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Autore: himchanchan    28/04/2012    2 recensioni
Hello, this is Himchanchan~
Questa è la mia prima long-fic sui B.A.P che spero con tutto il cuore di finire.
La trama, come si può ben capire dal titolo, è ispirata al libro di Suzanne Collins "Hunger Games" ma a parte l'idea dei giochi, il resto è totalmente diverso. Amo questa saga e non potevo fare a meno di scrivervi qualcosa.
Corea del Sud - La nazione sta diventando sempre più la Germania nazista di un tempo. Le nuove riforme del comandante Kang Sudong si fanno sempre più dure e la popolazione tenta di ribellarsi. Purtroppo è tutto inutile... ma grazie alla venticinquesima edizione degli Hunger Games, qualcosa o meglio, qualcuno riuscirà a diventare il primo barlume di speranza nella buia strada per la libertà?
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Ragazzi, ci credete? Tra qualche giorno ci sarà il nostro debutto!”
“Tutte quelle ore passate a provare le coreografie, i testi... saremo ripagati di tutto il nostro lavoro!”
“E se le canzoni del nostro primo singolo sono eccezionali, è tutto merito del leader. Vai, Yongguk-hyung!”
I cinque ragazzi cominciarono ad applaudire per il loro leader. Gli erano totalmente riconoscenti per tutto ciò che aveva fatto; lui era quello con più esperienza in quella gabbia di matti a cui voleva un mondo di bene, non poteva negarlo. Per due lunghi anni erano sempre stati insieme a prepararsi per il loro tanto atteso debutto, era il loro sogno più grande. E finalmente stava per realizzarsi.
Yongguk rimase lì, immobile, a guardare i suoi compagni che festeggiavano per lui. Non riusciva però a nascondere il suo inimitabile sorriso che era diventato il suo “marchio di fabbrica”.
“Oh, andiamo, hyung. Non rimanere in disparte, vieni qui con noi!”
“Naaa... mi piace vedere i miei sciocchi dongsaeng super eccitati”
Scoppiarono tutti in una fragorosa risata che però si spense subito... Himchan aveva radunato attorno a se tutti i componenti del gruppo eccetto il leader. Stavano di sicuro macchinando qualcosa.
Infatti in men che non si dica si fiondarono su di lui e iniziarono a fargli il solletico fino a farlo cadere a terra e a farlo implorare di essere lasciato in pace per riprendere un po' di fiato.
“YAH! E' così che trattate il vostro leader? Dove sono finite le buone maniere?”
Disse con un tono autoritario e con l'espressione più seria che potesse mostrare. Purtroppo non riuscì a mandare avanti quella farsa e scoppiò a ridere a causa dei volti da cani bastonati che avevano i suoi dongsaeng.
“Andiamo! Stavo scherzando! Non volevate giocare?”
Fece per rialzarsi da terra ma Junhong lo fece ricadere sul pavimento e riprese a fargli il solletico dicendogli che l'aveva fatto preoccupare.
Qualche minuto dopo, entrò il presidente della casa discografica per congratularsi con loro. Con le parole più sincere del mondo, disse che i BAP erano il gruppo migliore che potesse mai avere, che non credeva che dei rookie fossero capaci di tali prestazioni e che loro erano speciali.
“... e mi raccomando. Stendeteli tutti!”
Il direttore era così, cercava di stare al passo con i tempi sia nel vestiario che nel modo di parlare nonostante la sua -quasi- veneranda età. I ragazzi non erano mai stati così felici e conclusero il loro incontro con il saluto che tra qualche giorno tutta la Corea del Sud avrebbe riconosciuto.
“Uri B – A – P! Yes sir!”


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24 idols.
24 idols coreani.
24 idols coreani tra cui anche i miei dongsaeng.
Loro sono stati il mio primo pensiero subito dopo l'annuncio. Erano la mia famiglia, non potevo permettere che andassero a morire in quell'arena. Erano forti, si, ma tutto poteva succedere lì dentro. Non volevo che soffrissero e che lo stato si prendesse gioco di loro... di noi.
Mi girai verso destra e vidi Himchan che cercava di rassicurare Youngjae e Junhong... inutilmente; è difficile consolare qualcuno quando anche tu hai paura. Alla mia sinistra, invece, Jongup fissava ancora il televisore e non mi ero accorto che Daehyun non fosse più in salotto. Non sapevo cosa fare, volevo rendermi utile anche io ma il mio istinto prese il sopravvento e, senza pensarci due volte, uscii dal dormitorio e sbattei la porta d'ingresso con tutta la forza che avevo in corpo.
In strada era pieno di persone che festeggiavano; quell'anno i loro figli potevano ritenersi al sicuro da qualsiasi bagno di sangue. Provai disgusto davanti a quelle scene ma subito la realtà mi colpì. Anche io negli anni precedenti non mi preoccupavo affatto di tutti i ragazzini che morivano agli Hunger Games; non ci pensavo, io non avrei mai dovuto partecipare a quel massacro. Il mio egoismo era stato così forte da farmi dimenticare che tutto era ingiusto, che lo stato non aveva diritto di uccidere delle persone innocenti solo per divertimento. Iniziai a correre senza motivo, senza una meta, fino a quando non arrivai in un vecchio parco giochi abbandonato e mi sedetti sulla prima panchina stabile che trovai.
Non sapevo davvero cosa fare, provavo disgusto per gli Hunger Games, per il nuovo governo e per me stesso. Ero stato davvero uno sciocco a trascurare tutto ciò e a preoccuparmi solo del mio tornaconto.
Quando ritornai sulla terra, mi alzai di scatto dalla panchina e ripensai subito ai miei dongsaeng. “Devo tornare da loro”, dissi ad alta voce. Che razza di leader è uno che abbandona i propri compagni in momenti come quello?
All'entrata del dormitorio le mie gambe si bloccarono, ero stato un vigliacco a lasciarli da soli. Sarei dovuto rimanere ma il solo pensiero di vederli negli Hunger Games mi faceva star male... con tutto il coraggio e la dignità che mi erano rimasti cominciai a cercare le chiavi di riserva che tenevamo fuori dalla porta. Stavo per girarle quando sentii la voce del nostro manager e subito persi il controllo.
Irruppi nel dormitorio con il fumo che mi usciva dalle orecchie e tutti mi guardarono con occhi increduli. Iniziai a sfogare tutta la mia rabbia su di lui.
Cosa era venuto a fare?
Era venuto a spiegarci che se ci avessero scelto e non fossimo sopravvissuti, la compagnia sarebbe andata in fallimento?
Erano davvero così crudeli?
Prima che potessi dire o fare altro, Junhong mi afferrò per il braccio facendomi voltare verso di lui. Stavo per dirgli di lasciarmi andare e di farsi gli affari suoi ma notai i suoi occhi rossi e gonfi e non potei fare a meno di intenerirmi.
“Yongguk, basta...”
Non mi chiamava mai per nome e dal tono in cui lo disse capii che sarebbe potuto scoppiare di nuovo a piangere da un momento all'altro.
“Junhong...”
“Smettila, Yongguk... Smettila... il nostro manager non c'entra nulla... ti prego”
Non riuscii a dirgli di no. Mi resi conto che era arrivato il momento di mettere da parte anche le divergenze con il manager, non era di certo colpa sua. Dovevo smetterla di fare il bambino e di iniziare a crescere.
“Sono corso qui non appena ho sentito l'annuncio. Yongguk, devi smetterla di credere che tutte le cose spiacevoli che ti accadono siano per colpa mia e soprattutto smetti di credere che io ti odi. Sono due anni che sto con voi, credi che se non me ne fosse importato nulla sarei ancora qui? No... sono rimasto perché io mi preoccupo per voi e non voglio che quegli squali là fuori vi divorino vivi, è chiaro?”
Rimasi senza parole. Quello che aveva detto era vero, non potevo mettermi a contestarlo perché sapevo che era sincero, glielo si leggeva in faccia. In tutto questo tempo era rimasto sempre al nostro fianco non pensando nemmeno per una volta di lasciarci stare con le nostre sole forze e io lo ripagavo con il mio odio infantile verso di lui.
Quella sera mi sembrava come se tutto mi stesse sfuggendo di mano, si creavano problemi su problemi e io non avevo la minima idea di come risolverli.
Cercai di spiegargli al meglio quanto mi dispiacesse averlo trattato come un pezzo di carne qualunque ma non riuscii a trovare le parole giuste.
Dopo qualche minuto di silenzio, ci fece radunare tutti in salotto e ci disse come si sarebbero svolti i giochi.
Tra tre giorni ci sarebbe stata la mietitura pubblica nello stesso edificio dove, a quanto pare, si svolgevano gli addestramenti, le interviste e la parata dei cosiddetti “tributi”. Vi avrebbero partecipato tutte le idol band della Corea del Sud e siccome era in diretta tv, ci saremmo dovuti vestire in maniera “elegante”. L'idea non mi allettava poi tanto, iniziai ad odiare gli Hunger Games e tutto ciò che desideravo a quel tempo era che qualcuno organizzasse una rivolta contro quell'ingiusto e spietato governo.
Quei tre giorni prima della mietitura furono strazianti. Non dormivamo e, come se non bastasse, ogni volta che stavamo per chiudere gli occhi, arrivava uno degli stilisti a scocciarci con gli abiti per quella fatidica sera. Invece del nostro solito look da ragazzi ribelli, con magliette e pantaloni strappati, ci costrinsero ad indossare degli smoking con tanto di papillon enormi neri e mocassini. Volevano addirittura tingerci i capelli di un colore, secondo loro, “normale” ma il nostro manager riuscì a fargli abbandonare l'idea.
Mi sentivo a disagio con quei vestiti, non ero assolutamente me stesso e non riuscivo ad abituarmici.
Durante il viaggio in auto verso l'edificio degli Hunger Games, Youngjae non resistette e cominciò a piangere come se non ci fosse stato un domani e quella volta, invece di scappare, fui io stesso a consolarlo. Volevo rendermi utile in quel poco tempo che ci rimaneva.
Arrivati a destinazione, entrammo nell'imponente palazzo a quindici piani e ci precipitammo, a malavoglia, nella sala dove si sarebbe tenuta la mietitura. Tutte le altre idol band erano già lì, mancavamo solo noi e c'erano telecamere ovunque che, non appena mettemmo piede lì dentro, si voltarono verso di noi e ci corsero incontro. Riuscimmo a stento ad arrivare ai nostri posti.
Una volta accertatisi che tutto fosse pronto, cominciarono con le presentazioni.
Ci rivediamo, Lee Seungki.
Anche quella volta non riuscii a non ridere... i suoi capelli rosa erano rimasti sempre gli stessi ma, dal modo in cui era vestito, pensai che stesse cercando di somigliare a Napoleone. Che tipo.
“Benvenuti a tutti voi, signorine e signorini”. Irritato, alzai gli occhi al cielo.
“Come ben sapete, questa è la venticinquesima edizione degli Hunger Games e i nostri Game Makers hanno avuto un'idea così brillante che sono onorato di essere il presentatore di questi giochi. Ma bando alle ciance ed entriamo subito nel vivo degli eventi!”
Non appena finì la frase, delle guardie portarono al centro del palco una boccia con dentro dei piccoli foglietti di carta su cui erano scritti i nostri nomi.
“Sarò io stesso ad estrarre i nominativi, sono così eccitato! Bene! Iniziamo!”
Mise la mano destra nel contenitore e tutti in sala trattennero il respiro per qualche secondo. Mi guardai attorno e tutto ciò che vedevo erano i volti distrutti di altri ragazzi che, come me, avevano il sogno di lavorare nel mondo della musica... purtroppo questo sogno si sarebbe potuto infrangere proprio quella sera.
Lee aprì il primo biglietto e lo lesse con la sua solita voce stridula.
“Il primo tributo per la venticinquesima edizione degli Hunger Games è... Ok Taecyeon degli 2PM! Congratulazioni!”
Il povero malcapitato salì immediatamente sul palco ma di certo era uno che aveva molte probabilità di vittoria. Era alto e muscoloso, il corpo di un vero vincente ma c'era qualcosa nel suo sguardo che riusciva a farti capire che anche lui era spaventato a morte.
Mi persi così tanto nei miei pensieri che non mi resi conto che Lee aveva già estratto il secondo nome. Kim Hyuna delle 4minute. “Bene, un altro è andato”, pensai.
“Bene, bene, bene... il prossimo tributo sarà... Park Kyung dei Block B!”
Devo ammettere di esserci rimasto davvero male dopo aver sentito quel nome. Prima di entrare alla TS Entertainment, io ero in buoni rapporti con lui. Ci esercitavamo insieme e ci davamo consigli su come migliorare le nostre abilità in quanto rappers. Ma con il tempo il nostro rapporto cominciò a sgretolarsi...
Lanciai un'occhiata a tutti i miei compagni per cercare di rassicurarli. Mi sorrisero ma si vedeva lontano un miglio che sapevano che nemmeno io potevo metterli in salvo da quella situazione. Mi rassegnai e rivolsi la mia attenzione di nuovo verso Lee.
“Questa volta sarà il turno di... Bang Yongguk dei BAP! Congratulazioni!”


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Ecco qui anche il secondo!
Buona lettura! (Sempre se ci sia davvero qualcuno lì fuori che sta leggendo davvero la fanfiction ç_ç)
  
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