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Autore: Niagara_R    27/04/2012    3 recensioni
Loro sono i Green Day, lui è un Lord Signore Chipiùnehapiùnemetta, la casa è un castello oscuro e tetro pieno di cantucci nascosti, gli altri sono gli incomodi che spunteranno a random per perseguire il loro scopo. Il punto di congiunzione di questa storia? Il gruppo PunkRock più ottuso che esista sulla faccia della terra!
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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14.

We love logaritmi

 

<< Morgan, vedi niente? >> domandò Tré Cool, urlando dall’altro capo del corridoio.

<< Non vedo proprio una mazz... >> Poi Morgan sbatté la testa contro il muro di mattoni, e quindi capì che anche quello era un vicolo cieco, che per giunta faceva un male cane.

<< Ok Morgan, neanche qui va bene, torniamo indietro e riproviamo! >> dichiarò il batterista dei Green Day, mentre l’altro uomo tornava sui suoi passi strisciando, con otto cerottoni piazzati sulla testa tondiforme, ricordi di altri otto vicoli ciechi incontrati nell’arco di mezz’ora.

I due avevano lasciato la festa alla ricerca di Paolo e Mike, gli altri due membri della band di Tré Cool, che esattamente non ricordava bene chi suonasse cosa, o viceversa, e quindi cosa suonasse chi, ma erano dettagli, ne sarebbero saltati fuori, prima o poi, con l’aiuto dell’orologio-bussola di Topolino ne sarebbero certamente venuti a capo! Forse non quel giorno, forse non quell’anno, ma un giorno!

<< Tré, ma Paolo o Mike non ce l’hanno un cellulare? >> domandò poi Morgan, mentre si sistemava il nono cerotto di Winnieh the Pooh e Pimpi sulla nuca, colto da improvvisa ispirazione.

In quel momento Tré si bloccò in mezzo al corridoio, e Morgan andò a sbattere di nuovo contro la sua testa, producendo un rumore fioco come di due biglie a contatto.

<< Morgan, questa sì che è un’idea! Dovrei avere i loro numeri, siccome lavoriamo insieme! >> esclamò tirando fuori dalla tasca il cellulare i-touch ultimo modello, e prendendo a scancherarci su << Dunque, Paolo, Poalo, Paolo... >> Morgan vide disegnarsi sulla faccia dell’amico un’espressione interrogativa << Non ho nessun Paolo in rubrica! >>

<< Prova con Mike! >>

<< Giusto! >> approvò l’altro, riprendendo a schiacciare lo schermo un po’ a random << Ok, qui va già meglio. >>

<< Visto? Chiamalo! >>

<< Meglio... Però ho diciassette Mike in rubrica! >>

<< E quel Mike come fa di cognome? >>

<< Che diavolo vuoi che ne sappia, non mi ricordo nemmeno il mio! >>

<< E quindi?! >>

<< Mi sa che li devo chiamare tutti... >>

 

<< Giuro che appena li rivedo li ammazzo tutti, mi calo nelle loro stanze e li strangolo nel sonno, poi li trascino mezzi morti per i corridoi, poi li appendo alle torri per otto giorni, poi li lascio marcire all’aria, poi li trasformo in parafulmini, poi li slego e li congelo nel freezer, poi li taglio in tanti piccoli pezzettini e li scongelo, poi li ricompongo con lo scotch, e poi li infilzo con tanti aghi, e poi li vendo a un mercante di schiavi, poi li ricompro e li lascio morire di fame... >> Questi e altre zuccherosi pensieri stavano vagando per la mente della dolce bambolina, che finalmente stava ripercorrendo la strada del castello. Dopo mesi e mesi di disgrazie e peripezie era riuscita a ritrovare la strada di casa, salvandosi dalle sporche grinfie di quei marmocchi, e soprattutto dalle parole stucchevoli e decisamente insensate di Cameron, quell’infermiera che sarebbe stata capace di adottare un gorilla solo per non fargli sentire la solitudine. Quando sarebbe tornata al castello, e si sarebbe ricucita il vestitino e magari anche gli occhi, allora sarebbe tornata a farle visita, e allora l’avrebbe operata lei!

Ma in primo luogo la sua tremenda vendetta doveva abbattersi su quei tre deficienti dei Green Day, perché la colpa era tutta loro se lei e i suoi compagni erano finiti sofferenti e straziati all’ospedale, tra le mani da schizofrenico di House, nonché se il Lord Signore Lidio Donato Domenico Guzman Massimiliano eccetera stava rischiando l’esaurimento nervoso!

Altro che conquista del mondo, quando sarebbero caduti nei fili intrecciati che componevano le sue manine si sarebbero pentiti persino di essere nati! Ah, ma il Lord Signore sarebbe stato felice di rivederla, purtroppo non aveva potuto salvare anche il lupo mannaro e l’amico fantasma, né Chuck Norris o il tizio con la motosega, ma sarebbe tornata a raccoglierli, una volta finito di massacrare quei tre cantanti da quattro soldi, per giunta falsi!

La sua vendetta sarebbe stata atroce, OH se lo sarebbe stata!!

Stava finalmente per varcare la soglia del castello, spalancare le porte e avrebbe potuto riabbracciare il silenzio di tomba e l’oscurità di cripta, e tutta quanta l’atmosfera cimiteriale che in quella casa amavano tanto, casuccia bella e accogliente, tombarola e solitaria...

<< VECCHIOOOOOOO!!! >> sbraitò Michael Stipe, leader del famoso gruppo dei R.E.M., mentre sfoderava il suo antico slang metropolitano per elogiare le capacità canore di Bono.

La bambolina ci rimase di sale.

Di fronte a lei c’era il casino più totale. Una ressa infinita di persone che bevevano, ridevano, parlavano, chiacchieravano, urlavano, fumavano, cadevano, volavano, appendevano, si spogliavano, tiravano, sniffavano, abbaiavano, ragliavano, guardavano, spiavano, mugolavano, sparavano eccetera eccetera, una confusione assurda, gente mai vista prima che si dava alla baldoria tra le secolari e spessissime mura di casa sua!

Il cagnetto di Paris Hilton, debitamente agghindato con un sinistro tutù rosa, si avvicinò barcollando, visibilmente sbronzo, e fumando un sigaro cubano, aveva le unghie dipinte di un color rosso fiamma della Maybelline, lo stesso colore delle mutande che sfoderava con estrema charme George Clooney, che girava mezzo nudo offrendo Martini a tutti, accampando la scusa che senza Martini non c’era il party, però gli altri avveduti avventori rispondevano il più delle volte che era vero che senza Martini non si faceva il party, ma che con la Maria si faceva un sacco di casino. Purtroppo Maria de Filippi, egocentrica di natura, s’intrufolava ovunque, non capendo che la sua omonima foglia a cinque punte era molto più apprezzata di lei.

La bambolina si accasciò sulle povere ginocchia un po’ sfilacciate, abbandonandosi ad una bambolesca crisi isterica, piangendo batuffoli di lana colorata.

 

Billie Joe Armstrong era felice. Aveva passato due settimane in vacanza senza fare un emerito cavolo, con i suoi due migliori amici, era rinchiuso in una stanza con Mike, che non aveva più intenzione di lasciare la band, non aveva più intenzione di andare in Tibet, e quasi non aveva più intenzione di lasciarlo andare.

Cosa si poteva volere di più dalla vita?

...

Un’altra suonata?

Billie Joe Armstrong ne dedusse di sì.

Si mise seduto sul pavimento, se quel pavimento avesse potuto parlare ne avrebbe dette di oscenità, e guardò Mike, che dormiva come un angioletto, rannicchiato al suo fianco, con i vestiti mezzi strappati, i capelli spettinati, e l’espressione di uno che non era affatto insoddisfatto dalla vita.

Billie Joe stava vagliando l’idea di saltargli addosso e infilargli le mani più o meno ovunque, quando sentì espandersi nell’aria la suoneria di un cellulare.

In quel mentre Mike si svegliò.

<< Chi è che sta suonando l’organo? >> domandò il sagace musicista, massaggiandosi un gomito dolorante, non sapendo neanche perché avesse un livido.

<< Il tuo cellulare. >> rispose il cantante.

<< Oh, già... >> annuì il bassista, accorgendosi solo allora che solo lui poteva scegliere il canto dei sette nani come suoneria del telefonino << Pronto? >>

<< Mike, dove cazzo sei?! >> sbraitò qualcuno all’altro capo.

<< Ehm, boh, è una cosa complicata da spiegare... >>

<< Ohohohoh, Mike, ti devo troppo fare un indovinello!! >> esclamò l’altro all’improvviso.

Mike rimase in silenzio per qualche secondo.

<< Ehm, ok... >>

<< Quanti carabinieri ci vogliono per cambiare una lampadina?! >>

<< ... >>

Billie Joe guardava l’espressione totalmente depressa del suo amico nonché suonatore, non capendone tanto il motivo.

<< Non la sai, eh?! >>

<< No, mi sa che non la so... >> mormorò il bassista chiedendosi quanto fumo si fosse aspirato Tré Cool.

<< Cinque! >>

<< Sono felice di saperlo, ma adesso noi vorremmo uscire... >>

<< UNO per svitare la lampadina... >> proseguì imperterrito l’uomo, mentre si trascinava dietro un Morgan che ad ogni vicolo si nascondeva e poi sbucava all’improvviso, tanto per spaventare il nessuno di passaggio << E gli altri quattro che lo ascoltano mentre si vanta di averlo fatto! >>

<< Bello, ora, ci potresti aiutare a... >>

<< Sì, è una figata, lo so, me l’ha insegnata quel tizio dei Tokio Hotel... O forse era Loredana Berté... >>

<< Machissene... >> sospirò il povero Mike, vagamente disperato << Tré, ci fai uscire?! >>

<< Sei lì con Paolo? >>

<< Paolo?! E chi è Paolo?! >>

<< Come chi è Paolo?! Non è il nostro batterista?! >>

<< Tré, sei tu il nostro batterista! >>

<< Oh... Allora Paolo è il tastierista! >>

<< Non abbiamo un tastierista! >>

<< Suona il flauto? >>

<< Tré, facci uscire! >>

<< E dove siete? >>

<< Questo non lo so... >>

<< Devo andare dal cattivo dei Pirati dei Caraibi? >>

<< Perché? >>

<< E’ lui che ha detto che per trovare un posto che non si sa dov’è bisogna prima perdersi! >>

<< Ah beh, allora salta il passaggio e perditi direttamente! >>

<< Grande idea Mike, io l’ho sempre detto che sei il più astuto! >>

<< Già, me lo dicevano sempre anche all’asilo... >>

<< Molto bene, allora io mi perdo, vi trovo, e poi vi salvo, ok?! >>

<< Ok... >>

Mike chiuse il telefono sospirando, sperando ardentemente che Tré Cool fosse abbastanza sobrio, o almeno abbastanza ubriaco, da riuscire a capire qualcosa.

 

Tré Cool chiuse il telefono ridendo, girando qualche volta su se stesso tanto per acuire la sensazione di perdersi, anche se non doveva girare poi molto, lui non aveva mai capito granché dove si trovava!

<< Trééééé!! >> lo chiamò Morgan come un pargolo afflitto << Nessuno si spaventa! >>

<< Spaventati da solo, caro, vedrai che se hai fiducia in te stesso riuscirai in ciò che vuoi! >>

Morgan si illuminò, giudicando l’idea veramente brillante, e si avvicinò di soppiatto ad una grande parete a specchio, preparandosi a sferrare il suo attacco.

Fece qualche passo, lento, silenziosissimo...

Pronto a spaventare la vittima...

<< Buh! >>

<< AAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHH!!! >> urlò da solo dopo essersi spaventato.

 

Il fascinoso Bono Vox se ne stava beatamente a bere un litro di Vodka e Rum, suggerimento di non si ricordava più chi, mentre ora sugli spalti, cioè i tavoli ammucchiati, si stavano agitando i R.E.M., addobbati con dei graziosi abitini a fiori azzurri e rosa, per il sommo gradimento della Nonna Pina e di Mamma Oca. Nell’enorme sala parecchie persone erano stese a terra, nel tentativo di testare la teoria della gravità di Newton, che si faceva sempre più pesante per ogni litro di Daiquiri ingurgitato, Newton la sapeva lunga.

La bambolina vagava sconsolata tra i corpi inerti e le persone fuori di testa che ballava e blateravano in sei lingue diverse, che ovviamente i suddetti non conoscevano, confondendosi mica poco. Non era ancora riuscita a trovare il Lord Signore Rocco Elenio Ludovico Bartolomeo Monico eccetera, e chiedergli almeno qualche spiegazione, era devastata dal lungo viaggio e stanca, l’unica nota positiva era che almeno era riuscita a sfuggire alle grinfie di quei medici e infermieri assatanati...

In quel mentre la grande porta venne abbattuta con un calcio, e poi il possessore di quella gamba cadde a terra, causa equilibrio precario.

<< Voi fate un party e non invitate me?! >> sbraitò costui, mentre il suoi nero aiutante cercava di rimetterlo in piedi porgendogli il bastone.

La bambolina, poveretta, svenne.

<< Dov’è il fumo, dov’è il mio Vicodin, dove sono le spogliarelliste, dov’è la televisione, ma soprattutto, dove diavolo li scarrozziamo i pazienti?! >>

Foreman, Chase e Cameron gettarono nella stanza Chuck Norris, che oramai doveva seguire delle sedute all’Alcolisti Anonimi perché aveva una seria dipendenza da cocktail di farmaci e rum, portarono il fantasma a mo’ di palloncino, legato ad un filo di spago, e lo legarono ad una sedia, così non scappava, e il lupo mannaro che ormai era glabro e liscio come la zucca pelata di Collina, e le pulci ormai gli avevano dato addio e avevano deciso di migrare verso animali un po’ più sicuri, come Giuliano Ferrara. Il ragazzo con la maschera bucherellata invece era stato scelto come centrocampista di sfondamento dalla Roma, prediletto di Totti, e amante segreto di Ilary Blasi e anche di Kakà.

<< Molto interessante, Watssss... >> biascicò Charles Eppes, scendendo dal cubo dove stava ballando assieme a Spencer Reid, rimasti entrambi ormai con mutande con sopra disegnati gli aeroplanini, mentre i due geni stavano cercando di risolvere importanti quesiti << Dunque, io adesso direi che bisogna applicare il teorema di Swhuinkelfrnbaychinglereccetera, e pertanto fare il numero dei filippini presenti in questa stanza, lo sommiamo all’XYZ della quantità di Martini, poi facciamo il logaritmo di ##[patatine fritte] alla seconda, e mettere il tutto sotto radice, ricavarne la tripla frazione media del diagramma alfa, ridimensionare in scala 1:6575, poi fare la disequazione del numero di pagine che aveva Harry Potter e il Principe Mezzosangue, e metterlo in relazione tramite integrale con la quantità di sali minerali presenti nelle carote coltivate in Dakota, e il gioco è fatto... >>

<< Senti... >> replicò Reid << Ma se noi per giocare all’impiccato non tirassimo semplicemente le lettere a caso? >>

<< ... Il mio metodo però faceva più figo! >>

 

<< Papi, ma tu te la ricordi la mamma? >> domandò Robert Edward eccetera, mentre spruzzava del Vetril sulla collezione di cristalli, sotto la supervisione del Lord Signore Agostino Battista Raimondo Nonnato Marfolio Peregreffio eccetera, che intanto si stava scolando un barile di vino invecchiato, leggendo Topolino.

<< Certo certo, era bionda ma un po’ bruna, alta più o meno così, un po’ robusta ma molto sottile, con quegli occhi verdi coi riflessi blu e lo sfondo marrone, con quella profonda vocina stridula e roca... >>

<< Davvero? Io non l’ho mai vista. >> commentò Edward Robert Cullen eccetera, facendo cadere più cristalli di quanti ne stesse pulendo, camminando costantemente su cocci di vetro << Perché credi mi abbia abbandonato? >>

<< Misteri della vita, ragazzo. >> sospirò il Lord Signore sentendo la sua collezione di Ming andare in frantumi << Misteri della vita. >>

 

 

Indovinate un po’? Continua!

 

 

 

 

Sono un po’ in ritardo, vero?

Ghghghghgh, vi prego di scusarmi umilmente, è che in questi giorni tra lavoro, concorsi vari, viaggi e quant’altro non ho tempo per un cazzo!D:

Comunque grazie sempre e comunque a chi mi lascia un commentino, a chi legge e chi fa tutto il resto!u.ù

Al prossimo capitolo! :3

 

   
 
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