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Autore: Niniel Virgo    27/04/2012    5 recensioni
[Ispirato a Alice: Madness Returns]
La piccola Rose era una bambina come le altre, prima di scoprire di dividere il corpo con Alice Liddell. Da allora la sua vita è cambiata, se in bene o in meglio, questo è da scoprire..
[Dal 3°capitolo.]
Morte. Non ho mai sentito nessuno dei miei coetanei parlare di morte. Ma beh, credo di essere l'unica ad avere nella testa una morta con cui parlare, no?
Genere: Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We are all mad here.'
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Sono cambiata.
Non sono io a dirlo, ma tutti gli altri. Mia madre, mio padre..persino Mark. Dicono che sono ancora più chiusa di prima, che ho continuamente un'espressione terrorizzata in faccia e che sembra che io abbia visto la morte.
Loro non lo sanno, ma è stato davvero così. Non solo ho visto la morte, ma continuo a vederla nei miei incubi, ogni notte. Rivedo il cadavere della Regina ai miei piedi, gli occhi vitrei fissi sui miei, il sangue che le imbratta gli abiti sontuosi, che mi urla 'Assassina' con voce cadaverica, agghiacciante.
Ogni seduta con Mark adesso è pressocché inutile. Rimango in silenzio per ore, mentre lui mi prega di parlare. Mi fa pena, ma non posso dirgli quello che ho visto, quello che mi ha scioccato. Non solo perché non riesco a dirlo, ma anche perché Alice mi ha espressamente vietato di farlo. Più che una richiesta mi è parsa un'ordine, ma non ci ho fatto nemmeno caso. Sono stanca di questa situazione.
Ed eccomi lì, di nuovo sdraiata sul solito divanetto del solito color nero, nel solito studio di Mark. Niente è cambiato, e mai cambierà, almeno fino a che non sarà uno dei due a cedere. Non saprei dire se sarò io o lui.
«Ti prego Rosie. Dimmi qualcosa, qualsiasi cosa. Lo sai che puoi fidarti di me».
Ho scosso la testa come unica risposta, nella speranza che bastasse, come ogni giorno. Invece, ciò non fa che aumentare la sua insistenza. 
«Posso aiutarti. Se c'è qualcosa che ti preoccupa o ti turba, basta che tu me lo dica e io ti aiuterò» ha continuato, scuotendomi leggermente per un braccio come per darmi vita. Tutto inutile, non ho intenzione di aprire bocca. 
All'improvviso è cambiato qualcosa. Non capisco il perché, dato che quel giorno era uguale ad altri mille che avevamo vissuto, eppure ho sentito l'atmosfera della stanza farsi più tesa.
«Rose, forse è ora che io e te parliamo di qualcosa di più serio. Ho esitato a chiedertelo fino ad ora, perché non volevo farti scappare, ma ormai..credo sia mio dovere farlo».
L'ho guardato confusa, la prima emozione diversa dalla paura che provavo da mesi. Che stava dicendo?
Mi ha guardata a lungo negli occhi, e mi sono scoperta arrossire di nuovo come una sciocca sotto il suo sguardo. A quanto pare la mia cotta non era ancora passata. Si è avvicinato fulmineo, e sarei potuta quasi svenire se non fossi stata così spaventata.
«Dentro di te si annida lo spirito di Alice Liddell?»
Oh. Merda.
 
***
 
Nello stesso momento in cui pensavo quelle cose, eccomi catapultata all'improvviso nel Paese delle Meraviglie. Non capivo come fosse possibile, pochi secondi prima ero con Mark, e poi eccomi lì, insieme ad Alice, in quella che sembrava una enorme casa delle bambole.
Avevo quasi paura a guardare la mia amica. Aveva sentito quello che io e lo psichiatra ci stavamo dicendo? O in quel momento si era rinchiusa in un angolo della mia mente, come adesso faceva molto spesso?
La seconda ipotesi doveva essere quella giusta, perché mi rivolse un flebile sorriso. Tirai mentalmente un sospiro di sollievo, mentre mi incamminavo con lei. Niente Stregatto questa volta, solo io e lei.
«Siamo al dominio del Dollmaker, vero? Siamo arrivate. E' finalmente l'ultimo luogo da visitare, e finalmente risolveremo tutta questa faccenda...».
Lei ha annuito, passandosi una mano tra i lunghi capelli neri. «Già, siamo vicine al nostro obiettivo..il Carpentiere non potrà fuggirci, questa volta.»
Sapevo che quel posto era diverso dagli altri. Anche se era inquietante come il dominio della Regina di Cuori, sentivo i mostri brulicare sotto il terreno, pronti a colpirci. Questa volta non mi sarei fatta spaventare dal sangue, o dalla loro espressione. Sarei stata come una di quei killer professionisti, talmente abituati a vedere cose orribili da riderci sopra.
Alice mi ha stretto un braccio, come per infondermi sicurezza. Le ho fatto un sorriso poco sicuro, ma dovevo superare quella stupida paura. 
«Pronta a ballare?» mi ha sussurrato, con una lieve risata macabra.
«Mai stata così pronta» le ho risposto io, accennando un sorriso appena più convinto.
 
***
 
E poi, eccomi di nuovo con Mark. Non capivo proprio come fosse possibile che io mi spostassi così velocemente! E poi, quando mi aveva presa praticamente in braccio, e aveva iniziato ad accarezzarmi i capelli? Non riuscivo davvero a spiegarlo, sapevo solo che era molto piacevole..
«Sono qui per te, Rosie» mi ha sussurrato dolcemente. Ecco, ero di nuovo sul punto di svenire. Sarei potuta morire tra le sue braccia. «Se davvero lei è lì con te, puoi dirmelo. Non ho intenzione di farti del male, voglio aiutarti».
Le mie mani, che erano appoggiate sul suo petto (Non ho la minima idea di come ci siano finite), si strinsero attorno alla sua camicia. «Non posso..» ho sussurrato debolmente, dicendo le mie prime parole dopo un sacco di tempo.
«E perché non puoi?»
«Farlo implicherebbe tradire..» mi sono zittita, scuotendo nuovamente la testa. Perché stavo parlando? Dopo tutto quel tempo passato con lei, stavo per mandare all'aria tutto per un paio d'occhiate dolci e sorrisi accattivanti?
 
***
 
E di nuovo, Paese delle Meraviglie. I nemici ci assaltavano da ogni parte, senza mai darci tregua. C'erano enormi bambole a cui mancavano alcuni pezzi, che ci puntavano addosso e ci sparavano. Loro, fortunatamente, non perdevano sangue. Erano solo macchine, perciò non avevo rimpianto a distruggerle.
Ogni tanto sbucava fuori qualche mostro diverso. A volte erano carte da gioco, come quelle che avevamo visto dalla Regina, o altri mostri talmente orrendi da provocarmi solo disgusto e neanche un po' di rimorso.
Pian piano eravamo riuscite ad avanzare fino alla casa delle bambole. Eravamo entrate e, stanza dopo stanza, eravamo quasi arrivate al cuore del dominio. Ci fermammo davanti alla porta, restando in silenzio per qualche istante.
«Siamo arrivate. Qui dentro si annida il Carpentiere» ha detto Alice, con un sogghigno. «Morirà di paura non appena entreremo, lo conosco».
«Beh, allora perché farlo aspettare? Entriamo e diamo inizio alla festa».
 
***
 
Era sempre più strano. Sentivo le labbra di Mark contro la mia fronte, bollenti e morbide. Continuava a sussurrarmi parole di conforto, e cercava di invogliarmi a parlare. Le sue mani delicate mi accarezzavano la schiena, con gesti lenti, quasi calcolati. 
«Siamo amici, non rivelerò a nessuno quello che mi dirai».
Era difficile resistere. Volevo solo renderlo felice e fiero di me. E poi, magari mi avrebbe aiutato..la vita con Alice sarebbe stata migliore, e tutto sarebbe tornato alla normalità.
Che fare?
 
***
 
Eravamo entrate nella stanza. Era tutto buio, c'era solo una candela a illuminare il viso dell'uomo che avevo davanti.
Non era poi così brutto. Sarebbe stato di sicuro migliore se non fosse stato così spaventato. Guardava Alice come si guardava un mostro orribile, quasi pronto a saltagli alla gola. Noi, o almeno io, non avevo intenzione di ucciderlo. Bastava rinchiuderlo da qualche parte per sistemare la faccenda.
«A-Alice, qual buon vento ti porta da queste parti?» balbettò lui, con una risatina nervosa. Era addirittura più fifone di me..
«Sono venuto a fermarti, Carpentiere. So che stai cercando di seguire le orme del Dollmaker, e non posso lasciarti fare. Non sei del tutto cattivo, non farti prendere dal desiderio di potere..».
«Tu non capisci!» ha strillato lui in risposta, indietreggiando senza motivo, dato che non avevamo fatto nemmeno un passo verso di lui.
«Tu hai sempre avuto molto coraggio dalla tua parte, non sei come me!» d'improvviso si è come accorto della mia presenza, perché mi ha indicato smaniosamente. «Lei mi capisce!»
Ho aggrottato le sopracciglia, perplessa. «Che stai dicendo?»
«Certo! Tu..sento che hai paura, la stessa che provo io».
«Io non ho paura!» ho ribattuto con un ringhio. Oh, eccome se l'avevo invece, ma non potevo darla a vedere. Non adesso, non alla fine..
«Sì invece, io la sento» si è picchiettato un indice sul naso, annuendo. «Non capisci? Tu non hai paura di me, ma di questo mondo. E, non so se lo hai capito, ma questa è la testa di Alice. Quindi, a rigor di logica..» si è voltato verso la mia amica. «Tu hai paura di lei».
 
***
 
«Se Alice è davvero dentro di te, piccola mia, non c'è problema. So come possiamo risolvere la faccenda, ma devi dirmi tutto quello che è successo con lei».
La sua voce dolce come miele.
I suoi occhi magnetici.
Il suo tocco delicato che riesce a mandarmi a fuoco.
Non riesco a resistere..
 
***
 
«Come?» si è intromessa Alice, corrugando la fronte. «Io e lei siamo amiche!»
«Può anche essere, ma lei ha paura di te. Non è vero, Rose?»
Era il secondo personaggio strambo da quando ero lì dentro che mi rivolgeva parola. Prima il Brucaliffo e ora lui, entrambi mi parlavano di paura. Forse era vero, avevo paura di Alice. Anzi, ne ero certa. I suoi scatti d'ira mi terrorizzavano, avevo paura di farla arrabbiare..
Il mio tentennamento fece accigliare pericolosamente la mia amica. Non riuscii a reprimere un brivido di terrore, e lei se ne accorse.
«Tu hai davvero paura di me».
Non era una domanda, era una constatazione.
«Ascoltami Rose..e se fossi dalla parte sbagliata? E se fosse lei quella nel torto? Ti ha solo usata per arrivare qui. Ricorda quello che ti ha fatto passare..»
«Che diavolo le stai dicendo?! Brutto figlio di..!»
Mentre stava parlando, gli ha scagliato addosso la Lama Vorpale. Pessima mossa a parer mio. Ora, dato che il Carpentiere aveva schivato il colpo gettandosi di lato, lei era senza arma.
Però aveva ragione. Maledettamente ragione. Da quando ci conoscevamo, Alice si era sempre preoccupata di salvare il Paese delle Meraviglie, ovvero la propria mente. Sé stessa. Si era preoccupata quando mi avevano fatto del male, ma solo perché senza di me non poteva salvarsi. Io..ero un suo strumento.
«Rose cerca di ragionare, non è vero quello che dice..».
Ecco. Ora ero Rose, non Rosie. Una lettera, enorme significato. Era sulla difensiva.
Ma questa volta ero io ad avere il coltello dalla parte del manico, letteralmente. Non mi sarei fatta sopraffare, non le avrei permesso di rovinarmi la vita ancora.
«Ha ragione». Ho sibilato solamente, alzando il mio coltello.
 
***
 
Gli avevo raccontato tutto. Ogni singolo dettaglio di quello che mi era successo da quando avevo conosciuto Alice. Ero anche scoppiata in lacrime quando gli avevo parlato dell'omicidio della Regina.
Lui continuava a stringermi forte, senza dire una parola. Aveva ascoltato tutto, dalla prima all'ultima parola. Poi, una volta che avevo finito, si era messo a ridere.
Non una risata di scherno o di divertimento: una risata gelida, per niente dal Mark che io conoscevo.
Mi sono allontanata di scatto. Mi guardava trionfante, come se avesse appena vinto una gara.
«Finalmente».
Nemmeno la voce era più la stessa. Era fredda e dura come il marmo. Si era alzato lentamente, prendendo a camminare per la stanza a grandi passi, verso la propria scrivania.
«Lo sapevo. Finalmente..finalmente la mia vendetta avrà luogo».
Ci capivo sempre meno. Che vendetta?
«Che..che dici?»
Ha alzato lo sguardo su di me, mentre apriva un cassetto.
«Oh, giusto. Forse è il caso che mi ripresenti».
Tenendo le mani dietro la schiena, si è inchinato.
«Io sono Mark Johnson, altrimenti chiamato..Bumby».
 
***
 
«ROSE, NO!»
Le urla della mia ex amica mi riempivano le orecchie. Cercava di scansare i miei affondi, e mi guardava spaventata. Non mi faceva più alcun effetto.
Non era stato Ben a rovinarmi la vita. Nemmeno i miei compagni di classe, o chiunque altro conoscessi. Era lei la causa di tutto.
io l'avevo accolta. Le avevo permesso di vivere nel mio corpo come una parassita, per aiutarla a salvare la sua mente. E lei mi ripagava facendomi vedere orrori, trattandomi come uno straccio..avevo creduto davvero che mi volesse bene; era stata un'ottima attrice.
«Una volta che ti avrò ucciso» ho sussurrato rabbiosa. «Darò fuoco a tutto questo posto».
 
***
 
«Bumby?»
Ho ripetuto io, irrigidendomi. Bumby. Il dottor Bumby, lo psichiatra..di Alice.
«Si. Qualche secolo fa, un mio parente è stato ucciso da Alice Liddell. E lui, per vendicarsi..» si indicò la testa. «E' entrato dentro di me».
Sono rimasta in silenzio, senza sapere che dire. Eravamo così simili..
«Mi ha spiegato cos'era successo. E io ho deciso di aiutarlo».
Sfoderò improvvisamente una pistola, sorridendo maligno.
«E l'unico modo per farlo, è uccidere anche te. Vorrei davvero tenerti in vita dolcezza, perché sei molto carina. Ma, per distruggere Alice, devo liberarmi del corpo che la contiene».
Ho lanciato un urlo, e mi sono alzata appena in tempo; la pallottola ha beccato il divanetto.
«Sta' ferma, ragazzina» ha ringhiato, puntandomi nuovamente. «Morirai in qualunque modo. Se finisco i colpi, userò metodi ben più dolorosi».
Ha sparato altre pallottole, una dietro l'altra. Con un altro grido, mi sono nascosta dietro al divanetto. 
Eccola di nuovo, la mia inseparabile amica: la paura. Ero paralizzata lì dietro, senza sapere cosa fare. Ma, in certe situazioni, bisognava lasciar da parte il terrore, se volevi sopravvivere.
Appena ho visto la Lama Vorpale tra le mie mani, ho capito immediatamente cosa fare.
 
***
 
La mia arma era completamente piena di sangue.
Il corpo di Alice, o quello che ne era rimasto, giaceva a terra.
Poco lontano, anche il Carpentiere era morto.
Ero libera. Finalmente niente più mostri, niente più paura..niente più pazzia. Avrei vissuto.
Silenziosamente, sono uscita dalla casa. Come avevo promesso ad Alice, era completamente in fiamme.
 
***
 
E infine, anche Mark Johnson era morto. L'uomo di cui credevo di essere innamorata, mi guardava con occhi spenti, ancora sorpreso. 
Sì, era rimasto sconvolto quando mi aveva visto con in mano l'arma. E forse aveva capito cosa stava per succedere.
Non potevo lasciare tutte quelle tracce. Mi avrebbero incarcerata immediatamente. Eppure..c'era un modo per salvarsi. Per evitare di andare in prigione.
Mi sono seduta per terra, di fianco a Mark. Il mio viso era sporco del suo sangue. Ho sorriso nel modo più folle che riuscii a fare.
Forse la pazzia, che era stata la mia maledizione, mi avrebbe salvata.

L'angolo delle Meraviglie di Niniel.


HO. FINITO.
Okay, scusate. Ora sto piangendo di gioia perché ce l'ho fatta. Anche se mi spiace un po' che sia finita.
Non so se vi piacerà o meno, ma vi avverto, questo capitolo è stato un parto. Non solo i problemi con il documento, ma anche tanta ansia da prestazione. 'E se non piacesse?' 
Ah, una cosa: NON LINCIATEMI PERCHE' HO UCCISO ALICE. çwç
Io..non ho altro da dire. Spero che vi sia piaciuto seguirmi, e che continuerete a farlo.
Grazie per il supporto!
Niniel.
P.s: Non è finita qui, eh! Ci sarà l'epilogo!
   
 
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