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Autore: MudbloodDreams    29/04/2012    0 recensioni
Cosa succederebbe se per uno scherzo fatale del destino una lotta, una guerra, dovesse avvicinare due nemici? E come sarebbe sentirlo raccontare da entrambi, apprezzarne le differenze ma soprattutto le similitudini? Oro e Argento si fondono in un viaggio, spinti dalle profondità dell'Inferno fino al Paradiso. (Questa fan fiction era già stata pubblicata, ma la ripropongo per riaggiustare gli errori e modificare quelle parti che hanno caratterizzato i miei esordi incerti e magari anche un po' banali. Buona lettura!)
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Capitolo III




Quando mi svegliai un sorriso era stampato sul mio viso: la sera prima Malfoy mi aveva adagiata sul letto ed era rimasto ai miei piedi, sul pavimento ad aspettare che mi addormentassi davvero. Quel piccolo furetto diabolico si era accorto che ero sveglia, era ovvio, ma il perchè di tutta quella presa in giro non me lo spiegavo. E ora il giovane platinato era ancora lì, sdraiato e addormentato. Le palpebre nascondevano quegli occhi che durante gli anni a Hogwarts erano tanto stati desiderati da tutte le ragazze di tutte le età. I suoi capelli dorati erano scivolati sul volto pallido fino a coprirerglielo quasi del tutto. In quel momento ricordi di aver pensato che avrei voluto scoprirglielo per vedere se, almeno quando dormiva, aveva un'espressione serena.
Mi avvicinai, ma poco dopo mi tirai indietro dall'anche solo sfiorare quel ragazzo che tanto mi spaventava e scavalcandolo con attenzione scesi dal letto e mi diressi in cucina per cercare qualcosa da mangiare.
Pensai di preparare qualche panino per il lungo viaggio e la colazione per quando il demonio si sarebbe svegliato.
Mi misi all'opera muovendo la bacchetta qua è là: per fortuna la Signora Weasley aveva lasciato la dispensa ben fornita.
Dopo poco meno di mezz'ora sentii passi delicati scendere le scale.
- Che c'è per colazione? - Mi domandò con un sorriso mentre affiorava da dietro la porta stropicciandosi gli occhi.
- Oh beh, c'è un po' di tutto, vieni e prendi quello che ti va, ho anche preparato qualcosa per il viaggio. - Stranamente debilitata dalla sua presenza gli indicai i piatti in tavola e il caffè fumante per poi distogliere lo sguardo fingendo interesse per il lavello.
- Si certo - Si portò una mano sotto il mento a indice di riflessione - ma credo che tu prima mi debba qualche spiegazione. Avanti, Granger, non puoi aspettarti che io ti sia utile senza dirmi cosa dobbiamo fare! - Presi fiato: aveva ragione, non potevo indugiare oltre, avrei dovuto spiegargli davvero tutto.
- Allora. Mentre ad Hogwarts tutti stavano combattendo, non so se te ne sei accorto ma Harry mi ha mandato un suo pensiero. Conteneva una sua discussione con Silente dove gli era stato spiegato che per sconfiggere Voldemort avrebbe dovuto trovare le parti della sua anima che rimanevano da distruggere. I cosiddetti Horcrux. Il nostro scopo è trovarli e distruggerli.
- E come facciamo? Partiamo da zero? Senza neanche sapere dove cercarli, Granger? Ho sempre sospettato che tu fossi pazza, ora lo so! - Esclamò rischiando di strozzarsi con il caffè.
- Fammi finire, Malfoy! Secondo Silente rimane il medaglione di Salazar Serpeverde, un oggetto appartenuto a Priscilla Corvonero, uno a Tosca Tassorosso e il serpente Nagini. E io - e così dicendo mi ricordai del gingillo che portavo in tasca e lo tirai fuori - posseggo il medaglione di Salazar Serpeverde e ciò ci porta alla spada di Godric Grifondoro che è uno dei pochissimi modi che conosciamo per distruggere gli Horcrux - Terminai tutto d'un fiato.
- La cosa è molto più complicata di quello che volevi farmi credere, eh? - Mi spiattellò in faccia il suo ghigno caratteristico. Il buongiorno si vede dal mattino.
- Puoi sempre tirarti indietro ma sarei costretta a...
- A fare cosa, Granger? ... A uccidermi? O cos'altro? Mi basterebbe uno sguardo, o una carezza sulla schiena, da quanto ho notato - e a questa insinuazione ghignò di nuovo - per farti cambiare idea! - addentò un'ultima fetta biscottata e si alzò con tutta la grazia di cui era disposto.




- Vado a farmi una doccia Zannuta! - mi voltai e seppi che mi osservava in tutta la mia bellezza: se non altro magari non avrebbe notato che me la stavo facendo sotto dalla paura.
Salii al piano di sopra ed entrai in una stanza che riconobbi come il bagno. Aprii la doccia e l'acqua calda cominciò a scendere su di me. Come facevo a essermi inguaiato in quel modo? Ero lì, e dovevo aiutare la Mezzosangue. Eppure non volevo tirarmi indietro, ero dannatamente inguaiato. L'acqua mi scaldava, mi rendeva più dolce, e più aperto a ogni tipo di pensiero: mi chiedevo cosa sarebbe successo durante questo viaggio, se per una volta avrei imparato qualcosa. Il primo pensiero corse a mia madre, che sperava non mi facessero diventare un Mangiamorte. Voleva proteggermi e ciò non mi avrebbe aiutato; sarebbe rimasta sconvolta se avesse saputo che proprio una Mezzosangue mi aveva salvato dalla condanna a vivere da seguace assassino. Forse ero stato un idiota. Da Mangiamorte avrei avuto più probabilità di sopravvivere che mettendomi contro il Signore Oscuro. Uscii dalla doccia e rimasi ad ammirarmi allo specchio, se non altro non avevo perso il mio smalto. Afferrai un asciugamano appeso di fianco alla doccia e ne riconobbi il profumo: era il profumo della Granger. Quel profumo di vaniglia che mi aveva avvolto e attonito a Mielandia, quando quella corrente gelida si era infranta su di noi; quel profumo che avevo sentito ogni volta che giocando mi ero avvicinato a lei più del dovuto.
Mi avvolsi l'asciugamano soffice attorno alla vita e con un altro asciugai un po' i miei capelli sciupati dal viaggio. Mi spruzzai addosso un po di essenza di Mandragola che avevo trovato in un mobiletto e scesi al piano di sotto per vedere a che punto fosse la Mezzosangue.
Mi affacciai alla porta della cucina ma lei non mi notò, stava cantando un vecchio successo di chissà quale cantante Babbano. La sua voce mi giunse come il giorno prima quando la ascoltavo dalla sala comune di Serpeverde. Era delicata, orecchiabile e dolce. Nonostante non usasse mai questi aspetti quando doveva insultarmi, mi scappò un sorriso a quel pensiero. Sembravo quasi uno smidollato Grifondoro. Muoveva i piedi a ritmo di musica e teneva gli occhi chiusi mentre finiva di lavare qualche tazza. Evidentemente non voleva fare sapere che eravamo stati lì. Tenendo gli occhi chiusi prese a muoversi, fingendo di ballare un lento con chissà quale uomo dei suoi sogni. Mi avvicinai lentamente a lei, senza far rumore e afferrai la mano protesa per aria chiusa in quella del suo cavaliere immaginario. Le portai l'altra mano sulla vita e la strinsi al mio petto, cominciando a volteggiare insieme a lei su quelle note che tanto amava cantare. Rimase impietrita sentendo il mio petto bagnato e scolpito addosso a lei. La punta del suo naso sfiorava il mio sterno e il suo viso era arrossito terribilmente. Aveva aperto i suoi occhi color nocciola e mi fissava come se avessi appena commesso chissà quale atto osceno. Si era irrigidita notando che portavo addosso solo un asciugamano, il suo asciugamano.
- Che... Che diavolo fai Malfoy? - tentò di arrabbiarsi. Tuttavia era ancora troppo sorpresa, l'avevo stupita un'altra volta.
- Non vorrai ballare da sola! Non ti hanno insegnato nel mondo dei babbani, che si balla a coppie, specialmente un lento? - La rimbeccai bonariamente. Strinsi più forte la mano sudata della Granger e la avvicinai di più a me.
La Mezzosangue non accennava a muoversi. Avvicinai la mia bocca al suo orecchio sinistro, nemmeno sussultò tanto che ci aveva fatto l'abitudine - Continua a cantare, Granger.
Si schiarì la voce, e riprese imbarazzata a canticchiare quella canzone d'amore.
Ero io a guidare. La fissavo negli occhi per metterla in imbarazzo. Qualunque ragazza in quella situazione si sarebbe stretta ancora di più a me, e magari mi avrebbe fatto scivolare l'asciugamano. Lei no. Era imbarazzata e non vedeva l'ora che quel ballo finisse. Proprio per questo la cosa appariva ancora più interessante. Chissà quanta fatica faceva a sopportare di starmi così attaccata. O magari, a starmi attaccata e a non baciarmi. Sorrisi all'idea. Mi protesi e le feci fare un casquè fino a sfiorarle, io stavolta, lo sterno con il naso.
Invece di riaccorglierla tra le mie braccia la feci adagiare perterra, rossa di vergogna.
- Preparati Granger, salgo a vestirmi e poi partiamo. - uscii dalla stanza, complimentandomi con me stesso per la buona riuscita del mio piano. Mi vestii in fretta e furia e riscesi nell'atrio. Quando la guardai, il rossore era scomparso dalle sue guance e era stato sostituito da pallore. Era spaventata, era sicura che non ce l'avrebbe fatta.
- Li troveremo. - Tentai di rassicurarla ed evitai di chiedermi il perchè di tutto quel mio sentimentalismo. Aprì la porta.
- Harry... Beh, mi ha dato un suggerimento su dove potrebbe trovarsi la spada. In delle foreste in Scozia, non ricordo bene il nome, ma penso di poterci arrivare con la Materializzazione.
- Ci sai arrivare, Granger - ne ero sicuro. Per quanto fosse sudicia, non c'era niente che quella sconsiderata di una Grifondoro non sapesse fare.





Sta volta fu lui ad afferrarmi la mano con sicurezza. Mi guardò in attesa che io ci materializzassi nel luogo che Harry mi aveva mostrato col pensiero.
Quando arrivammo Malfoy teneva gli occhi chiusi e mi stringeva ancora la mano.
Il ballo di poco prima mi aveva lasciata di stucco. Non capivo se mi prendesse in giro o che altro, ma optavo sempre e in ogni caso per la prima. Avrei tanto voluto avere al mio fianco Ginny, che mi consigliasse che scelte fare, come comportarmi. Ma cercare di contattarla sarebbe stato come condannare me e lei, ora che tutte le vie di comunicazione erano controllate.
- Forse è meglio che ci accampiamo qui, prima di iniziare la ricerca, magari riparati, intorno a qualche albero... Che dici Granger? - fece lui, perlustrando la zona con lo sguardo.
- C-certo... - tirai fuori dal mio zaino una piccola scatola metallica. La poggiai sul terreno e pronunciai un paio di formule sottovoce. In pochi secondi questa divenne più grande prese la forma di una tenda da campeggio. La ricoprii di tutti gli incantesimi di protezione e chiesi a Malfoy se ne conoscesse altri. Senza guardarmi negli occhi fece cenno di no e continuò a guardarsi intorno.
Quanto mi mancavano i miei amici. Harry, Ron, Ginny, Neville, Luna.
Mi mancava Harry, che mi rassicurasse riguardo ogni cosa. Mi mancava Ron. Oh sì, quanto mi mancava. Non sapevo neanche più cosa provassi per lui. Ero scomparsa da Hogwarts senza neanche guardarlo negli occhi, senza sapere se stesse bene, se fosse vivo. E Ginny, la mia amica più fidata: con lei sì che potevo parlare di tutto. Avrei tanto voluto confidarmi davanti a una Burrobirra, parlandole delle nuove sensazioni che stavo provando. E Neville e Luna, con le loro stramberie, le loro risate. Avrei dato qualsiasi cosa perchè tutto questo non fosse mai accaduto. Per essere ancora a Hogwarts con tutti i miei amici. E invece mi ritrovavo in una foresta fittissima a rischiare la morte con quello che era stato uno dei miei peggiori nemici fino ad allora.
- Che ne dici di fare un giro di ricognizione? Possiamo incominciare a cercare la spada... So che non abbiamo indizi ma ci dobbiamo provare! - tentai per farlo riprendere dal suo trance.
- Certo, d'accordo... - Biascicò per poi zittirsi di nuovo.
Camminammo uno di fianco all'altro per almeno due ore. Il cielo diventava sempre più scuro e le mie gambe incominciavano a stancarsi. Malfoy era sempre più strano: si stava piano piano allontanando e gli scherzi di quella mattina erano ormai andati persi nel tempo. Riflettei e un lampo mi trapassò la mente. La mattina avevamo deciso che avremmo tenuto il medaglione di Serpeverde un po' per uno e ora capivo. Quel gioiello era posseduto da un pezzo d'anima di Voldemort, era ovvio che avesse un particolare ascendente su di lui. La cosa mi spaventava molto più di quanto dessi a vedere. Non volevo che proprio ora che Malfoy aveva deciso di passare dalla parte del bene, venisse compromesso dai pensieri di Voldemort che molto probabilmente si stavano insinuando nella sua mente e la stavano trasformando.
- Malfoy, se vuoi ora posso tenerlo io il medaglione! - proposi tentando di sembrare il più indifferente possibile.
- No Granger, va bene così, con me sarà più al sicuro! - rispose atono.
Non insistetti ma tenni lo sguardo fisso su di lui mentre camminavamo. Lo avvertì e infatti chinò la testa e tornò al suo mutismo. Desiderai aver iniziato io il turno per la cura del medaglione. Incominciavo davvero a temere che potesse accadere qualcosa di male.
Cominciò a piovere e intimai a Malfoy di seguirmi, di tornare alla tenda. Disse che voleva rimanere un po' da solo a pensare, ma di avviarmi alla tenda e di mettermi pure a dormire.
Quando arrivai alla tenda la pioggia aumentò e il mio primo pensiero fu rivolto a Malfoy che probabilmente era fradicio e si stava ammalando. Per di più quel medaglione gli impediva sicuramente di ragionare con la sua testa. Dopo circa due ore che lo aspettavo decisi di uscire a cercarlo: inutile dire che urlai il suo nome invano. Lo chiamai perfino Draco, ma niente. Di lui neanche l'ombra. Tornai fradicia nella tenda e constatai affranta che non era ancora tornato. Mi cambiai starnutendo, infuriata come mai lo ero stata con Malfoy. Mi misi nel mio letto sotto le coperte, cercando di rimanere sveglia leggendo un libro sulle Antiche Rune. Purtroppo non potei fare a meno di assopirmi ma distinsi bene quando sentii il rumore di passi varcare la soglia della tenda.
Aprii gli occhi furiosa.
- Dove diavolo sei stato Malfoy? Ti sono anche venuta a cercare... Etciù! - Esplosi infuriata mentre lui si toglieva le scarpe umide e si ravvivava i capelli bagnati.
Mi ignorò completamente, talmente tanto che si tolse maglietta e pantaloni senza neanche curarsi della mia presenza. Il medaglione di Serpeverde luccicava maligno sul suo petto appeso a una catenina improvvisata.
- Forse è il caso che per dormire tu ti tolga il medaglione...
- Ma che cazzo vuoi Granger? Smettila di fare la preoccupata! Non te ne è mai fregato nulla di me perchè dovresti iniziare ora? Sembri mia madre cavolo! - queste parole mi fecero sentire male. E io che mi preoccupavo anche per lui. Stupida, stupida, stupida. E lui era uno stronzo.
- Ora tu mi dai quel maledetto medaglione o giuro che ti ci strozzo razza di un ingrato! - corsi verso di lui, gli saltai praticamente al collo e gli staccai il medaglione di dosso.
- Ma che diav... - sembrò riprendersi da un brutto sogno. Mi guardò angosciato attraverso i suoi occhi grigi - è meglio che vada a dormire... Ah, Hermione, non tenerlo troppo addosso, non voglio che tu ne sia influenzata. - Hermione? Mi ero quasi dimenticata di chiamarmi così in quei giorni, e ora arrivava lì, mi chiamava con dolcezza, con un nome che non pensavo neanche conoscesse.
- Non preoccuparti, niente scalfisce Hermione Granger! Etciù! - rise e i suoi occhi assunsero d'un tratto l'espressione di un bambino innocente.
- Sei fradicia Granger! - mi spinse verso il mio letto, accanto al suo e mi fece insinuare sotto le coperte. Mi staccò di mano il medaglione di Serpeverde lasciandomi di stucco. Sorrise e lo infilò sotto il mio cuscino, in modo che non dovessi starci direttamente a contatto.
Si infilò una maglietta e un paio di pantaloncini e si abbandonò anche lui sul suo letto, a distanza di mezzo metro dal mio, girato dalla mia parte.
- Come mai sei bagnata? Eri venuta a cercarmi, non è vero? - le sue labbra si incurvarono malignamente come da copione.
Annuii senza parlare. A dirla tutta non sapevo cosa rispondere. Quel che era chiaro era che di certo non avrebbe accettato la scusa del "sono venuta perchè ero preoccupata per il medaglione". Continuò a fissarmi con gli occhi tinti da una leggera curiosità.
"Ero preoccupata per te, razza di furetto!" avrei dovuto dirgli, ma non sapevo neanche se fosse davvero così. Sapevo solo che ero rimasta in pensiero all'idea che potesse essergli successo qualcosa e che ora che era lì, nel letto a fianco al mio, ero molto più tranquilla.
- Buonanotte... Ehm, Mezzo...- non terminò la frase, mi fissò imbarazzato, dopodichè spense la luce.
Buonanotte. E non farmi mai più preoccupare così, dannato di un Malfoy. E se solo quella notte l'anima di Voldemort non fosse stata a un centimetro da me, forse, avrei sognato per la prima volta Draco Lucius Malfoy.
   
 
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