Capitolo nove "I'm waiting for your touch..."
Lou
si
guardò intorno circospetta mentre attraversava il vialetto
che da casa dei vicini intersecava con il suo; camminava rasente il
muro evitando le pozze di luce che gettavano i lampioni.
Se
avesse
visto se stessa dall'esterno con ogni probabilità sarebbe
scoppiata a ridere prendendosi in giro... ma quella era sopravvivenza!
Al diavolo!
Da
circa due
settimane, ovvero dalla partenza di Simone, evitava di usare la solita
entrata ufficiale, quella che dava sulla strada... quella in cui
avrebbe potuto “casualmente” incontrare
lui.
E
a nulla
erano valse le promesse fatte a Simone di cercarlo non appena lui fosse
ripartito.
«Hai
bisogno di chiarire, hai bisogno di vederlo, non raccontarti fandonie!
Cercalo e piantala di fare la codarda! Me lo prometti?»
«Te
lo prometto...» – aveva risposto a denti
stretti.
Ovviamente
non lo aveva fatto. Non solo: stava letteralmente nascondendosi da lui.
Non
che lui
l'avesse cercata del resto... questo la rendeva ancor più
titubante su tutta la storia.
Perchè
non la cercava? L'aveva già rimpiazzata con la tipa mora
tutta gambe ... ecco perchè!
Ritirava
la
posta in orari impensabili, uscendo di mattina presto, sgattaiolando
sul vialetto come una ladra. Faceva il giro dell'isolato per correre a
prendere il tram per andare al lavoro, lo stesso per andare a fare la
spesa... usciva prestissimo e rientrava quando era già buio;
evitava di accendere le luci di casa, aveva tirato giù le
tapparelle per non far filtrare luce dall' interno, dando l'impressione
che non fosse in casa, evitando così anche di guardare verso
quella maledetta torre.
Aveva
sviluppato un piano di fuga e di occultamento perfetto.
Era
quasi
arrivata. Un'altra giornata era finita; ora si sarebbe potuta rilassare
con un bel bagno caldo profumato, le coccole di Katty e un buon libro.
Cercò
le chiavi di casa nel caos della borsa mentre girava l'angolo e... ecco
Ville che la guardava.
Appoggiato
al muro appena fuori dalla porta, rivolto verso l'angolo dal quale era
sbucata, come sapesse esattamente da dove sarebbe arrivata.
Le mani affondate nelle tasche dei jeans, un piede appoggiato al muro e negli occhi un'espressione che non prometteva nulla di buono. No no, per niente. Si bloccò pietrificata e gli occhi sgranati, con la mano ancora dentro la borsa. «Buh.»-
La sua voce era bassa e rauca e molto, molto seria, al contrario
dell'espressione usata.
Lou
rimaneva
sul posto immobile, si guardò un attimo alle spalle
pensando: “Se
magari corro veloce...”
«Non pensarci neanche: - disse piatto, leggendole come sempre nella mente – ti riacciuffo in mezzo secondo.» Staccò
il piede dal muro riaddrizzandosi. Lou fece un passo indietro.
Lui assunse un'aria irritata e strinse le labbra accigliandosi. “Dì
qualcosa! Dì qualcosa maledizione, stupida!”
«Che
vuoi?» - sbottò acida.
Lui
alzò un sopracciglio, fissandola ironico.
«Te?!
Prima che tu possa gelarmi con un'altra risposta, posso almeno sapere a
cosa debbo tutto questo?» - chiese sferzante.
La
gola
secca per la sua risposta diretta e sincera.
“ME?!
E la spilungona mora?!”
«Non
so a che cosa ti riferisci.» - rispose lei alzando il
mento con aria di sfida.
“Lou,
sei una kamikaze...”.
Ville
strinse gli occhi verdi con un lampo assassino.
“Diamine... ma così non vale però..." Lou
annaspò in cerca d'aria.
«Lascia
che ti illumini allora: mi stai evitando, sei sparita senza dirmi
nulla, hai portato via con te la mia gatta e ora ti comporti in un modo
che mi irrita a morte e mi fa venire voglia di...»-
sbottò lui sbuffando.
“La SUA gatta?!” «Voglia
di...?» - chiese lei prima di potersi mordere la lingua per
averlo solo
pensato.
«Voglia
di prenderti e baciarti fino a toglierti quell'espressione distaccata e
circospetta che hai.»- le rispose calmo, fissandola con i
pezzi di giada.
“...” «Ville.» - mormorò con la gola secca. «Sì,
Ville. Ti ricordi di me?»
“...”
«Restiamo qui tutta la notte? -chiese lui con un sospiro - Voglio vedere la mia gattina... se me lo permetti, ovviamente...» - aggiunse con un sorriso malizioso. Lou
avvampò per il pensiero perverso vedendo un doppio senso
nelle sue parole.
Affondò
la mano nella borsa trovando quelle maledette chiavi, finalmente.
«Ma
certo... - mormorò lei piano – e per inciso: non
è la tua gatta.» - aggiunse lei, muovendosi verso
la porta evitando di passargli vicino.
Ville
le
fissava il profilo, l'espressione tra l'irritato e il divertito.
Lei
cincischiò per lunghi istanti non riuscendo ad inserire la
chiave nella toppa per l'agitazione.
“Mi ha fregata! Non ci posso credere...” Finalmente aprì la porta fiondandosi dentro per sfuggire a quegli occhi che le stavano bucando la nuca, lasciandogliela aperta con una mano. «...e comunque come sei entrato?» Lui
fece un
sorriso da vampiro.
«Ho
scavalcato il cancello... ovviamente.» - ghignò.
Lou
cercava
di trovare parole per l'interrogatorio che sarebbe presto arrivato: se
lo sentiva che lui non aveva nessuna intenzione di lasciar cadere il
discorso e Katty era solo una scusa.
La gatta sentendo aprire la porta apparve in fondo al corridoio e si lanciò in una corsa per darle il benvenuto: lei si chinò per accoglierla commossa da tanto affetto, ma la malefica felina la superò come un fulmine per gettarsi addosso a Ville. “Maledetta
stronza traditrice!”
Lou si alzò stizzita girandosi con gli occhi sgranati e offesi verso quei due che tubavano rumorosamente alle sue spalle. Katty
faceva
letteralmente l'amore con lui, strofinandosi e leccandogli le mani.
Anche
lui
sembrava commosso: aveva gli occhi rossi e gonfi.
“Questo è troppo!"- pensò lei buttando borsa e giacca sulla sedia in corridoio e lasciandoli alle loro moine, se ne andò in salotto. Una volta un cucina si preparò del latte caldo, per calmarsi e placare i morsi della fame. Ville
apparve con Katty tra le braccia, cercandola con gli occhi e ridendo
sotto i baffi.
Quei
due
erano due gocce d'acqua... entrambi la guardavano beffandosi di lei,
gli occhi verdi e l'espressione furba e divertita.
Lou
meditò di buttarli entrambi fuori di casa a calci nel sedere.
«Non hai risposto.» - disse avvicinandosi al muretto divisorio tra salotto e cucina, guardandola fisso negli occhi. «Non
ho capito la tua domanda.» - rispose Lou freddamente.
Ville
sibilò tra le labbra.
«Perchè
mi eviti?»
«Non ti evito: ho avuto da fare.» «Balle.
Ti ho cercata il giorno dopo e la tua amica, alquanto freddamente, mi
ha detto che eri andata via con Simone per qualche giorno, non sapeva
dove, senza dir nulla anche a lei.»
“Bene!
Anche Nur, ora...”.
Non
aveva
chiarito neanche con lei: quando erano tornati a casa tre giorni dopo,
aveva trovato un biglietto dove la avvisava che sarebbe andata via
prima del previsto, causa chiamata urgente dal lavoro- chiaramente una
scusa- ma aveva casualmente evitato di dirle che
Ville l'aveva cercata! Maledizione. Ora lui aveva tutte le carte in
mano per darle contro.
«Nur
non mi ha detto che mi avevi cercato: è andata via prima che
tornassimo.»
«E
non potevi cercarmi tu... giustamente. Sapevi che sarei venuto qui il
giorno dopo, te lo avevo promesso. Me lo avevi chiesto tu... guardami
Lou.» - sbottò irritato mentre lei evitava di
guardarlo
trafficando inutilmente in cucina, tra tazze e latte e biscotti.
Lei alzò gli occhi, tremando. “Stramaledetto
gatto gigante che mi lascia sempre senza fiato.”.
Si
fissarono
in silenzio per diversi, interminabili minuti.
«Perchè mi stai evitando? Pensavo... insomma, pensavo che dopo la cena tu fossi... che provassi quello che provo io. Mi sono sbagliato?» - le chiese, diretto come sempre. «No, non ti sei sbagliato.»- rispose in un soffio. «E allora cos'è successo? Spiegamelo per favore...» «Non
è importante...»
«Lo
è per me. Dimmelo.»- ordinò lui.
«Ville,
non ho voglia di parlarne ora.»
«E
quando? - posò la gatta per terra, che si
lamentò offesa, aggirando il muretto per avvicinarsi
impetuoso a lei, prendendole il mento fra le dita – Guardami!»
Lei
alzò di nuovo gli occhi su di lui, perdendosi in quei laghi
verdi e chiari: le gambe inziarono a cedere.
Troppo
vicino. Troppo.
Sentiva
l'odore della pelle, e il leggero profumo del dopobarba o sapone che
aveva usato per lavarsi... patchouli e spezie come sempre... le labbra
piene e sensuali. Perfette.
No,
decisamente non andava bene.
Doveva
metterlo alla porta. Ora. O non ne sarebbe uscita viva.
Cercò
di svicolarsi, ma lui l'afferrò per le braccia
costringendola a guardarlo, spingendola contro il piano,
imprigionandola con i fianchi.
«Non scappare...» - le sussurrò con quella voce bassa e roca che le metteva i brividi. «Mi
sei... mancata, 'Prinsessa'...»
“Già. Certo. E la stangona mora?”. Non mi piace starti lontano se non è necessario e tu hai messo le distanze tra noi: vorrei sapere perchè...»- le sussurrava sulle labbra vicinissimo, senza toccarle. Lei
battè le palpebre rapidamente, stordita dal sentirlo
premerle contro con il corpo snello.
«Lou...?» - la domanda nella sua voce. «Non
è importante ora.» - rispose lei fissandogli le
labbra rapita, col fiato mozzo.
Le braccia si alzarono a cercargli il viso, sfiorandoli gli zigomi con dita leggere. Una
mano
dietro la nuca ad accarezzargli i capelli mossi e scuri... lui chiuse
gli occhi sospirando.
Quella
di
Ville si spostò verso il collo, piegandole la testa
all'indietro.
La
tenne
inchiodata con gli occhi, sfiorandole il viso con il naso, le labbra,
senza mai toccarla sul serio.
Lou
era sul
punto di svenire se non l'avesse baciata immediatamente.
Sarebbe
morta in apnea, in attesa di un bacio da Valo, pensò ridendo
dentro di sè.
«Sì, che lo è... dimmelo...» - le sfiorò le labbra con la punta della lingua. Accidenti a lui: se voleva estorcerle parole aveva capito esattamente come fare! «Io...
io... - balbettò lei senza voce – ho... visto
quella stangona mora al tuo cancello e mi sono girate le balle, ero
gelosa e... ho pensato che mi stessi... solo prendendo in giro e che io
mi stavo illudendo come una stupida... e che tu non potessi
interessarti davvero ad una come me... e non ho voluto passare la
giornata ad aspettarti perchè se tu non fossi venuto, come
avevi detto, io... sarei stata male. E non voglio stare male. Neanche
per te.”- disse tutte d'un fiato vuotando il sacco,
guardandolo in tralice.
Lui
si
bloccò interdetto.
«Quale stangona? Di che stai parlando? - chiese aggrottando le sopracciglia – Non ti seguo...» «La
tipa che era al tuo cancello: quella che impaziente attendeva di
entrare in casa tua il mattino dopo la cena, dopo che ti eri strusciato
per ore con me!» - proruppe lei con voce acida.
Lui si scostò indeciso se ridere o arrabbiarsi. «Amy?
Sei gelosa di Amy? Lou...» - scoppiò a ridere
lui capendo improvvisamente, stringendola, posandole la testa sulla sua.
“Chi
diavolo è Amy!?”- pensò
lei
desiderando la morte immediata della stangona mora.
O
perlomeno
una bella diarrea fulminante.
Lo
fissò rigida.
«Lou...
Lou... mia irascibile, insicura, gelosa Prinsessa... Amy è
una vocalist. Abbiamo provato una canzone... e mi serviva una voce
femminile.» - ridacchiò lui, come se la
spiegazione dovesse esserle chiara.
Rimase
rigida tra le sue braccia.
«Provare
una canzone. A casa tua. Di mattina.» - disse lei piatta,
sentendosi una perfetta scema a fargli una scenata di gelosia.
Che
diritto
aveva? Non stavano mica insieme ed era molto stupido da parte sua.
Lui
strinse
gli occhi, continuando a ghignare.
“Ora
gli tiro una sberla.”
«Sì,
a casa mia... dove ho uno studio. Con tutte le attrezzaure... sai,
quella roba con cui si fa musica...? - disse passandole una mano dietro
la schiena accarezzandola piano, avvicinandola al petto scarno
– 'Prinsessa'...
tu
sei scappata via per questo? Perchè pensavi cosa? Che io e
Amy...?»
«Sì.
Non è così? Senti, non mi devi spiegazioni e io
mi sento stupida a dirti questo! Non mi devi nulla, non sono affari
miei. Sei libero di fare quello che ti pare, non stiamo insieme: quindi
fa finta di nulla. Sono italiana. - disse velocemente, cercando di
darsi un tono leggero – sai, noi italiani siamo
così: passionali, ci inalberiamo velocemente e siamo
possessivi. Lo sono con tutti. Non farci caso...”.
«Non stiamo insieme?» - chiese, guardandole le labbra mentre parlava. «Eh?»- lo guardò inebetita. «Hai detto che non stiamo insieme e che non sono affari tuoi, di fare finta di nulla... 'Prinsessa', ascolta. Io non so tu cosa intendi per stare insieme... sono libero di fare quello che voglio, questo lo so e lo faccio, ma non quello che pensi tu. Non sono il tipo che riesce a gestire più relazioni nello stesso momento: il tempo che posso dedicare ad una sola persona è già troppo poco e, credimi, non ho tempo per avere cose losche in ballo... e non sono il tipo. Il sesso senza amore è triste. Quindi qualsiasi cosa tu abbia potuto pensare con quella deliziosa testolina piena di ricci, è sbagliata: Amy è solo una vocalist, una voce. Per una canzone che ho scritto, pensando a te.» - disse serio. «Una
canzone... per me?» - chiese lei con un filo di voce,
sentendosi ancora più sciocca e in colpa.
«Per ora è solo un' idea... ma sì, avevo questa melodia che mi girava in testa ogni volta che ero con te... volevo provarla.» - le rispose alzando le spalle, come se nulla fosse. “Ok, calma. Ville Valo ha solo detto che sta scrivendo una canzone. E che gliel'hai ispirata tu. Calma. Non è niente... che vuoi che sia? … ora svengo..." Lou
lo
guardò come se fosse pazzo.
Lui
ridacchiò baciandole la punta del naso.
«Non
andare mai più via senza dirmi nulla, 'Prinsessa'.
Soprattutto per ragioni stupide come altre donne: ci sei tu ora.
Non ho bisogno di altro.» «Ville...»
- disse Lou senza aggiungere altro.
«Mi ringrazierai quando la sentirai, ok? - disse ridendo a bassa voce - Magari ti fa schifo...» «No,
io volevo chiederti scusa... mi sento sciocca e infantile. Faccio
pagare a te le mie insicurezze e non è giusto... scusa se
sono andata via senza dirti niente, ma ero... non lo so neanche io come
mi sentivo. Avevo bisogno di andar via. Ma non è servito
mettere le distanze tra noi per non pensarti più: ti ho
pensato ogni momento di ogni giorno...»
“Ha
detto che non contano le altre donne?" Le si
piegarono le ginocchia.
Ville
la
strinse ancora di più a sè, baciandole i capelli,
strofinandovi il viso sopra, aspirandone il profumo.
«Ti
prometto che non tradirò la tua fiducia, Lou... fidati di
me...»
Lei
annuì tornando a respirare normalmente abbracciandolo,
facendo passare le braccia intorno alla vita snella e sottile di lui.
«Scusa...»
- gli borbottò contrò il petto, sulla camicia
azzurra che aveva sotto la giacca che profumava di lui.
«Dovrai
fare ben altro che chieder scusa, per farti perdonare...»
-
sussurrò lui con voce sexy, scendendo con le mani dalla
schiena fino sopra il bordo dei jeans a vita bassa.
Le
fischiarono le orecchie e avvampò fino alla radice dei
capelli.
Alzò
il viso per chiedergli cosa intendesse ma la bocca di lui scese sulla
sua senza darle tempo di parlare o blaterare ancora.
La
baciò con lentezza strofinando prima le labbra sulle sue,
poi affondò la lingua accarezzando quella di lei in una
danza lenta e sensuale.
Lou
si
aggrappò alle sue spalle per non scivolare in una pozza
informe ai suoi piedi.
La
baciava... eccome se la baciava e anche bene!
“Perchè
mi sono negata tutto questo paradiso?”
Pensò con una parte del cervello non ancora fusa, mentre si strofinava contro di lui mugolando. Le
prese la
bocca in un bacio famelico, leccandole le labbra, mordicchiandole fino
a farle girare la testa, lasciandola senza fiato nei polmoni.
Intanto
le
mani affusolate di Ville si erano insinuate sotto la maglietta, senza
perdere tempo le scostò il pizzo del reggiseno, una mano a
coppa sul seno, stuzzicandole un capezzolo con il pollice, facendolo
ruotare fino a farlo indurire come un diamante, senza smettere di
baciarla.
Vacillò
leggermente nel sentire finalmente, la sua mano sulla pelle sensibile
del seno... aveva dimenticato la sensazione di essere toccata in quel
modo.
Ville
si
fermò per un secondo solo, guardandola intensamente negli
occhi, bruciandola.
«Ti
voglio...»
- le sussurrò appena, aspettando la sua
risposta.
Lou
sentì il suo neurone, l'unico rimasto sano esalare l'ultimo
respiro.
Esitò solo un'istante. «Anch'io...»
La
prese per
mano portandola velocemente in camera da letto.
Con
il cuore
che voleva scoppiarle dentro il petto lo seguì senza fare
storie, lasciandosi baciare non appena toccarono il letto.
Ville
la
baciò ancora a lungo, senza fretta.
Lou
slacciò i bottoni della camicia azzurra vedendo animarsi
sotto le dita il respiro di lui, sotto strati di ossa e carne.
Fissò sbigottita gli innumerevoli tatuaggi su tutta la
superficie del petto, trovandolo ancora più sexy se mai
fosse possibile... posò le mani sul petto e poi
più su, fin sulle spalle, facendo scivolare le maniche lungo
le braccia seguendo i suoi movimenti.
Lui si sbarazzò della camicia lanciandola via. Posò
le labbra bollenti sulla pelle strappandogli un sospiro, la mano pronta
a sostenerle la testa massaggiandole la nuca in modo sensuale...
lambì i contorni dei piccoli capezzoli maschili con la punta
della lingua.
La
sua pelle
aveva un sapore che la faceva impazzire... gli fece scivolare le dita
fino all'ombellico e si ricordò improvvisamente del
tatuaggio proprio al di sotto di esso. Lo sfiorò con le
dita, ripromettendosi che ci sarebbe arrivata più tardi.
Ville
le
baciava il collo.
“Un
bacio, un altro, un altro ancora... una collana d'estasi che mi cinge
il collo... un'incantesimo sulle tue labbra, intrappolato fra di
noi...”
…alternando
baci e morsetti, leccandole la pelle dolcemente le
sfilò una bretella seguendola con le labbra lungo il
braccio, poi si dedicò all'altro... stesso percorso che le
procurò brividi di piacere, facendole tremare qualcosa
dentro la pancia.
Le
labbra
poi si spostarono sulla gola scendendo più giù,
lentamente, lasciando una scia di piccoli baci fino alla cupoletta del
seno tondo di Lou.
Strofinò
il viso e le labbra sulla stoffa leggera del reggiseno, scostandola con
i denti.
Lei
annaspò nel sentire le labbra e la lingua che la lambivano e
accarezzavano dolcemente... gli inifilò una mano fra i
capelli attirandolo su di sè, con un sospiro.
«Sei
dolce, “Prinsessa”... Mi piace
il profumo della tua pelle... e il tuo sapore... sai di vaniglia... e
di sole... »
- bisbigliò lui.
La
mani
scivolarono sulla vita sfiorandole i fianchi, facendole accapponare la
pelle... le mani di lei sulle sue spalle, sulla schiena a scoprire
sentieri e avvallamenti sulla sua pelle... lui sospirò,
sommesso, rapido, le mani si strinsero sui fianchi di Lou. La fece
rotolare su di sé, liberandola dall'impiccio del reggiseno e
con un rantolo soddisfatto prese un capezzolo roseo tra le labbra.
Lou gli prese il volto tra le mani baciandolo con passione, per poi scendere lungo il collo, il mento, strofinandosi su di lui, inalando con un gemito il suo odore. «Anche tu hai un buon profumo... e mi piace il sapore che hai...» - gli sussurrò in un orecchio, sentendolo trattenere il respiro. Le
labbra
scesero giù sul petto, una lunga scia di baci, le mani che
andarono in avanscoperta.
Si
ritrovò a baciare facce di sconosciuti disegnati sulla pelle
bollente di lui, dei quali avrebbe chiesto successivamente... le labbra
tracciarono i contorni sui muscoli e le linee della gabbia toracica,
che si espandeva al ritmo del suo respiro irregolare... giù,
più giù, a baciare, a mordicchiare la carne
dell'addome di lui, sfiorando il tatuaggio appena visibile dal bordo
dei jeans a vita bassisima.
Lo baciò con emozione, leccando piano la pelle, sul cuore disegnato al centro del tatuaggio... sapeva cos'era, era il “suo simbolo”. Ville lo aveva disegnato quando giovanissimo, aveva iniziato a pensare ad una band sul serio... il significato di tutta la musica degli HIM... amore e morte, gioia e dolore, in un connubio perfetto, non esiste l'uno senza l'altro... Il pentacolo simbolo della morte, il cuore dell'amore e il cerchio che rappresenta la convivenza. L'heartagram.
Lo
sentì inspirare rapidamente mentre le sfiorava i capelli con
una mano.
Tornò su lentamente, facendo il percorso al contrario... una scia di baci e colpi di lingua... posò la testa sul cuore, sentendolo battere frenetico al di sotto degli strati di pelle e muscoli. «Vieni
qui...»
- la attrasse a sè facendola stendere su di lui, pelle
contro pelle, le sue mani che correvano veloci sulla schiena, ad
afferrare la forma tonda dei glutei di lei, sopra i jeans stretti.
Le
piaceva
il contatto della pelle di Ville sulla sua, calda e setosa... il
profumo che sprigionava era un afrodisiaco sui suoi sensi assopiti.
Ville
non
aveva nessuna urgenza... la baciava e sfiorava senza forzare mai la
mano.
Per
Lou era
un modo di fare l'amore che le era sconosciuto: con Andrea si era
sempre sentita “consumata in fretta”... era sempre
stato precipitoso e l'aveva schiacciata in tutti I sensi.
Anche
nel
sesso con lui si era sempre sentita un personaggio marginale, a lato
della storia... mai protagonista, mai importante.
Venivano
prima sempre i desideri di Andrea e poi i suoi.
Ville
stava
facendo l'amore con lei nel modo più dolce, più
sensuale, più travolgente.
La
scopriva
pian piano, lasciandola sciogliersi tra le sue braccia secondo i suoi
tempi e per tutto il tempo la guardava negli occhi... cercando di
capire cosa stesse provando... sorridendole, sussurrandole parole sulla
pelle...
I jeans di entrambi volarono sul pavimento... lei trattenne il fiato quando lui rimase nudo. Non
portava
intimo!
Ville
ridacchiò divertito davanti al suo rossore, baciandola sulle
labbra lentamente e accarezzando languidamente la schiena nuda di Lou.
Si
stese
sopra di lei, lasciandola senza fiato con una raffica di baci dalle
labbra al ventre piatto, sfiorando con le labbra il bordo degli slip
bianchi e semplici.
Una
parte
del suo cervello si maledisse per non aver mai dato ascolto a Nur di
arricchire il suo guardaroba di completini sexy... ora Valo si
ritrovava a fare l'amore per la prima volta con lei, con indosso uno
slip che faceva tristezza solo a vederlo!
Un
dito
lentamente tirava giù lo slip, mentre lui tornava su per
intrappolarle le labbra in un bacio travolgente... a momenti si sarebbe
liquefatta, ne era certa... quando anche gli slip tristi e bianchi
raggiunsero il resto dei vestiti, Ville si stese di lato, accanto a lei
tenendola stretta con un braccio e con l'altro la sfiorava con dita
leggere dal viso, giù... giù... fino ai
polpacci.
Lei
lo
guardava negli occhi, con il respiro che a tratti le mancava.
«Voglio
toccarti anche io...»
- gli sussurrò con un
brivido.
Lui
fece un
sorriso da Stregatto e si stese a pancia in su in attesa.
Lou
deglutì a vuoto, guardandolo per tutta la sua lunghezza. Era
alto e lungo: snello e non
scheletrico come pensava.
Ogni parte
del suo corpo era perfetta anche se non scolpito e mascolino in modo
canonico.
La mano di
Lou scoprì i punti in cui gli piaceva essere toccato guidata
dai suoi sospiri, dal modo in cui tratteneva il fiato... vide il
desiderio di lui crescere sotto i suo occhi, il sesso che svettava
orgoglioso.
Sentendo di vivere un sogno che non le era concesso di desiderare. Quando, dopo molto tempo, tanti sospiri e brividi dopo.. si stese su di lei,chiuse gli occhi abbandonandosi alla passione... «Guardami Lou... - bisbigliò sorridendole, baciandole le labbra fino a consumarle, come se conoscesse un segreto su di lei – voglio che mi guardi...» ******
“Il
mio cuore nei suoi polsi... il suo nei miei... il mio corpo una mappa
per i suoi baci, una carta geografica sotto le sue dita
pazienti...”.
Lou era seduta con la schiena appoggiata al calorifero, lo sguardo fuori, avvolta nel plaid seduta sopra il gatto morto come tante innumerevoli volte prima... ma ora in quella stanza oltre al suo respiro c'era anche quello dell'uomo addormentato nel suo letto.
Si
guardò le cosce e sorrise avvampando: le aveva lasciato i
segni dei baci, segni rossi dovuti alla barba che stava ricrescendo.
Lo aveva
guardato dormire per molto tempo e quando lui aveva allentato la
braccia intorno a lei si era alzata in preda ad emozioni contrastanti.
Era felice,
appagata... e lui era meraviglioso... e lei, spaventata a morte.
Era
innamorata di lui. Non si sarebbe lasciata andare in quel modo, se non
lo fosse stata.
Lui le
aveva rubato il cuore con un solo sguardo.
Un
movimento alla sua sinistra e due occhi verdi nella penombra della
stanza che la osservavano.
Katty era
sull'uscio a fissarla: avanzò nella stanza guardando prima
verso di lei poi verso il letto, indecisa sul da farsi. Lei
allungò un braccio per chiamarla a sè, per farlo
dormire ancora un pò prima che sorgesse il sole e lui
andasse via...
La gatta la
osservò e con un salto si arrampicò su per le
coperte per arrivare a fatica fino ai piedi nudi di Ville. Per fortuna
si accoccolò senza salirgli addosso, accontentandosi di
stargli vicino.
Lei
guardò la sua schiena, ritrovandosi a fissare gli occhi
tatuati di Poe... sorrise... le sarebbe piaciuto ascoltare la sua
spiegazione personale di tutti quei tatuaggi su quel corpo che amava.
Tornò a guardare il cielo che stava rischiarando nell'alba
imminente.
Era
stranamente calma e serena... e la cosa era in contrasto con la paura
che era nel suo cuore.
La paura di
fare un passo falso, di farsi male... ma voleva viverla fino in fondo.
Un
fruscìo di lenzuola.
Si
voltò piano e ora gli occhi verdi che la fissavano erano
quattro.
Le sorrise.
Un lento, sensuale sorriso che le fece stringere le pareti dello
stomaco.
«Che fai lì?» - bisbigliò con la voce più sexy che lei avesse mai sentito.
«Sto aspettando che sorga il sole...»
- rispose lei
piano, affondando in quei laghi di giada.
«Vieni qui...» - le fece segno lui sorridendo,
battendo con un dito sul letto.
Lei sorrise
e fece segno di no, maliziosa.
Ville
sospirò piano, alzandosi dal letto e andando verso di lei
nudo.
Lei
fissò quel corpo slanciato e perfetto nel suo essere unico,
non perdendosi nulla, nessun particolare, mentre lui avanzava elegante
come un gatto.
Si
accoccolò davanti a lei, incrociando le lunghe gambe magre.
«Allora aspetterò con te...» – disse piano sorridendole. «Se rimani lì non lo vedrai... sorge solo da questa parte, sai?» Lui scosse la testa lentamente, continuando a sorriderle dolce.
«Non importa... lo vedrò sorgere nei tuoi
occhi...»
******
Angolo di quella
che pensa di essere autrice:
Oooooookkkkkkk ora non voglio sentire storie!! Avete avuto quello che aspettavate da nove capitoli!! :D Ammetto che scrivere questo capitolo ha provato anche me... ero lì col batticuore per tutto il tempo... manco ci fossi io con Valo...ç.ç... spero di non aver deluso le vostre aspettative... rileggendolo ho ancora il cuore che mi batte forte... stupida donna romantica...U,u Ora aspetto i vostri commentini, mie amate! Come sempre devo ringraziare tutte a partire dalle mie due Beta: Mia Mugliera Cicci-Vivi (Deilantha) e Sara Pulci; le mie sister fedeli e pronte a recensire alla velocità della luce: selevalo, arwen85, Echelena, Lady Angel 2002, Ila_76, apinacuriosaEchelon, Villina92 poi quelle un pò più latitanti o tirchie di commenti... poisongirl76, marfa, dile91, fnghera; e grazie anche a angelica78vf, K Ciel e VioValo ,LonelyJuliet ,le nuove "recensore"! Spero che prima o poi commentino anche le "fantasmine" che leggono e non lasciano nessun segno del loro passaggio... accontentate questa povera donna... Ora basta blaterare, che faccio concorrenza a Lou nei suoi momenti peggiori!! A presto, *H_T*
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