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Autore: __Tiffany    28/04/2012    2 recensioni
Prima c'è una lei, la ragazza sempre sola;
Poi c'è un lui, un bellissimo lui;
E infine la sua banda;
Poi c'è una seconda lei, invisibile agli altri, ma osserva indiscreta;
Poi c'è un secondo lui che si è scordato della seconda lei;
Poi sempre la stessa banda;
Infine c'è una terza lei che è circondata da tutti;
Infine c'è un terzo lui che non la guarda neanche
e alla fine c'è sempre la solita vecchia banda che aiuterà queste sei persone sceme.
Se volete sapere della prima lei vi prego di entrare, leggere e recensire ed ora un piccolissimo assaggio dal capitolo 1:
"Mi sentì umiliata e ferita, lui, Louis William Tomlinson, che poche ore prima mi aveva detto che avevo un bel nome, il mio vero nome.
Ora mi snobba e mi prende per i fondelli.
Io non voglio essere trattata così!
Io voglio essere la sua ragazza, la sua principessa, ma NON quella da una notte e via, io voglio essere quella che rimane per sempre. [...]"
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il filo rosso del destino: Tomlinson sei una calamita per i guai, te lo dico seriamente!



Stavo tranquillamente tornando a casa con Char, non pensavo minimamente a Tomlinson, no! Ma se siete nella mia testa avrete capito: Sto pensando a lui.

Ma guarda che strano, Emma, tu pensi solo ed unicamente a Louis è ovvio.

Comunque tornando al mio racconto, io Char stavamo camminando tra le strade di Londra per andare alla mia umile casetta, ma ad un certo punto mi scontro con una che al posto delle tette c’ha due Ferrari.

Le sue tette erano così grandi che ci potevi saltare sopra che quelle nemmeno si muovevano, si vede a occhio che erano rifatte.

Ma tralasciamo il fatto dei suoi ‘seni prosperosi’ ‘sta bimbamichia era accompagnata a braccetto da Tomlinson che non faceva altro che guardarle il culo, stranamente non sembra rifatto e le tette.



-Tomlinson, perché non aiutai la tua ‘dolcissima’ fidanzata?- chiesi acida

-Ci sei anche tu Emma- mi disse con un sorriso a trentadue denti aiutando quella Barbie rifatta.

-No guarda, sono la sua gemella, mi chiamo ammE (leggere al contrario prego Nda)- dissi io con tono ironico.



Lui rise e mi accarezzò la guancia, volevo staccarmi quella mano dal mio viso, ma non ci riuscì, cercavo da tanto un contatto con lui, ed ora che ce l’ho la bimbinaminchia doveva rovinare l’atmosfera anche solo respirando.



-Louis!- squittì quella gatta morta

-ehm… si Elizabeth?- chiese Louis togliendo la sua mano dal mio viso.

-Andiamo, hai detto che ci saremo divertiti- disse quella tutta eccitata facendo mostra delle sue super tette.



Louis, a quelle parole diventò color peperone solo guardandomi, io, invece presi Char sotto braccio e me ne andai, di Tomlinson non doveva importare di niente.

Ma l’unica cosa di cui sono ancora sotto shock e che lui è diventato rosso guardandomi. Mah!

La vita, il suo cervello soprattutto!



-Era imbarazzato perché tu stavi ascoltando- mi disse Char con fare saggio.



Mi misi a ridere e lei con me, impossibile, Louis William Tomlinson s’imbarazza perché miss universo aveva detto delle parole davanti a me, Emma Jane Coroner?

Impossibile, solo se Louis avesse avuto la febbre.



-Impossibile Char, non prendermi in giro- dissi tra le risa

-OK, scusami, ma a me sembrava così- continuò lei ridendo come una matta come me.

Ore: 18.30

Io e Char abbiamo parlato, giocato, scherzato e soprattutto abbiamo scoperto di avere un bel po’ in comune.

Che bello, potevo dire di aver detto tutti i miei segreti a Charlotte, come se fosse il mio diario segreto mi ero confessata a lei, mi ero messa a nudo: tutti i miei pensieri e il mio essere Emma ora Charlie lo sapeva.

Anche lei mi raccontò di sé, ma poi è dovuta andare via, io la salutai e ci promettemmo di andare a scuola insieme l’indomani.

Dopo circa due quarti d’ora suonano al campanello, vado a vedere chi è.

Davanti alla porta c’è un Louis con un occhio nero, un labbro spaccato e che si teneva un braccio che pareva, almeno a me rotto.



-Dio Tomlinson, che hai fatto?- domandai preoccupata

-Emma, aiutami ti prego, mi posso nascondere qui?- mi chiese in un soffio non riusciva nemmeno a parlare decentemente.



Lo presi per il fianco e con il piede chiusi la porta di casa, lo feci distendere sul divano e corsi in bagno, lì tenevo la scatola pronto soccorso 24h su 24.

La presi e corsi da Louis che intanto si stava toccando il labbro spaccato.



-Ma come cazzo hai fatto?- gli chiesi mentre scuotevo il ghiaccio istantaneo per poggiarlo sul suo occhio.

-Niente di grave- mi rispose lui.



A quel punto m’incazzai, io lo nascondevo a casa mia e questo stupido deficiente non mi dice cosa succede? Ok, oggi è la volta buona che lo metto nei guai io.



-No caro, ora me lo dici se no ti butto fuori- dissi

-Non ne saresti capace, sei troppo buona da quello che ho potuto constatare- mi sussurrò mentre cercava di avvicinarsi a me.



-Mi spii per caso?- gli chiesi curiosa

-Può darsi di sì come può darsi di no- mi rispose con fare misterioso, mi misi a ridere e scacciai la sua mano dalla sua spalla e la controllai, mia madre prima faceva la dottoressa e queste cose me le ha insegnate.



-Aspettami qui, non ti muovere o andare ad aprire, sia chiaro?- gli disse con tono serio

-Va bene mia madama- mi rispose con un sorriso, non quei suoi sorrisi carini con cui mostrava i suoi denti bianchissimi, ma uno forzato, tirato fino allo sfinimento.

Comunque corsi in camera mia presi una mia camicia e scesi al piano inferiore, c’era Louis che aveva gli occhi chiusi e lo sguardo rilassato, s’era addormentato?

Non era morto vero?

Ma perché è venuto a casa mia?

E come sapeva dove abitavo? Non sarà forse uno Stalker?

E dov’è la bionda che era con lui?

Non sarà mica scappata!?

Molte domande mi frullavano per la testa. Ma decisi di fargliele più tardi.

In quel momento pensai solo ad fasciare il suo braccio e dargli le cure che m’avevano insegnato mia madre e la sua amica infermiera Katy.

Presi un cerotto e glielo misi sul volto dove aveva un graffio da cui non smetteva di uscire sangue, avevo paura per Louis.

Non potevo chiamare l0ambulanza, lui si fidava di me.

Se non l’aveva chiamata significava che forse lui non voleva problemi… no?

Con un dito feci tutto il contorno del suo viso, delle sue labbra, al suo occhio destro, l’unico rimasto intatto, poi passai al collo, poi alla sua spalla destra, mi fermai ad accarezzargliela.

Ma poi decisi di smetterla, mi alzai e andai in cucina a preparargli almeno qualcosa di caldo per farlo star meglio.



-D-dove sono?- chiese poco dopo il bell’addormentato

-Harry?- chiamò

-No, Evangeline- dissi ridendo

-Ma da dove li tiri fuori questi nomi assurdi?- mi chiese ridendo.



Alzai le spalle e mi misi a metà busto sul divano, quando si parla con qualcuno è buona educazione guardarsi negli occhi, ma nel suo caso nel suo occhio.

Lui mi fissava in modo triste, volevo chiedergli cosa avesse, perché era conciato così, ma non feci domande… me lo avrebbe detto lui.

Ritornai in cucina e spensi il fuoco dove un zuppa alle carote e patate stava bellamente bollendo, credo ne sentì l’odore perché in tutti i modi il signorino Tomlinson cercava di alzare il busto per riuscire a vedere.

-Riesci a mangiare da solo William?- gli chiesi

-Odio il ime William, Lou va bene- mi disse, io annuii e lui continuò questa volta un po’ beffardo

No mon amour dovrai imboccarmi bellissima- lo fulminai con lo sguardo e lui smise di fare il bambino e io iniziai ad imboccarlo.



Proprio come fanno i FIDANZATI!?

Mi sento fuori luogo, dovrei esserci io qui a soffiare su questa carota, ma la sua ragazza, non dovrei essere io quella che lui ora sta cercando di abbracciare, dovrebbe esserci Brittany.

Abbassai lo sguardo e lui come se mi avesse capito allungò la mano sana verso di me e iniziò ad accarezzarmi i capelli e poi scese verso il viso, passò il pollice sopra le mie labbra e poi… dovette staccare la mano, qualcuno suonava il campanello.

Mi alzai e prima di andare ad aprire gli dissi



Lou non fiatare- lui annuii.



Quando andai ad aprire, un’uomo alto tutto muscoli mi guarda e poi mi dice o diciamo meglio mi urla



C’è QUI LOUIS TOMLINSON?! HO UN AFFARE IN SOSPESO CON LUI!-

-Louis… chi?- dissi guardandolo con un grande punto interrogativo sulla testa, ero brava a recitare diciamocelo, quel tizio mi guarda come per dire :’ non lo conosci?’

-Non lo consci?- mi chiese poi

-Mi spiace io abito qui da poco…- dissi chinando il capo, lui annuii comprensivo (?) e poi mi disse

-Se lo vedi non fidarti ruba le donne altrui, si è appena scopato la mia ragazza, Elizabeth e io gli ho dato una lezione, lui è scappato e ora lo cerco per finirlo-



Io annuii e gli sorrisi comprensiva e lo abbracciai, forse, lui amava quella tutta tette no cervello, chissà quale fascino si nascondeva dietro a quella sciocca ragazzina.

Lui si fece abbracciare e poi se ne andò con la rabbia negli occhi, ora volevo uccidere letteralmente Louis.



-Chi era?- mi chiese tranquillo lui

-BASTARDO! PUTTANIERE! IO… IO TI ODIO!- dissi al prossima al pianto.



Corsi in camera mia e mi buttai sul letto piangendo come una bambina, sbattevo i piedi per la rabbia, buttai per terra la mia sveglia ed infine emisi un gridolino di dolore, mi ero fatta male.

Sentì bussare alla porta



-Louis riscendi e stai su quel divano finché non ti senti bene, poi sparisci- urlai

-Emma, sono mamma, non c’è nessuno tranne noi in questa casa- mi disse mia madre, aprì con uno scatto la porta e corsi al piano di sotto dove trovai un bigliettino stropicciato con scritto un numero di telefono e sotto in minuscolo c’era scritto:



Emma, non so cosa ti sia preso, ma sei hai scoperto perché sono ridotto così ti do tutte le ragioni per odiarmi e tutto quello che fate voi ragazze, ma una cosa te la voglio dire: Ti ringrazio di cuore per esserti presa cura di me… E carotina ti lascio il mio numero xx Il tuo puttaniere preferito (?)”

   
 
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