata della stangona mora.
O perlomeno una bella diarrea fulminante.
Lo fissò rigida.

«Lou... Lou... mia irascibile, insicura, gelosa Prinsessa... Amy è una vocalist. Abbiamo provato una canzone... e mi serviva una voce femminile.» - ridacchiò lui, come se la spiegazione dovesse esserle chiara.
Rimase rigida tra le sue braccia.

«Provare una canzone. A casa tua. Di mattina.» - disse lei piatta, sentendosi una perfetta scema a fargli una scenata di gelosia.
Che diritto aveva? Non stavano mica insieme ed era molto stupido da parte sua.
Lui strinse gli occhi, continuando a ghignare.


“Ora gli tiro una sberla.”

«Sì, a casa mia... dove ho uno studio. Con tutte le attrezzaure... sai, quella roba con cui si fa musica...? - disse passandole una mano dietro la schiena accarezzandola piano, avvicinandola al petto scarno – 'Prinsessa'... tu sei scappata via per questo? Perchè pensavi cosa? Che io e Amy...?»

«Sì. Non è così? Senti, non mi devi spiegazioni e io mi sento stupida a dirti questo! Non mi devi nulla, non sono affari miei. Sei libero di fare quello che ti pare, non stiamo insieme: quindi fa finta di nulla. Sono italiana. - disse velocemente, cercando di darsi un tono leggero – sai, noi italiani siamo così: passionali, ci inalberiamo velocemente e siamo possessivi. Lo sono con tutti. Non farci caso...”.

«Non stiamo insieme?» - chiese, guardandole le labbra mentre parlava.

«Eh?»- lo guardò inebetita.

«Hai detto che non stiamo insieme e che non sono affari tuoi, di fare finta di nulla... 'Prinsessa', ascolta. Io non so tu cosa intendi per stare insieme... sono libero di fare quello che voglio, questo lo so e lo faccio, ma non quello che pensi tu. Non sono il tipo che riesce a gestire più relazioni nello stesso momento: il tempo che posso dedicare ad una sola persona è già troppo poco e, credimi, non ho tempo per avere cose losche in ballo... e non sono il tipo. Il sesso senza amore è triste. Quindi qualsiasi cosa tu abbia potuto pensare con quella deliziosa testolina piena di ricci, è sbagliata: Amy è solo una vocalist, una voce. Per una canzone che ho scritto, pensando a te.» - disse serio.

«Una canzone... per me?» - chiese lei con un filo di voce, sentendosi ancora più sciocca e in colpa.

«Per ora è solo un' idea... ma sì, avevo questa melodia che mi girava in testa ogni volta che ero con te... volevo provarla.» - le rispose alzando le spalle, come se nulla fosse.

“Ok, calma. Ville Valo ha solo detto che sta scrivendo una canzone. E che gliel'hai ispirata tu. Calma. Non è niente... che vuoi che sia? … ora svengo..."

Lou lo guardò come se fosse pazzo.
Lui ridacchiò baciandole la punta del naso.
«Non andare mai più via senza dirmi nulla, 'Prinsessa'. Soprattutto per ragioni stupide come altre donne: ci sei tu ora.
Non ho bisogno di altro.»

«Ville...» - disse Lou senza aggiungere altro.

«Mi ringrazierai quando la sentirai, ok? - disse ridendo a bassa voce - Magari ti fa schifo...»

«No, io volevo chiederti scusa... mi sento sciocca e infantile. Faccio pagare a te le mie insicurezze e non è giusto... scusa se sono andata via senza dirti niente, ma ero... non lo so neanche io come mi sentivo. Avevo bisogno di andar via. Ma non è servito mettere le distanze tra noi per non pensarti più: ti ho pensato ogni momento di ogni giorno...»
“Ha detto che non contano le altre donne?" Le si piegarono le ginocchia.

Ville la strinse ancora di più a sè, baciandole i capelli, strofinandovi il viso sopra, aspirandone il profumo.
«Ti prometto che non tradirò la tua fiducia, Lou... fidati di me...»

Lei annuì tornando a respirare normalmente abbracciandolo, facendo passare le braccia intorno alla vita snella e sottile di lui.

«Scusa...» - gli borbottò contrò il petto, sulla camicia azzurra che aveva sotto la giacca che profumava di lui.
«Dovrai fare ben altro che chieder scusa, per farti perdonare...» - sussurrò lui con voce sexy, scendendo con le mani dalla schiena fino sopra il bordo dei jeans a vita bassa.
Le fischiarono le orecchie e avvampò fino alla radice dei capelli.

Alzò il viso per chiedergli cosa intendesse ma la bocca di lui scese sulla sua senza darle tempo di parlare o blaterare ancora.
La baciò con lentezza strofinando prima le labbra sulle sue, poi affondò la lingua accarezzando quella di lei in una danza lenta e sensuale.
Lou si aggrappò alle sue spalle per non scivolare in una pozza informe ai suoi piedi.
La baciava... eccome se la baciava e anche bene!

“Perchè mi sono negata tutto questo paradiso?”
Pensò con una parte del cervello non ancora fusa, mentre si strofinava contro di lui mugolando.

Le prese la bocca in un bacio famelico, leccandole le labbra, mordicchiandole fino a farle girare la testa, lasciandola senza fiato nei polmoni.
Intanto le mani affusolate di Ville si erano insinuate sotto la maglietta, senza perdere tempo le scostò il pizzo del reggiseno, una mano a coppa sul seno, stuzzicandole un capezzolo con il pollice, facendolo ruotare fino a farlo indurire come un diamante, senza smettere di baciarla.
Vacillò leggermente nel sentire finalmente, la sua mano sulla pelle sensibile del seno... aveva dimenticato la sensazione di essere toccata in quel modo.
Ville si fermò per un secondo solo, guardandola intensamente negli occhi, bruciandola.

«Ti voglio...» - le sussurrò appena, aspettando la sua risposta.

Lou sentì il suo neurone, l'unico rimasto sano esalare l'ultimo respiro.
Esitò solo un'istante.

«Anch'io...»
La prese per mano portandola velocemente in camera da letto.
Con il cuore che voleva scoppiarle dentro il petto lo seguì senza fare storie, lasciandosi baciare non appena toccarono il letto.
Ville la baciò ancora a lungo, senza fretta.

Lou slacciò i bottoni della camicia azzurra vedendo animarsi sotto le dita il respiro di lui, sotto strati di ossa e carne. Fissò sbigottita gli innumerevoli tatuaggi su tutta la superficie del petto, trovandolo ancora più sexy se mai fosse possibile... posò le mani sul petto e poi più su, fin sulle spalle, facendo scivolare le maniche lungo le braccia seguendo i suoi movimenti.
Lui si sbarazzò della camicia lanciandola via.

Posò le labbra bollenti sulla pelle strappandogli un sospiro, la mano pronta a sostenerle la testa massaggiandole la nuca in modo sensuale... lambì i contorni dei piccoli capezzoli maschili con la punta della lingua.
La sua pelle aveva un sapore che la faceva impazzire... gli fece scivolare le dita fino all'ombellico e si ricordò improvvisamente del tatuaggio proprio al di sotto di esso. Lo sfiorò con le dita, ripromettendosi che ci sarebbe arrivata più tardi.
Ville le baciava il collo.

“Un bacio, un altro, un altro ancora... una collana d'estasi che mi cinge il collo... un'incantesimo sulle tue labbra, intrappolato fra di noi...”

…alternando baci e morsetti, leccandole la pelle dolcemente le sfilò una bretella seguendola con le labbra lungo il braccio, poi si dedicò all'altro... stesso percorso che le procurò brividi di piacere, facendole tremare qualcosa dentro la pancia.
Le labbra poi si spostarono sulla gola scendendo più giù, lentamente, lasciando una scia di piccoli baci fino alla cupoletta del seno tondo di Lou.
Strofinò il viso e le labbra sulla stoffa leggera del reggiseno, scostandola con i denti.
Lei annaspò nel sentire le labbra e la lingua che la lambivano e accarezzavano dolcemente... gli inifilò una mano fra i capelli attirandolo su di sè, con un sospiro.

«Sei dolce, “Prinsessa”... Mi piace il profumo della tua pelle... e il tuo sapore... sai di vaniglia... e di sole... » - bisbigliò lui.
La mani scivolarono sulla vita sfiorandole i fianchi, facendole accapponare la pelle... le mani di lei sulle sue spalle, sulla schiena a scoprire sentieri e avvallamenti sulla sua pelle... lui sospirò, sommesso, rapido, le mani si strinsero sui fianchi di Lou. La fece rotolare su di sé, liberandola dall'impiccio del reggiseno e con un rantolo soddisfatto prese un capezzolo roseo tra le labbra.

Lou gli prese il volto tra le mani baciandolo con passione, per poi scendere lungo il collo, il mento, strofinandosi su di lui, inalando con un gemito il suo odore.

«Anche tu hai un buon profumo... e mi piace il sapore che hai...» - gli sussurrò in un orecchio, sentendolo trattenere il respiro.
Le labbra scesero giù sul petto, una lunga scia di baci, le mani che andarono in avanscoperta.
Si ritrovò a baciare facce di sconosciuti disegnati sulla pelle bollente di lui, dei quali avrebbe chiesto successivamente... le labbra tracciarono i contorni sui muscoli e le linee della gabbia toracica, che si espandeva al ritmo del suo respiro irregolare... giù, più giù, a baciare, a mordicchiare la carne dell'addome di lui, sfiorando il tatuaggio appena visibile dal bordo dei jeans a vita bassisima.
Lo baciò con emozione, leccando piano la pelle, sul cuore disegnato al centro del tatuaggio... sapeva cos'era, era il “suo simbolo”. Ville lo aveva disegnato quando giovanissimo, aveva iniziato a pensare ad una band sul serio... il significato di tutta la musica degli HIM... amore e morte, gioia e dolore, in un connubio perfetto, non esiste l'uno senza l'altro... Il pentacolo simbolo della morte, il cuore dell'amore e il cerchio che rappresenta la convivenza.

L'heartagram.

Lo sentì inspirare rapidamente mentre le sfiorava i capelli con una mano.

Tornò su lentamente, facendo il percorso al contrario... una scia di baci e colpi di lingua... posò la testa sul cuore, sentendolo battere frenetico al di sotto degli strati di pelle e muscoli.

«Vieni qui...» - la attrasse a sè facendola stendere su di lui, pelle contro pelle, le sue mani che correvano veloci sulla schiena, ad afferrare la forma tonda dei glutei di lei, sopra i jeans stretti.
Le piaceva il contatto della pelle di Ville sulla sua, calda e setosa... il profumo che sprigionava era un afrodisiaco sui suoi sensi assopiti.
Ville non aveva nessuna urgenza... la baciava e sfiorava senza forzare mai la mano.
Per Lou era un modo di fare l'amore che le era sconosciuto: con Andrea si era sempre sentita “consumata in fretta”... era sempre stato precipitoso e l'aveva schiacciata in tutti I sensi.
Anche nel sesso con lui si era sempre sentita un personaggio marginale, a lato della storia... mai protagonista, mai importante.
Venivano prima sempre i desideri di Andrea e poi i suoi.

Ville stava facendo l'amore con lei nel modo più dolce, più sensuale, più travolgente.
La scopriva pian piano, lasciandola sciogliersi tra le sue braccia secondo i suoi tempi e per tutto il tempo la guardava negli occhi... cercando di capire cosa stesse provando... sorridendole, sussurrandole parole sulla pelle...

I jeans di entrambi volarono sul pavimento... lei trattenne il fiato quando lui rimase nudo.
Non portava intimo!
Ville ridacchiò divertito davanti al suo rossore, baciandola sulle labbra lentamente e accarezzando languidamente la schiena nuda di Lou.
Si stese sopra di lei, lasciandola senza fiato con una raffica di baci dalle labbra al ventre piatto, sfiorando con le labbra il bordo degli slip bianchi e semplici.
Una parte del suo cervello si maledisse per non aver mai dato ascolto a Nur di arricchire il suo guardaroba di completini sexy... ora Valo si ritrovava a fare l'amore per la prima volta con lei, con indosso uno slip che faceva tristezza solo a vederlo!

Un dito lentamente tirava giù lo slip, mentre lui tornava su per intrappolarle le labbra in un bacio travolgente... a momenti si sarebbe liquefatta, ne era certa... quando anche gli slip tristi e bianchi raggiunsero il resto dei vestiti, Ville si stese di lato, accanto a lei tenendola stretta con un braccio e con l'altro la sfiorava con dita leggere dal viso, giù... giù... fino ai polpacci.

Lei lo guardava negli occhi, con il respiro che a tratti le mancava.
«Voglio toccarti anche io...» - gli sussurrò con un brivido.

Lui fece un sorriso da Stregatto e si stese a pancia in su in attesa.
Lou deglutì a vuoto, guardandolo per tutta la sua lunghezza. Era alto e lungo: snello e non scheletrico come pensava.
Ogni parte del suo corpo era perfetta anche se non scolpito e mascolino in modo canonico.
La mano di Lou scoprì i punti in cui gli piaceva essere toccato guidata dai suoi sospiri, dal modo in cui tratteneva il fiato... vide il desiderio di lui crescere sotto i suo occhi, il sesso che svettava orgoglioso.

Avvampò sentendosi mancare, sentendosi eccitata come non ricordava di essere mai stata.
Sentendo di vivere un sogno che non le era concesso di desiderare.
Quando, dopo molto tempo, tanti sospiri e brividi dopo.. si stese su di lei,chiuse gli occhi abbandonandosi alla passione...
«Guardami Lou... - bisbigliò sorridendole, baciandole le labbra fino a consumarle, come se conoscesse un segreto su di lei – voglio che mi guardi...»

E la portò con sè nel suo paradiso privato...


******

“Il mio cuore nei suoi polsi... il suo nei miei... il mio corpo una mappa per i suoi baci, una carta geografica sotto le sue dita pazienti...”.


Lou era seduta con la schiena appoggiata al calorifero, lo sguardo fuori, avvolta nel plaid seduta sopra il gatto morto come tante innumerevoli volte prima... ma ora in quella stanza oltre al suo respiro c'era anche quello dell'uomo addormentato nel suo letto.
Si guardò le cosce e sorrise avvampando: le aveva lasciato i segni dei baci, segni rossi dovuti alla barba che stava ricrescendo.
Lo aveva guardato dormire per molto tempo e quando lui aveva allentato la braccia intorno a lei si era alzata in preda ad emozioni contrastanti.
Era felice, appagata... e lui era meraviglioso... e lei, spaventata a morte.

Era innamorata di lui. Non si sarebbe lasciata andare in quel modo, se non lo fosse stata.
Lui le aveva rubato il cuore con un solo sguardo.
Un movimento alla sua sinistra e due occhi verdi nella penombra della stanza che la osservavano.
Katty era sull'uscio a fissarla: avanzò nella stanza guardando prima verso di lei poi verso il letto, indecisa sul da farsi. Lei allungò un braccio per chiamarla a sè, per farlo dormire ancora un pò prima che sorgesse il sole e lui andasse via...
La gatta la osservò e con un salto si arrampicò su per le coperte per arrivare a fatica fino ai piedi nudi di Ville. Per fortuna si accoccolò senza salirgli addosso, accontentandosi di stargli vicino.
Lei guardò la sua schiena, ritrovandosi a fissare gli occhi tatuati di Poe... sorrise... le sarebbe piaciuto ascoltare la sua spiegazione personale di tutti quei tatuaggi su quel corpo che amava.
Tornò a guardare il cielo che stava rischiarando nell'alba imminente.
Era stranamente calma e serena... e la cosa era in contrasto con la paura che era nel suo cuore.
La paura di fare un passo falso, di farsi male... ma voleva viverla fino in fondo.
Un fruscìo di lenzuola.
Si voltò piano e ora gli occhi verdi che la fissavano erano quattro.
Le sorrise. Un lento, sensuale sorriso che le fece stringere le pareti dello stomaco.

«Che fai lì?» - bisbigliò con la voce più sexy che lei avesse mai sentito.

«Sto aspettando che sorga il sole...» - rispose lei piano, affondando in quei laghi di giada.

«Vieni qui...» - le fece segno lui sorridendo, battendo con un dito sul letto.

Lei sorrise e fece segno di no, maliziosa.
Ville sospirò piano, alzandosi dal letto e andando verso di lei nudo.
Lei fissò quel corpo slanciato e perfetto nel suo essere unico, non perdendosi nulla, nessun particolare, mentre lui avanzava elegante come un gatto.
Si accoccolò davanti a lei, incrociando le lunghe gambe magre.

«Allora aspetterò con te...» – disse piano sorridendole.

«Se rimani lì non lo vedrai... sorge solo da questa parte, sai?»


Lui scosse la testa lentamente, continuando a sorriderle dolce.

«Non importa... lo vedrò sorgere nei tuoi occhi...»


******



Angolo di quella che pensa di essere autrice:

Oooooookkkkkkk ora non voglio sentire storie!!
Avete avuto quello che aspettavate da nove capitoli!! :D
Ammetto che scrivere questo capitolo ha provato anche me... ero lì col batticuore per tutto il tempo... manco ci fossi io con Valo...ç.ç... spero di non aver deluso le vostre aspettative... rileggendolo ho ancora il cuore che mi batte forte... stupida donna romantica...U,u
Ora aspetto i vostri commentini, mie amate!


Come sempre devo ringraziare tutte a partire dalle mie due Beta: Mia Mugliera Cicci-Vivi (Deilantha) e Sara Pulci;
le mie sister fedeli e pronte a recensire alla velocità della luce: selevalo, arwen85, Echelena, Lady Angel 2002, Ila_76, apinacuriosaEchelon, Villina92 poi quelle un pò più latitanti o tirchie di commenti... poisongirl76, marfa, dile91, fnghera;
e grazie anche a angelica78vf, K Ciel e VioValo ,LonelyJuliet ,le nuove "recensore"!

Spero che prima o poi commentino anche le "fantasmine" che leggono e non lasciano nessun segno del loro passaggio... accontentate questa povera donna...
Ora basta blaterare, che faccio concorrenza a Lou nei suoi momenti peggiori!!
A presto,
*H_T*

   
 
Leggi le 25 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > HIM / Vai alla pagina dell'autore: Heaven_Tonight