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Autore: zia_addy    28/04/2012    3 recensioni
Non lo legga chiunque ami gli elfi, questa è la rivincita degli umani.
Dal primo capitolo:
«Un esercito – disse la donna – sono venuti dei soldati... Cercavano te.»
La cercavano?
«Sanno di noi? – chiese esterrefatto Liam – com'è possibile?»
Hairi, improvvisamente realizzò. Non sapevano di loro, sapevano di lei. «No – disse – sanno solo di me.»
«Solo di te? – fece Jona – perché?»
Hairi fece un respiro profondo e disse «Perché sono una schiava.»
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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II

 
Improvvisamente, un enorme boato scosse la radura. Istintivamente, Hairi chiuse gli occhi e si coprì la testa per ripararsi dall'esplosione, ma non accadde nulla.
Si alzò e si guardò intorno confusa; tutti erano sani e salvi, nessuno era ferito e la radura era rimasta uguale a prima. Che l'esplosione di poco prima fosse frutto della sua immaginazione? Impossibile. Si guardò ancora intorno e vide Jona a terra, pallido come un cadavere e con gli occhi vitrei.
Sembrava quasi...
 

***

 
Jona si ritrovò per un momento come se fosse sospeso sull'orlo di un precipizio, quasi sul punto di cadere nel vuoto, senza fiato. Poi fu scosso da un battito improvviso e riprese a respirare. Odiava quando succedeva, era decisamente sgradevole; si mise a sedere, aveva un gran mal di testa. Hairi lo stava guardando, aveva un'aria decisamente preoccupata «Stai bene?», gli chiese.
«Sì – rispose – tutto a posto.»
«Ma – ribatté lei – sembravi...»
«Morto?» fece lui con un sorriso storto.
«Già...» Hairi sembrava confusa.
«Il mio potere è quello di proteggere – spiegò Jona – come potrei farlo se muoio al primo graffietto?»
«Sì, ma quello non era un “graffietto”.» ribatté lei.
Jona rise ancora.
 

***

 
Ciò che Jona aveva appena detto ad Hairi l'aveva lascita perplessa ma non era quello il momento di preoccuparsene, non avevano tempo, una truppa di Elfi si stava avvicinando. Ma c'era qualcosa di strano, era come se si muovessero a rallentatore.
«Dobbiamo sbrigarci a sbarazzaci di loro – disse Ganesh – la canzone di Raja sta per finire.»
«Canzone?» chiese Ivan.
«Esatto, mia sorella ha il potere di controllare il tempo – spiegò Ganesh – per farlo si serve di canzoni così che l'obbiettivo vada a tempo con esse.»
Hairi si voltò verso Raja, stava mormorando una lenta cantilena e la sua voce si sentiva appena; era bellissima. Tornò a guardare gli Elfi e un moto di rabbia la travolse.
«Ne serve uno solo vero?» chiese.
«Immagino di sì» le rispose Ivan.
«Perfetto.»
Fece uno scatto in avanti e corse verso la truppa, le sue mani e i piedi erano come avvolti da fiamme azzurre. Gli Elfi si stavano preparando a colpire, spiccò un salto e sferrò un calcio alla tesa ad uno dei soldati; non appena lo colpì, il corpo dell'Elfo finì in frantumi come fosse fatto di vetro. Atterrò, si girò su se stessa e colpì un altro Elfo ancora con un calcio, uno la attaccò alle spalle, ma lei fu più veloce e gli assestò una gomitata sotto il mento; uno dopo l'altro, eliminò tutti gli Elfi fino a che non ne rimase che uno solo. Fece per sferrargli un pugno ma all'ultimo si fermò, ad un soffio dalla sua faccia.
«Buh», gli fece, l'Elfo cacciò un urlo e cadde a terra.
«Dobbiamo immobilizzarlo» fece Liam.
«Lascia fare a me», Harribel mormorò qualcosa e comparve una corda, fece un gesto con la mano, come se stesse dando uno strattone, e la corda si avvolse attorno al corpo dell'Elfo che urlò di nuovo, questa volta di dolore.
«Non credo una corda basti», obbiettò Ganesh «Tranquillo – gli rispose lei – posso creare tutto ciò che voglio e come lo voglio, anche se non posso creare niente di “vivo”. Comunque, nulla potrà distruggere quella corda.»
«Bestie! – urlò improvvisamente l'Elfo – avete il coraggio di chiamare noi Elfi così, quando voi stessi lo siete!»
«Qualcuno ha forse mai detto il contrario?» gli chiese Ivan rivolgendogli uno sguardo di ghiaccio. «Non fraintendere – continuò – noi non combattiamo per la giustizia o per punire i malvagi, noi combattiamo solo per noi stessi. Sì, vogliamo indietro la Libertà nostra e del nostro popolo, ma, prima di tutto, noi vogliamo vendetta. Non siamo eroi.»
L'Elfo lo guardò con odio e disse, pieno di disprezzo, «Se pensate che vi dirò qualcosa, vi sbagliate. Morirei piuttosto.»
«Mi dispiace – gli fece Liam – ma oggi non puoi morire, non ancora per lo meno.» Sul suo volto si dipinse uno strano sorriso mentre di fronte a lui, sopra le sue mani rivolte con i palmi verso l'alto, comparve una specie di pergamena fatta di luce. «Io governo la Vita – spiegò – anche la tua. Non morirai fino a che non deciderò che sarà il momento e oggi, ho deciso che sarà il giorno in cui ci dirai tutto.» Fece scorrere una mano sulla pergamena, alla quale sembrò aggiungersi altra luce, come se avesse scritto su una pergamena vera, qualcosa di nuovo. L'Elfo, che fino a poco prima era in preda ad un'ira violenta, entrò in una sorta di trance, il suo volto si rilassò e gli occhi sembrarono svuotarsi; poi, cominciò a parlare.
«Qualche giorno fa il nostro comandante ci ha chiamati, ci ha consegnato un piccolo ritratto e ci ha ordinato di venire qui, trovare la donna del ritratto e ucciderla. Ci disse che era una missione di estrema importanza, che ne andava della sicurezza del regno e che, se l'avessimo completata con successo, saremmo stati adeguatamente ricompensati.»
«Dove si trova la vostra sede?» gli chiese Liam, «Leuca» rispose quello.
«Bene, grazie mille delle informazioni», Liam fece scorrere nuovamente la mano sulla pergamena che questa volta emanò un bagliore intenso per poi spegnersi; immediatamente dopo, l'Elfo si accasciò a terra, morto.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Harribel chiese «Non dovremmo essere troppo lontani da Leuca, vero?»
«A sud est di qui – disse Hairi – si trova il Lago di Leuca, attraversato quello si arriva direttamente alla città. Saranno un centinaio di chilometri in tutto.»
«Questo posto non è per niente sicuro, così vicino ad una città elfica – fece notare Ganesh – perché mai costruirci un tempio?»
«Questo – spiegò Hairi – era uno dei più antichi templi costruiti dagli Umani, risale addirittura a prima della guerra. Scoppiata la guerra, gli abitanti del villaggio che si trovava qui se ne andarono, mentre rimasero i sacerdoti del tempio per non far morire lo Spirito della Sequoia. Un tempo era uno degli spiriti più potenti ma, andati via gli abitanti del villaggio e andando diminuendo sempre di più il numero dei sacerdoti, si indebolì rapidamente. Quando arrivai qui c'erano solamente la Gran Maestra e il Sommo Sacerdote.»
Hairi fece una pausa, lo sguardo triste perso nel vuoto.
«Hairi?» il suono della voce della donna del villaggio la riportò alla realtà, si era completamente dimenticata di lei. La donna aveva un'aria sconvolta, ciò che aveva visto non doveva essere stato un bello spettacolo per lei, ciò nonostante, continuava a mantenere la calma.
«Vai al villaggio – disse Hairi alla donna – e di’ a tutti di non tornare mai più qui. Anzi, di' di spostarsi, il più lontano possibile.» La donna annuì e fece per andarsene, poi si fermò e disse «Pregheremo per voi.»
«Grazie», mormorò Hairi.
La donna si voltò nuovamente e questa volta fu fermata da Ivan «Aspetta! – disse – potreste ospitarci al vostro villaggio?», vedendo gli sguardi sorpresi che gli avevano rivolto gli altri spiegò «Tra poco tramonterà il sole e abbiamo bisogno di organizzarci prima di poter fare qualsiasi cosa.» Gli altri annuirono, effettivamente agire immediatamente e senza un piano, sarebbe stato controproducente. Inoltre erano tutti stanchi, era stata una lunga giornata, prima il viaggio fino ai Monti Nalgar e poi lo scontro con gli Elfi.
«Non dovrebbero esserci problemi – rispose la donna – seguitemi», detto questo si misero tutti in cammino, la donna un po' più avanti di loro.
Tenendo il tono di voce basso, così da non essere sentito dalla donna, Liam disse ad Hairi «Prima hai detto di essere una schiava», «Esatto – fece lei con un tono amaro – o meglio, ero una schiava, ma il marchio resta.» Si fermò, diede loro le spalle, sbottonò la camicia e scoprì la schiena sulla quale spiccava il simbolo del Regno degli Elfi: una stella a otto punte con nel mezzo un occhio.
«Chi porta questo marchio – cominciò a dire mentre si rivestiva in fretta – non è più una persona, diventa un oggetto, diventa proprietà del Regno. Ecco perché possiamo essere venduti e comprati, siamo una merce come un'altra.» Fece una pausa, accelerò il passo, poi continuò «Avrete notato, immagino, che le incursioni degli elfi si stanno facendo più rare – gli altri annuirono – questo succede perché molti Umani nascono tra gli Elfi. Io sono nata tra di loro, non sapevo neanche che ero umana, l'unica cosa che mi avevano insegnato era quello che dovevo fare per servire il mio padrone.» Abbassò lo sguardo, colmo di dolore e rabbia.
«Come hai fatto ad arrivare qui?» le chiese Ivan.
«Non lo so neanche io, non me lo ricordo. Ricordo solo che  quando compii dodici anni, mi dissero che non servivo più. Fu come se il mondo mi crollasse addosso, non sapevo niente e non sapevo fare niente; non avevo idea di come avrei potuto continuare a vivere. Poi c'è un vuoto fino al mio risveglio al Tempio. Probabilmente avrò usato i miei poteri.»
Si passò una mano sul viso, tenendo lo sguardo fisso a terra disse «E’ tutta colpa mia, se al posto di seminare quegli Elfi, li avessi uccisi, ora tutto questo non sarebbe successo. Io... »
La sua voce si incrinò e non riuscì a continuare; provava un dolore indicibile, si sentiva in colpa, voleva piangere, voleva urlare, ma non ci riusciva. Rimaneva in silenzio.
Non voleva continuare a pensarci quindi, per cambiare argomento, chiese a Liam «Il tuo potere è quello di governare la Vita, quindi puoi decidere il destino delle persone?», Liam sorrise e rispose «Più o meno, ma è più complesso di quanto non sembri.»
«Spiegati allora» fece Harribel.
«Quel fascio di luce che avete visto prima – esordì lui – era ciò che viene comunemente chiamato, appunto, destino ed è come un libro solo che, diversamente da quanto si crede, non è già scritto, ma viene scritto man mano che viviamo. Quando nasciamo sono scritte solo due cose, “sei nato” e, in quanto creature mortali, “morirai”, ma non sono scritti né il come né il quando della nostra morte, in quanto sono determinati dalle nostre decisioni. Infatti, durante il corso della nostra vita, ogni decisione che prendiamo viene scritta e ne influenza il corso; inoltre, le nostre decisioni possono influenzare anche la vita delle persone che ci circondano; quindi, è possibile che vengano scritti avvenimenti futuri, ma sempre riguardanti un futuro o imminente o abbastanza prossimo. Io non posso modificare il passato di una persona, in quando il passato è “morto”, e non posso scriverne direttamente il futuro poiché la sua vita non mi appartiene; quello che posso fare è modificare il presente o anticipare il futuro in quanto “non nato”. Per farvi un esempio, l'Elfo aveva detto “non vi dirò niente”, io ho modificato la sua decisione presente di non dire niente, nell'opposto “vi dirò tutto” e poi ho “dato vita” all'evento legato alla sua morte.»
«Vedi di non farci brutti scherzi», gli fece Ganesh. Liam rise e disse «Potete stare tranquilli.»
«Io mi stavo chiedendo un'altra cosa – disse Harribel – come abbiamo fatto a rimanere illesi dopo l'esplosione?»
«Sono stato io – fece Jona – il mio potere è quello di proteggere; esattamente come farebbe uno scudo, posso prendere su di me il danno subito da altri, ma anche solamente il loro dolore fisico.»
«Ma se, ad esempio, qualcuno perde una mano – fece lei – tu la perdi al posto suo?»
«No – disse lui con un sorriso – perderei semplicemente la quantità di sangue che perderebbe quella persona e proverei il suo stesso dolore.»
«Quindi, tornando all'esplosione – chiese ancora Harribel – quando non ha avuto alcun effetto, tu ci hai “protetti”?»
«Esattamente – rispose lui – tutte le ferite che vi avrebbe causato, le ho subite io.»
«Ci avrebbe uccisi», obbiettò lei.
«È vero – disse lui – ma io non posso essere ucciso come qualunque persona, solamente in un modo che non vi dirò, non perché non mi fidi, ma perché è bene che resti segreto. Inoltre, possiedo capacità di guarigione notevolmente superiori rispetto a quelle di una persona normale, se non fosse così non potrei proteggere nessuno.»
«Ancora una cosa – disse Harribel – prima mi pare che Ganesh abbia detto che Raja manipoli il tempo facendo andare a tempo le cose con la propria voce», «Sì, esatto» replicò lui.
«Quindi è per questo che non parla?» chiese infine lei, «Ancora esatto», le rispose Ganesh.
«Fai un sacco di domande, sai?» fece Liam ad Harribel che, arrossendo violentemente gli disse «Scusami tanto!» e accelerò il passo; tutti quanti scoppiarono a ridere.
Camminarono per circa un'ora e quando raggiunsero il villaggio, la donna che faceva loro da guida li portò dall'Anziano del Villaggio, che così anziano non era e dal quale furono accolti con grande entusiasmo.
«È un onore avervi qui – disse – siete la nostra speranza e sappiate che pregheremo per voi.»
«Grazie» rispose Hairi con un piccolo inchino.
«Non essere così formale! – protestò lui – Ci conosciamo da una decina d'anni! Da quando arrivasti al Tempio della Sequoia.» Lo sguardo di lei si rabbuiò e l'anziano le posò un mano sulla spalla e con tono greve le disse «Mi dispiace», lei scosse la testa, in silenzio. L'Anziano del Villaggio si rivolse poi agli altri «Vi faremo preparare degli alloggi e tra poco sarà pronto da mangiare, quando tutto sarà pronto manderò qualcuno a chiamarvi. Fate come se foste a casa vostra», «Vi siamo molto grati» ringraziò Ivan.
«Basta con le formalità! – protestò ancora lui – Ora via, andatevene», detto questo si voltò dichiarando finito l'incontro.
 

***

 
Il loro gruppo si era sparpagliato per il villaggio e Jona gironzolava da solo in quel piccolo labirinto, la foresta, infatti, era molto fitta e a terra non c'era spazio per le abitazioni degli abitanti che quindi erano costruite sugli alberi. Le case non erano altro che dei tendoni, i tiranti si aggiungevano all'intrico dei rami creando una specie di ragnatela e, trovandosi sempre piuttosto in alto, sembravano sospese; in realtà, guardando da sotto si potevano scorgere delle piattaforme di legno sulle quali poggiavano le tende. Per raggiungere le abitazioni, erano piantati nei tronchi degli alberi dei pioli, come a formare delle scale a chiocciola, oppure pendevano semplicemente delle scale di corda. Era uno spettacolo singolare vedere le persone destreggiarsi tra un albero e un altro, soprattutto man mano che l'oscurità calava sulla foresta e venivano accese delle lanterne di carta, sospese tra una tenda ed un'altra, che conferivano un'aria fiabesca alla foresta e facevano sembrare gli abitanti creature eteree.
Fu raggiunto da un uomo che gli disse che la cena era pronta e si avviò con lui.
 

***

 
Hairi era seduta presso un fiumicello che sapeva essere un affluente del Fiume Garna, il fiume che, insieme al Fiume Kabor, alimentava il Lago di Leuca. Se ne stava lì, nascosta dietro ad alcuni carri; erano già venuti a dirle che la cena era pronta, ma non aveva fame.
«La cena si raffredderà se non ti sbrighi.»
Colta di sorpresa, scattò in piedi voltandosi e vide Ivan, sorrideva e le disse «Scusa, non volevo spaventarti», «Non fa niente» rispose lei rilassandosi, poi aggiunse «Non ti preoccupare per me, vai a mangiare altrimenti si raffredda anche il tuo di cibo.»
Ivan la fissò per un momento, poi disse, spiazzandola «Dovresti piangere, sfogarsi quando si deve fa bene. Inoltre, non dovresti sentirti in colpa per quanto e successo. Non è colpa tua.»
Per chissà quale motivo, le lacrime che prima aveva tanto cercato, ora le vennero spontaneamente e cominciò a piangere, come ricordava di non aveva mai fatto; lui l'abbracciò e le accarezzò la testa. Rimasero così per un po' e quando finalmente lei si calmò, si staccò da Ivan, si asciugò gli occhi con la manica e gli disse «Scusami ti ho bagnato la camicia», lui sorrise e le disse «Non è niente. Forza, andiamo a mangiare, gli altri ci staranno aspettando.»
Arrivarono ad un piccolo spiazzo, dove era stata apparecchiata una tavola su una grande tovaglia distesa per terra, gli altri erano seduti e li stavano aspettando. Quando li videro arrivare Harribel esclamò «Eccovi finalmente!», «Scusatemi – fece Hairi – è colpa mia», «Vorrà dire – continuò Harribel – che se si è raffreddato il cibo, ce lo riscalderai con quelle strane fiammelle blu.»
Hairi rise e disse «Ci troveremmo senza nulla da mangiare: quelle fiamme possono solo distruggere e distruggerebbero anche me, se le usassi per troppo tempo.»
«Allora poche chiacchiere e mangiamo, sembra tutto così buono», disse Harribel con entusiasmo.
Hairi prese posto e si servì, c'erano tanti tipi di focaccia, condita in svariati modi, sia dolce che salata, formaggi e molta frutta.
Ad un certo punto, Ivan esordì «Sarebbe il caso di dedicarci a quanto ci ha rivelato l'Elfo», gli altri annuirono e Ivan continuò «Come era prevedibile, gli Elfi sanno della profezia, quindi, per impedire che questa si avveri hanno cercato di uccidere Hairi. Ciò significa che hanno paura e dunque, si terranno sull'attenti, soprattutto quando si renderanno conto che la truppa che hanno mandato non farà ritorno.»
«Immagino che a Leuca ci sarà un esercito pronto a darci il benvenuto, dunque.» fece Jona «Esattamente – replicò Ivan – quindi, è bene essere pronti per ogni evenienza. Avremo anche dalla nostra parte i poteri dei Sette, ma loro hanno un esercito che può usare la Magia.»
Tutti annuirono, poi Ganesh disse «A proposito di poteri, non sappiamo ancora qual' è il tuo», «E’ vero – fece Ivan – ma rimedierò.»
«Io governo la Morte – spiegò – quindi, oltre a dare la morte, posso controllare gli spiriti dell'Altro Mondo, gli Dei minori in poche parole; posso evocarli così come assumerne direttamente i poteri. Inoltre, posso far rivivere un evento passato e parlare con le anime dei defunti, ma una volta soltanto.»
Gli occhi di Hairi sembrarono accendersi per un momento, Ivan se ne accorse e le chiese «Vorresti parlare con la Gran Maestra?», «Sì – rispose lei – sono certa che ci potrà dare una mano.»
«Lo penso anch'io – disse lui – ma prima di parlarci, voglio che pensi esattamente a cosa chiederle, non sprecare questa opportunità.»
«Lo so», disse lei con nuova determinazione nello sguardo.







 
  Salve a tutti di nuovo! Avete visto come siamo brave e celeri? Sì come no xD Allora abbiamo cercato di seguire i suggerimenti datici da Ransie-un sacco di numeri che non mi ricordo xD
Cosa ne pensate? Dateci un parere, ne saremmo entrambe felici (io di più perchè Chiara mi stressa sempre per sapere se ci sono nuove recensioni)
Ci rivedremo presto (o almeno credo, dipende da Chiara)
Addy e Chiara
  
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