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Autore: gcesare89    28/04/2012    0 recensioni
La vita di un'ordinaria ragazza sarà sconvolta da mistriosi eventi
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ore 6.30

“Buongiorno e benvenuti a tutti pazzi per RDS...”

“Oddio è già ora” commentò Laura, spense quella stramaledetta radio, strizzò gli occhi tolse, le coperte e si alzò ancora tutta assonnata. Dopo essersi preparata, scese in cucina a fare colazione.

La famiglia era già tutta presente al tavolo. “Buongiorno a tutti” disse la ragazza. “Buongiorno” risposero gli altri. Filippo stava leggendo il giornale e aveva un'espressione quanto mai accigliata” “Che c'è pa'?” “lo spread è salito ancora?” domandò la figlia “Ma no stupida, stavo leggendo è che c'è stato un altro omicidio perpetrato con le solite modalità incluso lo smembramento di cadavere” e poi aggiunse: “una volta queste cose non succedevano.” “Già” interruppe il nonno, “una volta la gente moriva perchè c'era la guerra, figliolo, non parlare di cose che non conosci, e poi..” aggiunse per stemperare la tensione creatasi “...sono l'unico che può parlare dei bei tempi andati”. La battuta ottenne l'effetto sperato da Gianni e si cambiò argomento. Ad un certo punto squillò il telefono, e Beatrice si alzò e andò nell'altra stanza per rispondere. Raggiunse il telefono e aprì la conversazione. dopo pochi istanti i commensali. sentirono queste parole “Ah si glielo passo subito”, dopo di che aggiunse... “...signor Gianni è per lei”. Il nonno andò a rispondere. La conversazione andava piuttosto per le lunghe, così Laura decise di alzarsi dal tavolo perchè non voleva perdere il pullman per andare a scuola, almeno non oggi, non dopo la fatica fatta per rendere quel maledetto tema sulla famiglia minimamente interessante. “Ciao, io scappo”, prese lo zaino e si avviò verso la porta. Appena giunta alla stazione, Laura salì sul pullman, timbrò il biglietto e si sedette al proprio posto. Quel pullman era lo stesso di tutti gli altri giorni e l'avrebbe portata al liceo classico locale situato in una vecchia costruzione che si reggeva in piedi a malapena e che doveva essere una sede provvisoria, ma era così da cinquant'anni. Già il liceo, croce e delizia dei giovani, più croce che delizia a dire il vero, o almeno così la pensava la ragazza. Abbiamo già detto come la media di Laura non fosse così esaltante, ma almeno c'erano i compagni di classe, e soprattutto c'era Andrea il “fidanzato ufficiale” ma non troppo della ragazza. Come tutti i giorni entrò, nell'edificio si diresse verso la propria aula, la classe II A. Ecco entrare la professoressa di latino e greco antico, una donna tanto attempata che, secondo Laura, era possibile che le guerre puniche le avesse viste in prima persona. “Oggi interroghiamo a sorteggio...”, Laura come tutti i compagni abbassò la testa sul banco, come se quel gesto istintivo avesse potuto proteggerla dalla famigerata tombola dei numeri, che qualcuno sosteneva essere “truccata” per fare uscire i soliti nomi, utilizzata dalla professoressa per chiamare gli studenti alla cattedra. Come se il destino avesse giocato un brutto scherzo, il numero estratto fu il 3, che corrispondeva esattamente a Laura Bergamaschi. La ragazza si alzò dal posto e procedette verso la cattedra come un condannato a morte si incammina verso la forca. “Bene” esordì la professoressa con un ghigno quasi diabolico. “Apri il libro a pagina 85, leggi e traduci.” “Si, certo” pensò Laura “come se lo sapessi fare”, tuttavia ostentava sicurezza, e iniziò a declamare il celebre brano ciceroniano “Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra...” già leggendo Laura pregustava il sapore del quattro che avrebbe preso sicuramente, ma quella mattina il destino aveva in serbo tutt'altro per lei. Si udì una mano bussare alla porta. “Avanti” disse scocciata la professoressa con aria insofferente, espressione che cambiò in un millisecondo quando vide che a bussare era il signor preside, un uomo piccolo e magro, che aveva con sé un ragazzo alto e muscoloso che reggeva una borsa da ginnastica. Gli studenti si alzarono tutti in piedi,non perchè lo volessero o perchè sentissero l'autorità dell'ometto, ma perchè più di una volta erano stati ripresi perchè non si erano alzati all'ingresso del preside. La coreografia funzionò e il preside entrò con un'espressione assai felice perchè la sua autorità veniva confermata dagli studenti. “Vi presento Dante Celestini, si è appena trasferito qui, confido che sappiate come accoglierlo. “Va precisato che, a differenza di come è rappresentato negli sceneggiati televisivi statunitensi, l'ingresso di un nuovo alunno in una scuola non viene mai accolto dagli studenti né con particolare astio, né con particolare entusiasmo, ma nel massimo dell'indifferenza almeno fino a quando il soggetto non si sarà aggregato a questo o a quel gruppo,cosa che prima o poi accade. Presentato l'alunno e fatte le solite raccomandazioni, il preside uscì dall'aula. “Vuoi dire qualcosa?” chiese la professoressa al nuovo arrivato. Laura pregava che avesse molte cose da raccontare in modo da rimandare la condanna a morte e i compagni speravano che parlasse così da perdere altro tempo. “Mi chiamo Dante e mi sono trasferito qui da Roma, perchè mio nonno non riesce ad occuparsi più di me. Oggi conoscerò la famiglia che mi ospiterà per questo periodo. Che altro dire? Spero di conoscervi meglio e che voi conosciate meglio me”. Detto ciò si accomodò al primo banco libero“un po' scarsina la presentazione” pensò Laura “ma la timidezza è comprensibile” , poi è così...No, non ci doveva pensare. Lei era fidanzata e nessuno l'avrebbe distratta dal proposito di stare per sempre con Andrea, o almeno ne era convinta. “Vai al posto tu” ringhiò la professoressa verso Laura ”e vediamo se il nuovo arrivato traduce meglio di te, anche se tradurre peggio è quasi impossibile”. Come al solito la professoressa sapeva come mettere a proprio agio gli studenti. Dante si alzò con le mani dietro la schiena e con aria indifferente, posò il suo sguardo sulla miracolata Laura e lei fece altrettanto. “Prendi pure il libro di questa sfaticata” riprese il mastino dalle sembianze umane. Laura gli porse il libro. “Grazie” disse dolcemente il ragazzo. “No grazie a te” ribadì Laura arrossendo. “Se abbiamo finito con i ringraziamenti direi che è ora di tradurre Marco Tulio.” La classe scoppiò a ridere perchè la professoressa chiamava per nome Cicerone, probabilmente era stato il suo primo ragazzo, cosa plausibile, vista la veneranda età della donna. Uno sguardo minaccioso calmò le risate. “Su avanti muoviamoci.” Dante lesse in perfetta pronuncia latina e tradusse senza mostrare un minimo di difficoltà o incertezza. Finito il brano la professoressa era estasiata. “Ecco marmaglia dovete tutti imparare a tradurre così”. La classe iniziava a non sopportare Dante che tornò a posto. “Tornando a noi signorina Bergamaschi... “ DRIN il suono della campanella salvò Laura dell'ennesima insufficienza. La donna si alzò e usci dalla classe visibilmente irritata per non essere riuscita a mettere Laura in croce. Questa tirò un sospiro di sollievo e si avvicinò a Dante per ringraziarlo dell'intervento. “Mi hai salvato la vita grazie, comunque io sono Laura” allungò la mano verso il giovane che fece altrettanto e disse: “Dante”. “Oddio , è così calda e morbida” pensò la ragazza, “no non incominciare...sei impegnata “ continuò tra sé. Un'ombra arrivò da dietro “io sono Andrea e io e Laura stiamo insieme” disse il ragazzo scandendo a chiare lettere l'ultima parte della frase. “Che Andrea abbia percepito il mio disagio? Aiuto!” pensò la ragazza. “Non c'è tempo per queste cose ora abbiamo educazione fisica” rifletté e per sua fortuna arrivò il professore. L'uomo era molto più giovane della professoressa di latino e aveva dai trenta ai quarant'anni. “Salve ragazzi, giornata dura con la professoressa Rossi eh?” poi aggiunse: “Oggi si fa lezione in cortile”. L'esultanza della classe fu grande, bisogna infatti tenere conto che la palestra del liceo assomigliava più ad uno stanzino delle scope che ad una palestra vera e propria . Fu così che le ragazze si avviarono verso gli “spogliatoi” ovvero uno sgabuzzino vicino alla palestra, mentre i ragazzi si cambiavano in classe ,visto che non c'erano altri posti. Dante ebbe la fortuna di aver portato con sè una tuta di ricambio così da poter fare attività. “Ehi Ciciarone “ disse Roberto, vedi di non fare troppo il fenomeno”. “Dici a me? Mi spiace è solo che mi viene semplice tradurre”. “Ok, ma non farci fare brutta figura” “e vedi anche di tenere occhi e sopratutto mani a posto “ aggiunse Andrea “Prego?” si irritò Dante. “Non fare il coglione, ho visto come la guardi e NON MI PIACE” disse Andrea. Dante non fece neppure un cenno. “Parlo di Laura “ aggiunse Andrea per rendere più chiaro il concetto. “No guarda non hai capito, io intendevo solo evitare che quella poveretta venisse umiliata“. Non era vero, ma in quel momento neanche lui lo sapeva, infatti il solo pensiero che aveva in mente era che aveva una missione e doveva completarla, il resto era un contorno. Dopo essersi cambiati i ragazzi uscirono uno ad uno e con Dante in fondo si diressero verso il cortile.

Le ragazze arrivarono subito dopo, ma Laura non si era cambiata, Andrea si avvicinò a lei e le diede un tenero bacio dicendole “augurami buona fortuna”. La ragazza si accomodò sullo scalino che separava l'ingresso dal cortile e osservò gli altri che correvano. Finito il riscaldamento il professore disse che era ora di giocare a pallavolo, sport molto in voga durante le lezioni di educazione fisica . Vennero formate le squadre e, guarda caso, Andrea e Dante si trovarono uno contro l'altro. Appena toccò ad Andrea servire questo puntò su Dante e schiacciò il più forte possibile, se non che Dante, senza che si sforzasse troppo, riuscì non solo a ricevere, ma anche a rimandare la palla in campo avversario con una velocità tale da non essere nemmeno vista dagli avversari. Manco a dirlo, la squadra di Dante si aggiudicò il match e il nuovo alunno fu portato in trionfo dalla squadra. Andrea, visibilmente arrabbiato, fece un gesto sportivo e strinse la mano all'avversario . “La prossima volta vincerò io” puntualizzò, si diresse verso Laura e l'abbracciò, scena che Dante osservò scrupolosamente fino a che sentì il fischietto del prof che indicava che la lezione era finita. Era finita anche la scuola, cosa che fece molto piacere a Dante non abituato alle gelosie giovanili. La classe si cambiò in fretta e si diresse all'uscita dell'edificio .

Laura si incamminò vero la fermata insieme ad Andrea che espresse alla ragazza tutti i dubbi riguardanti il nuovo arrivato. “Sei geloso?” chiese infine Laura. “Di quello li, ma no è solo che ti ha messo gli occhi addosso“. “Oh il mio gelosone! non ti preoccupare io amo solo te”. Una misteriosa figura aveva osservato tutta la scena dalla cima di un albero. Arrivati alla fermata dell'autobus Laura notò la presenza di Dante, ma per non irritare il ragazzo non disse niente. Tutti e tre scesero alla stessa fermata e a quel punto non era più possibile per Laura fingere di ignorare il ragazzo, tuttavia temeva la reazione del fidanzato. Per sua fortuna fu Andrea ad attaccare bottone con Dante: “wei Fenomeno dove vai?”: “In via Mazzini 43, dalla famiglia che mi ospita” rispose Dante tranquillamente. Laura trasecolò: “Non è possibile, quello è il numero della casa dei miei!” che “diavolo sta succedendo?” A dire il vero Dante non fu affatto sorpreso della notizia e il perché lo sapremo presto.

  
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