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Autore: Blue Drake    29/04/2012    1 recensioni
Questa è una storia senza futuro.
Questa è la storia di un passato senza coscienza.
Questa è la storia di un presente fra le ombre.
Questa è la mia storia.
Non sono sempre stato crudele. Non sono sempre stato freddo, cinico ed egoista. Un tempo non lo ero. Un tempo ero un bravo ragazzo, un ragazzo come tutti: normale.
Ma ci sono esperienze che cambiano la vita. Che ti strappano alla normalità, e ti privano di speranze e sentimenti.
Un tempo non era così. Un tempo io ero un uomo. Ed ora? Ora sono solo un'ombra...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dentro e Fuori dall'Agenzia'
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Capitolo 34

28 febbraio 1965 – Somewhere in Northern England - "Scomode rivelazioni"

 

 

Attesi, mentre la mia pazienza si esauriva velocemente. Continuai ad attendere. Avevo lo stomaco ormai vuoto, un sonno allucinante ed i nervi a pezzi. Ma rimasi fermo, appoggiato all'auto, a scrutare il cielo stellato, sperando irragionevolmente che si svegliasse presto, e che avesse qualche risposta alle mie mille domande. Chiusi gli occhi, solo un attimo, e quando li riaprii il sole faceva capolino all'orizzonte, colorando il cielo di mille sfumature.

Ero mezzo ghiacciato e mi doleva ogni singola giuntura. Non era, evidentemente, mia intenzione addormentarmi all'aperto e, per giunta, seduto a terra. Tuttavia questo è esattamente ciò che successe.

«Ah... Jules, che cazzate combini?», borbottai fra me.

«Piacerebbe anche a me saperlo»

Trasalii al suono della sua voce. Mi voltai, sentendo il collo scricchiolare paurosamente, ed incontrai i suoi occhi di ghiaccio che mi fissavano dal finestrino.

«Tu sei davvero l'ultima persona al mondo che ha il diritto di compatirmi. Seriamente, credi di essere messo molto meglio di me?»

«No... forse no»

«Forse?»

Non rispose. Si limitò ad abbassare lo sguardo e sospirare.

 

 

«Ho bisogno che tu mi dica come sono andate le cose»

«Perché?»

«Perché non riesco a pensare a nient'altro. Perché, al momento, sono terrorizzato dall'idea di condividere un viaggio per chissà dove con un killer psicopatico. Perché...»

«D'accordo! D'accordo... Io... so di averti spaventato. Non avrei voluto. Non avrei voluto nemmeno uccidere quell'uomo e... non so perché è successo. Non doveva succedere. Lui... era un uomo di Eliah. L'altra mattina è venuto a cercarmi, sostenendo che c'erano cose di cui dovevamo discutere. Lo ascoltai. Secondo lui ero... sarei un traditore. Mi accusò di aver deliberatamente infranto le regole che mi impongono il distacco dalla società. S-sosteneva che mi fossi lasciato comprare da qualche stupido magnate di qualche importante compagnia. Credeva che in tutto questo fossi implicato anche tu, e che per questo io ti stessi aiutando. Ma niente di tutto quello che mi disse era vero... t-tranne per il fatto che effettivamente ti sto aiutando. Io... tentai di spiegare che si stava sbagliando, ma... ma lui non sembrava disposto ad ascoltarmi e... mi disse in faccia che mi avrebbe denunciato alla Commissione. Gli... dissi che non poteva farlo, che era una menzogna, che... P-perse la pazienza. N-non so... come... io non riesco a... capire... D'un tratto lo vidi con quell'arnese in mano, un... coltello, credo. Fu allora che compresi che dovevo difendermi, e che forse sarebbe finita male... Non volevo ucciderlo e... Non avrei voluto portarti via, ma non ho trovato nessun'altra scelta... Nessuna»

Sospirai, poi lo scrutai, diritto negli occhi.

«Perché ti ha rivolto quelle accuse?»

«Non lo so»

«Qualcuna di quelle era vera?»

«Solo il fatto che ti sto aiutando»

«Le altre?»

«No... Le altre sono menzogne»

Strinsi i denti, soppesando le possibilità, osservando i suoi occhi trasparenti. Dovevo credergli? Se mi avesse mentito, me ne sarei reso conto... in tempo? Forse. Non avevo modo di saperlo. In quel momento, però, sembrava sincero. Decisi di dargli la mia fiducia, pregando che la meritasse.

«D'accordo. Io... ti credo».

 

 

«Ho fatto una cosa assurda ed orribile. Ne sono consapevole. Ho messo in pericolo me stesso ed anche te. E questa, vorrei che tu mi credessi, era davvero l'ultima cosa che desideravo»

«Non è stata colpa tua. Non potevi prevederlo»

«Forse no. Ma se solo fossi stato più attento. Se solo avessi evitato di scoprirmi in quel modo. Se... solo... Sono riuscito unicamente a peggiorare la situazione. Ti avevo promesso che ti avrei aiutato a liberarti dell'Agenzia, ed ora sono costretto a fuggire e... e ti ho trascinato con me. Mi dispiace. Non era quello che volevo»

Gli sorrisi. Fu, indubbiamente, una reazione sconsiderata e senza senso, eppure lo feci ugualmente, in modo del tutto spontaneo, guadagnandomi, fra l'altro, un'occhiata dubbiosa e sconcertata.

«Lo trovi divertente?»

«No. Però, in un certo senso, è bello scoprire che anche tu, come tutti, sei un essere umano»

«Questa te la potevi risparmiare»

Borbottò stizzito, probabilmente sentendosi umiliato.

«Non ti sto prendendo in giro. Lo penso veramente. Trovo che sia confortante sapere che anche tu commetti errori di giudizio. Ed hai perfino il tempo di pentirtene. E poi... la tua aria colpevole è assurdamente carina»

Cercò di allungarsi oltre lo sportello, probabilmente con l'intento di costringermi a rimangiare ciò che avevo appena detto, in particolare l'ultima parte. Ma si bloccò, con il fiato mozzo, gemendo pietosamente.

«Te l'avevo detto di stare attento. Tu non hai le mezze misure, vero? O Mr. Perfezione oppure una vera piaga per il genere umano».

 

 

Mi rimisi alla guida, sempre verso nord, ma questa volta con l'obbiettivo di trovare, sul percorso, un posto in cui riposare e magari anche rifocillarsi. Lui, per sua fortuna, sembrava perfettamente in grado di dormire ovunque, anche seduto su uno scomodo sedile.

Io no. Avevo bisogno di un letto. Avevo bisogno di un bagno. Ed avevo disperatamente bisogno di un vero pasto, non di un paio di stupidissime gallette insipide e rinsecchite.

La risposta alle mie ferventi preghiere, giunse intorno al primo pomeriggio, quando ero ormai esausto e rassegnato a fermarmi nuovamente in una semplice radura in mezzo ai boschi. Un Bed&Breakfast. Dio salvi la Regina! Pensai, producendomi in una sfilza di ringraziamenti a chi di dovere - chiunque esso fosse - Nel bel mezzo del mio rosario, il mio poco partecipe passeggero si degnò di tornare fra i comuni mortali, mugugnando assonnato;

«Che succede? Ci fermiamo?»

Sbuffai, irritato, «Derek, non so tu, ma a me serve un minimo di comodità nella vita: cibo - quello vero - acqua corrente e potabile, un VERO letto con VERE lenzuola ed un morbidissimo guanciale...»

«Quante pretese»

«Chiudi quella bocca, prima che decida di tappartela io con le maniere forti»

Lui, grazie al cielo, decise saggiamente di darmi ascolto. Ed io fluttuai letteralmente a mezz'aria, già pregustando la camera dei miei sogni, dalla quale non mi sarei mosso fino al mattino seguente...

 

   
 
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